L’obolo della vedova

In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano  passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa». Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.  Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

 

 

E tu,     quale moneta  ci metti ?

 

Quella che non conta.

Quella che non vale.    Che non ti tocca.  Che non ti guasta.    Che non ti serve,  più.

Non ce la  metti,    la moneta della  tua   superiorità.      Il primo posto.  Il primo seggio.   Dove vuoi comandare.    Sopra a tutto.  Nonostante tutto.     Nessuno ti può toccare.  Neppure Dio.      Non la offri a Dio.  Te la tieni  per te.

La moneta   della  vanità.     Se arrivi tu,  ti devono guardare.   Ti devono ammirare.           Se passi tu,  si devono spostare.     Davanti a te, si devono inchinare.   Non la offri.           Te la tieni  per te.

La moneta   della  ipocrisia.      Tutta forma.  Tutta finta.  Tutta scena.   Tutto fumo.             Per non far vedere.   Quello che stai  per fare. Quello che vuoi  fare.   Neppure a Dio.    Non la dai.     Te la tieni stretta,   a te.

 

Tutto quanto.

Come la vedova.   Ci metti  la moneta   della tua povertà.     Non ti rimane  più  nulla.            È  il tuo nulla,   che dai a Dio.     Lo metti  nelle mani di Dio.

La moneta   della perdita.     Che ti ha deprivato,  che ti ha levato,  che ti ha portato via. Anche te.   Quel vuoto,  lo metti nelle mani di Dio.

La moneta  del rifiuto.    Sei  fragile,   sei debole,  sei solo.   Un inciampo.  Un fastidio.      Un ostacolo.    Lo  metti nelle mani di Dio.

La moneta    dello scarto.     Non ti vedono,  non ti guardano.  Ti scansano. Ti evitano.       Ti  mettono in fondo,  in ultimo.    Sei l’ ultimo.    Lo metti  nelle mani di Dio.

Tutto quanto,  il poco che hai.   Diventa tutto,  nelle mani di Dio.

 

La moneta,   sei tu.                                                                                                                    Nel tesoro   di Dio.

 

 

 

 

 

 

Quando muore una persona cara?

risurrezione1

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I morti,   non sono morti.       Non è vero, che non ci sono più.

È morto il corpo,    ma la  sua anima,   il suo cuore,    è vivo.

 

E sta bene.     Meglio di prima.  Più di prima.      Senza più dolore.   Senza più paura. Senza più  prigione.   Senza più  lacrime.     Solo  la gioia  di  Dio,   in Dio.

Ora,     ti può  amare.      Ti può amare  come avrebbe voluto.      Ti può  amare,   come avrebbe  potuto.

 

Non sei solo.     Non  sei più solo.     Ti  sta vicino.     Ora può stare   vicino,  a te.          Può capire.    Può  sentire.

Ora,  ti può aiutare.      Come avrebbe  voluto.   Come avrebbe  potuto.    Ora lo può  fare.

 

Alla fine dei tempi,   in Gesù,

risorgerà   anche il suo corpo.

E tornerà   tutto intero.

 

E potrai abbracciarlo  di nuovo.

Vivo  e vero.

 

 

 

 

 

 

 

Emmaus

Nello stesso primo giorno della settimana, due discepoli di Gesù erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto.Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo.Ed egli disse loro: «Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?» . Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: «Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?» .Domandò: «Che cosa?» . Gli risposero: «Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l’hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l’hanno visto» .Ed egli disse loro: «Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?» . E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino» . Egli entrò per rimanere con loro.Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro.Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista.Ed essi si dissero l’un l’altro: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?» .E partirono senz’indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone» . Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

 

Anche i discepoli di Emmaus  indicano la strada per incontrare il Signore.

Sono in cammino verso la loro casa, verso la vita di tutti giorni, semplice, pratica. Come la tua.  Gesù si avvicina e cammina con loro. Gesù è vicino a te, ti cammina a fianco, anche se non lo vedi. Condivide con te tutta la tua strada, la tua fatica, la tua esistenza.

Entra in relazione con loro e chiede di che stanno parlando. Entra in relazione con te e con quello che pensi e che senti. Chiede, come ha fatto con Maria di Magdala. Loro raccontano della loro tristezza del loro dolore per la morte del Nazareno. Sono depressi, avviliti, hanno subito un lutto. Hanno perso Gesù, come Maria.

Ma perché non lo riconoscono? Perché, come Maria, non è ancora ora. Hanno gli occhi ancora rivolti alle cose terrene. Infatti rispondono che sono tristi perché è morto Gesù, ma è morto  Gesù il nazareno, il profeta potente, che doveva liberare il popolo d’Israele. Pensano secondo il mondo, pensano con la logica del mondo, del potere, della forza. Gesù in questa ottica è stato una delusione. Non è il vincitore, non è il re. Forse anche tu ti aspetti questo da lui. Che si manifesti nel mondo, che venga a distruggere tutti quelli che opprimono, che intervenga a fare giustizia, che impedisca ai cattivi di fare del male e che elimini il dolore. Forse anche tu lo vedi con gli occhi del mondo, delle cose terrene, materiali. Così,  non riesci a vederlo, non riesci a capire. E rischi anche tu di essere disperso, disorientato, orfano di lui.

Come Maria di Magdala anche loro non sanno più dove è. Il suo corpo non c’è più. Le donne lo hanno visto, ma loro, no. Secondo il mondo quindi, se non è stato visto, non c’è.

 

Gesù allora prende posizione e fa da Maestro, da guida. Li aiuta a capire, a comprendere tutte le parti della Sacra Scrittura in cui tutto ciò era stato già annunciato dall’inizio della storia della salvezza. Il Figlio di Dio doveva soffrire, perché attraverso quella sofferenza rientrava nella gloria, e con la sua croce, ricongiungeva la terra con il cielo, secondo il disegno del Padre.

Ascoltare la parola è fondamentale per trovare il Signore. La parola di Dio non è parola di uomo. È Dio che si manifesta a noi, a ognuno di noi, anche a te. E anche a te aiuta a capire le cose secondo il progetto di Dio, con lo sguardo non più rivolto al mondo, ma alle cose celesti.

Ma non è ancora ora di riconoscerlo, prima devono fare una professione di fede, anche loro, come Maria. “Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è al tramonto.” Non lo hanno riconosciuto con la ragione, con la testa, ma con il cuore. Il loro cuore infiammato dallo spirito di Dio, ardeva. È il fuoco dell’amore, ma è anche il fuoco che riscalda, che illumina, che trasforma.  È come se dicessero: “Signore, resta con noi! Non possiamo stare senza di te, abbiamo bisogno di te. Tu sei il nostro Dio. Tu sei il nostro riferimento. Tu sei la nostra luce. Si fa sera e arriva il buio. Noi non ce la facciamo da soli. Siamo deboli, fragili e le nostre sicurezze tramontano. Le tenebre ci coprono, solo tu puoi vincerle. Non andare via. Non ci lasciare più soli. Non vogliamo più perderti.”

La perdita non dipende da Gesù, dipende da noi. Non è Gesù che ti ha abbandonato o non ti pensa, sei tu che hai abbandonato Gesù e non lo pensi. Lui è vicino a te sempre. Sei tu che devi decidere se vuoi stare con lui, se vuoi che lui resti con te. Sei tu che devi invitarlo ad entrare nel tuo mondo, a stare con te nella sera, nel buio, nella notte.

Gesù entra per rimanere con loro.  A tavola Gesù spezza il pane e lo benedice e lo dà a loro. È l’Eucaristia. Quello è il suo corpo e il suo sangue divino, è lui stesso, che si offre. Gesù che si offre, apre gli occhi ai discepoli, solo allora lo riconoscono.

L’Eucaristia, ecco la luce nella notte, ecco la salvezza dalle tenebre, ecco il cibo della vita. Lasciati toccare dal mistero dell’Eucaristia. Lascia che il Signore ti incontri li. Lascia che parli al tuo cuore e lascia che il tuo cuore parli a lui.

Allora  lo riconoscerai.

 

 

 

Nel tempio

Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.  Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.

 

Tutti si aspettano che fai le stesse cose che fanno loro,  che ti comporti come loro,  che sei con loro sempre.  Lo danno per scontato. Ma se metti Dio al primo posto, se ti fai portare da Dio, se segui la strada che ti indica Dio, allora non segui la strada degli altri.  Ti trovi in un altro posto da quello che pensano gli altri. E gli altri  ti perdono.

Se vai nel tempio di Dio. Se sei nel tempio di Dio.  È quello il tuo posto. Il posto di Dio.  Gesù te lo  indica, Gesù te lo insegna. Nel tempio di Dio ci sono le cose di Dio. Le cose del Padre,  di tuo Padre,  del tuo primo Padre,  del Padre di tutti gli uomini.

Lì puoi conoscere quello che Lui ha preparato per te, quello che Lui ha pensato per te, quello che Lui ha voluto per te.  Lì trovi la sua volontà, il suo progetto misterioso, le sue strade misteriose.

Lì puoi occuparti delle sue cose, che sono le tue cose.

Li gli altri se vogliono, ti cercano. Li, se ti cercano, gli altri ti ritrovano.

 

 

 

La vedova

Gesù  diceva alla folla: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa». Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

 

Sei tu, la vedova. Quando hai perso una persona cara, un tuo appoggio, una tua sicurezza, il lavoro, la salute. Quando hai perso l’onestà, la verità, la giustizia, la carità. Sei vedovo di te stesso.

Allora puoi fare come gli scribi. Puoi non vedere la tua povertà, la tua mancanza. Puoi negare la tua mancanza. Puoi diventare  cieco verso di te,  e guardarti solo con gli occhi degli altri. Puoi vivere degli occhi degli altri.

Così ti compri  vestiti costosi, firmati, per essere considerato dagli altri. Cerchi sempre i primi posti per essere notato, per essere visto, per esser ammirato. Devi essere  davanti, primo, mostrato, per non essere dimenticato dagli altri. Devi essere superiore, per importi agli altri. Così rinneghi e perdi la tua vera casa e perdi te stesso.

Oppure puoi fare come la vedova. Riconoscere la tua povertà, la tua mancanza. Aprire i tuoi occhi su di lei. Raccoglierla con le tue mani e portarla nel tempio di Dio. Puoi metterla nelle mani di Dio, e donarla a Dio.

Puoi mettere nelle mani di Dio, tutto quello che hai.  Il tuo cuore, la tua anima, il tuo corpo, la tua mente, la tua vita.  Punta tutto su di Lui. Metti tutto in Lui. Tutto. Anche quello che non hai. Anche quello che hai  perso.

Ti accorgi allora che quello che hai donato a Dio,  si è santificato in Dio.

La mancanza, diventa presenza.

La privazione, diventa sazietà.

La precarietà, diventa sicurezza.

La povertà, diventa ricchezza.

 

Il tutto, che hai donato a Dio, è diventato il tutto anche per te.   È diventato il tuo tesoro.