La vedova povera

offertavedova (1)

  In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».  Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.   Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

 

 

 

E tu,  come sei?

Come gli scribi.         Pomposo, sontuoso, untuoso.    Gonfio,  tronfio,  ripieno,  dei soldi degli altri.   Dei soldi delle vedove.  Dei soldi dei piccoli.  Dei soldi dei poveri.

Li  usi, li abusi,   per farti notare,  per contare,  per comandare.     Hai preso il tesoro di Dio. Ti sei impossessato  del tesoro di Dio.   Più di Dio.   Al posto di Dio.   Senza  Dio.

 

Come la vedova povera.        Hai messo tutto quello che avevi,   nelle mani di Dio.          Hai messo il tuo tesoro  in Dio,    perché Dio è il tuo tesoro.

Il tuo piccolo gesto  conta,  più di tutto.    È quello che vale,   è quello che compensa,          è quello che ripara.

È il gesto che riempie,  e riporta indietro quello che hai dato.   Centuplicato.

E il gesto prezioso,  guardato   da Dio.  Amato da Dio.  Che rimane in Dio.

È il tesoro di Dio.

 

 

 

 

 

 

 

Il granello di senape

seminatore - Copia

In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura». Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra». Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.

 

 

 

Povero, semplice,  il più piccolo.   Il granello di senape  è Gesù,  in te.   Sei tu,  in lui. Quando sei così.  Quando fai così. Quando scegli,  di essere così.   Come Gesù,  in Gesù.

Quando ti lasci portare da Dio,  nel terreno che ha scelto lui.   Quando ti lasci immergere nella sua terra,  nella sua volontà.    Quando ti lasci nascondere,  tra le sue braccia.  Quando ti lasci nutrire  da lui.    Quando,  ti lasci,  fare.

Allora germogli.    Allora spuntano le foglie di Dio,  la pianta di Dio.   Le opere di Dio.      Non sono le tue,  sono le sue.   E spuntano  le tue radici.  E sai chi sei.

Allora diventi  stelo,  e spiga,  e chicco di grano.  Il  grano di Dio.   Che  può nutrire  te,         e gli altri.

Allora diventi tronco,  e albero,  e rami,  e frutti.   I frutti di Dio.  Non sono i tuoi,  sono i suoi. Rami,  che si aprono come braccia aperte, verso il cielo.   E lodano Dio.

Rami,  come braccia aperte  verso Dio e  verso i fratelli.   Come uccelli,  possono venire su quelle braccia,  e rifugiarsi, e riposare.

 

Allora si vede, Dio.   L’opera di Dio.    Allora si sente,  Dio.  La presenza di Dio.

Il Regno di Dio.

E’  Gesù,    in Gesù.

 

 

 

 

 

 

 

I due padroni.

imagesIn quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza. Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena».

 

 

 

Ti preoccupi prima, nonostante, ancora. Si preoccupi sempre. La preoccupazione ti prende, ti occupa la mente. Ti invade il cuore, ti prende il cuore.  Per il cibo, il vestito, il figlio, l’amico, la macchina, la casa. Non basta mai. Non finisce mai. Ti consuma. Ti trascina, ti porta dove non vuoi.

Ti sembra che solo il denaro la può placare, la può affrontare, la può risolvere. E ti butti fra le braccia del denaro. Lo pensi sempre, lo cerchi sempre. Lo veneri, lo adori, lo servi, come un padrone, come un dio.  Il denaro che non vede, non sente, non parla, non ama. Il denaro che divora, ingoia.  Che ha le braccia fredde come lame di spade che separano, dividono, uccidono. Come catene che inchiodano, imprigionano, spengono il cuore. Braccia che pretendono il cuore, che lo dominano e non lo lasciano respirare. E non gli lasciano amare, altro.

La paura, la preoccupazione,  si placa, si calma, solo se sei tra le braccia di Dio Padre. Se ti getti tra le braccia di Dio Padre. Lui ti vede, ti ascolta, ti ama. Lui ti ha fatto, sa di cosa hai bisogno. Lo ha preparato, lo ha pensato per te, prima di te. Solo per te, solo per amor tuo. Ad ogni cosa dà il cibo, il vestito, la gioia, la gloria.

Ma a te che sei suo figlio, da molto di più. Per te ha preparato meraviglie che non osi neppure pensare, neppure sperare. Quelle cose che occhio non vide, ne orecchio mai udì, ne mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio, per te.  Meraviglie che  vengono solo da lui, solo con lui, solo in lui.

Se lo cerchi.

Se sei tra le sue braccia.

 

 

 

Se non ce la fai

 

 

 

 

 

Come  Elia,  se  non ce la fai più, se sei stanco, sfinito, deluso, rifiutato, negato,  allontanato,   allora fermati  e abbandonati nelle braccia di Dio.  Metti il tuo cuore nel suo cuore, senza ragionare, senza programmare, senza controllare.  Fidati,  dormi tra le sue braccia.

Il Padre ha cura di te e ti dà il nutrimento, ti dà il pane del cielo, il pane vivo.  Solo quel pane riesce a darti la forza di percorrere la strada di Dio, la strada della sua volontà, del progetto di salvezza che ha preparato per te,  per farti arrivare a Lui.

Sei stato chiamato da Dio. È il Padre che ti ha scelto. Se  hai  intrapreso una strada verso  Dio e perché Lui lo ha voluto.  È Dio che ti ha chiamato e ti attira  a sé.

Ha mandato il Figlio,  perché attraverso di Lui tu possa incontrare il Padre.  È il Figlio il suo pane. Il pane vivo disceso dal cielo. Il pane è la sua carne  e la sua vita, è la vita stessa del Padre,  di Dio.  E’  l’Eucarestia.

Lascia che entri in te, nel tuo mondo, nella tua storia, nelle tue radici e lascia che ti salvi.

 

 

Che cosa è la fede?

annunciazione (2)

 

 

 

 

La fede è un dono di Dio.    

È  Dio che si dona  all’uomo.   È la tua risposta alla proposta di amore di Dio. È una relazione, un legame, una comunione di amore tra Dio e l’uomo.  È un incontro tra l’Essenza dell’amore, l’Amore fatto Persona  e il tuo piccolo cuore.

Il  cuore può essere chiuso, serrato, difeso, trincerato. Può essere come una stanza con le persiane chiuse e le finestre sigillate dove viviamo nascosti. Dove respiriamo solo l’aria delle nostre sicurezze per paura di perderle, dove ci alimentiamo solo della luce artificiale, perché la possiamo gestire, dove ci accontentiamo del poco calore, per paura di perdere anche quello. Ma nonostante ciò,  Dio è come il sole.  Fuori brilla lo stesso.

 

Ecco  avere fede, significa aprirsi.   

Aprire la finestra completamente e lasciare che il sole entri tutto e illumini tutto. Lasciare che suoi i raggi ci riscaldino il cuore, ci entrino negli occhi. Lasciare che tocchi tutto quello che siamo.  Significa spalancare la porta del cuore a Dio totalmente. Significa farlo entrare e lasciare che arrivi dappertutto, in ogni punto, in ogni angolo, in ogni parte gelida e inaridita. Significa permettergli di arrivare fino alle parti più indurite, più chiuse, più  pietrificate.

 

Avere fede significa smettere di essere ciechi.

Smetterla  di non voler vedere, di passare oltre. Significa smettere di essere sordi. Indifferenti, apatici, isolati. Significa smettere di essere storpi. Paralizzati dalle nostre paure. Impediti, bloccati, incastrati da noi stessi.

 

Avere fede, significa dire di “si” a Dio. 

Come Maria.  Lei,  di fronte all’angelo, si è fidata.  Anche senza comprendere, si è fatta prendere dalla parola di Dio, da Dio,   ha accettato che entrasse dentro di lei e si incarnasse.  Ha detto il suo “si”senza riserve.   Avere fede significa dire di “ sì ” senza riserve.

 

Significa accettare di vivere il mistero  di quell’incontro. 

Accettare di viverlo così,  come lo vuole Dio. Lasciare che ci porti su strade che non conosciamo.  Accettare di essere portati su ali d’aquila.  Accettare di entrare nel Suo progetto misterioso,  accettare di fare la Sua volontà.

 

La fede senza le opere, non è vera.

E’ finta, falsa, vuota, sterile.  Sono le opere che la garantiscono, la provano, la attestano.  Se non si incarna in quello che sei, in quello che scegli, in quello che fai,  non è vera.  Se non diventa incontro con il prossimo, se non diventa cura, custodia, tenerezza, per il prossimo malato, povero, rifiutato,  non è vera.

Attraverso di te,  il Padre incontra i suoi figli.  In modo concreto, vivo, diretto.  Occhi negli occhi, mano nella mano, cuore nel cuore.  Come Gesù.