Annuncio

 Annuncio degli adulti agli adulti

MasaccioTributo

 

 Gli adulti e i giovani nel gruppo della catechesi si sono formati. Hanno fatto esperienza di Dio, lo hanno vissuto insieme,  nella parola, nella vita e nei sacramenti. Ora sono diventati a loro volta innamorati di Dio. Ora lo Spirito Santo riempie anche il loro cuore e trabocca e si espande al di fuori e passa agli altri. E annuncia il Signore.   È lo Spirito Santo che lo annuncia attraverso di noi. Noi siamo il ponte, i piedi, le braccia, le mani, la voce, il cuore, ma è lui che parla di Dio agli altri cuori. È lui che lo annuncia. È lui che lo rivela. È lui che lo testimonia.

Cosa possiamo fare per essere ponte?  Come ci ha  detto Gesù. Come faceva lui. 

 

Con la propria vita.

Se non s’incarna nella mia vita, lo Spirito Santo non è mai entrato. Se non diventa fatto, opera, azione, non è mai passato. La gente guarda quello che faccio e come lo faccio. Quello che faccio, è la prova del nove della fede. È la verifica, è la conseguenza della presenza reale di Dio. Fare come Gesù. Decidere, scegliere, agire, come Gesù, veramente, concretamente, totalmente. Se non ci sono i fatti, le parole rimangono vuote e anche il cuore mio e degli altri. Non toccano il cuore mio e degli altri. Rovinano il cuore mio e degli altri.

 

 Insieme.

Da solo non ce la faccio. Almeno in due, perché due sono i testimoni che garantiscono una verità. In due ci si aiuta, ci si confronta, ci si sostiene. Meglio in gruppo, come comunità, come popolo di Dio, come Chiesa.  Insieme a  un sacerdote o di un  religioso. Insieme e  sostenuti dalla  chiesa locale e  diocesana.   Andare insieme per le strade, in mezzo alla gente, come Gesù con gli apostoli.

 

 Uniti.

Amarsi veramente, aiutarsi veramente. Come figli dello stesso Padre, come fratelli della stessa famiglia di Dio. Condividere la fatica, il dolore, le difficoltà. È l’amore tra di noi,  che ci fa riconoscere discepoli di Cristo. È l’amore, l’unione, la compassione tra di noi, che ci fa annunciare Gesù Cristo. Allora annunciamo il corpo mistico, ripieno dello Spirito Santo.  Allora la gente che ci guarda, si sentirà attratta dalla realtà che viviamo. Perché vede in quella realtà una dimensione divina. Perché sente in quella realtà,  la presenza viva di Gesù Cristo risorto,  che  attrae a sé  tutte le cose. È lui che la chiama, è lui che la accoglie, è lui che la ama.

 

 A fare.

Insieme a fare quello che faceva Gesù. Ad annunciare la salvezza agli ultimi, ai più piccoli, ai più dimenticati. A trovare negli istituti,  i malati che non hanno più nessuno. I bambini dimenticati,  anche dai loro genitori. Gli anziani rifiutati, isolati, accatastati, come se fossero già morti. A trovare carcerati,  che non ricevono  nessuna visita. A difendere chi ha subìto un’ingiustizia. A casa delle persone sole, abbandonate. Negli ospedali a trovare quelli che non hanno nessuno che li aiuta. A portare il cibo, vestiti, a persone povere che non li chiedono. A donare alle persone umili,  delle cose che ci appartengono. A  sostenere i bambini disagiati. A prendersi cura dei  bambini  malati. A lottare con forza per la giustizia, la solidarietà e la cura dei poveri, dei deboli e dei malati. Per portare scuole, lavoro, case dignitose, nelle zone emarginate.

 

 Pregare.

Pregare insieme. Come gli apostoli con Gesù. Pregare il Padre con Gesù. Pregare davanti a Gesù Eucaristia. In silenzio. In un silenzio pieno del battito del proprio cuore. In un silenzio dove i battiti di tutti i cuori insieme,  parlano a loro Dio, cantano e danzano insieme, per il loro Dio. Pregare nelle chiese, di notte. Ma anche fuori della chiesa, come segno, come presenza di Dio nel mondo. Nelle spiagge, nelle piazze, nei giardini, nella casa di un malato, nella casa di riposo, nell’istituto per bambini, nelle carceri, nei centri delle donne violentate, nei gruppi degli alcolisti, nelle comunità per tossicodipendenti, nel centro per anziani, nella fabbrica, negli istituti di pena per minori.

 

Portare.

Nei loro modi. Nel loro luoghi, nei loro interessi. Parlare il loro linguaggio, per farsi capire. Come faceva Gesù che usava le parabole e i simboli. Proporre argomenti  di spiritualità,  dimenticati, negati, rifiutati dal mondo.   Come: anima, fede, Dio, Gesù Cristo, vita eterna, paradiso e angeli, dolore e malattia,  amore  e fedeltà, giustizia e dipendenza, verità e falsità, povertà e ricchezza, umiltà e dominio, essenza e apparenza, coppia e matrimonio, castità, vocazione.  Discuterli  insieme  con l’aiuto e l’assistenza di un sacerdote o di un religioso o di un teologo. E poi rivederli  alla luce della parola di Dio. Illuminati dalla parola di Dio. Vivificanti da Dio. Come dono di Dio. 

 

 Presentarli con:

  •  Mostra.    Una mostra di foto o di video su quell’argomento. Una mostra di disegni, pitture, sculture.  Una mostra di poesie scritte su quel tema.
  •  Letture.  Un incontro  dove viene proclamata la parola di Dio. Salmi o Vangelo, che si riferiscono a quell’argomento. Nel posto che lo riguarda.  Dove vengono lette poesie sull’amore di Dio. Racconti di fatti della Bibbia. Raccontare i fatti del vecchio testamento, in modo semplice, chiaro e anche con immagini,  in  diapositive proiettate. E poi fare una discussione in gruppo di quello che è stato recepito.
  •  Scritti.   Invitare le persone a scrivere una lettera a Dio, sull’argomento proposto.   Invitarle a scriverla  tutte le volte che ne hanno bisogno.   Ad entrare in una relazione vera e concreta con Dio.   Ad aprire il proprio cuore a Dio.  Con una lettera.  Anche  con un diario   dove  scrivere  ogni giorno  a Dio Padre.  Raccontare ogni giorno a lui quello che ci succede nel cuore. Dove mettere tutti i movimenti del cuore per lui, verso di lui, in lui.  Un luogo, un posto, dove ritrovarsi in lui  alla fine del giorno.   Le lettere a Dio possono rimanere private. Ma se qualcuno volesse una risposta o  delle preghiere,  si  può  organizzare una rete di religiosi, religiose,  conventi , consacrati, sacerdoti,  direttori spirituali, che sono disponibili ad accogliere  le  lettere e  a rispondere.  Che sono disponibili a una  paternità e a una maternità spirituale.
  • Cineforum .   Con un film su un argomento. Puoi aprire una  discussione in gruppo. Per  capire il significato, i simboli, il messaggio, l’esperienza emotiva individuale e collettiva.
  • Teatro.   Proporre uno spettacolo teatrale, con un video , su un argomento della Bibbia o del Vangelo. Vedi: Teatro biblico.  Discutere insieme l’argomento e il messaggio per sé e per il mondo.
  •  Gioco.    Andare in un pub e divertirsi in modo semplice spontaneo. Dimostrare come ci si può divertire modo semplice e spontaneo, con giochi semplici, scacchi, dama, shanghai. Senza bere alcolici. Cantare suonare insieme canti simpatici, belli, gioiosi e spontanei. Canti e musica pieni di ritmo, ma anche melodici. Portare le chitarre, violino, tastiera e cantare. Suonare il sottofondo di una poesia con contenuto spirituale profondo, che parla di Dio e con Dio.
  • Canto e musica.  Inventare un canto nuovo, con musica nuova, con le parole del Vangelo. Con le parole di una poesia a Dio, con le parole di una preghiera a Dio. Con musica in sintonia con l’esperienza, immersa nell’esperienza dei giovani. Canzoni nuove su musica rock, rap, break dance, anche da danzare. Quel contenuto così, entra, insieme al ritmo, nel cuore.  Entra nella vita concreta. Non si perde.  Non si dimentica più.
  •  Danza.   Danzare un nuovo ballo, con movimenti nuovi,  adattati a lodare il Signore. Accompagnati con della musica di un DVD, con contenuto religioso. Inventare una danza nuova, con nuove mosse di gruppo. Muoversi insieme come gruppo. Danzare cantare insieme, un inno di gloria al proprio Dio. Come un gospel. Si può fare anche in una piazza, nei giardini pubblici, i ragazzi che passano, si possono associare. Si può fare in una casa di riposo, e gli anziani possono ballare. Si può fare con i bambini, e insegnargli a lodare con il corpo, con il canto, con la gioia,  il loro Signore. Poi suonare qualcosa insieme.
  • Oggetti e libri.  Proporre un luogo fisico fisso o mobile, dove si vendono oggetti religiosi. Un posto,  dedicato a Dio, che parla di Dio.  Statue,  immagini, dipinti, quadri, collane, tutto con soggetti religiosi. Libri, con argomenti spirituali. Un posto dove si possono portare le iniziative.  Proposte di incontri,  proposte delle mostre, proposte di canti e musica religiosa in CD e DVD. Filmati, video, film, con contenuti religiosi. Video delle esperienze fatte dal gruppo. Video  elaborati dal gruppo su alcuni  argomenti di vita concreta. Pubblicità di blog e di twitter del gruppo.
  • Blog e internet.   Fare un blog su Internet, in cui si mettono tutte le iniziative e tutte le esperienze del gruppo. Le esperienze spirituali. In cui si propone di fare un cammino, un percorso come il proprio gruppo. In cui si propongono anche altre possibilità con gli altri movimenti. Dove si possono  vedere i video delle esperienze fatte dal gruppo. I video  elaborati dal gruppo su alcuni  argomenti di vita concreta. In cui si spiegano le iniziative più importanti della chiesa e i contenuti più importanti della fede. 
  •  Twitter.    Creare un gruppo collegato, organizzato, dove si passano contenuti solo spirituali. Le iniziative del gruppo, della parrocchia. Anche quelli del papa e della Chiesa.
  • Internet.  Fare un sito per collegare tutte le iniziative della diocesi sui giovani, per farle conoscere anche a tutti gli altri. Mettere tutto in rete, per confrontarsi, per aiutarsi, per sostenersi, arricchirsi. Creare unità,  nella diversità. Fare un altro sito specifico per gli adulti. Riguardo le famiglie, le coppie, il lavoro, l’immigrazione. Mettere in rete, collegare, riunificare, organizzare, tutte le iniziative riguardanti la solidarietà, la cura della povertà, della malattia, e dell’emarginazione. Per poter riportare anche le notizie più recenti e più importanti al riguardo. E le notizie buone.

 

 Celebrare.

Celebrare la messa insieme a tutti quelli che hanno vissuto quella particolare esperienza. Invitarli a incontrare direttamente il Signore. Se possibile anche sul posto. Nel carcere, nella casa di riposo, nell’istituto, nella fabbrica, nella casa del malato, nella comunità, nella casa famiglia, nella palestra. Allora il Signore rimane in quel posto. Il Signore santifica quel posto, quel momento, quei cuori.

 Allora passa  l’annuncio della salvezza incarnata. L’annuncio che il Figlio di Dio è  venuto sulla terra, per salvare tutti gli uomini e riportarli al Padre.

 

 

 

 

 

Vado al padre

In quel tempo, Gesù disse [ai suoi discepoli]:  «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.  Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.  Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.  Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».

 

Ti spaventi,  ti arrendi.  Ti sembra di non farcela più. Ti sembra di non avere più scampo, più strada, più rifugio. Ti sembra di non avere più riposo, difesa, consolazione.  Ti mancano due braccia che ti accolgono, che ti tengono, che ti contengono.  Ti mancano due braccia per riposare.

Non avere paura, non temere.  Se  ami  Dio veramente, se quell’amore s’incarna nella tua vita,  se si manifesta  in quello che fai,  allora Dio stesso verrà in te.  Ti amerà,  e dimorerà  in te e presso di te  il Padre,  il Figlio e l’amore che li unisce, lo Spirito Santo. Verrà e dimorerà in te la Trinità.

È la Trinità che ti abbraccerà. Quelle sono le braccia che ti tengono, che ti contengono. Quelle sono le braccia in cui puoi riposare.

Non sia turbato il tuo cuore.  Non  sei più solo.  Gesù ora va al Padre. Perché  è al Padre che anche tu devi guardare. Perché è al Padre che anche tu devi andare.    È il Padre che ha mandato il Figlio.  È il Padre che manderà lo Spirito Santo.  Per farti capire, per farti sentire, per farti amare. Per darti il Figlio.

Gesù tornerà  per lo Spirito Santo, con lo Spirito Santo,   nello Spirito Santo.

Per non lasciarti mai più.

 

 

 

Amatevi gli uni, gli altri

Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.  Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.  Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

 

 

Non ce la fai ad amare l’altro  come Gesù ti ha amato,  con le tue sole forze.  Non ce la fai.  Ti succede come Giuda.   Stai con il fratello perché ti serve,  perché ne hai bisogno.  Stai con lui per  fargli condividere il tuo progetto,  per usarlo,  per impostarlo,  per condizionarlo.  Stai con lui solo se fa parte del tuo progetto.   Quando non sta più con te,  quando non è più come te,  quando non è più per te,   lo rifiuti,  lo neghi e lo rinneghi.

Lo baci come Giuda.  Sembra che lo ami, sembra che lo adori.  Sembra  che lo osanni.  Ma nel tuo cuore lo condanni  e lo hai già venduto,  lo hai già punito,  lo hai già consegnato ai carnefici.  Amore come possesso, come uso,  come abuso.  Amore come ipocrisia,  come falsità,  come convenienza,  amore come apparenza.  Questo non è l’amore.

Per amare l’altro,  è prima necessario che Giuda, se ne vada.  Giuda deve uscire.  Deve  uscire  questo modo di pensare,  questo modo di amare,  questo modo di possedere.   Questo modo di avere.   Questo modo di tradire.

Quando Giuda se ne va ,  può iniziare la salvezza in te.  Gesù può essere messo al centro.  Può essere glorificato.  E in Gesù viene glorificato il Padre e il Padre glorifica il Figlio . Dio si manifesta  nella sua completezza,  nel Figlio e nel Padre e nell’Amore che li unisce, nello Spirito Santo.

Ecco,  come si fa ad amare l’altro  come Gesù ci ha amato.   Ci riesci solo in un modo. Quando Gesù  è entrato con il suo corpo glorificato nella tua vita,  quando tu gli rendi gloria,  quando tu lo canti,  quando tu lo  osanni,  quando tu lo  ami,  allora il Figlio, il Padre  e lo Spirito Santo verranno in te.  Lo Spirito Santo,  l’Amore in persona,  l’amore che unisce il Figlio con il Padre,  verrà in te.

Solo  con quell’amore  riesci  ad amare l’altro veramente,  come  ti  ha amato  Dio.  Solo in quell’amore,  riesci ad amare l’altro veramente.  Solo quell’amore viene  sentito  dall’altro,  lo  risana, lo consola.  Solo quell’amore guarisce,  ripara, unisce.  Ripara  le ferite,  le divisioni.  Ricongiunge le parti separate,  rifiutate,  isolate,  nascoste,  perdute,  negate, nell’altro e in te stesso.

Solo quell’amore  ti unisce al fratello.  Solo quello,  diventa cura, custodia, protezione, guida, condivisione, unione.

Quell’unione nella Trinità, con la Trinità, attraverso la Trinità,  passa.  Solo quella,  passa.  Solo quella, annuncia il Signore.

Solo allora Lo riconosceranno.  Solo allora riconosceranno anche te  come suo discepolo.  Come  suo testimone.  Come  suo figlio.

 

 

 

Annunciare il Vangelo

L’evangelizzazione.

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Che cosa è?

L’evangelizzazione parte dall’esperienza con il Cristo risorto,  si basa sull’esperienza di Cristo risorto. Come Giovanni e come Maria e come gli apostoli, innamorati di Dio,  che vengono mandati ad annunciare al mondo la resurrezione e la salvezza.

È necessario tornare a  evangelizzare, a far conoscere la buona notizia. A testimoniare, a trasmettere la buona notizia, con la mente, ma ancor più con il cuore e con l’anima. A lasciar passare l’autore, il protagonista, dell’evangelizzazione. Che è lo Spirito Santo, lo Spirito di Dio, Dio stesso. È Dio che si vuole dare, che si vuole far conoscere, che vuole raggiungere i suoi figli.  È Dio che ci chiede di fare da ponte. È Dio che ci chiede le nostre mani, i nostri piedi, il nostro cuore, per arrivare, parlare, portare Lui. Per risanare le ferite, per consolare gli afflitti, per riscaldare i cuori. Per asciugare le lacrime. Per ritrovare  il Padre originario. Dio ha bisogno di noi. Noi dobbiamo rispondere a questo richiamo, a questo invito e dobbiamo andare. Questa è l’evangelizzazione.

L’ evangelizzazione conserva integra l’essenza dell’annuncio,  ritorna all’essenza dell’annuncio. Ma nello stesso tempo sa arrivare al cuore alla mente della gente, delle persone. Sa rispondere alle domande, alle difficoltà dei tempi e dei luoghi.  Fa vivere la fede nella gioia, nell’amore, nell’unità.   Perché ha  le sue radici nel Vangelo, nella parola di Gesù, in Gesù.

Bisogna ripartire daccapo. Le persone devono ritornare a conoscere l’annuncio. In particolare gli adulti e i giovani.

Catechesi quindi degli adulti, dei genitori, e dei giovani.  Attuando un metodo che si basa sul Vangelo, sul metodo di Gesù che è il vero, unico e solo maestro. Gesù è il metodo vivente.

 Una catechesi  che  mette in pratica  il documento della CEI:  Educare alla vita buona del Vangelo.

 

A chi è rivolta? 

E’ rivolta a tutti gli adulti e i giovani e i genitori,  che non si riconoscono in un movimento specifico.  A tutti quelli che sono rimasti  senza una formazione. A tutti quelli che cercano un posto di comunione e di confronto e di scambio umano, fraterno, spirituale.   A tutti quelli che cercano. Ma non hanno ancora trovato. E a quelli che non cercano più.

Oggi c’è una nuova povertà.  La povertà del cuore e la povertà  dell’anima. Ci hanno impoverito il cuore. Ci hanno devitalizzato il cuore. Ci hanno inaridito il cuore. La società dei consumi ci ha consumato il cuore. Ce lo ha intasato di prodotti inutili, ce lo ha accecato con luci sintetiche, ce lo ha riempito di plastica. È diventato così di plastica anche lui.

Ce lo  hanno programmato, impostato, predefinito.  Lo hanno  riempito di sentimenti di massa. Lo hanno fatto diventare un cuore di massa. Che può battere solo con altri cuori, che può sentire solo quello che sentono  gli altri, che può vivere solo se gli altri glielo permettono. Che deve essere come gli altri,  per non morire isolato, rifiutato, negato.

Ci hanno bombardato il cuore  di  elementi negativi.  La Tv, i media,  i film,  i giochi  virtuali,  sono pieni di morti, spari, furti, violenze, mostri. Ne hanno riempito persino i cartoni animati  e le playstation, per impostare  il cuore anche dei bambini, così siamo già pronti. Pronti, preparati,  per essere indeboliti, per essere plagiati, per essere usati, per essere asserviti.  Ci hanno levato la libertà, la dignità e la verità del cuore.

Ci hanno impoverito l’anima. Ci hanno levato Dio. Lo hanno eliminato, lo hanno negato,  lo hanno rinnegato.  Lo hanno fatto diventare un prodotto di consumo. La nostra anima si è così inaridita, seccata, ammalata.

Per questo quando ci levano anche i soldi, l’unica cosa che ci hanno lasciato vivere, ci sentiamo morire,  perché   non abbiamo altro.  Perché ci accorgiamo di non avere gli strumenti per affrontare la povertà. Ci accorgiamo che ci manca il coraggio, l’orgoglio, la speranza.. Ci sentiamo persi, inutili, vuoti.  

Ecco, la nuova evangelizzazione, è per noi.  Rivolta a noi, alle persone normali, alle persone di tutti giorni, che non ce la fanno.  Non ce la fanno ad aiutare se stesse e non ce la fanno ad aiutare neppure gli altri.   Fanno fatica  a  reggere se stesse e non ce la fanno a sorreggere gli altri.  E’ rivolta  agli adulti  e ai giovani che hanno bisogno, voglia di ritrovare se stessi  e di ritrovare il proprio cuore e la propria anima. Che hanno bisogno di ritrovare il senso, lo scopo, il perché ,  il come  e il quando. Che vogliono tornare a sentire  battere  il proprio cuore e  la propria anima pulsare.

Noi,  siamo i nuovi poveri del cuore  e dell’anima.  I nuovi malati nel cuore e nell’anima. Noi,  abbiamo bisogno di incontrare il Signore.  Abbiamo bisogno di essere salvati da lui . Di essere amati da lui.  Di essere guariti da lui.  Risanati da lui.  Perdonati da lui.   Di risorgere in lui.

 

Chi  la   fa? 

Gli innamorati di Dio.  Abbiamo bisogno di Gesù che parla al cuore della gente. Abbiamo bisogno di Gesù che guarda  e ama e chiama a seguirlo. E solo allora,  solo a Gesù,  la  gente risponde di  si!

Chi la fa?    Un sacerdote che lo rappresenta.  Un sacerdote della parrocchia.  Perché il sacerdote ha il ruolo di pastore.   Aiutato da una squadra, un team, un gruppo ristretto di  2- 3  persone, formate, capaci di relazione, piene di Spirito Santo.   Scelte tra i diaconi, consacrati,  sposati, laici.  Scelte  tra i migliori.  Persone che hanno  scelto, voluto, amato Dio, sopra ogni cosa.  Gli innamorati di Dio.

Il protagonista principale della evangelizzazione è comunque sempre lo Spirito Santo. E’  lo Spirito Santo presente nel corpo mistico della Chiesa. Nel popolo di Dio  che cammina insieme. Che conosce insieme,  che cresce insieme,  che ama insieme il suo Dio. Che loda insieme il suo Dio.

 

Cosa fa? 

  • Catechesi dei genitori. Per  educare i figli alla fede. Da 1 a  18 anni.   (vd. art.) 
  • Catechesi degli adulti     (vd. art. )
  • Catechesi dei giovani      ( vd. art. )

I  bambini hanno i loro spazi di formazione spirituale,  in famiglia,  nel catechismo  della comunione e della cresima  e nell’oratorio,  (vedi articolo  specifico).

 I tempi e gli orari,  sono da concordare con le persone interessate, per farle diventare protagoniste del  loro cammino di fede.   I modi  sono  indicati negli articoli  specifici.

 

Dove si fa? 

Nella parrocchia. La parrocchia è il luogo, il posto della Chiesa locale. Ma la Chiesa è il popolo di Dio.  Quindi  anche fuori, all’esterno. Dove si ritrovano le persone, dove vivono le persone.  Nel loro ambiente di vita.  Nei posti frequentati dai giovani. Dove andava Gesù. Come faceva Gesù. 

 

Evangelizzare  nella liturgia 

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  • Formare alla Messa

Il Signore viene nella celebrazione dell’Eucaristia.  Viene realmente.  Dobbiamo quindi aiutare a capire la Messa, formare alla Messa.  E’ un momento troppo importante, che non va sprecato. Che va protetto,  vissuto, osannato. È il centro della vita del cristiano. È il trionfo della vita del cristiano.  È la meta della vita del cristiano.  È l’incontro con il Signore risorto.

Per la gente la Messa è diventata un’abitudine. Un posto dove si va per convenienza, per fare come  fanno tutti. Per incontrare gli amici e organizzare il resto della giornata. Non sono stati formati a quel momento. La catechesi si è limitata agli incontri del catechismo della comunione e della cresima. Un catechismo a volte fatto più per far contenti i genitori, per non essere diversi dagli altri, per non essere giudicati dagli altri.

Educare quindi a conoscere e a vivere la liturgia della Messa. Spiegare cosa succede, come succede e quando succede. Spiegare che la consacrazione non è un ricordo,  ma discende veramente lo  Spirito Santo a trasformare la sostanza del pane e del vino nel corpo e nel sangue del Signore risorto. Spiegare i simboli, il senso e il perché di quello che si fa.   Spiegare i segni,  e cosa fare e come fare. Le persone si affidano a quello che vedono. Fanno quello che fanno gli altri che  sono accanto. Non sanno più perché o per come  si sta alzati, seduti o in ginocchio. Pensano che siano novità ecclesiali. Non sanno più come si prende l’eucarestia e perché e quando si può prendere. Perché non sanno, non chiedono, non pensano e decidono per conto loro.

La fede personale o individuale  si è diffusa,  anche perché noi non abbiamo coltivato la fede. Non l’abbiamo curata, formata, protetta e guidata. L’abbiamo lasciata venire su in modo selvaggio e le spine, e i rovi l’hanno rovinata, ferita, uccisa. L’abbiamo dimenticata, l’abbiamo lasciata a se stessa. L’abbiamo lasciata alla massa, l’abbiamo data in pasto alla gente, al popolo, alla folla. E la folla sceglie sempre Barabba. Il ladro. La folla la ruba, la usa, la plagia, la violenta, la uccide. Perché non si riconosce in Dio. Perché non è di Dio.

Educare a vivere la Messa, a ritrovare la Messa. A riconquistare la Messa. A vivere la sacralità della Messa. A celebrarla, a proclamarla, a osannarla. Insieme alla Chiesa celeste. Come la Chiesa celeste. Nella Chiesa celeste.

 

 Formare i lettori.  

La celebrazione della parola non può essere rovinata. Non può essere data in gestione a chi capita, a chi vuole, a chi pretende. Non è possibile che la parola venga storpiata, mangiata, distorta, contorta, distrutta. Chi legge le letture, spesso è più preoccupato di leggere veloce, di non sbagliare, di farsi notare, di non fare brutta figura di fronte agli altri.

Non sono parole normali, è la parola di Dio. È l’unica parola che il fedele sente in tutta la settimana. Per tanti, è l’unica occasione. Se noi gliela leviamo, gliela rubiamo, gli roviniamo l’unica speranza di incontrare Dio, spegniamo l’unica luce che gli parla di Dio.

La parola di Dio è una celebrazione e va rispettata, amata, curata, protetta.Si devono scegliere quelli che la fanno passare. Non tutti lo sanno fare.  Bisogna impostare una squadra preparata.  Formare i lettori. Insegnargli ad amare la parola. In particolare a proclamare la parola. Insegnare la tonalità della voce, la cadenza, la precisione e il volume della voce perché arrivi a tutti.

Ma in particolare insegnare a capire il proprio ruolo. Il lettore su invito della Chiesa e benedetto dalla Chiesa, è  il tramite tra Dio  e il  suo popolo. È colui che porta la voce di Dio,  è colui che parla in nome di Dio.  È colui che dà la parola di Dio al popolo.  La parola di un Dio è forte, intensa, chiara, calda, amorevole, aperta, tonante, autorevole, salvifica, penetrante.

 

Formare  ministranti  e i ministri dell’eucaristia. 

Chierichetti.  

Essere presenti, partecipi al miracolo eucaristico, prendersi cura del miracolo eucaristico, è la più bella esperienza che un animo umano può vivere. Essere custodi, prendersi cura del corpo glorificato,  del sangue santificato del Signore Gesù, del Figlio di Dio, di Dio stesso. Che meraviglia! Che grazia!  Bisogna formare i bambini e i ragazzi  che servono la Messa.

Bisogna spiegare ai bambini, con il cuore, con passione, che quello che è davanti a loro è veramente un miracolo. È veramente un fatto strepitoso, reale, vero. Non  stanno servendo un sacerdote, non stanno giocando, non sono  in mostra per essere visti  da tutti. Stanno servendo il Figlio di Dio, stanno servendo Dio in persona. Sono gli angeli di Dio. Rappresentano gli angeli di Dio che circondano, glorificano, lodano, si inginocchiano, adorano, il loro Signore, il Dio del cielo e della terra.

Vanno quindi educati principalmente al senso, allo scopo, all’essenza di quel servizio. Alla precisione e in particolare alla responsabilità e alla sacralità di quel servizio. Non è un fare comune, non è una cosa  qualunque, è una celebrazione, una santificazione, una glorificazione.

Ministri dell’eucaristia.

Lo stesso  per i ministri dell’eucaristia. È importante, che sentano la santità della presenza del Signore. Che vivano quell’ostia, come carne e sangue e anima e divinità del Figlio di Dio.  Che la adorino, immersi nello Spirito Santo, avvolti dallo Spirito Santo, contornati dagli angeli che la accompagnano sempre.

Che la proteggano, facendosi aiutare da un  ministrante con un vassoio,  per non farla cadere a terra. Per evitare la paura di perderla, di chi la offre e di chi la riceve e far vivere quel momento così intenso, nella serenità e nella gioia.  Che sappiano in particolare presentarla ai malati. Che sappiano consolare i malati. Che siano disponibili qualche volta anche durante la settimana, per i malati che lo richiedono.

Bisogna  ritornare al sacramento dell’Eucaristia.  È il Signore che cura, è il Signore che rigenera, è il Signore che perdona, è il Signore che trasforma,  è il Signore che salva.   È lui il centro.  Noi siamo solo coloro che lo portano, che lo passano agli altri.

 

Formare il coro. 

Coro guida.    

È necessario ritrovare il senso delle cose, il perché delle cose, nella liturgia. Il coro è colui che loda, osanna, ma in particolare è colui che guida il popolo che loda e osanna. Il coro è la guida, il pastore del canto del popolo. È colui che promuove il canto del popolo. È colui che muove i cuori del popolo a lodare il proprio Dio con il canto. 

Quindi il direttore del coro deve essere anche quello che dirige il popolo. Che spiega quando cantare insieme, come cantare insieme. Cantare insieme agli angeli e ai santi. Cantare come gli angeli e come i santi.  

Spesso le persone ascoltano i cori della chiesa, come se fossero  a un concerto. Sono attente alla tonalità, alla bravura, alla perfezione. Si infastidiscono se qualcuno canta vicino a loro, perché osa disturbare il concerto.  E come a un concerto alla fine applaudono le persone, e non si applaude  Dio in persona che viene a salvarci,  che è diventato corpo e sangue per nutrirci di Lui. Il coro deve insegnare qualche ritornello prima della messa per preparare il popolo a cantare  . Ma spiegare anche  cosa cantare, quando cantare e perché cantare.

Libretti adatti.   

Per seguire la messa e  capire  come, cosa e perché. Libretti anche per i canti. Per poter leggere le parole del canto e impararle meglio.  I canti di quella specifica di liturgia.  Oggi con i computer possiamo stampare i canti per lodare Dio durante la messa.  Dobbiamo farlo  perché Dio e la messa sono più importanti di ogni riunione.

Dvd.  

Fare dei DVD con i canti della messa, da sentire nelle case, da imparare nelle case. I canti devono essere semplici, conosciuti, ma carichi di lode, di gioia, di ritmo, della tenerezza di Dio, del cuore di Dio. Vanno scelti. Non scegliere canti che vanno di moda, scegliere quelli che fanno vibrare il cuore, che fanno risvegliare il cuore, che fanno alzare le mani per lodare anche con il corpo,  il Signore.

 

 

 

 

Arte floreale e liturgia

Fiori   e   liturgia.

Veglia di Pentecoste 2011

 

Quello che è presente nell’eucaristia è Dio, Dio in persona. La Santissima Trinità che è lì presente, davanti a noi.

È Dio,  e con Dio è presente la Chiesa celeste che lo adora. Gli angeli e i santi che fanno festa e adorano il loro Dio. Così dobbiamo fare anche noi. Lodarlo e fare festa e gioire per la sua presenza, alla sua presenza, con loro.

La cura della chiesa, i fiori, le luci, devono rappresentare la lode a Dio. Sono i simboli della nostra lode, della nostra preghiera, del nostro pensiero per lui. Quindi devono essere i più belli, i più dolci, i più teneri, i più caldi, possibile.  Perché anche la terra e  la natura gioiscono per il loro Dio. Cantano a Dio. Si elevano a Dio. Lodano Dio. Testimoniano Dio con la loro bellezza,  e ci parlano del loro creatore.

I fiori più belli. Pochi, essenziali, ma pieni di significato. Fiori che non servono ad abbellire, ma che con la loro presenza, parlano di Dio. Fiori che non servono a riempire, ma che riempiono il cuore di chi li guarda. Fiori che non servono ad apparire, ma che diventano l’essenza di lode. Fiori che cantano al nostro posto, quando noi  non ci siamo. Fiori che cantano con noi, quando  ci siamo. Fiori che parlano di noi,   a Dio.

È importante quindi scegliere i fiori e disporli avendo ben chiaro questo senso,  questo significato di lode e di preghiera. Anche la disposizione, più che a riempire angoli nascosti, deve diventare una corona, tutta rivolta all’eucaristia. Deve assomigliare a un coro che sta cantando a Dio, che guarda Dio, con Dio al centro. Una disposizione che può assomigliare alla disposizione che in quel momento hanno gli angeli davanti a Dio, davanti all’eucaristia.

Chi li vede deve rivolgere  il suo sguardo  al Signore. Devono essere segnali del nostro andare verso Dio. E di Dio che viene verso di noi. Devono essere come un prolungamento di Dio,  verso di noi. Devono essere come un irraggiamento di Dio,  verso di noi. Devono essere le braccia di Dio aperte per accogliere noi.

Nella messa i fiori non andrebbero messi sull’altare, perché è dedicato al Signore,  a Dio in persona. Ma devono servire a dare  risalto all’altare dove si sta celebrando il mistero eucaristico. Possono essere messi in modo da far partecipare anche loro al mistero.

Oltre ai fiori, si possono mettere dei simboli, che di volta in volta possono essere riferiti al Vangelo della domenica, oppure alla festa e alla solennità liturgica che si celebra.  Fiori con i colori  che si adattano al colore liturgico, oppure al colore complementare (che lo completa) esempio: giallo e viola, verde e rosso, arancione e blu.

Fondamentale una formazione del personale addetto alla cura della chiesa, con il parroco o con il liturgista della diocesi. È una figura essenziale, che può dare le indicazioni giuste. Per capire il cosa, il come, il quando e il dove e il perché mettere i fiori e altro. Come organizzare gli spazi e le indicazioni del magistero della Chiesa. Come risolvere difficoltà specifiche della singola parrocchia.

 

 Metodo  concreto.  

 Nell’immagine gli spazi gialli bordati di rosso, rappresentano le parti da riempire con i fiori. I fiori esprimono così una forma significativa.  In questo caso  danno  la centralità all’eucaristia .  Lì c’è Dio in persona e lì c’è il Signore del cielo e della terra. Deve quindi avere il posto principale e i fiori lo devono indicare.  Intorno  al cerchio,  altre parti  (triangoli esterni ) che sottolineano  la  sacralità di Dio.    (Per  ingrandire, cliccare sopra alla foto.)

 

L’importante è usare semplici fiori,  anche pochi, anche due a vasetto. Anzi meglio. Più essenziali, più semplici,  sono, meglio è. 

Quindi, non concentrati, non ammassati, non pressati, ma suddivisi, distribuiti.  Pochi, semplici, anche singoli, messi in più vasetti, per dare una forma, per dare un contorno, per dare una cornice a qualcosa di molto importante.  

 

Strumenti.  Modi pratici per risolvere problemi concreti  di altezza (candeliere eccetera),  di  lunghezza in contenitori più lunghi con più vasetti interni e riempiti con la spugna verde.   Per le forme circolari,   con parti di alluminio piegate, o cerchi di plastica, riempiti o bordati  con la spugna verde, con i fiori incastonati dentro. (Per  ingrandire, cliccare sopra alla foto.)

 

Esempi concreti. Foto.   Clicca su:     Foto composizioni.

Per  il materiale, clicca  su:       Spugne per fiori   e su:     Contenitori e vasi per composizioni floreali

 

Simboli da riprodurre su un cartone con i petali dei fiori di diversi colori, nelle celebrazioni dei sacramenti del:

Battesimo                     Matrimonio

            Battesimo                            Matrimonio

 

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      Comunione                                   Cresima

 

 Formazione  all’arte floreale nella liturgia:  (Clicca sulla riga e si apre la dispensa in pdf):

Fiori_liturgia 

Dispensa arte floreale liturgia

dispense arte floreale per la liturgia  

I fioristi nella liturgia

 

Siti di arte floreale  liturgica:

http://www.sanfrancescodisales.it/multimedia/foto/arte-floreale-per-la-liturgia/

 http://www.diocesi.torino.it/pls/diocesitorino/v3_s2ew_consultazione.mostra_pagina?id_pagina=25476

http://arteflorealeperlaliturgia.blogspot.it/

http://www.iconefloreali.it/fiorieliturgia.html

http://www.scuolabeatoangelico.it/n_fiori.html

http://www.micaelasoranzo.it/fiori-e-liturgia/

http://www.fmm-italia.pcn.net/index.php?option=com_content&view=article&id=118:simbologia-dei-i-fiori&catid=32:formazione-liturgica&Itemid=8

 

 

 

Ascolta la sua voce

  In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.  Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.   Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

 

 

Vengono a rubarti il cuore.  Vengono  a rubarti l’anima.  Di notte,  nel buio.  Nel buio dell’inganno,  della falsità,  dell’ipocrisia.  Nel buio del tradimento,  della negazione, della distruzione.  Nel buio della notte,  quando non ce la fai,  quando non puoi.  Quando sei triste, sfinito, quando non vedi nessuna luce.  Vengono a rubarti la verità, la giustizia, la gioia, la speranza, la fiducia.  Vengono a  strappati dalle braccia del Padre.

Vengono per portarti  via dal pastore.  Come i lupi.  Vengono per isolarti dal pastore,  perché così possono possederti, controllarti, usarti.  Vengono a proporsi come il tuo pastore, vengono per sostituirsi al tuo pastore.

Vengono a strapparti dal tuo pastore,  da Gesù,  perché sanno che lui è più potente di tutti,  perché sanno che solo lui ti può salvare.  Solo lui ti dà la forza,  solo lui ti dà la vita,  solo lui  ti porta al  Padre.

 

Segui  Gesù,  seguilo ciecamente,  come fa la pecora, senza domandarsi  perché, come, cosa, dove.  Perché solo lui sa,  ti conosce fino in fondo.  Solo lui conosce la tua strada, solo lui conosce la strada del Padre,  la volontà del  Padre.  Lui e  il Padre sono una sola cosa.  Segui Gesù e avrai come pastore il Padre che ti ha creato.

Il  Padre è il più grande di tutti.  Nessuno potrà farti del male,  nessuno potrà plagiarti, rubarti, rovinarti il cuore.  Gesù, il Signore,   è il tuo pastore,  ti protegge, ti conduce,  ti  risana.  Quando ti perdi,  ti viene a cercare.  Quando ti imprigionano le spine, ti viene a liberare.  Ti cura, ti consola.

Ti parla.  Ascolta la sua voce.  Ascolta il tuo cuore.  Il tuo cuore,  la riconoscere la sua voce.  C’è l’ha  scritta da sempre,  dentro.  L’ha ascoltata prima di venire nel mondo.  L’ha amata  prima di  venire nel mondo.

 

Gesù, ti guiderà alle acque della vita.

E  asciugherà ogni lacrima dai tuoi occhi.

 

 

 

Libretto per i bambini

Catechesi per i bambini.

 

Un libretto,   per aiutare i bambini,   a capire      i contenuti base della fede.                                In modo  chiaro, semplice e pratico.

Per poter capire bene, chi è Dio.   E poter conoscere  bene tutti   i  sette sacramenti.      In tutti i passaggi liturgici,   e  in tutta la  profondità,   e in tutta la loro  pienezza  spirituale.     E i comandamenti.

Tutte le spiegazioni sono  state studiate  secondo il modo di pensare dei bambini.           Sono adatte,  alla loro psicologia .   E per questo,  sono  facili da recepire,   e da assimilare.

Libretto:

Contenuti di base della fede. Per bambini e ragazzi.

(  Cliccare sulla riga  in blu, e si apre il file in pdf. )

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Questo libretto è consigliato anche  ai loro genitori,   per aiutarli ad educare i  propri figli      alla fede.                                                                                                                                    E anche per i catechisti  della comunione e della cresima,    per aiutarli a trasmettere la fede.     E dargli la sicurezza di poterlo fare in modo    sicuro, chiaro ed efficace.

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© 2015.  Autore :    Maria Grazia Vallorani.

Tutti i diritti riservati.   Il presente testo è riproducibile solo per uso personale, con l’obbligo di citarne la fonte e il divieto di modificarlo, anche parzialmente,  per qualsiasi motivo.  E’ assolutamente vietato utilizzare il testo per fini lucrativi. Per qualsiasi altro uso è necessaria l’espressa autorizzazione dell’autore. Pubblicato il 21 Aprile 2018 in forma cartacea,  e a Gennaio 2015  online, nel blog.   Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.

 

 

 

È il Signore!

In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti. Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

 

A volte ce la metti  tutta per trovare una soluzione, per trovare una strada, per trovare un senso a quello che ti succede. In tutti i modi, in tutti i luoghi, in tutti i momenti. Ti ritrovi nel buio, nella notte più fitta, più nera. Non riesci a pescare nulla, non riesce a tirare fuori nulla, non riesci a risolvere nulla. Da solo non ce la fai a trovare il senso più profondo, il senso più nascosto. Da solo non ce la fai.

Gesù ti aspetta sulla riva, ti aspetta sempre, ma tu non lo riconosci, sei  troppo concentrato sul tuo sforzo,  sei  troppo piegato, ripiegato sulla tua fatica,  sul tuo insuccesso.

Ci riprovi nel suo nome, ci riprovi con lui, ci riprovi sulla sua parola. È allora che ce la fai. Allora il senso, lo scopo, il perché, il come,  il quando, zampillano fuori, vengono fuori dal mare da soli, si fanno prendere, si fanno pescare, ti vengono incontro, ti cadono ai piedi. Allora sperimenti,  tocchi e vivi le meraviglie di Dio.

Allora lo riconosci. Il tuo cuore lo riconosce per primo, ricorda, sobbalza, esulta. È il Signore!  Allora come Giovanni, il tuo cuore si è già tuffato in lui, si è già lanciato verso di lui, si è gettato già tra le sue braccia. Prima di te.

Come Pietro poi, ti lanci con tutto il corpo, con tutto te stesso, porti tutto te stesso da lui, perché non ce la fai a stargli lontano, non ce la fai ad aspettare. È il Signore risorto che  si prende cura di te. Ti nutre con il cibo che ti ha preparato.

È quel cibo, è l’eucaristia, che ti fa amare Dio.  Allora con quell’amore, solo con quell’amore, puoi prenderti cura e custodire le sue pecore, i suoi figli. Non ce la fai da solo.

E’  solo l’amore di Dio che  ti da la forza,  che ti fa veramente diventare il custode,  la guida delle sue pecore.   L’amore e la custodia sono legati, collegati.  Gesù te lo ripete per tre volte.  L’amore non c’è senza  la custodia  e la custodia non c’è senza l’amore.   Te lo chiede per tre volte perché è la Trinità, che te lo chiede.  Prima il Padre, poi il Figlio e poi lo Spirito Santo.  L’amore e la custodia  non ci sono  senza la Trinità.

Alla fine Gesù chiede anche a te di seguirlo. Seguirlo in modo più completo, più totale. Seguirlo sulle strade che non sono le tue. Andare dove non vorresti mai andare. Dove non avresti mai pensato di andare. Seguirlo fino in fondo.

Seguirlo in Paradiso.

 

 

 

È risorto?

E’  veramente risorto?

 

 

 

 

Ma come è possibile?

Gesù è risorto!  Ti sembra impossibile,  ti sembra improbabile. Non lo vedi, non lo senti, non lo tocchi. Allora pensi che non esiste.  Che non c’è.  Che  non è vero.

Ma Gesù è Dio. Dio può tutto. Perché perché lo fai come te?  Dio ha creato tutto dal nulla.  Perché non può ricreare il suo corpo?   Lui ha dato vita a tutte le cose, perché non può ridare vita al suo corpo santo e divino?

 

Ma non lo vedo!

Ti dicono che è vero solo quello che si può toccare, pesare, misurare, riprodurre in laboratorio. Solo la materia ha questa qualità, solo la materia quindi è vera.. Allora l’amore? L’amore di tuo figlio per te, lo vedi? Lo puoi toccare, lo puoi pesare?  Lo puoi riprodurre in laboratorio, quanto ne vuoi e quando lo  vuoi e perché lo vuoi tu?

Ci sono cose che non si vedono, ma  esistono. Anzi, sono le più belle, le più importanti, come l’amore. Sono vere, perché le senti. Così vale per Dio, lo sente il tuo cuore, lo riconosce la tua anima.

 

 Ma  è   un fatto?

Si,   è confermato dai testimoni. Gesù è apparso agli apostoli  per tre volte nel cenacolo, quando erano tutti insieme e a porte chiuse. Si è mostrato con il suo corpo risorto.

Lo ha fatto toccare, sentire, ha fatto mettere le mani nelle ferite. Ha mangiato con loro. Se era un fantasma, non sarebbe stato possibile. Il suo corpo risorto è una verità, è una realtà, è una sostanza viva.

 

Chi lo ha visto?

Tanti altri testimoni lo hanno visto tutti insieme.    Gesù è apparso alle donne, a Emmaus, a Cefa, a Giacomo, sul lago di Tiberiade (Gv 21, 1-19) ,   si mostrò agli apostoli vivo, dopo la sua passione, con molte prove, apparendo loro e rimanendo con loro per quaranta giorni, (Atti 1, 3 ),  ai discepoli  per tante altre volte e per molti giorni  (At. 13, 30-33),    davanti a più di 500 persone tutte insieme e in una sola volta ( 1 Corinzi 15,6).    E davanti ai suoi discepoli  quando fu elevato in alto sotto i loro occhi. ( Atti 1, 9).

Ma il testimone più importante è lo Spirito Santo. È lo Spirito Santo che Gesù ha passato ai suoi discepoli e che loro hanno passato a te.  È lo Spirito Santo che ti parla di lui.  È lo Spirito Santo che te lo fa riconoscere.

È lo Spirito Santo che te lo dona. E’ lo Spirito Santo che ti fa credere.  E’ lo Spirito Santo che ti cambia.

Allora lo sperimenti.

Allora  lo tocchi con mano, come Tommaso.

 

 

 

 

 

Mio Signore e mio Dio!

 

«Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!».

 

 

Gesù,  tu  vieni a porte chiuse.  Entri dentro il mio cuore chiuso dalla paura,  dall’angoscia.  Per difendersi, per ripararsi,  per proteggersi dal dolore.  Per non essere ancora ferito.  Entri nel mio cuore e nella mia anima,  entri nell’eucarestia,  con l’eucarestia.

Vieni con il tuo corpo glorioso,  glorificato e mi vieni  incontro.  Mi vieni  incontro per primo,  per amore, mosso dall’amore.  Gesù, sei davanti  a me e mi fai vedere le tue mani ferite e i tuoi piedi  e  il tuo costato e mi chiedi di toccarli.

Per curare le mie ferite, Gesù, devo entrare nelle tue.  Con la mano mi avvicino alle tue mani,  ai buchi dei chiodi, vuoti, svuotati dai chiodi.  In te Gesù, i chiodi non ci sono più, non fanno più male.  In quei buchi Gesù, posso mettere le mie ferite, il mio dolore.  In te Gesù, saranno svuotate dai  chiodi, da ciò che le umilia, da ciò che le alimenta.  Saranno svuotate da ciò che le fa sanguinare.

Poi  Gesù,  metto le mie mani nella ferita del tuo costato.  Entro in quella ferita.    Il sangue  e l’acqua,  escono  dal tuo cuore.    Le mie mani sono toccate dal tuo cuore.  È il tuo cuore che entra nel mio cuore.

Allora Gesù, tutto di me ti riconosce. Tutto di me esulta, canta, danza di gioia.

Tutto di me, si inginocchia davanti a te e ti proclama, ti acclama:

Mio Signore e mio Dio!