Il fariseo e il pubblicano

escritura_0026_figura_01  In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:  «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.  Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”.  Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.  Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

 

 

 

 

E tu,   davanti a Dio,  come ci stai?

 

Come  il fariseo.

 

In piedi.        In alto.   Al suo livello. Come lui.      Al pari di lui.

Davanti.        Vicino.  Presso di lui.  Accanto a lui.       Perché ti senti come lui.          Perché ti senti  lui.

Con il petto  in fuori.       Perché ti senti giusto. L’unico giusto.   Più di tutti.   Più di Dio.

A darti le arie.     A lodare te.  Ad ammirare te. A glorificare te.    Per quello che fai.

A mettere le regole,  tra te e lui.        Non sei vicino.  Sei il più distante.   Sei il più solo.       Il più povero.

 

 

Come  il pubblicano.

 

Indietro.    Prendi le distanze.    Rispetti le distanze tra te e Dio.   Perché non sei come lui.

In ginocchio.    In basso.   Perché Dio è più in alto di te.    Perché lui,  è più di te.

A  testa bassa.   Con  gli occhi  bassi.       Perché non sei tu,  il giusto.    Perché solo Dio è giusto.     E tu sei debole e fragile, e peccatore.

A batterti il petto.    Per aprire il tuo cuore.     Per puntare sul cuore.    Per donargli il cuore.  E  lasciargli  risanare  il  cuore.

 

Hai  messo  il tuo cuore,

tra te e lui.

E sei  vicino,   a Dio.