Gesù nella sinagoga

Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.                                                                                                                                In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.  Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:   «Lo Spirito del Signore è sopra di me;  per questo mi ha consacrato con l’unzione  e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,  a proclamare ai prigionieri la liberazione  e ai ciechi la vista;  a rimettere in libertà gli oppressi   e proclamare l’anno di grazia del Signore».   Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

 

 

“Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi”..   “Oggi si è compiuta questa scrittura”.                     E a te,    che sei oppresso,    chi ti libera ?

 

Loro.

Chi ti opprime,   sono proprio loro.      Chi ti schiaccia.   Chi ti mette sotto i piedi.  Chi ti schiaccia sotto i piedi.     Chi ti calpesta. Chi ti pesta.    Sono proprio loro.     Altro che liberare.

Chi ti lega le mani. Chi ti lega i piedi.     Chi ti incatena le mani e i piedi.   Per non farti scappare.  Sono loro.    Sono loro le tue catene.      Altro che liberare.

Si sono messi loro,  sopra di te.    Ci stanno loro, sopra di te.    E  si ungono  con il loro spirito.  Ma è un altro spirito.  E non è di Dio.    Gesù è Dio.  E lo Spirito di Dio sta in lui.   Sono loro  i veri legati.   I veri incatenati.  I veri inchiodati.    I veri prigionieri,  di un altro.  Che non è di Dio.      E non li molla più.  Senza Gesù.

 

 

Gesù.

Te lo ha mandato il Padre.    Ti ha mandato il Figlio.   Che è Dio.   Perché solo Dio  ti può liberare.   Da tante catene.  Da quelle catene.     Da tanto male . Da quel male.   Solo Dio,  lo può fare.

 

Lo Spirito del Signore è sopra di me.         Lo Spirito Santo,  sta sopra di lui.   È il segno.   È il segnale.   È la firma. È la conferma.    Che li ci sta Dio.    Che in lui ci sta  il Padre.

Per questo mi ha consacrato con l’unzione.          Che è lui,   quello che ha scelto Dio. Quello che ha voluto Dio.  Quello che ha unto Dio.  Quello che ha consacrato Dio.    E gli ha dato la missione.   Di salvare te.

 

E mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio.          A te,  che sei povero.    Che ti hanno levato tutto.    Che non hai più niente.  Che non hai manco la forza per stare in piedi.    Ecco chi viene.    Quello che ti alza.  Quello che ti rialza.    Quello che ti innalza.  Sopra di loro.     E ti dà la dignità di Dio.  La forza di Dio.  La ricchezza di Dio.   E non sei più povero.

A proclamare ai prigionieri la liberazione.              A te,   che sei ingabbiato.    Chiuso. Rinchiuso. Sigillato.    Dentro di te.  E fuori di te.     Ecco chi viene.    Quello che  spezza le sbarre.   Quello che ti apre le sbarre.   Quello che scioglie le sbarre.    E ti libera dalle sbarre.    E non ci sono più le sbarre.

E ai ciechi la vista.         A te,   che sei cieco.    Che sei nel buio.  Circondato dal buio. Immerso nel buio.    Prigioniero del buio.      Ecco chi viene.    Chi ti porta via  il buio.   Chi spezza il buio.  Chi rompe il buio.   Chi squarcia il buio.    E fa scappare via il buio.   E non torna più.     E non sei più  cieco.

A rimettere in libertà gli oppressi.       A te,   che ti fanno del male.   Che ti dicono che ti fanno del bene.   Che lo confondono con il bene.     Ti dicono  che non ti devi ribellare.    Che li devi lasciar fare.   Che li devi lasciar stare.    Che non li devi toccare.  Che non li puoi toccare.     Ecco chi viene.  Quello che li fa staccare da te.  Quello che li fa fermare. Quello che li fa tremare.    Quello che li fa cadere .  Quello che li fa precipitare.    Quello che li fa svanire.  Quello che li fa sparire.

 

Oggi si è compiuta questa scrittura.          E non è.  solo una parola.    E  non è più,  una parola.     Oggi. Ora.  Adesso.   Si è compiuta.    È diventata un fatto.  E diventata reale.  È diventata persona.   È Gesù.      Tutto questo,  è Gesù.

 

Gesù lo sapeva,   che ti facevano tutto quel male.    Per questo è venuto.    Gesù lo ha vinto tutto quel male,  sulla croce.   Per questo è venuto.    Gesù ti fa risorgere da tutto quel male. E dalla tua croce.    Per questo è venuto.      In lui,  non stai più male.  In lui, nessuno ti fa più male.

E non sei più  oppresso.

 

 

 

 

 

 

 

Il giovane ricco

In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”».    Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.    Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».   Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà».

 

 

“Una cosa sola ti manca:   và, vendi quello che hai e dallo ai poveri,  e avrai un tesoro in cielo;   e vieni!  Seguimi!”    Ma a queste parole egli si fece scuro in volto  e se ne andò rattristato;   possedeva infatti molti beni.         E tu,   te ne vai ?

 

Te ne vai.

Ti fanno pensare,  solo ai soldi.     Ti fanno attaccare,  ai soldi.     E ci stai attaccato, mani e piedi.     Ma sono i soldi che attaccano le tue mani e i tuoi piedi.  Che hanno bloccato le tue mani e i tuoi piedi.    Che hanno inchiodato  le tue mani e i tuoi piedi.     E  non ce la fai.

Non te li fanno dare ai poveri,   i soldi.     Te li fanno prendere ai poveri,  i soldi.   Ti fanno diventare i poveri,  i tuoi soldi.     E gli usi,  come i soldi.    E li spendi,  come i soldi.    E li vendi,  come i soldi.    E lì butti,  come i soldi.    E non stai con Gesù.

Ti vogliono comprare,    pure Gesù.        Ti  comprano,  pure Gesù.     Ti  barattano  pure Gesù.    Con i soldi. Per i soldi.     Ma Gesù è Dio.   E Dio non si può comprare.     Sono solo loro,  che si sono venduti.    Sono loro, che si sono svenduti.   Sono loro che si sono barattati,  l’anima.    E sono diventati poveri. I veri poveri. I più poveri, dei poveri.  Perché hanno perso l’anima.    E hanno perso Dio.     Ora. Ancora.  Per sempre.

 

 

Non te ne vai.

Non gli giri le spalle.     Non lo lasci Gesù.  Non vai via.    Perché è lui,  il vero tesoro. L’unico vero tesoro.    Il vero tesoro che cerchi.  Il vero tesoro che hai.   Il vero tesoro     che avrai,   per sempre.

 

Ecco, noi abbiamo lasciato tutto.       Se lasci tutto.  Se ti distacchi da tutto.   Se tutto non ti basta più.  Se tutto non è più tutto, senza Gesù.   Se tutto, non sei più tu.  Se tutto è Gesù.

E ti abbiamo seguito.        Lo metti Gesù, prima di tutto.   Lo metti Gesù, davanti a tutto. Conta Gesù, più di tutto.   Di più di te.     E ce la fai.  E lo segui.

Che non riceva, già da ora, cento volte tanto.              Lasci,  quello che avevi.     Ma Dio è di più. Molto di più.     In Dio ci sta di più.  Molto di più.     Dio ti da di più. Molto di più.  Cento di più. Cento volte di più.    Mille vlte di più.   Di quello che avevi.     Di  quello che pensavi.    Di quello che sapevi.   Di quello che speravi.

 

Insieme a persecuzioni.          Se stai con Gesù.  Stai dalla parte di Gesù.    Non stai dalla parte di loro.     Di chi non lo vuole.  Di chi lo rifiuta.  Di chi lo offende.   Di chi lo nega.  Di chi lo rinnega.    Ancora. Ora.

Insieme a persecuzioni.        Per questo ti perseguitano.   Perché in te, vedono lui.  Perché in te, feriscono lui.    Perché in te, umiliano lui.   Perché in te, fanno fuori lui.   Ancora. Ora.

Insieme a persecuzioni.      Ma non è una sfortuna.  Non è una sconfitta. Non è una disfatta.    È un bel segno.     È il segno che Gesù,  ci sta in te,  davvero.    È il segno,  che sei vero.   È una vittoria.   È la tua vittoria.   È la sua vittoria.

E la vita eterna nel tempo che verrà.       Se ti perseguitano.  Ti fanno un favore . Gli sembra di averti chiuso le porte.     Invece  te le hanno aperte le porte.    Ti hanno aperto le porte del paradiso.   Ti hanno dato il paradiso.   Ti hanno regalato il paradiso.   Ti fanno stare in paradiso.  Con Gesù.   Per sempre.  Già da ora.

 

Allora si che ce l’hai.                                                                                                              La vita eterna.

 

 

 

 

 

Gesù e la donna cananea

In quel tempo, partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne. Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola.  Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele».  Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».  Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.

 

 

Si mise a gridare:   “Pietà di me, Signore, figlio di Davide!   Mia figlia  è molto tormentata da un demonio”.              E tu che fai,    gridi ?

 

Non parli proprio.

Il male  ti rosica l’anima.     Ti consuma l’anima. Ti ruba l’anima.      E non fai niente.

Il male ti prende quello che hai di più caro.  Te lo strappa. Te lo strazia .    E non fai niente.

E sei tu  un tormento,   per quelli che non sono suoi.    E li strappi. E li strazi. E li spezzi. Per non essere da solo.  A non fare niente.

 

Gridi.

Non facevi niente.         Ma non ce l’hai fatta più.    E sei andato da Gesù.                              Ti ha preso  la tua creatura.         E non ci hai visto più.   E sei andato da Gesù.

Si mise a gridare.                Ti grida il cuore.  Ti grida all’anima.                                               Pietà di me, Signore.          Tu sei il Signore.    Tu,  lo puoi fare.                                            Mia figlia è molto tormentata da un demonio.        Solo tu  glielo puoi levare.

 

Ma egli non le rivolse.         Sei tu che non lo hai guardato.  Sei tu che non ti sei fermato.      Ma quella si avvicinò e si prostrò.           E ripari.    Ti inginocchi.   E ti getti ai suoi piedi.  Signore, aiutami!                Tu sei il Signore.  Tu  solo sei Dio.      Tu solo  puoi.

Prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini.        Ti leva l’orgoglio.  Ti smonta l’orgoglio. . Eppure i cagnolini.            E ti fai piccolo.  E ti fai semplice. E ti fai povero.    Davanti a Dio. Mangiano le briciole.         Ai piccoli  gli bastano le briciole.    Si nutrono delle briciole.         Le briciole di Dio.                                                                                                                     Che cadono dalla tavola dei loro padroni.       E ti fai  mendicante.   Mendicante di Dio.

 

Bastano le briciole.             Le briciole di Dio.    Dentro ci sta Dio.  Tutto Dio.                         Le briciole   ti hanno salvato.      Le briciole  ti hanno guarito.

E diventi anche tu.                                                                                                          Briciola di Dio.

 

 

 

 

 

 

Oggi si è compiuta

Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto. In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode. Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore». Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

 

 

 

Oggi,   si è compiuta questa scrittura,    che voi avete ascoltato.                                                 È in te,     si è compiuta?

 

  È solo  una parola.

È rimasta,  solo una parola.     Una parola da dire.   Da leggere,  da ripetere,  da ricordare.  Non ci sta,  non si tiene,  non si regge,     da sola.         Da sola,    è vuota,  inconsistente,   apparente.       E anche tu,    diventi così.

 

  È  un fatto.

Gesù  è un fatto.       Gesù è Dio.    Dio,  è  un fatto.     È una realtà.    È  la Realtà.             Dio  fa  i fatti.      La sua parola,   è un fatto.      Si compie,  succede,   avviene.                 Oggi.  Ora.

Oggi,    il Figlio di Dio   viene.       Per aprirti  gli occhi.      E non sei più cieco.                     Oggi,   viene.     Per  darti  la dignità.        E non sei più povero.                                        Oggi,   viene.     Per darti  la libertà.      E non sei più schiavo,   non sei più  prigioniero.    Oggi,   viene.     Per  levarti  il peso,   che ti schiaccia.     E non sei più  oppresso.

Guarda,    lo Spirito del Signore,   che  è sopra su di lui.      È il segno,  del Padre.              È il segno,  che è  il Figlio.      È il segno,  che è vero.

 

 Ora,   tutto  è cambiato.

 

 

 

 

 

 

Cristo Re

1 - Il Giudizio finale - Copia - Copia

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:  «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.  Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.  Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.  Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”.  Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”.  E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

 

 

 

Gesù è il Re.  È il Centro.    Da lui tutto è partito. A lui tutto ritorna.  Anche tu.

E tu,   da che parte,  ti ritrovi ?

 

Con i capri.

Hai anche  fatto.    Ma avevi il capo rivolto a te.    Rivolto indietro.  A guardare te.          A quanto eri bravo.  A quanto eri buono.   A quanto eri bello,  mentre facevi il bene.    Eri tu  il tuo centro.    Eri tu  il tuo Re.   Eri tu  lo scopo.   Eri tu, la fine di tutto.

 

Con le pecore.

Hai fatto.    Ma avevi  il capo rivolto in avanti.    Davanti a te.  Oltre te.  Più di te.             E lo vedi  il piccolo.     Il povero, il solo, l’abbandonato.   E non lo lasci. E non ti giri.       E non te ne vai.      Perché ha bisogno di te.  È venuto per te.  Aspetta te.

 

C’è Gesù dietro di lui.   C’è Gesù nel piccolo, nel più piccolo.  Quello che nessuno vede. Quello che,  per nessuno vale.   Quello che nessuno vuole.       È Gesù che ti cerca.        È Gesù che ti chiama.   È Gesù che ti guarda.

È Gesù che ha messo il suo volto,  nel tuo.

E tu   lo hai guardato.                                                                                                          E tu   lo hai sfamato.                                                                                                            E tu   lo hai curato.

Hai messo il tuo volto,  nel suo.      Per l’eternità.

 

 

 

 

 

 

 Venite alle nozze

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 In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse:  «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.  Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.  Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.  Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.  Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

 

 

 

Anche tu,   sei invitato alle nozze  del Figlio di Dio.

E tu,   ci vai?

 

Non ci vuoi andare.        Non ci vuoi stare.    Non ci vuoi avere, a che fare.                Non ti interessa. Non ti tocca.     Lo metti fuori. Ti metti fuori.    Da solo.

Hai da fare.      Hai altro  da fare.     Non ti deve scocciare.   Non ti deve disturbare.      E vai altrove.     La tua festa, è altrove.

Insulti.     Chi te lo ricorda,  chi te lo riporta.      Per te,  Dio non è degno di te.    E tu, non sei degno di lui.

 

Ci vai.        Povero, piccolo, misero.    Umile, fragile, debole.     È quello che porti,      alle nozze.     È quello che aspetta,  le nozze.

Ci vai,   con l’abito iniziale.     Con la veste bianca del battesimo.    Vestito di Cristo. Senza,  non ci puoi stare.

 

Perché,   sei anche tu,

la sposa,   delle nozze.

Nel   Regno  dei cieli.

 

 

 

 

 

 

 

E’ nato.

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 In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città.  Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta.  Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio. C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».   E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:  «Gloria a Dio nel più alto dei cieli  e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

 

 

 

Come i pastori.

 

Quando sei nel buio.      Quando sei fragile,  debole,  povero.     Misero.   Scartato.

E proprio lì,   che si aprono i cieli.        È proprio lì,  che vengono gli angeli.     E ti dicono che è nato,   il tuo Salvatore.     Gesù,  il Signore.

 

 

Con i pastori.

 

Vai da lui.       E lo trovi in una mangiatoia, coperto di fasce.  È entrato nella tua piccolezza, è entrato nella tua debolezza.

Ma lui  risplende di una luce divina.      Quella luce viene dal Padre,   e arriva fino a te.

E ti ricopre di grazia.   Ti inonda di grazia.  Della grazia di Dio.

E tu risplendi    con lui,   di lui.         E non  sei più solo.   E non sei più povero.      E non sei più misero.

 

E canti,   e danzi   di gioia.

Con  tutto   il Paradiso.

 

 

 

 

 

 

 

 

Sei tu?

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  In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».  Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”. In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui».

 

 

 

 

E tu,  gli chiedi:     “Sei tu?”

 

Da che lo capisci?       Dai fatti.  Da quelli che solo   Dio può fare.

 

Il cieco,  non è più cieco.     Ci vede meglio degli altri.   Vede la luce di Dio.  Che gli fa vedere quello che  gli altri non vedono.

Il sordo,  non è più sordo.      Sente quello che gli altri non odono.  Sente al di là del suono. Sente la voce del suo Dio.   Che gli altri  non odono.

Lo zoppo,  non zoppica più.     Non si appoggia più a quello che trova.   Non ha più bisogno di appoggi.     Ha messo i piedi in Dio.    Che lo fa camminare per strade sconosciute,   agli altri.

Il lebbroso.      Non è più malato,  bucato, roso, corroso.    Cristo è entrato nei suoi buchi, nei suoi vuoti, nelle sue ferite.    E lo ha riempito. E lo ha purificato.   E lo ha santificato. Fino in fondo.

Il morto,  non è più finito.     Non è più andato,   non è più perso.     Gesù è la sua vita.        E lo fa risorgere.   E lo fa rinascere sempre.  Per sempre.

Il povero.     Non è più povero.  Dio è la sua ricchezza.        L’oppresso non è più solo.   Dio è la sua forza.      Dio è  il suo riscatto.     Dio è  la sua vittoria.

 

E tu Gesù,

sei il Dio che viene.

 

 

 

 

 

 

 

 

I primi posti

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Avvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colnon metterti al primo postoui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cèdigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato». Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

 

 

 

E tu,    a che posto ti metti?

 

Al primo posto.

Davanti.   Davanti a Dio.  A fianco di Dio.   Nel posto di Dio. Al posto di Dio.  Come un Dio. Più  di Dio.

Prima.   Prima di tutti.    Per essere il primo.  Per essere l’unico.   Per essere il solo.

Con gli altri,  dietro.    Dietro alle spalle.    Così non li vedi.   Perché non li vedi.   Perché non ci sono,  per te.

 

All’ultimo posto.

In fondo.    A distanza da Dio.    Perché non sei,  come lui.    Perché non sei,  lui.

Dietro.   Con gli altri,  davanti.  Così li vedi.   Così, ci stai con loro.   E loro sono con te.       E tu sei,  per loro.

Ultimo.    Piccolo, semplice, povero.  Solo.     È la tua casa.   È la casa di Dio.

 

E Dio viene,   a prenderti.      E ti fa sedere   vicino a lui.      Con lui.

Nella  sua  gloria.

 

 

 

 

 

 

 

 

La vedova povera

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  In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».  Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.   Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

 

 

 

E tu,  come sei?

Come gli scribi.         Pomposo, sontuoso, untuoso.    Gonfio,  tronfio,  ripieno,  dei soldi degli altri.   Dei soldi delle vedove.  Dei soldi dei piccoli.  Dei soldi dei poveri.

Li  usi, li abusi,   per farti notare,  per contare,  per comandare.     Hai preso il tesoro di Dio. Ti sei impossessato  del tesoro di Dio.   Più di Dio.   Al posto di Dio.   Senza  Dio.

 

Come la vedova povera.        Hai messo tutto quello che avevi,   nelle mani di Dio.          Hai messo il tuo tesoro  in Dio,    perché Dio è il tuo tesoro.

Il tuo piccolo gesto  conta,  più di tutto.    È quello che vale,   è quello che compensa,          è quello che ripara.

È il gesto che riempie,  e riporta indietro quello che hai dato.   Centuplicato.

E il gesto prezioso,  guardato   da Dio.  Amato da Dio.  Che rimane in Dio.

È il tesoro di Dio.