Venite alle nozze!

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In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

 

 

È la festa di nozze.  È la festa dell’amore. Dell’amore del Padre per il Figlio, sposo. Della gioia del Padre, per il Figlio.  È un rapporto di amore che si apre, per gioire insieme.  In comunione.

È lì,  quel banchetto di nozze.  È lì, ogni ben di Dio.  È lì,  ogni pienezza,  prelibata, gustosa,  raffinata.   È lì  che ti aspetta.  E tu che fai?

Non ci vuoi andare.   Hai tutto, capisci tutto.   Tu lo possiedi  Dio,  tu lo decidi,  tu lo giudichi,  tu lo verifichi.  Tu sei il raffinato, il gustoso, il prelibato.  Non Dio.   E lo rifiuti.  E non ci vai.

Vai da un’altra parte.  Non ti interessa, non ti fa comodo, non ti conviene,  non ti riguarda.  Non c’entra Dio con la tua vita.   Gli giri le spalle, lo eviti, lo scansi.  Sei indifferente.  Per te non vale niente.

Lo insulti e lo offendi.  È un ostacolo,  è un intralcio, è un fastidio, al tuo potere.   È un oltraggio alla tua divinità.   E lo  elimini.

E   rifiuti,  scansi,  elimini,  te solo.   Il Regno di Dio  rimane.   E la festa non finisce.     Dio la vuole condividere, con tutti.   Manda i suoi servi per le strade a invitare  tutti,   sofferenti,  mendicanti,   poveri.   Se ti riconosci povero, mendicante, sofferente, mancante,  sei aperto a Dio.

Ci vai,  alla festa.  Entri nella festa.  Entri nell’amore  del Padre per il Figlio.  Entri nella gioia del Padre per il Figlio.  Puoi gustare la gioia di Dio.

La gioia che ti fa sobbalzare il cuore,  danzare il cuore,  cantare il cuore.  La gioia che fa battere il cuore,  tanto, da uscire per incontrarsi con l’altro cuore.

Il battito del cuore è la risposta di amore, all’amore di Dio.   Ecco, entrare alla festa, è rispondere all’amore di Dio.

Questa è la veste nuziale.  È vestirsi del suo amore, per amarlo con il suo amore.  È vestirsi della sua gioia, per cantare e danzare la sua gioia.

Senza quella veste, senza l’amore per Dio,  non si può stare alla festa.  Non sei dentro, sei fuori. Ti sei messo fuori da solo.

È Gesù che ti da la veste  bianca.

È lui la veste bianca.

È lui la risposta di amore  al Padre.

Rivestiti di lui.

 

 

 

 

La vigna del Signore

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In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: Avranno rispetto per mio figlio!. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo». E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi? Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».

 

 

Il tuo pezzetto di terra.  Quello che sei,  quello che hai,  quelli con cui stai.   Ti è stato dato,  prestato, affittato.   Per coltivarlo, per dare i frutti.  I frutti di Dio.   È la terra di Dio.  È il Regno di Dio.

Ma tu lo hai fatto tuo.  Ti sei fatto padrone, ti sei fatto re, ti sei fatto Dio.   Lo vuoi avere, possedere.   Da solo. Tutto.

Lo hai fatto di tua proprietà,  di tuo dominio, tuo e basta.   Nessuno ti deve disturbare. Nessuno ti deve ostacolare.  Nessuno lo deve volere,  nessuno lo deve chiedere. Neppure il padrone,  neppure Dio.

E così  lo elimini.  Lo fai fuori.   Lo annulli  dalla tua vita,  dal tuo cuore.   Lo neghi,         lo cancelli,   lo scarti.  Scarti Dio, perché non è tuo.

Quando viene Dio  e ti manda i suoi  inviati, non li vuoi.  Li distruggi,  li calpesti, li uccidi. Sono d’inciampo,  sono di ostacolo al tuo regno.  Ti ricordano che non è il tuo.  Ti ricordano Dio.

Allora il Padre manda il Figlio suo.  Ma tu non hai limiti.  Anzi, proprio lui, vuoi eliminare. Perché è l’erede.  Colpisci al cuore,  Dio.  Così avrai tutto quello che è suo.  Tutto sarà tuo.  Più di prima.

Hai abbandonato Dio,  hai scartato il Figlio di Dio.  Il tuo terreno  lo hai avvelenato con la tua invidia.  Lo hai bruciato con la tua rabbia.  Lo ha inaridito con la tua indifferenza.  E non da più frutto.  Non può più dare frutto.

L’uva,  per cui è stato preparato, non c’è.  Ci sono solo acini acerbi, aciduli, acidi, secchi.  Frutti morti.   La vigna l’hai calpestata,  è diventata un deserto.  Ci sono cresciuti   i rovi e  i muri.   Hai calpestato la vigna di Dio.   Il Regno di Dio.

La pietra scartata,   il Figlio di Dio scartato,  è diventata testata d’angolo.   E’  la pietra  angolare,  su cui puoi ricostruire la casa, che ti permette di ricostruire la casa.  La tua vera casa.

Ti permette  di  ritrovare  il fratello scartato,  la parte di te scartata,  il tuo cuore scartato. E la tua terra.

E i frutti di Dio.

 

 

 

 

 

Chi, dei due?

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In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna. Ed egli rispose: Non ne ho voglia. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: Sì, signore. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».

 

 

Il cuore conta.  Se c’è il cuore, c’è l’amore.  Se c’è l’amore, ci sono i fatti.   Sempre.  Sono i suoi raggi.

Dio Padre chiama anche te, come figlio.   Dice anche  a te di  andare a lavorare nella sua vigna.   Tu che fai?

Come il primo figlio.   Prima, subito, gli dici di no.   Non ti va,  non hai voglia.   Non ti fa comodo, non ti riguarda, non ti interessa.  Non è roba tua.  Ma sei suo figlio, e lui è tuo Padre.

Il Padre ti sta nel cuore.  Non puoi fare a meno del tuo cuore.  Non puoi fare a meno di Lui.  L’amore ti porta.

Stavi andando via,  torni indietro,  cambi direzione.  Ritorni da lui.  E fai quello che ti chiede,  perché lo senti tuo,   è in te,  è per te.  Fai quello che ha preparato per te,  ha pensato per te.  Per salvare te.

Come il secondo figlio.   Prima, subito,  dici di si.  Lo chiami signore.  Perché non è per te, un padre. È un padrone.  Dici di si al comando, alla regola, alla legge.

Fai il figlio, non sei il figlio.  Fai la parte del figlio, perfetto.  Di fuori.  Dici di si. Di fuori. Con la bocca,  non con il cuore.   Hai  il Padre sulla bocca,  non lo hai nel cuore.

E non vai,  e non fai.   Perché ti sembra di aver fatto tutto.  Per te fare, è dire.   Ti fermi,  al dire.  Ti riempi,  di dire.

Con quel  si,  nascondi  quello che fai.  Non si vede quello che fai.   Giustifichi quello che fai.    Un sì falso.  Un sì ipocrita, che offende il Padre.  Che tradisce il Padre e anche te stesso.

E non cambi.  E non  torni indietro.  Perché non c’è amore.  Perché non ti porta l’amore.  Non ti fai portare dall’amore, verso il Padre.

Con quel si,  ti senti arrivato.  Non hai bisogno di essere salvato.  Il tuo Dio è la forma, la regola, l’apparenza. E fai diventare anche l’amore, forma, regola e apparenza.

Sei incastrato, sei imprigionato, sei incatenato.  Hai bisogno di un Dio che ti salvi, che ti liberi.

Solo Gesù lo può fare.  Lui è il Figlio di Dio.   Lui solo  conosce il Padre.

Lui solo  può riportarti da lui.

 

 

 

 

 

La bontà di Dio

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?. Gli risposero: Perché nessuno ci ha presi a giornata. Ed egli disse loro: Andate anche voi nella vigna. Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: Chiama i lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

 

 

Escludi gli altri.  A volte, escludi gli altri.  Perché non sono, come te.  Perché non fanno quello  che tu vuoi.  Perché non sono  come tu vuoi.   Perché non sono,  te.

Li tagli con il tuo giudizio.   Li diminuisci con il tuo giudizio.   Li umili, per il tuo giudizio. Li metti in ultimo,   alla fine,  in fondo.

Tu  sei il primo, ti senti il primo. Quello che ha fatto di più, che è di più, che merita di più.  E ti metti davanti a Dio,  a chiedere di essere pagato,  di essere compensato,  di essere misurato.

Non è amore.  Non sei in Dio.  Non capisci Dio.  Non capisci l’amore.  Il suo amore.

L’amore non misura,  non esclude,  non divide.  Non giudica,  non separa,  non umilia. Non calcola.  L’amore di Dio comprende tutti,  non lascia nessuno.

Chi lo sente  gratis,   chi lo vive gratis,  chi lo riceve senza misurarlo,  chi lo prova  senza meritarlo,   quello è colui  che è più vicino a Dio,   è in Dio.    È il primo.

Chi ha   l’in-vidia,   non-vede,   non lo vede, l’amore di Dio.  Non lo prova.  Non lo sente.   Non lo vuole vedere,   non lo vuole sentire.  Perché non gli appartiene.   Perché non è suo.   Perché  non è  lui.

Non è in Dio.   Quindi è l’ultimo.

 

 

 

 

 

 

La croce gloriosa

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In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».

 

 

 

 

Che cosa ti salva?  Chi ti salva?

È la croce che ti salva.   È il Figlio di Dio,  su quella croce, che ti salva.    Che ti leva,  che ti ripulisce, che ti guarisce  da tutto il veleno che hai dentro.  Da quello degli altri e da quello tutto tuo.

Guarda quella croce. Guarda lui,  credi  in lui,  e quel veleno si scioglie, sparisce, svanisce.  E non ti fa più morire.

È la croce che ti salva.  Quando ti senti perduto, smarrito, finito,  guarda quella croce.  Guarda  il Figlio di Dio.   Li, su quella croce,  ha preso su di sé,  il tuo dolore, la tua caduta,  la tua ferita.

Mettila su quella croce e sarà guarita, superata, glorificata.  E diventerà  vita, per te e per gli altri.

È la croce che ti salva.  È la croce dell’amore del Padre del Figlio, per te.  Su quella croce è stato innalzato l’amore di un Dio, per te.  Su quella croce l’amore ha trionfato sulla morte, per te.  Quello è lo stemma, lo stendardo, l’insegna, dell’amore di Dio per te.

Il tuo giudizio, il tuo timore, il tuo terrore, mettilo su quella croce, per farlo diventare amore per lui,  per te,  e per gli altri.

È la croce che ti salva.  Lì il Figlio di Dio ti aspetta, con le braccia aperte e il cuore spalancato.

La croce è l’abbraccio di Dio.  Abbraccia quella croce e rispondi all’abbraccio di Dio.

Il tuo cuore sul suo.  Per farlo battere insieme al suo.  Allora entrerai  nel suo cuore,  nella sua gioia,  nella sua gloria.

Nella sua vita.  Nella vita eterna.

 

 

 

 

 

Riuniti nel mio nome

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:  «Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano.  In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo. In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

 

 

Che c’entro io?  Perché ci devo parlare?  È sua la colpa!   È meglio lasciare stare. Tanto non mi ascolta

Non sei da solo.  Quando c’è Dio,  ti escono le parole per l’altro.  Ti vengono fuori da sole,  te le suggerisce lui.  Quando c’è Dio,   sopra a tutto, prima di tutto, dentro a tutto,  la divisione,  non c’è più.

Non c’è più il motivo,  il perché,  il quando,  il dove,  c’è solo l’altro e il suo cuore ferito. E  il tuo cuore ferito,  dalla sua ferita.

Quando c’è Dio, la frattura con l’altro,  si scioglie, svanisce, scompare.  Non c’è più.

Ecco questo è il perdono.   Non è chiedere scusa.   Perdono è immergere  tutto,   anche il rapporto con l’altro,   nell’amore di Dio.   Non ci sei più tu e lui da soli,  c’è la Trinità.   È Dio,  è la Trinità che  unisce,  che guarisce,  che perdona .  Non sei tu.  Tu dici di si. Tu ci stai.  Tu approvi. Tu ti  fidi.  E la Trinità guarisce.

Non sei da solo.  Non stare da solo.  Unito a  due o tre   fratelli,    chiedi  al Padre.   Allora viene,  e  ti ascolta.

Uniti,  non nel nome di qualche altro. Ma solo nel nome di Gesù. Allora viene il Figlio di Dio.

Viene e ti porta l’amore del Padre.  L’amore che lui ha per il Padre.  Se lo vivi con lui  e come lui,   solo allora il tuo amore per il fratello sarà vero.

Viene e ti porta  l’unione del Padre.  L’unione che c’è tra lui e il Padre.  Se lo vivi con lui e in  lui,  solo allora l’unione con il fratello,  sarà vera.   Sarà  comunione.

E lo riconosci dagli occhi di chi vi guarda.

Attirati,  incantati,  amati,  chiamati.

Illuminati  dalla presenza di  Dio.

 

 

 

 

 

Trovare la vita

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In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno.  Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!». Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.  Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?  Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni».

 

 

Altro che perdere.     Ci stai attaccato,  alla tua  vita.   Aggrappato,  appiccicato,  fuso.  Come una cosa, solo tua.  Come una proprietà, solo tua.  Che non c’entra  con gli altri. Guai a chi te la leva,  guai a chi te la tocca,  guai a chi te la rovina.   Pensi di averla messa al sicuro,  tu.  Di averla salvata,  tu.  Incastrato nelle tue convinzioni,  imprigionato dalle convenienze,  nascosto dalle apparenze.

Poi arriva la croce.  E  ti si stacca, ti si sgretola, ti si frantuma tra le mani.  Tu stesso ti senti frantumare, sgretolare, schiacciare.  E non la ritrovi più la tua vita.  E rimani senza.      E la perdi.   Perché hai pensato secondo il mondo.  Hai seguito il mondo.

Segui Gesù.  Fai come lui.  Non pensare secondo te,  pensa secondo Dio, secondo il Padre.  Fai la volontà del Padre,  non la tua.  Ama la volontà del Padre  più della tua,  più di te stesso.  Vai sulle strade del Padre, non sulle tue.

Quando arriva la croce, non avere paura.  Fai come lui. Prendila, alzala, portala con lui.  Lascia morire sulla croce ciò che ti lega, ti pesa, ti inchioda.

Portala al Padre.  Scegli il Padre, nonostante la croce.  Ama il Padre, sulla croce.  Per risorgere con Gesù e  in Gesù,  tra le braccia del Padre.

Allora scoprirai   la vita,  al cubo.   Una vita che non osavi neppure sognare,  non osavi neppure sperare.  Una vita al di là dei tuoi sogni.   Perché è in Dio.  E’ la tua vita in Dio.     È divina. È eterna.   È sacra.  Consacrata a lui.  Santificata in lui.  Una vita  nella Trinità.

L’hai trovata.

E nessuno te la potrà mai levare.

 

 

 

 

 

Il Figlio del Dio vivente

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In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».  Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».  E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».  Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.

 

 

Anche per te, Gesù è veramente, il Figlio del Dio Vivente?    Anche per te è veramente il Figlio del Dio Vivente, presente ancora qui, con te, in quella chiesa, in quel tabernacolo, in quell’ostia consacrata?

È facile pensarlo. È facile dirlo. È facile ripeterlo.  Ma tu, lo senti veramente? Con il cuore, con tutto te stesso?

Perché, se lo senti veramente, se ci credi veramente,  non ce la fai a stare fermo.  Non ce la fai a stare seduto.  Ti alzi,  e corri da lui.

Vai da lui, stai con lui.  Stai vicino a  lui.  Non lo lasci più.  Ci parli, gli chiedi, gli racconti.      Il Dio Vivente, ti vede, ti sente, ti ama. Ti attende.

Vai da lui,  stai con lui,  perché è il tuo Creatore.  È Dio . Il Tutto, l’Immenso, l’Infinito, l’Assoluto, l’Eterno. Il Principio e la Fine di tutte le cose.   E tu sei in lui.  E tu fai parte di lui.  E tu non puoi fare a meno di lui.

Se ci credi veramente,  il tuo cuore si riempie di quel Tutto e trabocca di gioia.

Se ci credi veramente,   tutto il resto diventa piccolo, secondario, non più necessario.

Se ci credi veramente,   senti che non viene da te.  Non è cosa tua. Viene dal Padre, viene da Dio.  Solo lui te lo può dare.  Solo lui ti può dire chi  è Gesù.  È il Figlio di Dio, di Dio che è il Vivente.

Chi è Gesù,  non sei tu  che lo proclami,  è il Padre che lo proclama in te, con te, attraverso di te. Che lo fa sentire attraverso di te.  Che lo fa  passare attraverso di te.

Ora che lo sai,   vai da Pietro,  che ha le chiavi del Regno dei cieli.  Per farti aprire il Regno dei cieli.   Per legarti a Gesù qui sulla terra, e nei cieli.

E vivere sempre,  con il Dio Vivente,  qui sulla terra, e nei cieli.

 

 

 

 

 

Le briciole

cananea_allori_lavorataPS (1)In quel tempo, partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne. Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola.  Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele».  Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».  Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.

 

 

Basta una briciola. Se è del pane di Dio. Se è di Dio. Basta una briciola per sfamarti. Per guarirti, per salvarti.

Una briciola, piccola, dispersa, dimenticata, nasconde in sé il segreto della piccolezza, dell’umiltà, della povertà, della tenerezza di Dio.

Una briciola piccola,  gettata, negata, disprezzata, calpestata, schiacciata, nasconde in sé il segreto del rifiuto, dell’umiliazione, della passione di Gesù, del tesoro nascosto.

Una briciola che cade dalla mensa di Dio. Una briciola del pane di Dio. Una briciola di eucarestia.

In ginocchio, prostrata davanti a Dio, aspetti che dall’alto, scenda quella briciola. Con il cuore attento, con il cuore sicuro, con il cuore felice.

Verrà, ti nutrirà e sarai guarita. E sarai salvata.

E anche tu diventerai una briciola per gli altri.

Una briciola di Dio.

 

 

 

 

Assunta in cielo

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In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.  Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.  Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Allora Maria disse:  «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre».  Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

 

 

Maria è parte di Gesù.  È  anche il corpo  che lo ha accolto, che lo ha nutrito, che lo ha partorito.

Con Gesù ha vissuto tutto.  Con  lui vivrà tutto.  Come Gesù è stato assunto in cielo e glorificato,  così anche lei, con il corpo,   è  assunta in cielo.

Come con Elisabetta,  viene da te.   A casa tua.   Per aiutarti, per starti vicino.  Viene come madre. Come tua madre. Viene con il Figlio.  A portarti il Figlio.  A donarti il Figlio.

È lì al tuo fianco.   Ascolta la sua voce.   E trasalirai.  E sussulterai. E gioirai.

È lì al tuo fianco.   Ha tante cose da dirti.

È lì al tuo fianco e ha tante cose da darti.

È lì al tuo fianco.  Per insegnarti a dire di si.  A lasciare che avvenga in te quello che ti chiede il Padre.  A  fare la volontà di Dio.  A diventare opera di Dio. Un’opera d’arte di Dio.

Un Magnificat vivente.