Il figliol prodigo.

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.  Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

 

E tu, a chi assomigli?

 

A loro.

Manco glieli chiedi, i soldi.    Te li prendi proprio.  Manco te ne vai. Ci rimani nella sua casa. E ti prendi la sua casa.   E pure tutti i soldi.  Manco una parte.    Altro che prodigo.

E li spendi,  nella sua casa.    Con chi vuoi, nella sua casa.  Come vuoi, nella sua casa. Fai quello che vuoi,  nella sua casa.     Altro che prodigo.

E non ritorni..    E non ti penti,  manco ti penti.    E non ti inginocchi,  manco ti inginocchi.   E non lo chiedi il perdono.  Te lo deve dare, per forza.  Ti è dovuto, per forza.  Te lo prendi, con la forza,  il perdono.     Ma Dio è Dio.  E non lo comandi.       Sono loro,   che stanno ancora a mangiare le carrube dei porci..   Contano più le carrube, di Dio.  Pensano più alle carrube,  che a Dio.   E stanno con le carrube.   Non con Dio.     Ancora. Ora. Per sempre.

 

 

Al figlio minore.

All’inizio,   ci caschi pure tu.

Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta.      Ti dicono che non ci sta Dio.  Che non ci deve stare Dio.  Che non ci devi mettere Dio.    Che devi fare senza. Che devi stare senza.   Che devi fare da solo.     E ci caschi.

Partì per un paese lontano.         Ti dicono  che ti devi staccare.    Che te ne devi andare.  E te ne vai da Dio.  E ti separi da Dio. Lo lasci Dio.    E te ne vai lontano. Lontano da Dio.  E ci caschi.

Sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto.     E pure quello che ti ha dato Dio, lo fai fuori.    Lo metti nelle mani di chi lo pesta, lo calpesta.  Di chi lo strugge, lo distrugge. Di chi lo profana.   Dio.   E anche te.

Una grande carestia.       La carestia  sei tu.   È quello che sei diventato.   Ce l’hai dentro. E non ci sta più in niente. Non è rimasto niente. Non si trova più niente.  Non sei più niente. Non hai più niente.    Manco te.

Nei campi a pascolare i porci.     I porci, sei tu.  È come ti sei ridotto. È come sei diventato.  È a cosa ti sei abbassato.   Conti,  meno di loro.

Muoio di fame.     Quel vuoto ce l’hai dentro e fuori.    Non lo reggi.  Non ce la fai.  Non puoi. Ti fa morire. Fa morire . Ti senti morire.

Padre lo peccato contro il cielo e contro di te.       Lo riconosci il tuo peccato.   Quello che ti ha bucato il cuore.  Quello che ti ha svuotato il cuore.   Quello  che ti ha preso il cuore.   E lo porti a Dio.    E lo metti,  ai piedi di Dio.

Il padre lo vide ed ebbe compassione.        Dio  ti viene incontro.    Per lui, conti più tu,  di quello che hai fatto.    Conta il tuo cuore,   più di quello che hai fatto.    Conta il suo cuore, più di quello che hai fatto.     E ti abbraccia sul suo cuore.      E non ci sta più,  quello che hai fatto.

Mio figlio era morto ed è tornato in vita.       Il peccato  ti ha fatto morire.   Ti ha separato da Dio.  Ti ha portato via da Dio.  Dalle tue radici.    Ma tu hai svoltato. Hai girato. Hai cambiato verso.  Hai cambiato direzione.   E sei tornato.    Ti sei inginocchiato.  Hai chiesto perdono. E il Padre ti ha abbracciato.   E sei tornato a vivere.        Ecco la confessione.

 

 

Al figlio maggiore.

Ci caschi, in un altro modo.

Si indignò e non voleva entrare.      Ti scatta l’invidia. Ti prende l’invidia.   Ti rosica l’invidia. E non lo vuoi vedere.   E ti metti fuori.  E ti fai fuori.  E ti tieni fuori.   Dalla casa del Padre.     È invidia.   Non è amore.

Non ho mai disubbidito a un tuo comando.     Stai concentrato sul comando. Stai attaccato al comando.   Dipendi dal comando.    Ci sta al centro  il comando.    Non ci sta l’amore.

Non mi hai mai dato un capretto.     Stai a guardare quello che te ne viene.  Quello che ci ricavi.   Quello che ci guadagni.    Se di più  o meno degli altri.   Ci sta al centro l’interesse. Non ci sta l’amore.

Ora che è tornato questo tuo figlio.     Per te è suo figlio.   Non è tuo fratello.  Non lo vuoi come fratello.  Non ti senti come fratello.     Lo hai escluso come fratello.  È esclusione.  Non è amore.

Ha divorato le tue sostanze.     Si è preso pure tuoi beni.  Si è preso pure tuoi soldi.  Quelli a cui hai pensato.  Quelli a cui stai attaccato.     Contano i soldi.   Non l’amore.

Per lui hai ammazzato il vitello grasso.       Si è preso il premio.   Il premio che volevi tu.  Ci volevi stare tu,  al suo posto.    Lo volevi tu,  quel posto.    Volevi stare tu,  al primo posto.  Conta il posto.    Non conta  l’amore.

 

Anche tu,   ti sei perso.    Anche tu devi tornare.     Conta Dio Padre . Più di tutto.    Conta l’amore del Padre.   Più di tutto.     Ci metti il Padre.  Davanti a tutto    . Ti basta il Padre.    E hai  tutto.      E ti ritrovi.

Ecco la conversione.

 

 

 

 

 

 

 

Se non vi convertite

La torre di Siloe.

In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».

 

 

“No, io vi dico,  ma se non vi convertite,  perirete tutti allo stesso modo”.                          E tu,   a chi ti converti?

 

A loro.

Sono loro,  la torre.      Dove ti sei riparato.     Dove hai messo dentro,  i tuoi peccati.  Come i mattoni.    Dove hai messo in fila i tuoi peccati,  come i mattoni.   Dove hai cementato i tuoi peccati,  come i mattoni.       Ma si è sgretolata.

E i tuoi peccati,  come i mattoni.    Ti vengono addosso. Ti cascano addosso. Ti piovono addosso.   E ti seppelliscono.     Altro che riparare.

La torre, sono loro.    L’hanno fatta per salire al cielo  Per sfidare il cielo.  Per sfidare Dio. Per essere più di Dio.     Ma non sono Dio.   E sono crollati. Uno ad uno.  E sono caduti. Uno ad uno.   E sono precipitati. Uno ad uno.    E si sono sfracellati.  A terra. Sotto terra. Uno ad uno.     Ancora. Ora.  Per sempre.

 

 

A Gesù.

Levi il tuo volto,  da loro.    E lo metti in Gesù.     Lo volti.  Lo rivolti.    Lo volgi.  Lo rivolgi a Gesù.     Lo verti,  lo con-verti,    a Gesù.

 

Se non vi convertite.         La conversione è girare,   è svoltare,   è cambiare strada,  cambiare direzione,  cambiare verso.   Con-versione.     Non andare più verso il male.    Ma verso Gesù.

Se non vi convertite.       La conversione è girare la leva.    Cambiare la leva.   Spostare la leva.  Dal male a Gesù.    È girare il pulsante, è orientare il pulsante,  è mettere il pulsante.  Dal male a Gesù.     È girare la freccia.   È mettere la freccia.   È portare la freccia.   Dal male  a Gesù.

Se non vi convertite perirete.       Se non la cambi la leva.     Se ci metti un altro al posto di Gesù.   Se non lo vuoi Gesù.    Se lo neghi.  Se lo rinneghi.    Se lo offendi, lo insulti.  Se lo calpesti.   Se lo spregi,  lo dispregi.   Se lo sfregi.   Se lo disonori.  Se lo profani.     Allora non ci sta Gesù.     E il peccato ti rimane.    E ti secca l’anima.  Ti ferisce l’anima.  Ti fa morire l’anima.   Per sempre.

Se non vi convertite perirete.        Ma se ti con-verti.     Se cambi la leva.   Se svolti la leva.    Allora scegli Gesù.     E se ci sta Gesù,   il peccato te lo leva.   Solo lui  lo leva.    Perché è Dio.   Solo Dio lo può fare.     E il peccato se ne va.   E il male se ne va.   E la morte se ne va.    E la tua anima non muore più.     E manco tu.

 

Aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna.       Sei un albero di Dio.  Ti ha piantato Dio.  Nella sua vigna.     Ti ha voluto Dio. Ti ha fatto Dio.   Per la sua vigna.

Ma non trovò niente.      Non ho fatto niente.   Non ho ammazzato nessuno.  Non ho rubato a nessuno.   Non ho mentito a nessuno.   Non ho detto male.  Non ho fatto male a nessuno.  Non do fastidio a nessuno.   Ma sei diventato nessuno.   Non ci sei.  Non ci stai.    Non ci sta niente.  Non si vede niente.   Non esce niente. Non viene fuori niente. Non si trova niente.   Manco te.    Sei un fico secco.

Sono tre anni che non trovo.       Sto zitto.  Sto fermo. Sto muto.  Non parlo.  Non mi muovo.  Non mi sento.   Non dico niente.  Non faccio niente.  Non prendo posizione. Non mi sbilancio. Non mi sposto.   Non ci sono.  Non sono per nessuno.  Non ci sono per nessuno.    Non ci sei. Manco per te.    Sei un fico secco.

Taglialo dunque.     Che ci sta a fare?   Che l’ho piantato a fare?    Se non ci sta,  lo leviamo.   È lui che si è fatto fuori.  È lui che non ci vuole stare.   Che non vuole fare. Niente.

 

Lascialo ancora.       È Gesù che lo chiede al Padre.    Che ti vuole salvare.   Che ci vuole provare.   Che non ti lascia andare.

Avrò zappato attorno.         Lascia che sia Gesù,    ad aprire le tue zolle indurite.   A rivoltare le tue zolle impietrite.    Solo lui può levare i sassi, le pietre, i massi,  i macigni,   del peccato.     Che non ti fanno respirare.   Che non ti fanno fare.

Avrò messo il concime.       Lascia che sia Gesù,   a mettere dentro le tue ferite aperte,  il sangue della croce.   Il suo sangue divino,  va fino infondo a quelle ferite.    Arriva al midollo di quelle ferite.   E le risana.     E non sono più ferite.

Vedremo se porterà frutti.      Ora che ci hai messo Gesù.   Ora che hai lasciato fare  a Gesù.     Il peccato non ti ferma più.   Non ti blocca più.  Non ti secca più.   Riparte la linfa. Torna la linfa.    Che è lo Spirito Santo.    E fa i frutti.   I frutti  di Dio.

 

Che aspetti?      È La tua possibilità.    È un’altra possibilità.   È la tua occasione   È un’altra occasione.    È l’ultima occasione.     Non perdere l’occasione.      Ecco la Quaresima.

Ecco la conversione.

 

 

 

 

 

 

 

La Trasfigurazione

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme.   Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.   Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva.
Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!».   Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

 

 

“Mentre pregava,  il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante”.                E la tua luce,   quale è ?

 

Loro.

Ti fanno credere che sono loro,  la luce.       Ma loro la luce,  te la spengono.    Ma loro la luce,  te la levano.   Ma loro la luce, te la tolgono.    Loro, sono il buio.   Altro che luce.

E ti riempiono di buio. Del loro buio.    E ti tengono al buio. Nel loro buio.   E ti abituano  al buio.  Al loro buio.     Così non lo vedi.   Che sono loro, il buio.      Altro che luce.

Hanno spento Gesù.     Così non lo vedi, che loro non brillano.  Che loro non splendono. Che loro non risplendono.   Che non sono loro la luce.      Ma Gesù è Dio.   E non si può spegnere.    Sono loro,  che si sono spenti.   Che si sono staccati. Che si sono separati. Da Dio.      E sono diventati buio.      Ancora. Ora.  Per sempre.

 

 

Gesù.

Gesù è la luce    La tua luce.     La luce di Dio.   Nessuno te la leva.  Nessuno te la spegne.   Nessuno te la porta via.    Ce l’hai sempre.  Per sempre.

 

Mentre pregava.      Come Gesù.   Anche tu, hai davanti un calvario.  Ti trovi  in un calvario.  Stai dentro a un calvario.    E tu che fai?    Come Gesù.  Preghi il Padre.

Mentre pregava.     E rivolgi il tuo volto,  al volto del Padre.   E metti il tuo volto,  nel volto del Padre.   E rimani  nel volto del Padre.   Come Gesù. In Gesù.    E lo vedi,  chi è Gesù.

Il suo volto cambiò d’aspetto.         Non è un volto sconfitto.   Non è un volto disfatto.  Non è un volto umiliato.    Non è un volto ferito.    Non è un volto finito.

Il suo volto cambiò d’aspetto.         È un volto trasfigurato.     Viene fuori.  Esce fuori. Appare. Compare. Traspare.  La gloria.       È un volto luminoso.   Splende. Risplende. Di gloria.    È un volto glorioso.     Che si specchia   nella gloria del Padre.

La sua veste divenne candida e sfolgorante.        Non è un corpo martoriato.  Spezzato. Non è un corpo inchiodato.   Non è un corpo trapassato.   Non è un corpo crocifisso.

La sua veste divenne candida e sfolgorante.      È un corpo risorto.  È un corpo candido, immacolato,  puro.  Senza ferite.       È un corpo trasfigurato.   Luminoso,  sfolgorante, raggiante.    Viene fuori. Esce fuori.    Appare. Compare.  Traspare.   L’essenza di Dio.    La purezza di Dio.     La divinità  di Dio.

 

Venne una nube e li coprì con la sua ombra.        Ecco,  la conferma.    Viene Dio.  In una nube.  Nello Spirito Santo.      Con lo Spirito Santo ti copre,  ti ricopre, ti immerge.  Ti colma, ti ricolma,  ti riempie.

E dalla nube uscì una voce.        Lo Spirito Santo,  ti porta la voce del Padre.   Che afferma. Che conferma. Che attesta.     Che certifica.  Che prova. Che comprova.

Questi è il Figlio mio.      Questi.   Proprio questo,  e non un altro.   Questi, è il Figlio mio. Gesù è il Figlio di Dio.  Che viene da lui. Che sta con lui. Che sta in lui.   È Dio,  pure lui.

L’eletto.     Questi è l’eletto.. Questi, e non un altro.   Questi, è la mia grazia.  È la mia gloria.  È la mia gioia.      A lui,  devi guardare.

Ascoltatelo.      Lui, devi ascoltare.  E non un altro.       Lui,   devi sentire. E non un altro.  Lui,  devi seguire.   E non un altro.      Dai retta a lui.  E non a un altro.

 

E nella sua luce,   diventi  luce.                                                                                               Per te,   e per gli altri.

 

 

 

 

 

 

La tentazione

In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo”».
Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».
Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”; e anche: “Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «È stato detto: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».
Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.

 

 

La tentazione,  ti fa fare una scelta.    Ti mette davanti a una scelta.   Ti obbliga a fare una scelta.   Tra Dio e il demonio.       E tu,  che scegli ?

 

Il demonio.

Ti hanno dato,    il loro pane.      Nero. Duro. Cattivo.  Come pietra.    E tu lo hai mangiato.     E sei diventato come loro.   Nero. Duro. Cattivo.  Di pietra.

Ti hanno detto.  Guarda,  quante cose che ho.    Guarda,  quante cose che ti do    Se ti inginocchi. Se ti pieghi. Se mi preghi. Se mi adori.   Come Dio. Più di Dio. Al posto di Dio.

Hai scelto loro.  Non Dio.     E ti sei piegato. Ti sei prostrato. Ai loro piedi.   E gli hai baciato le mani.   E gli hai baciato i piedi.     E ti hanno messo sotto i piedi.   Ti hanno calpestato. E hanno calpestato la tua anima.   Hanno imprigionato la tua anima.   Si sono presi,  la tua anima.    Ancora. Ora. Per sempre.

 

 

Dio.

Non ci caschi.    E scegli Dio.   Stai con Dio. Dalla parte di Dio.  Solo lui,  è il tuo Signore.

 

Dì a questa pietra che diventi pane.     Ti prende alla fame.  Ti prende per fame.  La fame che hai,   di tutto quello che non hai.   Di tutto quello che non puoi.

Non di solo pane vivrà l’uomo.    Quel pane, non lo vuoi.  Non lo prendi.  Non lo mangi. Non è il pane di Dio.    Mangi solo il pane di Dio. Quello che ti da Dio.   Solo quello ti nutre.  Solo quello ti sazia.  Solo quello ti colma.  Solo quello ti calma.  Solo quello ti salva.

 

Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio.    Non è vero.  È falso. È finto.  Ti imbroglia. Ti mente. Ti inganna.    Non è suo,  quello che vedi.  Non è mai stato suo.     Non è stato dato a lui.   Non è mai stato dato a lui.   E lui non lo può dare. A nessuno.  Manco a te.

Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo.     Prima,  vuole la tua anima.  Prima, gli devi dare l’anima.   Prima, devi mettere l’anima, ai suoi piedi.   Poi ti da.    Ma non ti da.  Ti leva pure quello che hai.  Si prende pure quello che hai.  E non hai più niente.  Manco te.    Hai perso tutto.  Pure te.

“Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”.        Solo davanti a Dio,  ti inginocchi.  E a nessun altro.    Solo davanti a Dio, ti prostri.  E a nessun altro.    Solo Dio preghi.   E nessun altro     Solo Dio, adori.  E nessun altro.      Solo Dio è il tuo Dio. E nessun altro.    Hai un solo Dio. E nessun altro.

 

Gèttati giù di qui; sta scritto infatti.       Se non ti pieghi.  Gèttati.  Ti inganna di nuovo.   Ci prova di nuovo.   Usa la parola di Dio.  Ci mette la parola di Dio.   Così,  ci caschi meglio.

“Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano..Essi ti porteranno sulle loro mani”.      Se non ti pieghi, tu.  Gèttati.  E pieghi il tuo Dio.   E costringi il tuo Dio.   E obblighi il tuo Dio,  a gettarsi ai tuoi piedi.     Ti mette Dio, ai tuoi piedi.    Ti fa gettare Dio, ai tuoi piedi.    E non è più Dio.

Non metterai alla prova il Signore Dio tuo.      No.  Non ci caschi.   È il tranello più grande. Che ti leva Dio.   E tu non ci caschi dentro.     Non lo pieghi,  il tuo Dio.   Non lo ripieghi.   Non te lo metti in tasca.  Non ci fai quello che vuoi.   Non lo fai, come vuoi.   Lo rispetti, Dio.

Non metterai alla prova il Signore Dio tuo.         Non gli cambi i piani,  a Dio.   Non gli rompi i piani, a Dio.   Non sono tuoi, i piani di Dio.   Non li fai tuoi, i piani di Dio.   Li fai.  Come vuole Dio.

 

Il diavolo si allontanò da lui.          Non ce l’ha fatta.   Non c’è riuscito.   Non ci ha preso. Non ti ha preso.     Non hai scelto lui. Hai scelto Dio.      E davanti a Dio , non ce la fa.   E davanti a Dio,  non può.    E davanti a Dio,  se ne va.     E davanti a Dio,  non ci sta.

 

Hai scelto Dio.                                                                                                                     E vengono gli angeli.

 

 

 

 

 

 

 

Un altro cieco

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:  «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.  Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello. Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda».

 

 

“Può forse un cieco guidare un altro cieco?  Non cadranno tutti e due in un fosso?”        E tu,   da chi  ti fai guidare ?

 

Da un altro cieco.

Ti hanno fatto cieco,  loro.    Ti vogliono cieco, loro.   Non vogliono che vedi.  Non vogliono che sai.  Non vogliono, che sei.     Altro che guida.

Ti hanno messo in fila,  con altri ciechi.    Ci hanno fatto una fila, con altri ciechi.  Ti fanno andare in fila, con altri ciechi.     E quando cadono,  cade tutta la fila.   E pure tu, con loro.

Non lo vedono, a Gesù.   Sono loro i ciechi.  I più ciechi dei ciechi.      E ti tirano,  dietro a loro.  E ti trascinano, dietro a loro.     E ti portano con loro,  nel burrone.   Sono loro il burrone.  Il tuo burrone.      Nel quale sei cascato. Con gli occhi chiusi.    Nel quale sei finito. Ad occhi chiusi.     Nel quale sei precipitato.  Per gli occhi chiusi.    Ancora. Ora. Per sempre.

 

 

Da Gesù.

Apri gli occhi.   E guarda  il tuo Signore.    E lasciati portare da lui.   Solo lui lo sa fare.   Solo lui  lo può fare.     Solo lui,  sa dove andare.

 

Può forse un cieco.       Sei cieco.    Sei cecato.    Sei accecato  da quello che vuoi.      Da quello che non puoi.    Non ci vedi più.  Dall’invidia. Per l’invidia.    E non  vedi. Manco Gesù.

Guidare un altro cieco?       Sei cieco.    E ti appoggi a un altro cieco.   Così come te. Così non ti senti solo.     E ci fai una fila.   Così siete insieme.  Così state insieme.         A non vedere. Gesù.

Non cadranno tutti e due in un fosso?        Siete ciechi. Tutti insieme.   Una fila di ciechi. Tutti insieme.     E non lo vedete il fosso.  E ci andate dentro. Tutti insieme.  E ci finite dentro. Tutti insieme.    Senza Gesù.

Un discepolo non è più del maestro.    Sei discepolo.    Se Gesù è il tuo maestro.  Se non sei tu il maestro.   Se Gesù è di più. Di te.   Se Gesù conta di più.  Di te.

Un discepolo non è più del maestro.      Sei discepolo.     Se Gesù è  l’unico maestro.  Se non ci sta un altro, al posto suo.   Se non ci metti un altro, al posto suo.    Se non hai un altro.  Al posto suo.

 

Non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio.        Sei tanto cieco.   E tanto accecato. Che manco la vedi la trave che sta nel tuo occhio.   Che si è preso tutto l’occhio.   E non ti fa vedere.   Il tuo Signore.

La trave che sta nel tuo occhio.      Non sei discepolo.   Se non la levi. Se non la togli.  Se ce la lasci.  Se ce la tieni. Se te la tieni.  Se la vuoi.    Se conta di più.   Del tuo Signore.

Togli prima la trave dal tuo occhio.     Sei discepolo.     Se la togli.  Se la stacchi.  Se la strappi.    E la butti via. E la getti via.     E getti via il male,  che si è conficcato nei tuoi occhi.  E nel tuo cuore.    E che ti ha preso gli occhi. E il cuore.    E che ti ha levato gli occhi.  E il cuore.

E allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza.   Sei discepolo.   Se lo fai prima su di te. Se lo fai prima con te.   Se lo fai in te.      E allora ce la fai.  A farlo nell’altro. Con l’altro.  A levargli quello che gli fa male.   Negli occhi e nel cuore.

 

Ora ci vedi.  Non sei più cieco.     E non ci caschi più  nel burrone.    E non ci finisci più  nel burrone.  E non ci sta più il burrone.     Hai gli occhi in Dio. Pieni di Dio. Colmi di Dio. Brillano di Dio.

E sei discepolo.

 

 

 

 

 

 

 

Amate i vostri nemici

«Come contro un brigante, con spade e bastoni siete venuti a prendermi….Si adempiano dunque le Scritture!»

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro. E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».

 

 

“Amate i vostri nemici”.                E tu,   odi  o armi ?

 

Odi.

Ti fanno diventare odio,   loro.    Ti vogliono odio.   Ti fanno odiare.  Così sei tu, che odi.   Non loro.    Ma l’odio  sono loro.     Altro che amare.

Ti fanno amare,   per finta.       E sei diventato una finta.   Anche nell’amore.   E hai fatto diventare una finta.     Anche l’amore.

E anche a Gesù,    lo ami per finta.     Lo ami a parole.  Lo ami con le parole.    Ma con i fatti, fai altro.   Con i fatti, fai il contrario.   Fai l’opposto.   Sei all’opposto. Sei l’opposto.    Ma Gesù è Dio.     E stai all’opposto di Dio.  Senza Dio.     Ancora. Ora.  Per sempre.

 

 

Ami.

Stai con Dio.    Stai in Dio.  Nell’amore di Dio.     Ami  con l’amore di Dio.   E ami davvero.

 

Amate i vostri nemici.      Ma amare il nemico.   No.  Non si può.   Non ce la fai.  Non puoi.

Amate i vostri nemici.      Puoi  non essere come lui.    Quello si, che ce la fai.   Non diventi come lui.    Cattivo come lui.  Crudele come lui.  Malvagio come lui.     E ce la fai.

Amate i vostri nemici.       Puoi non cadere nel suo tranello.   Puoi scansare il suo tranello.  Di fare del male anche tu,  a lui.       No.  Non sei come lui.     E ce la fai.

Amate i vostri nemici.      Puoi non farti appiccicare il male.    Puoi non farti attaccare il male.    Puoi non farti passare il male.      Puoi scrollarti il suo male.    Da te.  E da lui.       E ce la fai.

Amate i vostri nemici.        Puoi dire di no,  al male.     Puoi non scegliere il male. Puoi rifiutare il male.  Puoi allontanare il male.      E lo fai  per te.    E per lui.

Amate i vostri nemici.       Puoi fare il contrario,  di quel male.   Puoi fare l’opposto di quel male.   Puoi dare scacco al male.     E scegliere il bene.    E lo fai per te.  E per lui.

 

Amate i vostri nemici.     Puoi scegliere Dio.  Conta più Dio, del male.   Ci metti Dio prima del male.  Sopra al male.   Più del male.     E non fa più male.   Lo fai per te.   E per lui.

Amate i vostri nemici.      Ci metti la croce di Gesù,   in quel dolore,  in quella ferita.    E la ripara.   E non è più un dolore. E non è più una ferita.    E non è più quel male.  Lo fai per te. E per lui.

Amate i vostri nemici.      Hai vinto  il male.   Lo hai vinto in te.  E lo hai vinto in lui.    Lo hai vinto per te.  E per lui.     E non ci sta più. In te.  E in lui.

 

Sono venuti a prenderti,   con spade e bastoni.     Sono venuti ad umiliarti, con spade e bastoni.    Sono venuti a colpirti,  con spade e bastoni.    Sono venuti ad atterrarti,  con spade e bastoni.      Ma tu lo metti nelle mani di Dio.     E viene a prenderti,  Dio.   E ti alza.  E ti rialza.   E ti innalza.     E ti porta con lui.     Nella sua gloria.   Fin da ora.

Così lo ami,    il tuo nemico.

 

 

 

 

 

 

 

Guai a voi, ricchi.

In quel tempo, Gesù, disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne.
Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
«Beati voi, poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete,
perché riderete.
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete,
perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».

 

 

“Beati voi, poveri… Ma guai a voi, ricchi”.          E tu,   sei beato,  o sei guaio ?

 

Guaio.

Ti hanno fatto,  guaio.     Ti vogliono guaio.    Devi essere un guaio.  Per gli altri e per te. Ti hanno fatto rovina.  Ti sei fatto rovina.   E sei rovina. Per gli altri e per te.   Altro che beato.

E ti hanno fatto ricco,  di guai.    Sei diventato ricco, di guai.   Ci navighi nei guai.  Ci affondi nei guai.    Ci affoghi,  nei guai.    Altro che beato.

E a Gesù,  lo hanno levato.     Così non può più indicarli.   Così non può più scovarli.  Così non può più stanarli.     Ma Gesù è Dio.   E Dio non si può levare.    Sono loro,  i veri poveri. Si sono venduti il cuore. L’anima. E Dio.     E sono senza il cuore. Senza l’anima.  E senza Dio.      Ancora. Ora.  Per sempre.

 

 

Beato.

Ti riempie  Dio.   Ti consola Dio.  Ti fa beato  Dio.    E sei ricco di Dio.  E sei beato, in Dio.   E sei, beato.

 

Beati voi, poveri.   Sei povero.  Senza niente. Non hai niente.  Ma hai il posto per il Signore. Ma fai posto a Dio.   E ci può entrare Dio.   E sei ricco di Dio.   E non sei più povero.

Beati voi, che ora piangete.     Sei disperato.   Non hai più lacrime.  Non ti escono più le lacrime.   Si sono seccate pure le lacrime.     Ora le può raccogliere Dio,  le tue lacrime. Le può asciugare Dio,  le tue lacrime.    E non ci sono più le lacrime.   Ma solo la gioia.  Di Dio.

Beati voi quando vi odieranno.         Se ti odiano,  è perché in te ci sta Gesù.   Se ti insultano,  è perché ci sta Gesù.  Se ti disprezzano,  è perché stai aggrappato a Gesù.  Ma tu,  non te lo fai levare.    E con Gesù ci stai uguale.    E vinci il male.    E non è più una sconfitta.   È un trionfo !

 

Ma guai a voi, ricchi.       Sei ricco, di te.   Pieno di te.  Strapieno di te.    Gonfio di te . Non ci sta posto  per il Signore.   Non fai posto,  a Dio.    Non ci può entrare Dio.  E sei povero. Senza Dio.

Guai a voi, che ora siete sazi.     Il pane che hai,  non la sazia la tua anima.  L’hai svuotata di Dio.   È affamata di Dio.   Ha fame di Dio.    E muore,  senza Dio.

Guai a voi, che ora ridete.      Ti si blocca il riso.  Ti si blocca la risata.  Ti si gela la risata. Quando sei di fronte a Dio.  Quando viene Dio.  Davanti a Dio.    E diventa pianto.

Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi.       E ti portano in alto.  E ti esaltano.   E dicono bene di te.    Così sei come loro.   Così sei loro.     Sei chi si sente Dio.  Chi vuole essere Dio.   Chi vuole stare al posto di Dio.   Chi non vuole Dio.  Chi odia Dio.  Chi fa fuori Dio.

Agivano i loro padri con i falsi profeti.       Dicono bene di te.  Perché porti via Dio.   Porti via le persone, da Dio.    Le porti da un’altra parte.   Le rivolgi da un’altra parte.   Distorci il loro volto da un’altra parte.    E lo rivolti da un’altra parte.   Dalla parte opposta, a Dio.   Dalla parte dove,  non ci sta Dio.     E sei un falso profeta.

 

Guai a voi.  Se rimani così!      Ma puoi tornare indietro.   Fai ancora in tempo.  Sei ancora in tempo.  Puoi cambiare. Poi rimediare.    Poi tornare a Dio.  Puoi diventare il dito di Gesù, che aiuta chi non ce la fa.   E li sveglia. E li risveglia.     E dice: “Guai a voi”.

E sei profeta.

 

 

 

 

 

 

 

Pescatore di uomini

In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.  Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini».   E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

 

 

“Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca”.  Simone rispose: “Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla;  ma sulla tua parola getterò le reti”.  Fecero così e presero una quantità enorme di pesci…“ Non temere;  d’ora in poi sarai pescatore di uomini”.          E a te,   chi  ti tira fuori ?

 

Loro.

Ti buttano dentro loro,  nella loro acqua nera.    Ti tirano dentro loro,  nella loro acqua nera.   Ti ci schiacciano dentro loro,  nella loro acqua nera.       Altro che tirare fuori.

Ti mettono dentro un peso.    E non sai più risalire.   E non puoi più risalire.   E non vuoi più risalire.    E rimani dentro, in fondo.  E vai a fondo.     Altro che tirare fuori.

E a Gesù,  gli hanno rotto la rete.    Gli hanno bucato la rete.  Gli hanno sbragato la rete. E non può più pescare.    Ma Gesù è Dio.  E non si può toccare.   Sono loro,  che sono finiti dentro la rete.   Che sono cascati nella rete.  Che sono caduti nella rete.    Di chi è contro Dio.   E non li fa scappare.  E non li vuole mollare.     Ancora. Ora.  Per sempre.

 

 

Gesù.

Solo Gesù ti tira fuori,    da quell’acqua  buia.     Solo Gesù ti tira fuori,  da quell’acqua scura.      Solo Gesù ti tira fuori,   da quell’acqua nera.      Dal mare.  Dal male.

 

Abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla.           Ci ho provato, Gesù.  Ci ho riprovato. Ce l’ho messa tutta.     Ma non ce l’ho fatta.   Non è uscito niente.  Non è scappato niente.  Non è venuto fuori niente.   Non è servito a niente.      Ma era la mia rete.

Sulla tua parola getterò le reti.       Se lo dici tu.  Se lo vuoi tu.  Se lo fai tu, Gesù.   Allora si può fare.   Ci provo.     Ma non nel mio nome.   Nel tuo nome.   Non con la mia parola.   Ma sulla tua parola.        E ci entro con te  Gesù,    nel mare.

Sulla tua parola getterò le reti.             Sono le tue braccia Gesù,   la rete.      Le tue braccia entrano nel mare.     E prendono.  E tengono.  E contengono.  E raccolgono.     E abbracciano,   tutti i pesci che trovano.     Come me, Gesù.

Sulla tua parola getterò le reti.        È la tua croce Gesù,   la rete.     La tua croce che entra nel mare.    E stacca tutto il nero.   E distacca tutto il nero.      E porta fuori  dal nero.  E dal mare. E dal male.      Tutti i pesci che trova.     Come me, Gesù.

 

E presero una quantità enorme di pesci.          E tutti pesci ti vengono incontro,  Gesù.  Sono i pesci che ti vengono incontro.    Che si lanciano.  Che saltano.  Che balzano. Che si buttano.  Che si tuffano.  Che si gettano.    Tra le tue braccia, Gesù.   Li hai fatti tu.    E senza di te,  non ci possono stare.     Come me, Gesù.

Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù.           E anche io mi getto ai tuoi piedi,   Gesù.   Mi lancio ai tuoi piedi, Gesù.      Perché l’ho provato.   L’ho sperimentato.  L’ho visto.    Che tu sei il Signore.  Che tu sei Dio.      Solo Dio,   lo può fare.

 

Sarai pescatore di uomini.          Sono pescatore Gesù,    perché lo faccio nel tuo nome. Perché ci metto  il tuo nome.    Perché nel tuo nome,   tutto cambia.  Tutto avviene. Tutto succede.  Anche l’impossibile.       Perché è il nome di Dio.   E Dio può tutto.

Sarai pescatore di uomini          Sono pescatore Gesù,   perché ci metto te.    Perché ci vado con te, nel mare.    Perché sono le tue mani,  che prendono le mani,   di chi è in fondo al mare.     Di chi non ce la fa  a venire fuori.  Dal mare. Dal male.    E lo porta su. E lo tira su.

Sarai pescatore di uomini.         Sono pescatore Gesù,     perché ci metto   la tua croce.  Solo la tua croce arriva fino in fondo al mare.     E prende su di sé,  chi è inchiodato al male.   Chi è crocifisso al male.     E lo schioda  dal male.  E lo libera dal male.  E vince il male.   E lo riporta su.  Con te.      Solo tu ce la fai,  Gesù.     Solo tu puoi,  Gesù.

 

Sono pescatore di uomini,  Gesù,                                                                                        perché mi hai scelto tu.

 

 

 

 

 

 

 

Profeta in patria

In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».   Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».  All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

 

 

“Erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca  e dicevano:   “Non è costui il figlio di Giuseppe?”..  “Nessun profeta è ben accetto nella sua patria”.           E tu,  di chi sei,  il profeta ?

 

Di loro.

Ti usano come un bastone. Il loro.    Ti usano come una clava. La loro.   Ti usano come una pistola.  La loro.     Ma quello che spara,  sei tu.    Così la colpa è tua.   Non la loro. Altro che profeta.

E ti puntano contro chi,    dicono loro.    E ti lanciano contro chi,  dicono loro.   E ti sparano contro chi,  dicono loro.     E non ci sei più.     Né tu,  né chi dicono loro.      Altro che profeta.

E pure a Gesù,    lo fanno fuori.      Perché non è come loro.    E si vede  la differenza.     Tra lui,   e loro.     E si scopre che loro  non sono Dio.    E non possono più fare,  Dio.    Ma Gesù è Dio.   Mandato dal Padre.       Loro invece,  sono mandati da un altro,   che è contro  Dio.     E si sono bruciati.  E si sono carbonizzati.  E si sono inceneriti.   Già ora.  Ancora.    Per sempre.

 

 

Di Dio.

Gesù,   è il Figlio di Dio.    È lui che parla a nome di Dio.    È lui la Parola di Dio.  È lui, Dio.      E sei profeta,   se non parli tu,   ma parla lui.

 

Non è costui il figlio di Giuseppe?        Attento.     L’invidia non ti fa vedere.  Non vuoi vedere. Chi è Gesù.    E lo passi come un uomo.  E lo abbassi a un uomo.  E lo fai diventare un semplice uomo.      Non ci cascare.

Nessun profeta è bene accetto in patria.     Non può essere più di te.  Non deve essere più di te. Sopra a te.     Deve stare uguale.  Deve stare pari.   Meglio sotto.   Meglio di meno.   Così tu puoi stare sopra.    Non ci deve stare sopra.     Ma Gesù è Dio.   È il Signore.  E lui ci può stare.

Fallo anche qui nella tua patria.      Dimostralo qui.  Davanti a noi.   Fai vedere qui. Davanti a noi.  Il miracolo.     Lo decidiamo noi, se sei Dio.     Devi dimostrarlo a noi,  che sei Dio.    Lo giudichiamo noi,  Dio.

Fallo anche qui nella tua patria.      Non lo decidi tu,   chi è Dio.    Non lo comandi tu,  Dio.     Non lo ricatti tu,  Dio.     Non obbedisce a te,  Dio.     Non sei tu,  Dio.

 

A nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova.      Ti aspetti che guarisca tutti.    Che levi il dolore a tutti.    Che levi la sofferenza.   Che cancelli la sofferenza.  Che nessuno deve stare male.  Che nessuno deve stare tanto male.   Perché per te,  così è Dio.    Perché allora si,  che ci sta Dio.      E se non lo fa.   Non è Dio.

Nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn.       Ma non è così Dio.     Dio fa di più.  Dio fa di più, per te.     Dio guarda all’anima.    Dio ti vuole guarire l’anima.   Ti vuole levare il male,  dall’anima.    Perché è l’anima che conta.   Più del corpo. Più del dolore. Più del male che ti fanno.    La tua anima si purifica,  anche nel dolore.  Come un ferro nella brace.    E se lo metti nelle mani di Dio,  lui lo plasma.   E ci fa un’opera d’arte.   Un’opera d’arte di Dio.

 

E se l’anima guarisce,   anche il cuore canta.     E anche il corpo,  gli va dietro.    E così il Signore ti salva.   Tutto intero.     E tutto intero ti porta con lui.   Ti vuole con lui.  Ti tiene con lui.    Intero e felice.   Per l’eternità.

Ecco il miracolo vero.    Il miracolo intero.

 

 

 

 

 

 

Gesù nella sinagoga

Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.                                                                                                                                In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.  Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:   «Lo Spirito del Signore è sopra di me;  per questo mi ha consacrato con l’unzione  e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,  a proclamare ai prigionieri la liberazione  e ai ciechi la vista;  a rimettere in libertà gli oppressi   e proclamare l’anno di grazia del Signore».   Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

 

 

“Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi”..   “Oggi si è compiuta questa scrittura”.                     E a te,    che sei oppresso,    chi ti libera ?

 

Loro.

Chi ti opprime,   sono proprio loro.      Chi ti schiaccia.   Chi ti mette sotto i piedi.  Chi ti schiaccia sotto i piedi.     Chi ti calpesta. Chi ti pesta.    Sono proprio loro.     Altro che liberare.

Chi ti lega le mani. Chi ti lega i piedi.     Chi ti incatena le mani e i piedi.   Per non farti scappare.  Sono loro.    Sono loro le tue catene.      Altro che liberare.

Si sono messi loro,  sopra di te.    Ci stanno loro, sopra di te.    E  si ungono  con il loro spirito.  Ma è un altro spirito.  E non è di Dio.    Gesù è Dio.  E lo Spirito di Dio sta in lui.   Sono loro  i veri legati.   I veri incatenati.  I veri inchiodati.    I veri prigionieri,  di un altro.  Che non è di Dio.      E non li molla più.  Senza Gesù.

 

 

Gesù.

Te lo ha mandato il Padre.    Ti ha mandato il Figlio.   Che è Dio.   Perché solo Dio  ti può liberare.   Da tante catene.  Da quelle catene.     Da tanto male . Da quel male.   Solo Dio,  lo può fare.

 

Lo Spirito del Signore è sopra di me.         Lo Spirito Santo,  sta sopra di lui.   È il segno.   È il segnale.   È la firma. È la conferma.    Che li ci sta Dio.    Che in lui ci sta  il Padre.

Per questo mi ha consacrato con l’unzione.          Che è lui,   quello che ha scelto Dio. Quello che ha voluto Dio.  Quello che ha unto Dio.  Quello che ha consacrato Dio.    E gli ha dato la missione.   Di salvare te.

 

E mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio.          A te,  che sei povero.    Che ti hanno levato tutto.    Che non hai più niente.  Che non hai manco la forza per stare in piedi.    Ecco chi viene.    Quello che ti alza.  Quello che ti rialza.    Quello che ti innalza.  Sopra di loro.     E ti dà la dignità di Dio.  La forza di Dio.  La ricchezza di Dio.   E non sei più povero.

A proclamare ai prigionieri la liberazione.              A te,   che sei ingabbiato.    Chiuso. Rinchiuso. Sigillato.    Dentro di te.  E fuori di te.     Ecco chi viene.    Quello che  spezza le sbarre.   Quello che ti apre le sbarre.   Quello che scioglie le sbarre.    E ti libera dalle sbarre.    E non ci sono più le sbarre.

E ai ciechi la vista.         A te,   che sei cieco.    Che sei nel buio.  Circondato dal buio. Immerso nel buio.    Prigioniero del buio.      Ecco chi viene.    Chi ti porta via  il buio.   Chi spezza il buio.  Chi rompe il buio.   Chi squarcia il buio.    E fa scappare via il buio.   E non torna più.     E non sei più  cieco.

A rimettere in libertà gli oppressi.       A te,   che ti fanno del male.   Che ti dicono che ti fanno del bene.   Che lo confondono con il bene.     Ti dicono  che non ti devi ribellare.    Che li devi lasciar fare.   Che li devi lasciar stare.    Che non li devi toccare.  Che non li puoi toccare.     Ecco chi viene.  Quello che li fa staccare da te.  Quello che li fa fermare. Quello che li fa tremare.    Quello che li fa cadere .  Quello che li fa precipitare.    Quello che li fa svanire.  Quello che li fa sparire.

 

Oggi si è compiuta questa scrittura.          E non è.  solo una parola.    E  non è più,  una parola.     Oggi. Ora.  Adesso.   Si è compiuta.    È diventata un fatto.  E diventata reale.  È diventata persona.   È Gesù.      Tutto questo,  è Gesù.

 

Gesù lo sapeva,   che ti facevano tutto quel male.    Per questo è venuto.    Gesù lo ha vinto tutto quel male,  sulla croce.   Per questo è venuto.    Gesù ti fa risorgere da tutto quel male. E dalla tua croce.    Per questo è venuto.      In lui,  non stai più male.  In lui, nessuno ti fa più male.

E non sei più  oppresso.