Servo malvagio.

In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.   Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».

 

 

“Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché mi hai pregato.  Non dovevi anche tu avere pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”

La pietà,  è di Dio.   Viene da Dio.   È Dio.     Solo lui ce l’ha.   Solo lui te la da.     La pietà.

E tu,   hai pietà ?

 

Un tale.       Il tale sei tu.  Sei anche tu.  Sei proprio tu.    Davanti a Dio.

Gli doveva diecimila talenti.        Ti sei fatto il Signore,  tu.    Il Signore di Dio.  Il Signore dell’altro.      Ti sei fatto il padrone tu, di Dio.   Il padrone dell’altro.

Gli doveva diecimila talenti.          Ti sei messo sotto i piedi,  Dio.    Hai calpestato Dio.   Ti sei messo sotto i piedi l’altro.  Hai calpestato l’altro.     Il debito ce l’hai tu.   Con Dio.

Non era in grado di restituire.       Quel debito tu,  manco lo vedi.  Manco lo pensi. Manco lo sai.     Manco ci sta,  per te.    Figurati restituire.

Lo supplicava.      Lo supplichi con la voce.   Non con il cuore.  Non ci sta il cuore.  Non ci metti il cuore.    Non hai più cuore.

Ebbe compassione.      Ma Dio,  il cuore ce lo mette.   Dio il cuore ce l’ha.  Il cuore di Dio,  ci sta.     E ci sta la pietà.   La pietà di Dio.

Gli condonò il debito.         Il tuo debito,  te lo condona.      Te lo dona, con te.      Te lo perdona.     Te lo dona,  per te.

 

Trovò uno.        Ecco uno come te.  Ecco uno per te.     Così lo vedi,   se la pietà  sta in te.

Lo prese per il collo.         Ci sta la rabbia.   Ti prende la rabbia. Ti porta la rabbia.   È rabbia.     Altro che pietà.

Lo prese per il collo.         Conta di più la rabbia. Di lui.    Vince la rabbia. Su di lui.  Hai scelto la rabbia.   Non lui.

Lo prese per il collo.         Ti sei preso per il collo,  tu.      La rabbia,  ti tiene per il collo.   Ti stringe al collo.        E non ti lascia più.

Lo soffocava.       Hai soffocato la pietà di Dio. In te.    Hai soffocato il cuore di Dio. In te.     Hai soffocato Dio.  In te.

 

 

Servo malvagio.      Ci sta il male, in te.    Comanda il male.    Fai quello che vuole il male.    Fai,  quello che fa il male.    Fai male.

Non dovevi anche tu avere pietà.       La pietà te l’ha data.    Per darla a un altro. Per passarla a un altro.        Per perdonare.   Per donare a un altro.

Così come io ho avuto pietà di te.       Non hai fatto passare,  la pietà di Dio.  Non hai fatto passare,  il cuore di Dio.     Non hai fatto passare Dio.    Hai tradito Dio. Un’altra volta.

 

Il Padre mio celeste.        Se ci metti il cuore.   Se lo preghi con il cuore.   Lo senti il suo cuore.  Che è un cuore di Padre.       E lo ami come un figlio.

Ciascuno il proprio fratello.      Se ci metti il cuore.    Lo senti che nel suo cuore.  Ci sta l’altro.   Ci sta pure l’altro.  Con te.       E lo ami come un fratello.

E ce la fai,   a perdonare.

 

 

 

 

 

 

La Pentecoste

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

 

“Detto questo, soffiò e disse loro: “Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati.”

E tu,   lo ricevi  lo Spirito Santo ?

 

Con Gesù.

Gesù ce l’ha,  lo Spirito Santo.      In Gesù sta, lo Spirito Santo.     Gesù te lo dà, lo Spirito Santo.

 

Erano chiuse le porte.        Stai lì,  chiuso.    Stai lì, nascosto.  Stai lì, riposto.   Stai lì, deposto.     E non ci sei.

Per timore.        Stai lì, nella paura.  Stai lì, con la paura.    Con la paura di fare. Con la paura di dire.    E non dici. E non fai.     E non ci sei.

 

Soffiò.       Lo Spirito Santo è  lo Spirito di Dio.    È lo Spirito del Padre.  E lo Spirito del Figlio.      È lo Spirito fatto persona.  È lo Spirito in persona.    È la terza Persona della Trinità.

Soffiò.    Viene dal Padre. E viene dal Figlio.     È il soffio del Padre.  E il soffio del Figlio.

 

Ricevete lo Spirito Santo.       Lo devi ricevere,  lo Spirito Santo.    Gli devi fare posto.  Gli devi dare posto.    Gli devi dare il suo posto.    Dentro di te.

Ricevete lo Spirito Santo.       Lo fai parlare, lo Spirito Santo.     Fai parlare lui, al tuo posto.  Lasci parlare lui.      Lo sa lui.  Cosa dire.

Ricevete lo Spirito Santo.        Lo fai fare, lo Spirito Santo.    Fai fare a lui.  Lasci fare lui.  Lo fai fare.  Ti fai fare.     Lo sa lui. Cosa fare.

Ricevete lo Spirito Santo.        È lui,  il fuoco.   Non sei tu.     Che ti fa ardere il cuore.  Che ti incendia.  Che ti brucia.  Che ti spalanca il cuore.     E non ce la fai più a stare chiuso.    Ed esci fuori.

Ricevete lo Spirito Santo.        È lui,  la luce.  Non sei tu.    Che ti fa vedere la verità.   E la sai la verità.    E la dici la verità.  E la urli la verità.   E la gridi la verità.      La verità di Dio.

 

A coloro a cui perdonerete i peccati.        È lo Spirito Santo,  che perdona.    Non sei tu.  È  il Padre nello Spirito  che perdona.   È il Figlio nello Spirito che perdona.   Non sei tu.

A coloro a cui perdonerete peccati.        Tu lo porti.  Tu lo passi.  Tu lo invochi.    E viene. E porta il Padre  e  il Figlio.      Anche sugli altri.  Anche negli altri.

 

Ed è Pentecoste.    Anche per loro.

 

 

 

 

 

 

 

Il fariseo e il pubblicano

In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:  «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.  Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”.
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.  Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

 

 

“Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “o Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri, e neppure come questo pubblicano”.                                             E tu,    come ci stai,  nel tempio ?

 

Non ci sei.

Manco ci vai   al tempio.    Manco ci stai nel tempio.   Per te non ci sta il tempio.  Hai fatto fuori il tempio.  Non ci deve stare il tempio.     E stai fuori.

E non ci devono andare, manco gli altri.  Non ci devono stare, manco gli altri.  Non ci fai entrare, manco gli altri.     E li fai fuori. E li tieni fuori.  E li butti fuori.    Come te.

Pure a Dio,  lo hai deposto.  Lo hai nascosto. Lo hai riposto  da una parte. Nel suo tempio. E ti sei messo tu,  al centro.   E ti sei messo tu,  davanti.   E ti sei messo tu,  a capo.  Del tempio. E pure di Dio.   Ma non sei Dio.   Dio  non si può levare.    Sei tu, che ti sei buttato fuori. Che ti sei fatto fuori.   E sei fuori.   Dal tempio e da Dio.      Ancora. Ora. Per sempre.

 

 

Ci stai.

Davanti a Dio,  ci stai.   Davanti a Dio, ci vai.     Dove ti metti, davanti a Dio?   Come ti metti, davanti a Dio?    Come ci stai,  davanti a Dio?

 

Il fariseo stando in piedi    . Come il fariseo.    Stai in piedi.  Davanti a Dio.   Non ti pieghi. Davanti a Dio.    Stai allo stesso livello di Dio.   Stai pari a Dio.  Ti fai pari a Dio.  Sei pari a Dio.  Sei Dio.

O Dio ti ringrazio.     Non chiedi niente a Dio.   Non ti serve niente. Non vuoi niente.  Hai già tutto.   Che lo preghi a fare?

Non sono come gli altri uomini.     Ti sei giudicato da solo.   Ti sei fatto giusto  da solo.  Lo hai deciso tu,   che sei giusto.   Al posto di Dio.   Ti sei fatto Dio.

Ladri.       Il ladro sei tu.    Hai rubato il posto a Dio.   Hai rubato il giudizio di Dio. Hai rubato la gloria di Dio.   E l’hai fatta tua. L’hai fatta per te. E la tieni per te.    E ti glorifichi da solo. Tu solo.  Non Dio.

Ingiusti.     L’ingiusto sei tu.   Ti sei preso la giustizia di Dio.  Hai strappato la giustizia a Dio. E l’hai fatta tua. E l’hai fatta per te. E la tieni per te.   E ti fai giusto tu.   Non Dio.

Adulteri.     L’adultero sei tu.    Hai tradito il tuo Dio.   Lo hai lasciato.  Lo hai abbandonato.. E ti sei dato un altro Dio.  E stai con un altro Dio.   Ti sei prostituito a  un altro Dio.  Hai ripudiato il tuo Dio.

E neppure come questo pubblicano.     Non sei come lui.   Non sei peccatore.  Non hai peccato.   Non lo riconosci il tuo peccato.  Non ci sta il tuo peccato.  Non ci sta il peccato.  Di che,  chiedi perdono?       E non ci sta il perdono.

 

Il pubblicano fermatosi a distanza.      Come il pubblicano.    Prendi la distanza.   Ci metti la distanza, tra te e Dio.    Perché ci sta la distanza, tra te e Dio.  Non sei uguale a Dio.  Non sei Dio.

Non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo.    Gli occhi bassi. Gli occhi in basso.  Piegati davanti a Dio.   Prostrati davanti a Dio.    Inchinati  davanti a Dio.

Si batteva il petto.       La mano sul cuore.   Ci mette il cuore. Batte sul cuore.  Fa battere il cuore.    Ci sta il cuore.

O Dio abbi pietà.      Lo riconosci che lui è Dio.   Solo lui è Dio.   E tu sei misero. Piccolo. Povero. Semplice. Umile.   Davanti a lui.

O Dio abbi pietà.     Lo riconosci che è lui, il centro.  Non sei tu.   Che è lui il primo. Non sei tu.   Che è lui il tutto.  Non sei tu.

Di me peccatore.     Lo riconosci il tuo peccato.    Che hai negato Dio.  Che hai rinnegato Dio.    Che lo hai rifiutato.  Che lo hai tradito.    Che lo hai umiliato.

 

A differenza dell’altro.      L’altro  non lo ha chiesto il perdono.    Non gli serve. Non lo vuole. Non ci vuole.   Non gli importa. Non c’entra.  Non ci sta.     E non ci sta il perdono.

Tornò a casa giustificato.    Questo lo ha chiesto,  il perdono.  Gli serve. Lo vuole. Ci vuole. Gli importa.  C’entra. Ci sta.      E ci sta il perdono.

 

Ecco come preghi.

 

 

 

 

 

L’adultera

In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.
Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.   Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.
Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

 

 

“Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio.   Ora Mosè nella legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?”    Dicevano questo per metterlo alla prova  e per avere motivo di accusarlo.                                                   E tu,    davanti a chi,   stai in ginocchio ?

 

A loro.

Ti prendono,  loro.      Ti gettano loro,  per terra.    Ti trattano  come uno straccio.  Ti usano come uno straccio.      E ti pestano. E ti calpestano.    Per calpestare Gesù.   Altro che perdono.

E ti tirano,  la  pietra.    E ti scagliano la loro pietra.   Il loro cuore di pietra.    Sono loro,  la pietra.    Che ti viene addosso.    A te.  E a Gesù.

È Gesù,   che vogliono colpire.   È Gesù,  che vogliono levare.   Come hanno levato Dio. Hanno lasciato Dio.   Hanno abbandonato Dio.      E si sono dati  a un altro dio.   Sono andati da un altro dio.     Stanno con un altro.  Che non è Dio.    Sono loro,  gli adulteri.   Quelli veri.

 

 

A Gesù.

Stai davanti a Gesù.    Gesù è Dio.    Dio è quello che conta.    Il cuore di Gesù, conta.  Il cuore di Dio,  conta.    Non loro.

 

Gli condussero una donna sorpresa in adulterio.         Sei andato a prendere una adultera.  Per mettere in crisi Gesù.    Perché?    Perché l’adultera,  sei tu.      Sei tu,  che ti sei prostituito,  a un altro dio.   Sei tu,  che hai tradito il tuo Dio.   Sei tu,  che ti sei dato a un altro.   Che non è dio.

La posero in mezzo.       Lo porti al tempio.    Lo metti in mezzo al tempio,   il tuo tradimento.    Perché di quello si tratta.     È quello il centro.  È quello il punto.   Di cui    si deve parlare.

Mosé ci ha comandato di lapidare donne come questa.       Se segui la legge.  Ti devi lapidare da solo.    Ti devi fare fuori da solo.       Perché tradire Dio,   è molto peggio.     È molto più grave.  Di tradire un uomo.

Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere per terra.      Gesù scrive.   Scrive sul tuo cuore.  Mette il suo dito,  sul tuo cuore.     E ci scrive.  E ci stampa.  E ci imprime,  il suo volto.  È lui, la nuova legge.    È il suo cuore,  la nuova legge.    E non è più legge.    È cuore.   Il cuore di Dio.

 

Chi di voi è senza peccato.     Guarda dentro di te.   Guarda il tuo peccato.    Assomigli  a lei.   Sei come lei.   Sei lei.

Chi di voi è senza peccato.      Sei pieno di gemme,  del tuo amante.   Sei adornato di gemme,  del tuo amante.   Sei ricoperto di gemme,  del tuo amante.   Che ti ha portato via  da Dio.

Getti per primo la pietra contro di lei.    Quelle gemme,  devi gettare.   Quelle gemme, devi strappare.    Quelle gemme,  devono cadere,  per terra.    Insieme al tuo peccato.

Getti per primo la pietra contro di lei.      E anche la pietra,  che avevi in mano,   ti cade. Cade per terra.  Cade da sola.   Insieme al tuo peccato.   E cade anche la pietra dal tuo cuore.    E non è più di pietra.

 

Donna dove sono? Nessuno ti ha condannato?        Se ne sono andati.    Davanti al loro peccato.  Davanti al tuo peccato.     Non lo sanno affrontare. Il loro peccato e il tuo.  Non lo possono affrontare,  il loro peccato e il tuo.     Solo Dio,  lo può fare.

Neanche io ti condanno.    Io che sono Dio,  io che posso farlo.    Non ti condanno. Capisco il tuo cuore.   Mi prendo cura del tuo cuore.    Conta il tuo cuore.    Più del tuo peccato.

Va e d’ora in poi non peccare più.        Ma d’ora in poi,  non ci cascare più .  Non ti far prendere più.  Non ti fare incastrare più.     Dal male.

Va e d’ora in poi non peccare più.        Non lasciare più, il tuo Dio.  Non lo abbandonare. Non lo tradire.   Non lo sostituire, con il male.     Non fare prendere il suo posto, al male.  Non ci mettere al suo posto,  il male.       Non ti fare  più male.

 

Ecco   il perdono di Dio.

 

 

 

 

 

 

Il perdono

In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.  Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.  Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello»

 

 

Allora il servo  prostrato a terra  , lo supplicava dicendo:   “ Abbi pazienza con me,   e ti restituirò ogni cosa”.      Il padrone ebbe compassione di quel servo,  lo lasciò andare e   gli condono il debito.            E tu,    lo chiedi  il perdono ?

 

Non ci pensi proprio.

Non lo chiedi proprio.  Il perdono.     Non ci sta proprio. Non esiste proprio.    Non ti serve. Non lo vuoi.   Non ce l’hai.       Figurati  se lo dai.

Lo chiedi per finta.    Lo fai per finta.   Per farlo vedere. Per farti vedere.   E lo dai per finta.

E non lo chiedi a Dio.     Te lo sei aggiustato tu,  il debito con lui.    Te lo sei condonato tu.    Te lo sei levato tu. Te lo sei cancellato tu.     E hai cancellato pure Dio.   Così non te lo richiede più.   E non ti condanna più.      Ma ti sei condannato  tu.   Da solo.

 

Lo chiedi a Dio.

Ce lo sai  che hai un debito,  con Dio.   Lo riconosci  il tuo debito,  a Dio.     E vai da lui.

Non era in grado di restituirlo.         Non ce la fai a colmarlo.    Non ce la fai  a ripararlo.  Non ce la fai a ripagarlo.     Lo hai fatto  a Dio.

Prostrato a terra.       E ti inginocchi davanti a Dio.    E ti abbassi davanti a Dio.    E ti getti ai piedi di Dio.       Lo riconosci  che è Dio.

lo supplicava.    E lo invochi. Lo supplichi.  Con il cuore. Con tutto il cuore. Ci metti il cuore.

il padrone ebbe compassione.      Il tuo cuore ha toccato il cuore di Dio.    E ha pietà  di te.

e gli condonò il debito.       E ti dona.  E ti condona.   E ti perdona.  Il tuo debito.      E  non  ci sta più.  E non ti pesa più.     E non te lo chiede più.

 

Appena uscito trovò uno che  gli doveva 100 denari.      Sei tanto felice.  Sei troppo felice. Hai incontrato Dio.    Il tuo debito te lo ha levato Dio.      E non lo vedi più,  il debito del tuo fratello.  E non ci sta più.  E non conta più.    Neppure il suo.

Prostrato a terra, lo pregava.      Ti supplica  come hai fatto tu,  con Dio.     Ti prega  come hai fatto tu,   con Dio.    E lo perdoni come ha fatto Dio,  con te.     E gli condoni  quello che ti ha condonato Dio,   a te.

Abbi pietà di me e ti restituirò.          Non serve più.  Che te lo ridà.     Te lo ha dato Dio.      Ti ha colmato Dio.     Sei pieno di Dio. Sei colmo di Dio.   Ti basta Dio.

 

E ti stacchi  da quel debito.  Lo lasci andare.     Lo passi a Dio.  Lo metti nelle mani di Dio.  Lui,  lo conosce il suo cuore.      Lui sa che fare.  Lascia fare a Dio.  Ci pensa Dio.

E ce la fai a perdonare.                                                                                                       Con il cuore di Dio.

 

 

 

 

 

 

L’adultera

In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.  Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.  Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.  Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

 

 

Chi di voi  è senza peccato,    getti per primo  la pietra,  contro di lei.                                    E tu,   chi sei ?

 

Il   fariseo.

Ti senti  senza peccato.    Il peccato non ti riguarda.  Non ti tocca.   Non ti appartiene.    Non c’entra  con te.

Il peccato,  lo vedi negli altri.    Lo metti negli altri.   Lo lanci agli altri.   Lo tiri agli altri.    Come una pietra.        È il tuo cuore di pietra  che scagli.  Via da te.    Sugli altri.

 

L’  adultera.

Sei nel peccato.    Hai tradito  il tuo Dio.    Ti sei prostituito.  Ti sei venduto,  ad altri dei.     La pietra,  ce l’hai già nel cuore.   Lastricato di pietra.

Gesù è davanti a te.     E scrive sulla pietra del tuo cuore.    Ci scrive le parole del Padre.    Le imprime, le incide, in te.    Ci mette il suo sigillo,  nel tuo cuore.     E non è più pietra.

Non ti ha condannato.     Ti ha guardato.  Ti ha cambiato. Ti ha riparato.   Ti ha salvato.        E tu,  non lo tradisci più.     Non ci caschi più.  Non pecchi più.                                                                                                                                                                                                Perché ora  c’è Dio,   nel tuo cuore.

 

Ecco    la conversione.                                                                                                              Ecco   la confessione.

 

 

 

 

 

 

Il figliol prodigo

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».  Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

 

 

E tu,    quale dei due figli,   sei ?

Il maggiore.

Dio per te,  non è un padre.   È un padrone.      E tu,  non sei un figlio.   Sei un servo.           E gli ubbidisci.     È un obbligo.  È un dovere.  È una regola.        Non è amore.  Non è       per amore.

E aspetti,  la ricompensa.     La vuoi,  la ricompensa.   La pretendi,  la ricompensa.           Tu hai fatto, hai eseguito,   e vuoi in cambio qualcosa.    Ti deve pagare.  È un baratto.       È un ricatto.    Non è amore.

E stai fuori, rimani fuori,   per protesta.    Stai fuori dalla sua casa.   Non riesci ad entrare. E non riesci ancora ad entrare,   nell’amore di Dio.

 

Il minore.

Dio per te,  è un padre.     E tu,  sei un figlio.    Piccolo, debole, fragile.     E ti fai incantare, dalle false voci.   Ti fai accecare, dalle false luci.    Ti fai trascinare. Ti fai portare via, da lui. E ti getti nelle braccia degli altri.

E ti consumano il cuore. Ti svuotano il cuore, e le tasche.   Ti levano le forze.   E ti  gettano via. Ti buttano via.     E ti butti via,  anche tu.

E la senti,  la nostalgia.   E lo senti,  il rimpianto.     E lo senti il gemito,  del tuo cuore.  Che invoca,  che chiama, che reclama,   il Padre.      È il tuo cuore,   che si volta.   Che svolta. Che si alza. Che balza.   Che si lancia,  verso il Padre.

Dio ti aspetta,  a braccia aperte.    E ti getti,  tra le sue braccia.    E ti posi,  sul suo cuore. E ti immergi,  nel suo cuore.

 

Ti   eri perduto.                                                                                                                          E ti  ha ritrovato.

È la gioia del Padre.                                                                                                                 È  la festa,  del Paradiso.

Ecco,    la conversione.                                                                                                            Ecco,    la confessione.

 

 

 

 

 

 

Amate i vostri nemici

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:  «A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro. E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.  Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».

 

 

Amate i vostri nemici.    Fate del bene  a quelli che vi odiano.                                                 E tu,  lo fai ?

 

Non  ci stai.

Non li ami.   Non ce la fai.  Non puoi.   Il male che ti hanno fatto,  ti è finito in fondo al cuore. Ti si è incollato  nel cuore.    E non se ne vuole andare.

Il male che ti hanno fatto,   ti ha spezzato il cuore.   Ti ha cancellato il cuore.   Non lo senti più,  il cuore.    E non ce la fai più  ad amare.

 

C i stai.

Stai  dalla parte di Dio.    Solo lui,  è più grande del loro male.    Solo lui,  è più grande       del loro odio.

Stai dalla parte di Dio.    E il cuore non ti fa  più male.    E non ti tocca più,  il loro odio.

Stai dalla parte di Dio.   E senti solo, l’amore di Dio.   Ti riempi  del suo amore.  E ce la fai ad amare.

Stai dalla parte di Dio.    Guardi,  con gli occhi di Dio  .   E ami,  con il cuore di Dio.

 

E ce la fai,    a  perdonare.

 

 

 

 

 

 

Il perdono

454px-rembrandt_harmensz-_van_rijn_-_the_return_of_the_prodigal_son_-_detail_son  In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.  Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.  Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello»

 

 

 

E tu,    lo prendi per il collo,   il tuo fratello?

Sei li,  tirato.   Concentrato.  Puntato sui soldi  che ti deve dare.   Su quello che ha fatto.   Su quello che deve fare.    Su come gliela fai scontare.   Su come gliela fai pagare.      Sei solo tu e lui.   Senza Dio.

 

Dal Padre,  devi partire.    Dal Padre,  devi andare.    Nel suo cuore,  devi stare.   E  puoi sentire la tua colpa,  che si placa.      E puoi sentire  la rabbia,  che si scioglie.         Il nodo che si allenta.   Il muro che crolla.

 

Allora puoi tornare  dal tuo fratello.    Con il cuore nuovo.  Liberato. Lavato. Guarito. Sanato. Perdonato. Svuotato.    Non ci sta più l’odio.  Non c’è più il rancore.

Non la vedi più la colpa.   Vedi solo l’errore.    E ce la fai a passarci sopra.   E ce la fai    a perdonare.    E ce la fai a condonare.     Ogni volta.

 

Ecco     il   per- dono.

È donare,    quello che ti è stato dato.

 

 

 

 

 

 

 

 

Amate i vostri nemici

02-1 - Copia

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:  «Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle. Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

 

 

 

 

Se qualcuno,    ti fa del male.

 

Quel male,      ti  ferisce  il cuore.       Lo brucia,   lo rode,  lo corrode.    Lo buca.                       Non va via.

 

Non ci cascare.        Non lo fare,   anche tu.         Non lo  rifare.    Non  lo contraccambiare.    Non  cambia.   Non passa.       Ritorna  più forte.   Diventa  più grande.      E  non va via.

 

 

Mettilo,   nelle mani di Dio.    Nelle sue braccia.       Solo lui lo vince.   Solo lui lo può levare. Solo lui    ti può guarire.         Solo lui   ti può liberare.      E lo manda via.

 

E ti riempie   con il suo Amore.

Con quell’Amore,    puoi guardare,    il tuo nemico.

 

E scopri  che,

non è più,    un nemico.