Lazzaro.

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In quel tempo, le sorelle di Lazzaro mandarono a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato». All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Marta, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo». Gesù si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?». Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».   Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.

 

 

 

Chi ti salva,  dalla morte?

Quando stai male.      Quando ti senti morire.  Quando hai paura di morire.     Quando tutto ti crolla addosso.     Che fai?

 

Puoi stare li.    Impietrito, bloccato, incastrato.   Travolto dalle tue macerie.   Sepolto, schiacciato, nascosto.      Identificato  con le tue macerie.

 

Oppure,   come Marta,   puoi andare incontro a Gesù.       Non pensare a modo tuo.     Che è tardi.  Che non ce la fai.  Che non ce la fa.    Che non può,  più.

Stai con lui.  Dalla parte sua.  Secondo lui.  In lui.      E con il Padre e lo Spirito Santo,  proclami:       “Tu sei il Figlio di Dio,   venuto nel mondo!”

 

Solo Dio,  non si ferma davanti al sepolcro.       Solo Dio,  non ha paura del sepolcro.    Solo Dio  lo apre.    Solo Dio,  lo vince.      Gesù ti dimostra, che è Dio.

Toglie la pietra.  Apre la tomba.  E ridà la vita.     E la forza di uscire fuori.

Ti libera dalle bende.     Ti libera dalla morte.       Non  sei più,  schiavo della morte.        Non hai più,  paura della morte.

 

Lui è,    la Vita.

Lui è,    la Risurrezione.

 

La  tua  risurrezione.

La tua  occasione.

 

Ecco  la Pasqua.

 

 

 

 

 

 

Il cieco nato.

  Giovanni-Vanzulli.-Il-cieco-nato-I-miracoli-di-gesù-In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita; sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!».  Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori. Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

 

 

 

E tu, ci vedi?

Cieco   nel cuore.      Cieco  nell’anima.     Da tanto.   Da troppo.     Non vedi la luce.      Nel buio.  Nella notte.     Con gli occhi chiusi.     E non sai  dove andare.

 

Ecco la luce.

È Gesù,   la luce.      È   il Figlio di Dio.     La luce,   che ti fa vedere con gli occhi di Dio.   La luce che ti da,  lo sguardo di Dio.       La luce,  che ti riempie,  le tue cose,   di Dio.           E vedi il senso.    E vedi lo scopo.   E vedi il dopo.

 

E ci vedi.

Sono le mani di Gesù,  che ti fanno vedere.     Sono le mani di Gesù,  che ti fanno sentire.  Sono le mani di Gesù,  che ti fanno capire.

 

Sono le mani di Gesù,

che ti fanno guarire.

 

Ecco la Pasqua.

 

 

 

 

 

 

 

La Trasfigurazione.

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 In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.  Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».  All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

 

 

 

 

Anche a te,   Gesù,  ti conduce in disparte.      Sul monte, in alto,   con lui.

Tu vai.     E  guarda.

 

Il suo volto,     splende,  risplende,  brilla.   Più del sole.       È il volto,   di Dio.                      Si rispecchia,    nel volto del Padre.

La sua veste,    è candida,  pura,  Immacolata.      È il Santo.

 

Lo Spirito Santo,   come una nuvola,   ti copre,  ti ricopre,   con la sua ombra.                       E ti porta   la voce   del Padre.       “Questi è,  il Figlio mio,    l’amato.”

È,    il Figlio di Dio.        In lui,  c’è  il Padre.      In lui,   c’è l’amore del Padre.                          In lui,    c’è  la gioia del Padre.       Ascolta,  lui.

 

 

Ecco chi è,   Gesù.

Ecco con chi sta,   nella Pasqua.

Ecco come sarà,   nella resurrezione.

 

 

 

 

 

 

Le tentazioni.

tentazioni - Copia - Copia

In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”». Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”». Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”». Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

 

 

 

Nel deserto.      Nella mancanza,   nell’assenza,   nella solitudine.       Nel silenzio.     Anche tu,  sei tentato.       Anche tu,   sei messo alla prova.

E tu,   cosa scegli?

 

Il pane.

La fame.  Il bisogno.     Quanto ne vuoi.  Più che puoi.        Ti nutri,  del pane degli altri.     Delle cose degli altri.   Degli altri.     E non ti basta mai.

In  Gesù,  puoi dire.      Il mio pane,  è Dio.    E la sua parola.     Solo lui  sazia il mio cuore,  e la mia anima.   E mi basta.

 

Il successo.

Fare scena.    Stare sulla scena.  Prendere la scena.   Più che puoi.     Fare clamore,   fare scalpore,  fare colpo.   Sopra a tutti.     Tutti sottomessi,  al tuo servizio.     Anche Dio.   Dio,  sotto.      Al tuo servizio.  Al tuo comodo,  al tuo comando.       Ai tuoi piedi.

In  Gesù,  puoi dire.     Dio conta più di me.  Non lo uso. Non lo costringo. Non lo ricatto.  Lo rispetto.

 

Il potere.

Tanto potere.    Per  possedere,  per dominare,  gli altri.     Per avere gli altri ai tuoi piedi.    Ma  se lo vuoi,   ti devi piegare  davanti al  Male.     Sei tu,  che devi stare ai suoi piedi.   Lo devi adorare.  Lo devi servire.      È lui  che ti comanda,    è lui  che ti domina.    Appartieni a lui.  Sei suo.     Non sei più, tuo.    Non hai più,  neppure te stesso.

In  Gesù,   puoi dire.      Solo Dio,   è il mio Signore.      Solo lui,  voglio adorare.   Solo  davanti a lui,   voglio stare.      Solo davanti a lui,  mi ginocchio.      Solo a lui,  do gloria.

 

È lui,   il mio tutto.

È lui,   la mia gloria.

 

 

 

 

 

 

Giovanni  il Battista.

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In quei giorni, venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaìa quando disse: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!». E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico. Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile»

 

 

 

 

E    il tuo dito,      a chi è rivolto?

 

A te.

Ai tuoi sentieri.      Alla tua strada.  Alla tua voce.   Alle tue parole.

Ti battezzi da solo,   con l’acqua di rose,  delle tue parole.     Delle tue opere,  dei tuoi fatti, dei tuoi frutti.      Non ti tocca   più di tanto.

 

 

A Gesù.

Eccolo è lui,    il Figlio di Dio, che viene.      È lui il sentiero.  È lui la strada.  È lui la voce.  Di Dio.

È lui,    che ti battezza   con il fuoco dello Spirito Santo.     Quello si, che lo senti.   Quello si,  che ti brucia.      Quello si,   che scalfisce la crosta,  che ti ricopre.

 

E  che ti fa fare,    le opere di Dio.

E ti fa dare,    i  frutti di Dio.

 

 

 

 

 

 

 

 

Zaccheo

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 In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là.  Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».  Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».  Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

 

 

 

 

E tu,   lo vuoi vedere,   Gesù?

 

Come  Zaccheo.

 

Non te lo lasci portare via dalla folla.  Non lo lasci nascondere dalla folla.    Esci dalla folla.  Sopra la folla.

Lo vuoi vedere.   Viso nel viso. Occhi negli occhi.   Da vicino.    Di persona.

A qualunque costo.      Senza ritegno. Senza ritardo.  Senza timori.

Lo cerchi con il cuore.    Lo guardi con il cuore.   Lo chiami con il cuore.

 

 

E Gesù ti guarda.    I suoi occhi nei tuoi. Il suo cuore nel tuo.    Ti chiama per nome.

E viene  a casa tua.    E la tua casa  non è più solo tua.    È diventata anche  la sua casa.

 

E  quando lui è con te,   c’è la gioia.    Non fai più del male.   Il male non c’entra più con te.   Non entra più  a casa tua.

E lo ripari.   Ripari anche quello che è stato.   Porti Gesù anche a casa  di chi ha subìto.

 

Ed è festa,

anche a casa sua.

 

 

 

 

 

 

 

La misericordia di Dio

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In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».  Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione. Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte». Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

 

 

 

 

E tu,     ti sei perduto?

 

Quando te ne sei andato   per conto tuo,   a modo tuo.     Senza Dio,  lontano da Dio.  Quando ti sei smarrito.       E sei rimasto impigliato,  imprigionato.     E ti sei ferito.

Solo Gesù ha lasciato tutto,   ed è venuto.       Ti tende la mano.     Prendi  la sua mano,  così non caschi.

Solo lui  entra   nel tuo rovo.     Tocca le tue spine.    Leva  le tue  spine,   una ad una.     Solo lui  può guarire tutto il male,    che ti hanno fatto.      Che hanno fatto.      Solo lui            ti prende sulle spalle.     E ti porta a casa.     Alla casa del Padre.

 

 

Quando hai cancellato   Dio.    Lo hai nascosto.      Sei scivolato,   e sei caduto.    E sei scomparso.    Sei sparito tra le cose.     Sei diventato come le cose.    Uguale alle cose. Una cosa.

Ma per Gesù,    non sei una cosa.      Ti cerca dappertutto,    perché tu,   vali di più.   Sei prezioso.    Sei un pezzo  del suo cuore.   Un pezzo del cuore di Dio.    Lì solo,  puoi stare.

 

 

Quando hai lasciato   la casa  di Dio Padre.     Lo hai rinnegato.   Lo hai tradito.     Gli hai preferito,   il tuo volere,   il tuo piacere.

Quando hai perso tutto.     Anche te stesso.    E sei rimasto solo,  umiliato, crollato, sfinito.  Finito.

Solo Gesù,   è lì  vicino a te,  nel tuo dolore.     Sente la tua disperazione.  Soffre con te. Piange con te,   le tue lacrime.      È lui,   che ti fa sentire  la nostalgia del Padre.     È lui,  che ti fa gustare il cibo del Padre.

Appoggiati a lui,  spalla a spalla.     Lui ti sostiene,  lui ti porta.    Lui conosce la strada  per tornare al Padre.

 

Eccolo lì,   il Padre,  che ti ha sempre aspettato,   sempre amato.    Con le braccia aperte.   Tra quelle braccia,  ti puoi ritrovare.     Tra quelle braccia,   puoi riposare.

Tra quelle braccia puoi sentire,  il suo cuore.   Il suo amore.    La sua gioia.

 

E puoi diventare braccia,    per gli altri.

 

 

 

 

 

 

 

 

La peccatrice

1In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo.   Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!».  Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene».   E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco».  Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».  In seguito egli se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio. C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni.

 

 

 

Gesù,  lo dice anche a te.     Vedi quella donna?

Lei.      È portata, trasportata, travolta  dall’amore.   Lanciata,  dall’amore.   Non la ferma niente.   Non la ferma nessuno.                                                                                             Come il fariseo.     Tu sei lì,    fermo, chiuso, inchiodato. Imprigionato,  dall’apparenza, dalla convenienza.

 

Lei.    Si è gettata ai piedi di Gesù.    Si è inginocchiata, inchinata, con la faccia a terra. Non si sente degna.     Tu invece,  sei lì,   in piedi.     In alto, distante, staccato.   A giudicare il tuo Signore.

Lei.     Lava i piedi, con le lacrime.    Lui le sa capire.  Lui le sa sentire. Lui le sa guarire. Ora possono uscire.  Ora sono accolte.   E loro, accolgono Dio.      Tu.  Non ti curi di Dio. Non ti prendi cura di lui.     Ma solo di te.  Lo consideri come te.  Al pari tuo.

Lei.      Asciuga i piedi,  con i suoi capelli.     Con parti di sé.   Perché servono a Dio. Perché appartengono a Dio.  Perché sono di Dio.     Tu invece,  appartieni a te.  Servi a te.  Sei tuo.

Lei.     Bacia i piedi di Gesù.    Li riempie di baci.   Li riscalda con il suo cuore,   che  palpita di baci.       Tu,   non ti accosti,   non ti avvicini,  non lo tocchi il Signore.   Non lo baci.   Non lo degni di un tuo bacio.      Baci solo te stesso.  E chi ti serve.

Lei.      Cosparge i piedi di Gesù,  con il profumo.    Perché è Dio,   e profuma di santità.  Tu invece, il profumo te lo metti tu.    Non lo metti sul capo di Gesù,   te lo metti sul tuo.     Tu,   ti senti giusto,  sei il solo giusto, più giusto di Gesù.     Ti sei giustificato,  da solo.

 

Lei.       Lo sa  che è peccatrice.    Tu,   sei peccatore come lei,   ma non lo sai.   Anche tu, ti sei prostituito.     Anche tu,  ti sei venduto.     Anche tu, hai tradito.      Anche tu,   ti sei perduto.

Lei.      Ha amato.   Ha molto amato, il Figlio di Dio.      E Lui,  ha perdonato tutti  i suoi peccati.

 

Solo  Dio,    lo può fare.

Ecco  chi è,  Gesù.

Ecco chi è,  costui.

 

 

 

 

 

 

 

La lapidazione

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 In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.  Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.  Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più». 

 

 

 

 

L’accusa.      Il dito puntato.     È un pugnale, una lama, una spada,   puntata al cuore.   Ferisce il cuore. Colpisce al cuore.

E dietro al dito puntato,  c’è la pietra.     È la pietra del tuo cuore indurito.  Del tuo cuore pietrificato.   Tagliente, aguzzo, calcificato.

Ti serve qualcuno,   a cui tirarlo.   Perché te ne vuoi  separare.    Non lo puoi avere.  Non lo vuoi tenere.   Perché ti fa male.

Lo tiri a qualcuno,   perché lo devi giustificare.    Lo devi far servire.    Lo devi usare.     Così ti senti  liberato,  giustificato,  santificato.

Gesù ti dice, che quel dito,   è  puntato anche contro il cielo.   E lo devi riportare al suo posto.   Verso di te.   Verso quel cuore indurito.  Isolato,   privato del suo Dio.

 

E il dito di Gesù,  non è rivolto contro nessuno.   È rivolto verso la terra.    Indica la parte umile, semplice, povera,     dove il tuo cuore deve stare.   E scrive.

Scrive per la donna,   ma anche per te,   un messaggio in quella terra,  in quella povertà,  in quella semplicità.

Scrive le parole di Dio,   le scrive nel tuo cuore.  Le incide nel tuo cuore umile.   Le parole di Dio, che solo in lui,  puoi scoprire.     E solo  lui,  ti può dire.

Il tuo peccato è stato cancellato dal dito di Dio.   Solo lui lo può fare.  Solo il suo amore. Non il tuo odio.

 

Ora ti puoi alzare.   Ora puoi andare.

Il tuo cuore ferito,  è stato risanato.

E il tuo cuore indurito,  è caduto.

A terra.

 

 

 

 

 

 

 

Il figlio ritrovato

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 In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».  Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.  Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.  Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

 

 

 

E tu, quale figlio, sei?

 

Come il  figlio  minore.      

Per te,   le braccia del Padre,  servono solo a darti quello che vuoi.  Quello che ti  spetta.  Te lo deve  dare per forza.   Servono solo a quello.     Le svuoti,   e te ne vai.

E ti getti nelle braccia di altri.     Ma la felicità non è la tua,  è la sua.    Ti prosciugano.   Ti levano, ti strappano, ti rubano,  i doni del Padre.    Poi ti consumano, ti usano, ti spezzano.   E quando non gli servi più,  ti gettano via.

E ti ritrovi   abbandonato, sporcato, infangato,  in mezzo ai porci.    A nutrirti del cibo dei porci.   A diventare come loro.

 

Ecco  il  pentimento.

È sentire   il fetore, la puzza, l’odore,  del marcio.   È provare il dolore  del cuore spezzato.  È toccare il vuoto che ti sei scavato.    È vedere  in che stato ti sei ridotto.   In che posto sei finito.

 

Ecco  la conversione.

È non volerci più stare.       È non rimanerci dentro.   Non marcire dentro.   Non farsi imprigionare.    È uscire fuori.  Uscire dall’inganno.    È tornare con il cuore,  alla casa del Padre.    È alzarsi,   e portare la tua piccolezza, la tua miseria, la tua sconfitta,  la tua fatica, la tua povertà,    alla casa del Padre.

È allora che le vedi,  quelle braccia del Padre,   da lontano.  Quelle braccia che sognano di riempirsi solo di te, semplice, povero, piccolo.      Sei tu, il vero bene, per lui.   È lui,   il vero bene,  per te.

Ecco   la confessione.

Ti inginocchi, davanti al tuo Dio.    Vale più di tutto quello che pensavi.   Di tutto quello che cercavi.    Più di tutto il dolore che provavi.    Lo hai ferito,  lo hai tradito.

Ma le sue braccia sono già,  intorno a te.    Sono la risposta.    Il suo cuore è già sul tuo.   E te lo ripara.  Lo guarisce.  Lo libera   da tutto il male che ti hanno fatto.  Che gli hai fatto.  Che ti sei fatto.

 

 

Come il figlio maggiore.

Se li,  a fare il bravo.   A pesare, a misurare, a calcolare.   Ad essere preciso, perfetto, puntuale.  Ad obbedire ai comandi.   A servire.  Ti senti a posto,   e aspetti solo la ricompensa.

Ma  quello che conta,  non è il Padre.    È il premio,  e sei tu.  Per questo ti arrabbi quando te lo levano,   e lo danno a un altro.    E ti rifiuti di entrare nella casa del Padre.   E rifiuti il Padre,   anche se viene lui , da te.

Ecco il tuo buio.    Ecco il tuo freddo.    Ecco la tua prigione.       Ecco il tuo peccato.      Stai fuori dalla casa del Padre.    Fuori dalla festa.    Fuori dalla gioia.

 

 

La misericordia.

Il Padre,   è la misericordia.    E la misericordia   è la sua casa.      Sono le sue braccia.     È il suo cuore.

 

Solo in lui,   la puoi trovare.

Solo lui,  te la può dare.

Solo con lui,  la puoi passare.