L’adultera

In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.  Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.  Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.  Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

 

 

Chi di voi  è senza peccato,    getti per primo  la pietra,  contro di lei.                                    E tu,   chi sei ?

 

Il   fariseo.

Ti senti  senza peccato.    Il peccato non ti riguarda.  Non ti tocca.   Non ti appartiene.    Non c’entra  con te.

Il peccato,  lo vedi negli altri.    Lo metti negli altri.   Lo lanci agli altri.   Lo tiri agli altri.    Come una pietra.        È il tuo cuore di pietra  che scagli.  Via da te.    Sugli altri.

 

L’  adultera.

Sei nel peccato.    Hai tradito  il tuo Dio.    Ti sei prostituito.  Ti sei venduto,  ad altri dei.     La pietra,  ce l’hai già nel cuore.   Lastricato di pietra.

Gesù è davanti a te.     E scrive sulla pietra del tuo cuore.    Ci scrive le parole del Padre.    Le imprime, le incide, in te.    Ci mette il suo sigillo,  nel tuo cuore.     E non è più pietra.

Non ti ha condannato.     Ti ha guardato.  Ti ha cambiato. Ti ha riparato.   Ti ha salvato.        E tu,  non lo tradisci più.     Non ci caschi più.  Non pecchi più.                                                                                                                                                                                                Perché ora  c’è Dio,   nel tuo cuore.

 

Ecco    la conversione.                                                                                                              Ecco   la confessione.

 

 

 

 

 

 

Il fico sterile

In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».

 

 

Gesù  lo dice anche a te.      Se non vi convertirete,  perirete allo stesso modo.                      E tu,   ti converti?

No.

Come l’albero di fico.  Sei secco.    Non senti.    Non ci senti da quell’orecchio.

Non ti interessa  la conversione.    Non ti serve  la conversione.    Non hai bisogno di conversione, tu.  Non  vuoi cambiare, tu.     Sono gli altri,  che si devono convertire a te. Sono gli altri che devono cambiare,   per diventare come te.

 

Si.

Il dolore, la fatica, la ferita,   ti hanno seccato il cuore.    E ti si è fermato.  Si è bloccato.     Si è inaridito.   E non dà più frutti.

Ma così  non ci vuoi stare.   Vuoi cambiare.   E ti metti nelle mani di Dio.

E lasci che lui  zappi  nella tua terra.     E lasci che lui  capovolga le tue zolle.    E lasci che lui  tracci  i suoi solchi.      E li riempie,   con il corpo e con il sangue del Figlio suo risorto.   E rinasci.

E’  Dio,  che ti dà la vita.  La tua vita.    La sua vita. I suoi frutti.

 

Ecco    la  conversione.                                                                                                             Ecco    la  Quaresima.

 

 

 

 

 

 

Le tentazioni

In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo”». Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”». Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”; e anche: “Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «È stato detto: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».  Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.

 

 

Quando sei  nel deserto,   nella privazione,   arriva la tentazione.                                          E tu,   che fai ?

 

Senza Gesù.

Senza di lui,  non ce la fai.         E ci caschi,   nella menzogna del male.     Ti fa mettere     il pane,  prima di Dio.    E il bisogno, sopra a Dio.    E te lo fa adorare,  al posto di Dio.

Il male ti inganna.   Ti fa credere che tutto è suo.   Che ha tutto lui. Che possiede tutto lui.  E se lo vuoi, devi stare con lui.    Ai suoi piedi.     E lo devi servire.   E gli devi obbedire.        E hai perso tutto.   Anche te.

Il male ti porta  nel punto più alto del tempio.    Usa il tempio,  e usa la parola di Dio.            Si serve di Dio.    E ti tenta  ad usarlo anche tu.     A comandarlo,  ad asservirlo.                 Ad obbligarlo,  a fare  quello che vuoi tu.      Per la tua gloria.  Non per la sua.

 

Con Gesù.

Con lui,  ce la fai.          Ce la fai,   a vivere  non di solo pane.   A nutrirti della parola di Dio.     A riempirti di Dio.     A saziarti  con il pane di Dio.

Ce la fai.      A sentire che tutto è  di Dio.  Tutto appartiene a lui. Anche tu.    E che solo lui è Dio.   Il tuo Signore,  l’unico Signore.     E solo lui devi adorare.     Solo sua,   è la gloria.   Anche la tua.

Ce la fai.       A rispettarlo.  A non usarlo.  A non sostituirlo.  A non prevaricarlo.   A non obbligarlo,   a fare la tua volontà.       Ma sei tu,  che fai la sua.

 

Se c’è Gesù,   la prova  la vinci.                                                                                                E il male   se ne va.

 

 

 

 

 

 

 

A due a due

In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro».
Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

 

 

Anche a te,  ti manda,   Gesù.

Non ti manda da solo.     Ma a due a due.    Perché tra voi due,  c’è lui. 

 

Con solo un bastone.    Perché è lui,  il tuo bastone.   È lui il tuo appoggio.  Il tuo sostegno. È  la sua croce.
Senza pane.        Perché è lui,  il tuo pane.    È il pane che porti  agli altri.
Senza sacca.      Perché è lui,  che ti contiene.    Che tiene quello che sei,  quello che fai.
Senza denaro.     È lui quello che hai.   Non ti serve altro.   Non hai bisogno di altro.           Ci pensa lui.
Con i sandali.       Con lui alla base.    Così ti porta lui,   dove vuole lui.
Senza due tuniche.   Senza apparenza.  Nella sostanza.   Vestito di Gesù. Come Gesù.

Con il potere sugli spiriti.     Solo Gesù,  ce l’ha.     È lui,  che lo mette lui sulle tue mani.       È lui che lo fa con te,  con le tue mani.

E ti manda,  a guarire.    A liberare. A risanare.    Le persone ferite.

 

E   lo aspettano.
E   ti aspettano.
A  braccia aperte.

 

 

 

 

 

 

I mercanti del tempio

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».  Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.  Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo.

 

 

 

E tu,   sei un mercante del tempio ?

 

Sei lì,  con la tua bancarella.     Hai piazzato la tua bancarella,  nella casa di Dio.            Per mettere in mostra  le tue cose.   Per vendere le tue cose.     Ti  interessano                  le tue cose.    Non ti interessa Dio.

Sei lì,   con il tuo tavolino.     A mostrare i soldi.   A contare i soldi.     A fare i soldi.               Ti interessano i soldi.   Non ti interessa Dio.

Ci hai messo anche te, sopra a quel banchetto.   Ti sei messo in vendita.   E stai lì,    stretto al tuo banchetto.  Abbracciato, incollato, identificato.     E non te lo fai toccare.          E non te lo fai portare via.    Neppure da Dio.

 

Lascia entrare Gesù nel tuo cuore.

Lascia che rovesci  il tuo tavolo.    Lascia che ribalti  la tua bancarella.    Lascia che        getti a terra  le tue monete.   Lascia che spazzi via, il tuo mercato.    Nella sua casa.

 

La casa di Dio,  non è la tua.    È la sua.

La casa di Dio,  è lui.

Il tempio di Dio,   è lui.

È   il suo corpo mistico.

 

Se  lo distruggono.

Risorge,  glorioso.

Ecco   la Pasqua.

 

 

 

 

 

 

Nel deserto

 

In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano. Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».

 

 

 

 

Nel deserto del cuore.     Nella mancanza,  nella precarietà,   nell’aridità,  del cuore.         Nella prova.

 

Non stai da solo.        Non sei  solo,  nel tuo deserto.     Ci sta Gesù.  Con te,          vicino a te.    E vive con te,  il tuo deserto.

Nel silenzio.         Puoi ascoltare.   Puoi sentire il tuo cuore.    Lo senti  che batte.            Lo senti  per chi batte.     E può battere,  per il Padre.

Nella mancanza.      Senza quello che hai,  senza quello che vuoi.     Hai Dio.                 E il suo amore.   E ti basta.

Nella precarietà.       Senza le tue certezze,  senza le tue sicurezze.    Non sai           che fare.  Non sai da chi andare.      E vai dal Padre.  Tra le braccia del Padre.              Solo lì,  sei al sicuro.

Nella fragilità.       Quando non puoi,  quando non sai,   quando  non ce la fai.        Scopri  che Dio   è la tua forza.     E la tua dignità.

 

 

E con Gesù,  vengono gli angeli,  a portarti  il cibo di Dio,

e  ti nutri di Dio.

 

Ecco,  la quaresima.

È   il tempo di Dio.

 

 

 

 

 

 

Gesù chiama

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono.   Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.

 

 

 

Anche a te Gesù,   ti chiama.        E ti dice,  vieni dietro a me.

E tu,  che fai?

 

Non vai  dietro a lui.

Hai altro da fare.  Hai altro da pensare.      Vai dietro a te.    Devi sistemare  le tue reti.   Devi riparare i tuoi buchi.   Devi prendere i tuoi pesci.       Sei  incollato alle tue cose.      Sei imprigionato alla tua rete.   Sei caduto nella tua rete.      E rimani impigliato.

 

Vai dietro a lui.

È il tuo Dio,  che ti chiama.     E il tuo cuore la riconosce,  la sua voce.                                   Vai dietro a lui.    Lasci le tue reti,  e lo segui.

Vai con lui.

A  tirar fuori,  gli uomini  dal buio,   dove sono finiti.     Dal buio del mare. Dal buio del male.  Dal buio del cuore.                                                                                                                  A tirare su,   gli uomini, dal fondo,  dove sono caduti.     Dal fondo del mare.   Dal fango del male.   Dal fango  del cuore.

A raccogliere,  gli uomini,  che si sono perduti, nella tempesta.    Nella tempesta del mare.  Nella tempesta  del cuore.                                                                                                     A  raccoglierli,   e  a stringerli insieme.     Con le braccia di Dio.   Tra le braccia di Dio.      A  diventare  braccia di Dio.

 

A diventare   pescatore di uomini.

 

 

 

 

 

 

 

Chi sei, tu?

Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa». Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».  Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

 

 

 

Chi sei,   tu?

 

Non sei tu,   quello che viene.       Non ti metti tu,  al posto di quello che viene.                 Non prendi tu il posto,  del Signore che viene.

 

Non sei tu,  la Parola.     Sei la voce,  che la annuncia.    Il grido che la fa vibrare.             Che la lancia.

Non sei tu,   la luce.       Sei   il candelabro che la porta.     Gesù è la luce vera.                     È lui,   che ti illumina.

Non sei tu,  la strada.         Sei il dito  che la indica.      È lì  che devi  andare.                        È lui   che devi cercare.     A lui  devi guardare.

Non sei tu,    il degno.       Solo lui,  è il Santo.     Solo lui,  ti fa degno.

 

Ecco chi è   Gesù.

Ecco chi sei,  tu.

 

 

 

 

 

 

Giovanni battista

Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.  Come sta scritto nel profeta Isaìa: «Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via. Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri», vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati.  Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.  Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

 

 

 

E la strada,  dentro di te,  com’è ?

 

Storta.

Contorta. Distorta.     Non la ritrovi più. Non ti ritrovi più.   L’hai perduta. Ti sei perduto.

Bloccata.     Dai macigni, dalle pietre,  che ti pesano sul cuore.   Che ti hanno fatto diventare duro il cuore.

Intasata.   Dalle tue torri.  Dai tuoi castelli.    Dove ti sei innalzato.  Dove ti sei rifugiato.

Bucata.    Dai tuoi burroni.   Dalle tue buche.  Dove ti sei nascosto.  Dalle tue trappole. Dove  ci sei cascato.

 

Diritta.

L’hai raddrizzata.   L’hai spianata. L’hai riparata.    Hai abbassato le tue montagne.     Hai riempito le tue buche.   Hai levato le tue trappole.

L’hai  ripulita.   Dalla terra che non è la tua.   Dal fango  che non è il tuo.

L’hai abbellita.   L’hai ornata di siepi. Di fiori. Di profumi.    L’hai riempita di colori.

 

L’ hai preparata.

Per il tuo Dio,  che viene.

 

 

 

 

 

 

 

 

La croce di Gesù

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In quel tempo Gesù comparve davanti al governatore, e il governatore lo interrogò dicendo: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Tu lo dici». E mentre i capi dei sacerdoti e gli anziani lo accusavano, non rispose nulla.  Allora Pilato gli disse: «Non senti quante testimonianze portano contro di te?». Ma non gli rispose neanche una parola, tanto che il governatore rimase assai stupito. A ogni festa, il governatore era solito rimettere in libertà per la folla un carcerato, a loro scelta. In quel momento avevano un carcerato famoso, di nome Barabba. Perciò, alla gente che si era radunata, Pilato disse: «Chi volete che io rimetta in libertà per voi: Barabba o Gesù, chiamato Cristo?». Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia.  Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: «Non avere a che fare con quel giusto, perché oggi, in sogno, sono stata molto turbata per causa sua». Ma i capi dei sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a chiedere Barabba e a far morire Gesù. Allora il governatore domandò loro: «Di questi due, chi volete che io rimetta in libertà per voi?». Quelli risposero: «Barabba!». Chiese loro Pilato: «Ma allora, che farò di Gesù, chiamato Cristo?». Tutti risposero: «Sia crocifisso!». Ed egli disse: «Ma che male ha fatto?». Essi allora gridavano più forte: «Sia crocifisso!». Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto aumentava, prese dell’acqua e si lavò le mani davanti alla folla, dicendo: «Non sono responsabile di questo sangue. Pensateci voi!». E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli». Allora rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso. Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la truppa. Lo spogliarono, gli fecero indossare un mantello scarlatto, intrecciarono una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero una canna nella mano destra. Poi, inginocchiandosi davanti a lui, lo deridevano: «Salve, re dei Giudei!». Sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. Dopo averlo deriso, lo spogliarono del mantello e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero via per crocifiggerlo.  Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la sua croce. Giunti al luogo detto Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», gli diedero da bere vino mescolato con fiele. Egli lo assaggiò, ma non ne volle bere. Dopo averlo crocifisso, si divisero le sue vesti, tirandole a sorte. Poi, seduti, gli facevano la guardia. Al di sopra del suo capo posero il motivo scritto della sua condanna: «Costui è Gesù, il re dei Giudei».  Insieme a lui vennero crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra. Quelli che passavano di lì lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Tu, che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi e gli anziani, facendosi beffe di lui dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! È il re d’Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui. Ha confidato in Dio; lo liberi lui, ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: “Sono Figlio di Dio”!». Anche i ladroni crocifissi con lui lo insultavano allo stesso modo. A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Costui chiama Elia». E subito uno di loro corse a prendere una spugna, la inzuppò di aceto, la fissò su una canna e gli dava da bere. Gli altri dicevano: «Lascia! Vediamo se viene Elia a salvarlo!». Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito.  Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi, che erano morti, risuscitarono. Uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. Il centurione, e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, alla vista del terremoto e di quello che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Figlio di Dio!».

 

 

 

 

La croce di Gesù.

Non la vuoi.     Non ci stai.  Non ci sei.       Non c’entra con te.   Non riguarda te.             Non tocca,  te.

 

Ecco,    quelle piaghe, quelle ferite,     sono le tue.        Tu non le senti,   tu non le porti.     Le sente lui per te.   Le porta lui per te.        Le porta lui,  al posto tuo.

 

Sono le ferite,   che gli hai dato.      Quando lo hai deriso,  quando lo hai umiliato.

Sono i chiodi,  che gli hai messo.   Quando lo hai condannato,  quando lo hai calpestato.

Sono la lancia,  che gli hai conficcato.   È il cuore che gli hai trafitto.  Quando lo hai negato. Quando lo hai cancellato.

 

Solo in quelle piaghe,   ti puoi rifugiare.       Solo in quelle piaghe,  ti puoi ritrovare.         Solo quelle piaghe,   ti possono guarire.

 

Ecco, muore.       E la terra sussulta,   e trema.     Lo riconosce.   E si aprono i sepolcri.     E i santi risorgono.    E tornano a vivere.

 

Perché quella,   non è,   la croce della morte.

Quella,   è    la croce della vita.

Della tua vita.

Eterna. E divina.