Guarì molti

In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva. Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano. Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.

 

 

“Gli portavano tutti i malati e gli indemoniati… Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni.”

E tu,   che fai davanti al male ?  

 

Guarì molti.

  • È Gesù   che ti leva.   Il male.
  • È Gesù   che ti libera.   Dal male.
  • È Gesù  che ti guarisce.  Dal male.
  • Del corpo e dell’anima.     Non tu.

 

 

Gli portavano tutti i malati e gli indemoniati.

  • È il male.           Che ti ha fatto cieco.  Che ti ha fatto sordo.   Che ti ha fatto muto.   Che ti vuole muto.
  • È il male.           Che ti fa le piaghe.     Che ti fa piegato.   Che ti fa curvato. Che ti fa chinato.
  • È il male.           Che ti ha sfigurato il volto.    Che ti ha deturpato  il volto.   E non hai più  volto.
  • È il male.           Che ti ha paralizzato.  Che ti ha bloccato.   Che ti ha impedito.
  • È il male.           Che ti ha fatto morto.  Che ti fa morto.   Che ti vuole morto. Per sempre.

 

 

Guarì molti che erano affetti da varie malattie.

  • È Gesù.            Che ti viene vicino.   Che ti sta vicino.    Che  ti è vicino.
  • È Gesù.            Che ti prende per mano.    Che ti tiene nella sua mano.     Nella mano di Dio.  Nel palmo di Dio.
  • È Gesù.            Che ti da  Dio.    Che ti passa Dio.   Che ti riempie di Dio.     Perché lui  è Dio.
  • È Gesù.            Davanti a Dio.   Il male se ne va.    Se ci sta Dio.  Il male non ci sta.   
  • È Gesù.            Che ti ha guarito.   Che ti ha levato il male.   Non stai più male.   Non sei più  malato.

 

E scacciò molti demòni.

  • Ti leva i demoni.             Ti sei fatto demonio dentro.   Hai venduto l’anima.  Al male.     E l’ha fatta sua.  E l’ha fatta come lui.     
  • Ti leva i demoni.              E il demonio dentro,    ti fa fare il male, come lui.    Ti fa volere il male, come lui.      Ti fa volere  il male  più di lui.
  • Ti leva i demoni.              Solo Gesù.   Te può levare quel demonio  dentro.   Solo Gesù,  te lo leva  fino in fondo.     Solo Gesù,  te lo leva tutto.   Te lo leva nel profondo.
  • Ti leva i demoni.              Solo Gesù.     Ti leva il peccato  che lo ha fatto entrare.   Ti leva il peccato che ce lo fa stare.   Ti leva il peccato che lo fa trionfare.
  • Ti leva i demoni.              E l’anima torna.    Torna pura.  Torna intera. Torna vera.     Ti ha guarito nell’anima.

 

 

Prendi la mano  di Gesù.    Tieni la mano  di Gesù.     Mettiti nelle mani di Gesù.     E guarisci anche tu.     Ancora.  Ora.

Nel corpo.    E nell’anima.

 

 

 

 

 

 

Il più grande.

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo. Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

 

 

 

E tu,   vuoi essere   il più grande,   o il più piccolo?

 

Il più grande.

Perché, non hai gli occhi   rivolti a Dio.    Li hai rivolti agli altri,   a chi ti sta vicino.             E vuoi essere  di più.
Il più grande,  di tutti.     Per poterli  dominare.    Così,  non ti possono toccare.                  Altro che croce.
Il primo,  su tutti.     Per averli ai tuoi piedi.    E farti riverire.     Altro che servire.             Ti sei fatto, grande.    Più di Dio.

 

Il più piccolo.

Perché  hai gli occhi rivolti a Dio.   E ti senti  il più piccolo.   Perché guardi a Dio.              E  li vedi,   i piccoli.

I giusti,  i perseguitati. I calpestati, umiliati, offesi.   Quelli  che hanno messo in croce.     Come Gesù.                                                                                                                       I  derisi,  violati,  usati. Uccisi.  Come Gesù.
I malati.  Feriti, abbandonati, soli. Scartati.    Quelli che stanno sulla croce,  con Gesù.

I bambini,  i più piccoli.    Innocenti, puri, immacolati.  Come Gesù.  Più sono piccoli,       e più sono vicini a Dio.

 

E li abbracci.   Come fa Gesù.                                                                                          E li abbracci,   perché  c’è Gesù,    dentro.                                                                      E  il   Padre.

E loro,    abbracciano  te.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ascensione

voznesenie - Copia

In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.  Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

 

 

 

 

Gesù,  non stai andando via da me.   Stai andando dal Padre.   Stai portando me,  al Padre.

Stai tornando alla destra del Padre.    Lì,  con il tuo corpo risorto,   sei glorificato dal Padre. E non sei solo risorto,  ma anche glorificato.    Il Padre  metterà ai tuoi piedi,  tutto.  Tutti i principati e le potenze.  Tutto ai tuoi piedi.  Tutto  ha sottomesso a te  e alla  tua gloria.

La gloria vera,  è solo in te.

Ecco Gesù,  ora mi mandi dai miei fratelli.  Ora posso portare te  e il tuo vangelo ai miei fratelli.   E tu sei con me.   E tu agisci con me,  risorto e glorificato.

Che tu sei con me,   e io sono con te,   si vede dai segni.    Lo confermano i segni.

Solo nel tuo nome e alla tua presenza,  l’altro può credere.   Essere battezzato,  ed essere salvato.

Solo nel tuo nome e alla tua presenza,  il male è vinto.   Non fa più male.  Non fa più paura.

Solo nel tuo nome e alla tua presenza,  le tue mani sulle mie,   le puoi  imporre  sui malati, ancora.   E puoi  ancora,   guarire.

Con la tua gloria.  Nella tua gloria.

Per la tua gloria.

 

 

 

 

 

 

 

Annunciare il Vangelo

L’evangelizzazione.

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Che cosa è?

L’evangelizzazione parte dall’esperienza con il Cristo risorto,  si basa sull’esperienza di Cristo risorto. Come Giovanni e come Maria e come gli apostoli, innamorati di Dio,  che vengono mandati ad annunciare al mondo la resurrezione e la salvezza.

È necessario tornare a  evangelizzare, a far conoscere la buona notizia. A testimoniare, a trasmettere la buona notizia, con la mente, ma ancor più con il cuore e con l’anima. A lasciar passare l’autore, il protagonista, dell’evangelizzazione. Che è lo Spirito Santo, lo Spirito di Dio, Dio stesso. È Dio che si vuole dare, che si vuole far conoscere, che vuole raggiungere i suoi figli.  È Dio che ci chiede di fare da ponte. È Dio che ci chiede le nostre mani, i nostri piedi, il nostro cuore, per arrivare, parlare, portare Lui. Per risanare le ferite, per consolare gli afflitti, per riscaldare i cuori. Per asciugare le lacrime. Per ritrovare  il Padre originario. Dio ha bisogno di noi. Noi dobbiamo rispondere a questo richiamo, a questo invito e dobbiamo andare. Questa è l’evangelizzazione.

L’ evangelizzazione conserva integra l’essenza dell’annuncio,  ritorna all’essenza dell’annuncio. Ma nello stesso tempo sa arrivare al cuore alla mente della gente, delle persone. Sa rispondere alle domande, alle difficoltà dei tempi e dei luoghi.  Fa vivere la fede nella gioia, nell’amore, nell’unità.   Perché ha  le sue radici nel Vangelo, nella parola di Gesù, in Gesù.

Bisogna ripartire daccapo. Le persone devono ritornare a conoscere l’annuncio. In particolare gli adulti e i giovani.

Catechesi quindi degli adulti, dei genitori, e dei giovani.  Attuando un metodo che si basa sul Vangelo, sul metodo di Gesù che è il vero, unico e solo maestro. Gesù è il metodo vivente.

 Una catechesi  che  mette in pratica  il documento della CEI:  Educare alla vita buona del Vangelo.

 

A chi è rivolta? 

E’ rivolta a tutti gli adulti e i giovani e i genitori,  che non si riconoscono in un movimento specifico.  A tutti quelli che sono rimasti  senza una formazione. A tutti quelli che cercano un posto di comunione e di confronto e di scambio umano, fraterno, spirituale.   A tutti quelli che cercano. Ma non hanno ancora trovato. E a quelli che non cercano più.

Oggi c’è una nuova povertà.  La povertà del cuore e la povertà  dell’anima. Ci hanno impoverito il cuore. Ci hanno devitalizzato il cuore. Ci hanno inaridito il cuore. La società dei consumi ci ha consumato il cuore. Ce lo ha intasato di prodotti inutili, ce lo ha accecato con luci sintetiche, ce lo ha riempito di plastica. È diventato così di plastica anche lui.

Ce lo  hanno programmato, impostato, predefinito.  Lo hanno  riempito di sentimenti di massa. Lo hanno fatto diventare un cuore di massa. Che può battere solo con altri cuori, che può sentire solo quello che sentono  gli altri, che può vivere solo se gli altri glielo permettono. Che deve essere come gli altri,  per non morire isolato, rifiutato, negato.

Ci hanno bombardato il cuore  di  elementi negativi.  La Tv, i media,  i film,  i giochi  virtuali,  sono pieni di morti, spari, furti, violenze, mostri. Ne hanno riempito persino i cartoni animati  e le playstation, per impostare  il cuore anche dei bambini, così siamo già pronti. Pronti, preparati,  per essere indeboliti, per essere plagiati, per essere usati, per essere asserviti.  Ci hanno levato la libertà, la dignità e la verità del cuore.

Ci hanno impoverito l’anima. Ci hanno levato Dio. Lo hanno eliminato, lo hanno negato,  lo hanno rinnegato.  Lo hanno fatto diventare un prodotto di consumo. La nostra anima si è così inaridita, seccata, ammalata.

Per questo quando ci levano anche i soldi, l’unica cosa che ci hanno lasciato vivere, ci sentiamo morire,  perché   non abbiamo altro.  Perché ci accorgiamo di non avere gli strumenti per affrontare la povertà. Ci accorgiamo che ci manca il coraggio, l’orgoglio, la speranza.. Ci sentiamo persi, inutili, vuoti.  

Ecco, la nuova evangelizzazione, è per noi.  Rivolta a noi, alle persone normali, alle persone di tutti giorni, che non ce la fanno.  Non ce la fanno ad aiutare se stesse e non ce la fanno ad aiutare neppure gli altri.   Fanno fatica  a  reggere se stesse e non ce la fanno a sorreggere gli altri.  E’ rivolta  agli adulti  e ai giovani che hanno bisogno, voglia di ritrovare se stessi  e di ritrovare il proprio cuore e la propria anima. Che hanno bisogno di ritrovare il senso, lo scopo, il perché ,  il come  e il quando. Che vogliono tornare a sentire  battere  il proprio cuore e  la propria anima pulsare.

Noi,  siamo i nuovi poveri del cuore  e dell’anima.  I nuovi malati nel cuore e nell’anima. Noi,  abbiamo bisogno di incontrare il Signore.  Abbiamo bisogno di essere salvati da lui . Di essere amati da lui.  Di essere guariti da lui.  Risanati da lui.  Perdonati da lui.   Di risorgere in lui.

 

Chi  la   fa? 

Gli innamorati di Dio.  Abbiamo bisogno di Gesù che parla al cuore della gente. Abbiamo bisogno di Gesù che guarda  e ama e chiama a seguirlo. E solo allora,  solo a Gesù,  la  gente risponde di  si!

Chi la fa?    Un sacerdote che lo rappresenta.  Un sacerdote della parrocchia.  Perché il sacerdote ha il ruolo di pastore.   Aiutato da una squadra, un team, un gruppo ristretto di  2- 3  persone, formate, capaci di relazione, piene di Spirito Santo.   Scelte tra i diaconi, consacrati,  sposati, laici.  Scelte  tra i migliori.  Persone che hanno  scelto, voluto, amato Dio, sopra ogni cosa.  Gli innamorati di Dio.

Il protagonista principale della evangelizzazione è comunque sempre lo Spirito Santo. E’  lo Spirito Santo presente nel corpo mistico della Chiesa. Nel popolo di Dio  che cammina insieme. Che conosce insieme,  che cresce insieme,  che ama insieme il suo Dio. Che loda insieme il suo Dio.

 

Cosa fa? 

  • Catechesi dei genitori. Per  educare i figli alla fede. Da 1 a  18 anni.   (vd. art.) 
  • Catechesi degli adulti     (vd. art. )
  • Catechesi dei giovani      ( vd. art. )

I  bambini hanno i loro spazi di formazione spirituale,  in famiglia,  nel catechismo  della comunione e della cresima  e nell’oratorio,  (vedi articolo  specifico).

 I tempi e gli orari,  sono da concordare con le persone interessate, per farle diventare protagoniste del  loro cammino di fede.   I modi  sono  indicati negli articoli  specifici.

 

Dove si fa? 

Nella parrocchia. La parrocchia è il luogo, il posto della Chiesa locale. Ma la Chiesa è il popolo di Dio.  Quindi  anche fuori, all’esterno. Dove si ritrovano le persone, dove vivono le persone.  Nel loro ambiente di vita.  Nei posti frequentati dai giovani. Dove andava Gesù. Come faceva Gesù. 

 

Evangelizzare  nella liturgia 

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  • Formare alla Messa

Il Signore viene nella celebrazione dell’Eucaristia.  Viene realmente.  Dobbiamo quindi aiutare a capire la Messa, formare alla Messa.  E’ un momento troppo importante, che non va sprecato. Che va protetto,  vissuto, osannato. È il centro della vita del cristiano. È il trionfo della vita del cristiano.  È la meta della vita del cristiano.  È l’incontro con il Signore risorto.

Per la gente la Messa è diventata un’abitudine. Un posto dove si va per convenienza, per fare come  fanno tutti. Per incontrare gli amici e organizzare il resto della giornata. Non sono stati formati a quel momento. La catechesi si è limitata agli incontri del catechismo della comunione e della cresima. Un catechismo a volte fatto più per far contenti i genitori, per non essere diversi dagli altri, per non essere giudicati dagli altri.

Educare quindi a conoscere e a vivere la liturgia della Messa. Spiegare cosa succede, come succede e quando succede. Spiegare che la consacrazione non è un ricordo,  ma discende veramente lo  Spirito Santo a trasformare la sostanza del pane e del vino nel corpo e nel sangue del Signore risorto. Spiegare i simboli, il senso e il perché di quello che si fa.   Spiegare i segni,  e cosa fare e come fare. Le persone si affidano a quello che vedono. Fanno quello che fanno gli altri che  sono accanto. Non sanno più perché o per come  si sta alzati, seduti o in ginocchio. Pensano che siano novità ecclesiali. Non sanno più come si prende l’eucarestia e perché e quando si può prendere. Perché non sanno, non chiedono, non pensano e decidono per conto loro.

La fede personale o individuale  si è diffusa,  anche perché noi non abbiamo coltivato la fede. Non l’abbiamo curata, formata, protetta e guidata. L’abbiamo lasciata venire su in modo selvaggio e le spine, e i rovi l’hanno rovinata, ferita, uccisa. L’abbiamo dimenticata, l’abbiamo lasciata a se stessa. L’abbiamo lasciata alla massa, l’abbiamo data in pasto alla gente, al popolo, alla folla. E la folla sceglie sempre Barabba. Il ladro. La folla la ruba, la usa, la plagia, la violenta, la uccide. Perché non si riconosce in Dio. Perché non è di Dio.

Educare a vivere la Messa, a ritrovare la Messa. A riconquistare la Messa. A vivere la sacralità della Messa. A celebrarla, a proclamarla, a osannarla. Insieme alla Chiesa celeste. Come la Chiesa celeste. Nella Chiesa celeste.

 

 Formare i lettori.  

La celebrazione della parola non può essere rovinata. Non può essere data in gestione a chi capita, a chi vuole, a chi pretende. Non è possibile che la parola venga storpiata, mangiata, distorta, contorta, distrutta. Chi legge le letture, spesso è più preoccupato di leggere veloce, di non sbagliare, di farsi notare, di non fare brutta figura di fronte agli altri.

Non sono parole normali, è la parola di Dio. È l’unica parola che il fedele sente in tutta la settimana. Per tanti, è l’unica occasione. Se noi gliela leviamo, gliela rubiamo, gli roviniamo l’unica speranza di incontrare Dio, spegniamo l’unica luce che gli parla di Dio.

La parola di Dio è una celebrazione e va rispettata, amata, curata, protetta.Si devono scegliere quelli che la fanno passare. Non tutti lo sanno fare.  Bisogna impostare una squadra preparata.  Formare i lettori. Insegnargli ad amare la parola. In particolare a proclamare la parola. Insegnare la tonalità della voce, la cadenza, la precisione e il volume della voce perché arrivi a tutti.

Ma in particolare insegnare a capire il proprio ruolo. Il lettore su invito della Chiesa e benedetto dalla Chiesa, è  il tramite tra Dio  e il  suo popolo. È colui che porta la voce di Dio,  è colui che parla in nome di Dio.  È colui che dà la parola di Dio al popolo.  La parola di un Dio è forte, intensa, chiara, calda, amorevole, aperta, tonante, autorevole, salvifica, penetrante.

 

Formare  ministranti  e i ministri dell’eucaristia. 

Chierichetti.  

Essere presenti, partecipi al miracolo eucaristico, prendersi cura del miracolo eucaristico, è la più bella esperienza che un animo umano può vivere. Essere custodi, prendersi cura del corpo glorificato,  del sangue santificato del Signore Gesù, del Figlio di Dio, di Dio stesso. Che meraviglia! Che grazia!  Bisogna formare i bambini e i ragazzi  che servono la Messa.

Bisogna spiegare ai bambini, con il cuore, con passione, che quello che è davanti a loro è veramente un miracolo. È veramente un fatto strepitoso, reale, vero. Non  stanno servendo un sacerdote, non stanno giocando, non sono  in mostra per essere visti  da tutti. Stanno servendo il Figlio di Dio, stanno servendo Dio in persona. Sono gli angeli di Dio. Rappresentano gli angeli di Dio che circondano, glorificano, lodano, si inginocchiano, adorano, il loro Signore, il Dio del cielo e della terra.

Vanno quindi educati principalmente al senso, allo scopo, all’essenza di quel servizio. Alla precisione e in particolare alla responsabilità e alla sacralità di quel servizio. Non è un fare comune, non è una cosa  qualunque, è una celebrazione, una santificazione, una glorificazione.

Ministri dell’eucaristia.

Lo stesso  per i ministri dell’eucaristia. È importante, che sentano la santità della presenza del Signore. Che vivano quell’ostia, come carne e sangue e anima e divinità del Figlio di Dio.  Che la adorino, immersi nello Spirito Santo, avvolti dallo Spirito Santo, contornati dagli angeli che la accompagnano sempre.

Che la proteggano, facendosi aiutare da un  ministrante con un vassoio,  per non farla cadere a terra. Per evitare la paura di perderla, di chi la offre e di chi la riceve e far vivere quel momento così intenso, nella serenità e nella gioia.  Che sappiano in particolare presentarla ai malati. Che sappiano consolare i malati. Che siano disponibili qualche volta anche durante la settimana, per i malati che lo richiedono.

Bisogna  ritornare al sacramento dell’Eucaristia.  È il Signore che cura, è il Signore che rigenera, è il Signore che perdona, è il Signore che trasforma,  è il Signore che salva.   È lui il centro.  Noi siamo solo coloro che lo portano, che lo passano agli altri.

 

Formare il coro. 

Coro guida.    

È necessario ritrovare il senso delle cose, il perché delle cose, nella liturgia. Il coro è colui che loda, osanna, ma in particolare è colui che guida il popolo che loda e osanna. Il coro è la guida, il pastore del canto del popolo. È colui che promuove il canto del popolo. È colui che muove i cuori del popolo a lodare il proprio Dio con il canto. 

Quindi il direttore del coro deve essere anche quello che dirige il popolo. Che spiega quando cantare insieme, come cantare insieme. Cantare insieme agli angeli e ai santi. Cantare come gli angeli e come i santi.  

Spesso le persone ascoltano i cori della chiesa, come se fossero  a un concerto. Sono attente alla tonalità, alla bravura, alla perfezione. Si infastidiscono se qualcuno canta vicino a loro, perché osa disturbare il concerto.  E come a un concerto alla fine applaudono le persone, e non si applaude  Dio in persona che viene a salvarci,  che è diventato corpo e sangue per nutrirci di Lui. Il coro deve insegnare qualche ritornello prima della messa per preparare il popolo a cantare  . Ma spiegare anche  cosa cantare, quando cantare e perché cantare.

Libretti adatti.   

Per seguire la messa e  capire  come, cosa e perché. Libretti anche per i canti. Per poter leggere le parole del canto e impararle meglio.  I canti di quella specifica di liturgia.  Oggi con i computer possiamo stampare i canti per lodare Dio durante la messa.  Dobbiamo farlo  perché Dio e la messa sono più importanti di ogni riunione.

Dvd.  

Fare dei DVD con i canti della messa, da sentire nelle case, da imparare nelle case. I canti devono essere semplici, conosciuti, ma carichi di lode, di gioia, di ritmo, della tenerezza di Dio, del cuore di Dio. Vanno scelti. Non scegliere canti che vanno di moda, scegliere quelli che fanno vibrare il cuore, che fanno risvegliare il cuore, che fanno alzare le mani per lodare anche con il corpo,  il Signore.

 

 

 

 

Il più grande

Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».

 

Il più grande è il più piccolo. Perché? Perché tu sei come un calice. Più sei  pieno di te, della tua presunzione, della tua boria, del tuo voler essere al centro,  il migliore, l’indiscusso, il perfetto, il santo, l’illuminato,   meno sei pieno di Dio.  Meno è in te la sua volontà, la sua provvidenza, la sua grazia. C’è meno posto per Lui e Lui non ti può salvare e non può salvare il mondo attraverso di te.

Se invece non sei pieno di te,  se ti permetti di essere imperfetto, difettato, insicuro, incapace, debole, fragile, bisognoso,  allora la grazia di Dio e Dio stesso trovano posto in te. Più riuscirai  a farti piccolo e più si farà posto per lui.

Allora diventerà normale essere l’ultimo e metterti in fondo perché il tuo cuore sta battendo con il cuore di Dio, e con il cuore di Dio, vedrai tuoi figli davanti a te, per proteggerli, per aiutarli, per amarli, per soccorrerli, per non lasciarli soli, per salvarli insieme a Dio.

La sofferenza, l’assenza e la povertà, ti svuotano di te. Non vederli come una sfortuna, sono occasioni, strumenti preziosi che fanno posto a Dio.  Più una persona è sofferente,  povera  e carente del necessario, più può riempirsi di Dio, se lo vuole e se glielo chiede.

Allora i tuoi fratelli davanti a te, bisognosi, poveri, malati, piccoli,  diventano  ancora di più figli di Dio, segno di Dio, presenza di Dio nella tua vita.

Mettili  al primo posto, perché loro lo hanno già,  nel cuore di Dio.