La Pentecoste

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

 

“Detto questo, soffiò e disse loro: “Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati.”

E tu,   lo ricevi  lo Spirito Santo ?

 

Con Gesù.

Gesù ce l’ha,  lo Spirito Santo.      In Gesù sta, lo Spirito Santo.     Gesù te lo dà, lo Spirito Santo.

 

Erano chiuse le porte.        Stai lì,  chiuso.    Stai lì, nascosto.  Stai lì, riposto.   Stai lì, deposto.     E non ci sei.

Per timore.        Stai lì, nella paura.  Stai lì, con la paura.    Con la paura di fare. Con la paura di dire.    E non dici. E non fai.     E non ci sei.

 

Soffiò.       Lo Spirito Santo è  lo Spirito di Dio.    È lo Spirito del Padre.  E lo Spirito del Figlio.      È lo Spirito fatto persona.  È lo Spirito in persona.    È la terza Persona della Trinità.

Soffiò.    Viene dal Padre. E viene dal Figlio.     È il soffio del Padre.  E il soffio del Figlio.

 

Ricevete lo Spirito Santo.       Lo devi ricevere,  lo Spirito Santo.    Gli devi fare posto.  Gli devi dare posto.    Gli devi dare il suo posto.    Dentro di te.

Ricevete lo Spirito Santo.       Lo fai parlare, lo Spirito Santo.     Fai parlare lui, al tuo posto.  Lasci parlare lui.      Lo sa lui.  Cosa dire.

Ricevete lo Spirito Santo.        Lo fai fare, lo Spirito Santo.    Fai fare a lui.  Lasci fare lui.  Lo fai fare.  Ti fai fare.     Lo sa lui. Cosa fare.

Ricevete lo Spirito Santo.        È lui,  il fuoco.   Non sei tu.     Che ti fa ardere il cuore.  Che ti incendia.  Che ti brucia.  Che ti spalanca il cuore.     E non ce la fai più a stare chiuso.    Ed esci fuori.

Ricevete lo Spirito Santo.        È lui,  la luce.  Non sei tu.    Che ti fa vedere la verità.   E la sai la verità.    E la dici la verità.  E la urli la verità.   E la gridi la verità.      La verità di Dio.

 

A coloro a cui perdonerete i peccati.        È lo Spirito Santo,  che perdona.    Non sei tu.  È  il Padre nello Spirito  che perdona.   È il Figlio nello Spirito che perdona.   Non sei tu.

A coloro a cui perdonerete peccati.        Tu lo porti.  Tu lo passi.  Tu lo invochi.    E viene. E porta il Padre  e  il Figlio.      Anche sugli altri.  Anche negli altri.

 

Ed è Pentecoste.    Anche per loro.

 

 

 

 

 

 

 

I talenti

John_Morgan_The_parable_of_the_talents_640 - Copia

 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:  «Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.  Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.  Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro.  Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.  Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.  Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”.  Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».

 

 

 

 

Sono  i talenti di Dio.    Sono i suoi.     Li mette nelle tue mani.    Per farti compiere       la missione  che ti ha dato.

E tu,   che ci fai ?

 

   5   talenti.

Ci credi.     Ti butti. Ti lanci. Ti muovi.     Li fai andare. Li fai fare.     E ti precedono. Prima di te,  più di te,  nonostante te.      E crescono   e vanno dove vuole Dio.        Come vuole Dio. Quanto vuole Dio.      Più di quanto pensavi.  Più di quanto volevi.     Più di quanto osavi.   Più di te.     E sei, nella gioia di Dio.

 

    2   talenti.

Nelle tue mani.  E le fai diventare le mani di Dio.    E li porti a chi ha fame, a chi ha sete, a chi ha freddo,  nel cuore e nell’anima.   A chi non ce la fa.   E ti aspetta. E aspetta Dio. E diventano tanti.  Tante mani di Dio.    Nella gioia  di Dio.

 

   1   talento.

Lo metti in una buca.   Lo sotterri.    Lo nascondi.     E nascondi Dio,  e anche te.      Non fai,   non ti muovi, non ti sposti, non osi.  Non ti schiodi.    Ti chiudi.    E chiudi Dio,    e anche te.                                                                                                                    Hai paura.    Di un padrone  con il cuore duro.      Ma è il tuo cuore, che è duro.   E ti fa paura.

 

Non sei nella gioia.

Non sei  nella gioia di Dio.

 

 

 

 

 

 

 

Il seminatore

20110710 (2)

Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia. Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti». Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: «Perché a loro parli con parabole?». Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono.  Così si compie per loro la profezia di Isaìa che dice: “Udrete, sì, ma non comprenderete, guarderete, sì, ma non vedrete. Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile, sono diventati duri di orecchi e hanno chiuso gli occhi, perché non vedano con gli occhi, non ascoltino con gli orecchi e non comprendano con il cuore e non si convertano e io li guarisca!”. Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!  Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno».

 

 

 

E tu,    che terreno sei?

 

Come la strada.

Sei duro.   Di pietra.  Chiuso.        Rigido. Piatto.    Asfaltato.

La parola non ti entra proprio.   Scivola via.  Vola via.      Te la portano via.

 

Come i sassi.

I sassi del tuo cuore.        Solo quelli contano.  Solo quelli pesano.   Solo quelli, per te, valgono.

E la parola la lasci passare,  tra i sassi.     Ma non più in là.  Non oltre.   Non entra più di tanto.    Non ti tocca,  più di tanto.

 

Come i rovi.

Aggrovigliato,   contorto, distorto,    come un rovo.      Pieno di spine.  Impigliato nelle spine.    Accecato dalle spine del mondo.

La parola la fai entrare.      Ma  la lasci soffocare.  La lasci  finire.   La lasci ferire.

 

Come il terreno buono.

Sei una zolla.      Come una zolla,  apri gli occhi.      Apri gli orecchi.   Apri il cuore.        E vedi e ascolti,  e comprendi,      Gesù  e la sua parola.

Diventa una zolla.        Scava la strada.    Sposta i sassi.   Stacca le spine.

 

E   la  Parola,   passa.        E arriva,  fino in fondo.    La rispetti.   La lasci fare.               E germoglia.

 

E fa.

I frutti di Dio.

 

 

 

 

 

 

 

 

Il nome Gesù

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In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.  Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro. Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.

 

 

 

Gesù.    Significa,  Dio salva.

Ma da che cosa, devo essere salvato?    Da chi, devo essere liberato?

Se imprigionato.    Sei lì incastrato, impedito, bloccato.  Chiuso, rinchiuso, trincerato, dentro agli altri.   Con gli altri. Negli altri.   E in te stesso.

Sei schiavo.     Sei sottomesso, manipolato, usato, dagli altri.   Oppresso, schiacciato, umiliato, dagli altri.   Deprivato,  negato, annullato, dagli altri.    E da te stesso.

Sei oppresso.    Sei calpestato, colpito, annientato, dagli altri.   E da te stesso.

Sei soggiogato.    Legato, imbavagliato, incatenato. Dai potenti.    E da te stesso.

Sei  ferito.     Sei consumato, corroso, piagato, dilaniato   dal male.     E dal peccato,    degli  altri  e di te stesso.

 

Ora non è più così.    È venuto Gesù.   È venuto Dio, che ti salva.    È l’ora  di Dio.             È l’ora della tua liberazione.

Come Maria,    digli di si.

Con Maria,   contempla il suo volto.

In Maria,    custodisci il suo volto,   nel tuo cuore.