Ecco l’Agnello di Dio

In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

 

 

Ecco,  Gesù  ti viene incontro.  Eccolo lì,  davanti a te.  Il suo volto davanti al tuo, i suoi occhi nei tuoi, il suo cuore  nel  tuo. E tu che fai?

Come Giovanni,  lo riconosci e dici chi è.  Lo indichi.  Lo riveli. Lo annunci  a tutti.

Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!    Quanto male, quanto peccato, quanto dolore nel mondo.  Chi lo regge?  Chi lo sopporta? Chi lo vince?  Solo un Dio lo può fare.  Gesù è venuto per questo.  Per prendere su di sé il male del mondo, per portarlo sulle sue spalle, per affrontarlo, per vincerlo.

Lo vince come agnello di Dio.  Mansueto, umile, innocente, puro, docile  a Dio. Docile alla volontà di Dio. Teneramente abbandonato alla volontà del Padre.  Perché  è il Padre che lo ha mandato per togliere il peccato e salvare il mondo.

Come lui, con lui e in lui,  anche tu puoi abbandonarti alla volontà del Padre,  lasciare che si compia in te  la sua volontà, il suo progetto di amore, di salvezza.  E anche tu diventerai  un agnello di Dio.

È colui sul quale discende e rimane lo Spirito.    È lo Spirito di Dio, Dio stesso che te lo indica, che te lo segna, che te lo insegna.  È lo Spirito Santo  il segno,  che quello è Gesù.  Su di lui discende perché viene dal Padre, è l’amore del Padre, è l’unione con il Padre.

E rimane, dimora.  Lo Spirito di Dio è con lui, sempre. E con lui è il Padre.  E la Trinità.  In lui è presente tutta la Trinità.   Se tu sei in Gesù, anche su di te scende lo Spirito Santo e rimane.  Ti riempie, ti nutre, ti consola, ti protegge. Ti ripara.

È colui che battezza nello Spirito Santo.     Lo Spirito Santo è disceso su di lui, è con lui. Ora il battesimo non è più nell’acqua.  Ora è  immergersi in  Gesù, ripieno di Spirito Santo, dello Spirito di Dio. È immergersi  nello Spirito Santo. È lo Spirito Santo che ti lava, ti purifica, ti santifica. Ti separa dal peccato, vince il male e la morte. Ti fa entrare nella vita di Dio.

Figlio di Dio.   Gesù è veramente Dio.  È il Figlio, che con il Padre e lo Spirito Santo, completa, forma, la Trinità. È Dio stesso.  È la parte visibile del Dio invisibile. Tutte le cose sono state create in lui e in vista di lui e tutte in lui sussistono. Tutte le cose visibili e invisibili in lui trovano il loro centro. In lui si incontrano, in lui si riconciliano. In lui si riunificano.

Come Giovanni, hai visto, toccato, sperimentato, vissuto, ricevuto lo Spirito Santo.  Solo allora puoi testimoniare Gesù. Perché è lo Spirito Santo che lo annuncia, che lo rivela, che lo indica, che lo svela.

Come Giovanni, non farlo solo a parole, ma con i fatti, con le opere, con la tua vita. Diventa tu stesso, un annuncio vivente, un segno di Dio. Un cartello,  una traccia, una prova, un richiamo, un dito .

Che indica il Figlio di Dio.

 

 

 

 

Dalla vita al Vangelo

Dalla vita al Vangelo.

Partiamo dalla vita di tutti giorni e cerchiamo la risposta in Dio e nel Vangelo. 

 

Gesù guarda.

Come Gesù, guardiamo l’altro. Ascoltiamo l’altro prima di tutto. Non dopo, non alla fine, non solo per le domande. Ascoltiamolo dall’inizio. Apriamo il nostro cuore veramente all’altro, come farebbe Gesù. Per accoglierlo, per prenderne parte, per partecipare della vita dell’altro. Non è un estraneo. È un fratello, fa parte della nostra nuova famiglia, della famiglia di Dio.

Guardare significa prendere coscienza, vedere, mettere a fuoco che cosa ci succede,  cosa ci manca. Come il cieco di Gerico,  a cui manca la luce,  che si sente isolato, abbandonato, mendicante.

–        Si chiede quindi:  Che cosa hai? Che cosa succede? Cosa ti acceca? Cosa ti leva la luce? Cosa ti ha fatto diventare cieco il cuore? Cosa hai sentito, che ti ha fatto diventare sordo il cuore? Che cosa ti ha paralizzato, impedito, bloccato, chiuso, imprigionato?  Cosa ti ha inaridito il cuore, seccato il cuore, impietrito  il cuore?

  • Ognuno può parlare,  solo se vuole. Può parlare della propria ferita, della propria fatica, di quello che chiude il cuore.
  • Oppure si può parlare di una difficoltà comune. Di un fatto accaduto, che ha disorientato. Di fatti che mettono in crisi la coscienza. Di ciò che mette in crisi la vita di tutti giorni e il modo di viverla.  Di  aspetti concreti difficili da vivere,  difficili da capire, difficili da gestire.

Dopo,  il gruppo sceglie  l’argomento  o  il fatto  che ha più colpito,  più intenso o più urgente. Su quell’argomento si apre una discussione comune. Ci si confronta. Ci si scambia il cuore, ci si scalda il cuore. Si scambiano le parole, le emozioni. Si rimane, si vive la propria precarietà,  la propria debolezza, la propria limitatezza. Perché nella povertà, nella umiltà, nella semplicità, nella piccolezza, entra Gesù. È  ai piccoli che il padre rivela le cose di Dio.

Bisogna ascoltarsi, perché ogni storia, ogni fatto, ogni persona assomiglia a  una parte di noi. Ascoltare l’altro significa ascoltare parti di noi.  Conoscere l’altro significa conoscere parti di noi.  Rispettare e accettare l’altro significa, rispettare e accettare parti di noi.  Nessuno deve dare  giudizi, o condanne,  o  risposte morali. Perché la risposta deve venire da Gesù, dal Vangelo. Deve nascere, crescere dentro la persona, dentro il gruppo che sta riflettendo. Un po’ come gli apostoli quando parlavano tra di loro e poi arrivava Gesù.

 

Gesù parla.

 Si  leggono le letture e il Vangelo della domenica successiva e  si ascolta quello che il Signore dice. A volte, in modo inaspettato,  imprevisto, il Signore da la risposta giusta a quell’argomento,  la risposta vera, che aiuta a capire il senso, il perché, la strada da percorrere.   Con l’aiuto del sacerdote e del consacrato, si possono trovare le parti del Vangelo che riguardano quell’argomento, e si leggono insieme. Si cerca di capire in che contesto sono poste, a cosa si collegano, cosa significano, cosa indicano. Si cerca di avere la prospettiva di Dio. La parola di Dio su quell’argomento. Perché è quella che conta più di tutto.  La presenza del sacerdote del consacrato, servono a guidare, a garantire  l’interpretazione  giusta del Vangelo   per la vita.

Poi su questa parola si continua la discussione. Alla luce di questa nuova ottica, di questa nuova impostazione, si rivede tutto quello che è stato detto. Si ripensa  alle emozioni e si rivivono in modo nuovo. Si cerca quindi di dare insieme una risposta alla luce di Gesù.  Alla luce della parola di Dio attraverso la parola di Dio, nella parola di Dio, con la parola di Dio.  In  Dio.

Si uscirà dal gruppo come persone nuove, persone unite, persone rigenerate. La propria fatica, e  proprio dolore, non sarà più come prima, sarà cambiato. Non solo perché condiviso, ma perché è stato toccato dal Signore.

Quando si torna  a casa,  si può  continuare a sentire e  a vivere quella domanda, quell’esperienza, quel dolore. Sentirlo, significa accoglierlo, contenerlo, abbracciarlo con il proprio cuore. A casa  si possono andare a cercare altre parti del Vangelo che riguardano quell’argomento, con gli amici o in internet.  Oppure  leggere il Vangelo del giorno.  Si può andare davanti all’Eucarestia a portare quel dolore, a viverlo con Dio, in Dio.  Si può  continuare a capire, sentire, approfondire per poi riportare nel gruppo l’esperienza fatta.