Chi sono io per te?

«La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti».Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». 

 

Gesù chiede prima cosa pensa la gente, perché? Perché vuole che tu non pensi con la testa degli altri, della gente, della massa, della moda. Vuole che tu pensi con la tua testa, che tu cerchi di capire chi è Lui. Che tu scopri chi è Lui. Che tu proclami chi è Lui.

L’identità dell’altro serve per stabilire una relazione vera e positiva. Se non so chi è l’altro, come faccio ad amarlo? Come faccio a seguirlo? Come faccio a testimoniarlo?  Poiché Gesù vuole un rapporto vero, personale, profondo, chiede anche te: “Tu chi dici che io sia?” Chi sono io per te? Chi sono io per il tuo cuore, per la tua anima,  nella tua storia?

“Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio vivente!”. È la risposta di Pietro. Sei il Messia, l’inviato da Dio per salvare il mondo. Sei il Figlio di Dio, Dio stesso incarnato, la parte visibile del Dio invisibile.

Se per te Gesù è il Figlio di Dio venuto a salvarti, allora ha senso dare nelle sue mani la tua vita per salvarla.

Questo significa perderla. Perderla  dal tuo dominio, dalla tua assolutezza, dalla tua proprietà. Perdere una vita fatta solo di te, da te e per te. Perderla significa donarla, affidarla nelle mani del tuo Dio, di chi ti ha creato ed è venuto a salvarti.

Perderla significa percorrere le vie che non sono le tue vie, i sentieri che non sono i tuoi sentieri, accettare quello che non avevi programmato, quello che non avevi pensato, quello che non avevi voluto. Significa accettare il progetto misterioso che non hai fatto tu, ma che ha preparato Dio per te. Significa lasciarsi portare da Dio, sulla strada di Dio.

Allora la vita che hai perso, la ritroverai. E sarà salvata, santificata, glorificata, in Dio. Per sempre, per l’eternità.