La moneta

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In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi.  Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?».  Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare».  Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

 

 

 

E tu,   davanti ai soldi,  che fai?

 

I soldi.     Ti fanno capire chi sei.    Sono la prova, il test, la verifica,   di quello che vuoi. Se ti chiudi, per loro.   Se ti apri, per loro.  Se contano solo loro.     Non sono solo soldi. Sono il tuo Dio.     E tu,  sei il suo tributo.

La moneta di Cesare.      È sua.  Ci sta la sua faccia.  La faccia del potere.    Se ci metti la tua faccia.    Se diventi come lui, per lui, con lui.    Se gli appartieni.      Diventi suo.   E sei  solo,   il suo tributo.

 

Sei  tu,    la moneta che conta.    Quella che vale, quella che serve.    Su di te,               è stampato,   il volto di Dio.    Impresso nel tuo cuore.  Scolpito,  inciso,  sigillato,        sul tuo cuore.     Lui ti ha fatto. Ed è rimasta l’orma.

Rendi,  rimetti, riporta,    la tua orma,  sulla sua.    Solo in lui, coincide.   Solo in lui,           si completa.     Solo in lui,  si ritrova.

 

E  il cuore  canta

Dio,    e  i   fratelli.

 

 

 

 

 

 

 

I due padroni

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In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:  «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.  L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.  Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.  Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne. Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».

 

 

 

 

E tu,   chi servi?

 

Il denaro.

Prima di tutto.   Sopra a tutto.   Più di tutto.

Lo vuoi usare.    Ma è lui che usa te.       Lo vuoi possedere.   Ma è lui che possiede te.      Lo vuoi per dominare.   Ma è lui che domina te.

Lo vuoi per luccicare.    Ma si prende la luce dei tuoi occhi.  E non vedi altro.

Lo vuoi per essere amato.   Ma si prende il battito del tuo cuore.  E non ami più altro.

Lo vuoi per essere adorato.    Ma sei tu  che sei inginocchiato,   ai suoi piedi.

Lo vuoi per non servire.    Ma sei diventato il suo servo.    E lui,  il tuo padrone.

Lo vuoi per essere libero.   Ma sei diventato   il suo schiavo.    E lui,  il tuo signore.           Al posto di Dio.

Non c’è più  posto per Dio.     Non c’è più Dio.      E non ci sei,  neppure tu.

 

 

Dio.

Prima di tutto.    Sopra a tutto. Più di tutto.     Perché è Dio.    L’unico, vero Dio.     Più di te.

Più del denaro.      Il denaro te lo dà lui.   Per fare la Sua volontà.     È suo,   e a lui ritorna. Nei suoi figli,    poveri,   usati,  e umiliati.

È Dio   la tua ricchezza.     L’unica, vera ricchezza.    Immensa, infinita, eterna.

È lui   la tua salvezza.      Con lui,   non sei più  schiavo.    Né servo.

 

Ma figlio.

Figlio di Dio.

 

 

 

 

 

 

 

Li mandò a due a due

jesusIn quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.  E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro».  Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

 

 

E tu che fai?

Gesù  chiama anche te.  Non ti girare,  a vedere se dice a qualcun altro.  È te che chiama,  è te che vuole.  È te che manda.

Con chi?

In due.  Da solo non ce la fai.   In due, per essere in tre,  con Gesù.   Allora, solo allora diventi  amore,  condivisione, comunione.  Tra voi due,  e con gli altri.

A fare cosa?

A salvare le persone.   A vincere il male,  che le distrugge.   Con il potere di Gesù.  Solo lui lo può fare.   E lo ha dato agli apostoli, ai sacerdoti,  per vincere il male.  Per levare il male.  Per guarire dal male.

Come?

Solo con un bastone.    Su che, ti appoggi.   Su chi, ti appoggi veramente.  Su che, ti basi. Gesù è l’unico  che ti sostiene.

Senza sacca.   Cosa c’è nella  tua sacca.  Guardaci dentro bene,  fino in fondo.   Quali sono le vere intenzioni, con cui vai.   Cosa si nasconde sotto. Cosa porti veramente,  con te.

Né pane.    Qual’è il  tuo  vero pane.  Di che si nutri.   Cosa ti soddisfa.  Cosa ti riempie.   Solo il pane di Dio lo può fare,  e il pane condiviso con i fratelli.

Né denaro.   Quanto denaro,  quale denaro cerchi.  Sei  dipendente, schiavo, incatenato. Senza denaro, sei liberato.

Con quante tuniche?   Con quanti travestimenti, vai.   Con quante coperture.  Con quante forme.  Con quali paramenti.   Vesti l’umiltà di Dio.

Entra nelle case.  Non aspettare che gli altri vengano da te.  Come un re.  Vai da loro. Entra nella loro realtà,  dolorosa, faticosa, ferita.  Entra nelle loro piaghe, e porta il Signore. E porta il Salvatore.

Se non ti accolgono.   Se ti rifiutano,  se non ti vogliono.   Se si ostinano.  Fagli capire,  fagli vedere cosa gli fa il male.   Li fa diventare polvere,  ai suoi piedi.   E poi li scrolla.

Levare il male,  fa guarire.    Fa guarire le ferite,  dei tuoi fratelli.

E anche le tue.

 

 

 

 

 

 

 

Il tributo a Cesare

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In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi. Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

 

 

Usare Gesù.   Farlo diventare moneta. Volerlo, come moneta.  Venderlo, come moneta.  Metterlo a disposizione,  a condizione,  a consumo.   Metterlo al servizio.

Metterlo sotto.  Metterlo sotto ricatto, metterlo sotto scacco.  Metterlo sotto il potere, sotto il denaro,  con il denaro.

Gesù è Dio.   Le cose di Dio,  sono solo di Dio.   Non appartengono al mondo.

Le cose di Dio,   hanno l’immagine di Dio,  il volto di Dio, impresso in loro.   È stampato in loro.   C’è solo il volto di Dio.   Non c’è il volto di nessun altro.  Neppure il tuo.                     Il Signore  è l’unico Signore.   È l’unico Dio,  di tutte le sue cose.  Di tutte le cose.

Non confondere,   non mescolare,  non amalgamare,   le cose di Dio con le cose del mondo.   Per nascondere il male,  per farlo diventare bene,  per giustificarlo, esaltarlo, lodarlo.

Solo in Gesù,   le cose di Dio  toccano le cose degli uomini.  Per salvarli, per liberarli, santificarli.

In Gesù,  c’è il volto del Padre.   Se sei in lui,  con lui,  e come lui,  allora il tuo cuore tocca il cuore di Dio.   Entra,  in lui.

E diventa   una cosa di Dio.

 

 

 

 

I due padroni.

imagesIn quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza. Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena».

 

 

 

Ti preoccupi prima, nonostante, ancora. Si preoccupi sempre. La preoccupazione ti prende, ti occupa la mente. Ti invade il cuore, ti prende il cuore.  Per il cibo, il vestito, il figlio, l’amico, la macchina, la casa. Non basta mai. Non finisce mai. Ti consuma. Ti trascina, ti porta dove non vuoi.

Ti sembra che solo il denaro la può placare, la può affrontare, la può risolvere. E ti butti fra le braccia del denaro. Lo pensi sempre, lo cerchi sempre. Lo veneri, lo adori, lo servi, come un padrone, come un dio.  Il denaro che non vede, non sente, non parla, non ama. Il denaro che divora, ingoia.  Che ha le braccia fredde come lame di spade che separano, dividono, uccidono. Come catene che inchiodano, imprigionano, spengono il cuore. Braccia che pretendono il cuore, che lo dominano e non lo lasciano respirare. E non gli lasciano amare, altro.

La paura, la preoccupazione,  si placa, si calma, solo se sei tra le braccia di Dio Padre. Se ti getti tra le braccia di Dio Padre. Lui ti vede, ti ascolta, ti ama. Lui ti ha fatto, sa di cosa hai bisogno. Lo ha preparato, lo ha pensato per te, prima di te. Solo per te, solo per amor tuo. Ad ogni cosa dà il cibo, il vestito, la gioia, la gloria.

Ma a te che sei suo figlio, da molto di più. Per te ha preparato meraviglie che non osi neppure pensare, neppure sperare. Quelle cose che occhio non vide, ne orecchio mai udì, ne mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio, per te.  Meraviglie che  vengono solo da lui, solo con lui, solo in lui.

Se lo cerchi.

Se sei tra le sue braccia.

 

 

 

Il denaro

In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:   «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.  L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.   Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.   Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.  Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.  Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?    Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».

 

 

Hanno scelto il denaro come Dio, al posto di Dio.  Ne hanno fatto un idolo da adorare, da servire, da  venerare.  Lo hanno messo al di sopra di tutto, al centro di tutto, dentro a tutto. Te lo mettono sempre davanti, per fartelo cercare. Te lo riempiono di immagini preziose, per fartelo desiderare. Ti giustificano tutto, per fartelo possedere.

Ti usano, ti consumano, ti rubano, per potersi arricchire. Te lo levano, per fartelo invocare. Te lo tolgono, per fartelo implorare. Te lo mostrano, per fartelo invidiare. Te lo impongono, per farti dominare.

Ti accecano con quella luce finta, falsa, vuota, sintetica. E ti ritrovi  solo, perso,   separato dagli altri  e da te stesso. Ti fanno credere che è l’unica luce. Hanno spento tutte le altre luci, per non farti vedere. Hanno spento la luce vera di Dio, per non farti svegliare.

Così ti possono usare, consumare, divorare con avidità, con cupidigia, con arroganza.  Ti possono spolpare fino in fondo. Loro sono già stati usati, consumati, dominati. Il loro cuore è già stato svuotato, venduto, asservito.  Per questo lo fanno con te, per non essere i soli a morire, dentro.

Ti hanno levato Dio, perché lui è l’unico che ti può salvare.  Ti hanno levato il Padre, perché lui è la tua vera ricchezza. La devi cercare, la devi trovare. Come l’amministratore della parabola, puoi accorgerti alla fine di aver sbagliato. Puoi rimediare, cercando in te stesso il tuo tesoro. Cercando negli altri, in chi ha bisogno,  il tuo tesoro, il tuo rifugio, il tuo futuro.  I poveri, i malati, i soli, i rifiutati,  loro sono i veri ricchi, i ricchi di Dio.

I soldi mettili al servizio di Dio, usali per fare la volontà di Dio, per realizzare il progetto di Dio, nella tua vita e in quella degli altri. Anche nelle piccole cose. Allora potrai finalmente vedere, gustare e avere  la ricchezza viva,  la ricchezza vera.  La ricchezza di Dio.  È il cuore di Dio, lo Spirito di Dio, il volto di Dio.

Il  Tutto.  L’Assoluto.  L’Infinito.  L’Eterno.

 

 

 

 

 

 

Ciò che possiedi

In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede». Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».

 

 

 

Il vestito più bello, la macchina più bella, la casa più bella.  Di più.  Più degli altri. Sempre di più. Tanto. Tutto.   A qualunque costo, ad ogni costo. Costi quello che costi. Anche se ti costa il cuore, l’anima, il fratello.

Assorbi, divori le cose,  ma sono loro che assorbono e divorano te.  Prendi le cose,  ma sono loro che prendono te.  Possiedi le cose,  ma sono loro che possiedono te.  Consumi le cose,  ma sono loro che consumano te.  Diventi come loro.   Vali, solo se hai.  Vali, quando hai.  Vali, quanto hai.

Come il ricco, ti sembra di aver riempito, arricchito, salvato la tua anima.  Invece l’hai  impoverita, umiliata, ferita, venduta, perduta.

Come il ricco, ti sembra di possedere tutto, di non avere più bisogno di niente.  Invece non possiedi nulla. Non è tua l’aria che respiri, la luce, il calore, i colori, la vita. Tutto ti è stato donato.

L’unica cosa che possiedi veramente è il tuo dolore, è la tua fragilità, la tua precarietà, la povertà,  l’errore, la debolezza.  Questa è l’unica cosa che ti appartiene veramente,  che è solo tua.   Che puoi donare a Dio, che ti apre a  Lui e ti porta a  Lui.

In Lui, nel suo cuore,  trovi la tua ricchezza, il tuo tesoro, il tuo tutto.  Lui è il tuo granaio senza fine,  nel quale la tua anima si può nutrire, riposare, fortificare, salvare.

Quando vivi nel suo cuore,  puoi  vedere gli altri con gli occhi di Dio.  Sono tuoi fratelli nella povertà, nella fragilità, nella precarietà, nel dolore, nella debolezza. Puoi condividerla con loro, puoi viverla con loro.  Allora diventa  forza, potenza, ricchezza, unità, solidarietà, condivisione, fratellanza, uguaglianza,  amore vero, pace vera.

È l’unico tesoro che conta, è l’unico tesoro che rimane, è l’unico tesoro che vale.  È l’unico tesoro veramente tuo.  Lo hai  cercato, voluto, riposto in Dio.  Li lo troverai. Lì ti aspetta.

E  vivrai  in Dio,  ora e per l’eternità.

 

 

 

 

 

I soldi

 

«Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.”

 

 

Ti sembra di seguire Gesù, di essere un bravo discepolo. Scrupoloso, attento, fedele. Hai seguito tutte le regole e sei  pronto a seguirne ancora di nuove. Per essere ancora più bravo.

Ma la prova del nove, sono i soldi. Quando si tratta di soldi, capisci dove è il tuo cuore. Quando si tratta  di soldi,  di potere, di avere,  di possedere, capisci dove è  il tuo cuore. È lì,  attaccato, incatenato, posseduto. Non rinunci, non molli, non lasci.

Quando si parla di soldi, capisci chi è il tuo padrone e il tuo Dio. Per questo non riesci a seguire Gesù.

Rinunci al  Tesoro vero, prezioso,  alla vera ricchezza, al centuplo di quello che hai. Alla vita eterna.

E torni indietro alla tua vita mortale. Torni indietro dal tuo padrone.