L’adultera

In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.
Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.   Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.
Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

 

 

“Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio.   Ora Mosè nella legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?”    Dicevano questo per metterlo alla prova  e per avere motivo di accusarlo.                                                   E tu,    davanti a chi,   stai in ginocchio ?

 

A loro.

Ti prendono,  loro.      Ti gettano loro,  per terra.    Ti trattano  come uno straccio.  Ti usano come uno straccio.      E ti pestano. E ti calpestano.    Per calpestare Gesù.   Altro che perdono.

E ti tirano,  la  pietra.    E ti scagliano la loro pietra.   Il loro cuore di pietra.    Sono loro,  la pietra.    Che ti viene addosso.    A te.  E a Gesù.

È Gesù,   che vogliono colpire.   È Gesù,  che vogliono levare.   Come hanno levato Dio. Hanno lasciato Dio.   Hanno abbandonato Dio.      E si sono dati  a un altro dio.   Sono andati da un altro dio.     Stanno con un altro.  Che non è Dio.    Sono loro,  gli adulteri.   Quelli veri.

 

 

A Gesù.

Stai davanti a Gesù.    Gesù è Dio.    Dio è quello che conta.    Il cuore di Gesù, conta.  Il cuore di Dio,  conta.    Non loro.

 

Gli condussero una donna sorpresa in adulterio.         Sei andato a prendere una adultera.  Per mettere in crisi Gesù.    Perché?    Perché l’adultera,  sei tu.      Sei tu,  che ti sei prostituito,  a un altro dio.   Sei tu,  che hai tradito il tuo Dio.   Sei tu,  che ti sei dato a un altro.   Che non è dio.

La posero in mezzo.       Lo porti al tempio.    Lo metti in mezzo al tempio,   il tuo tradimento.    Perché di quello si tratta.     È quello il centro.  È quello il punto.   Di cui    si deve parlare.

Mosé ci ha comandato di lapidare donne come questa.       Se segui la legge.  Ti devi lapidare da solo.    Ti devi fare fuori da solo.       Perché tradire Dio,   è molto peggio.     È molto più grave.  Di tradire un uomo.

Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere per terra.      Gesù scrive.   Scrive sul tuo cuore.  Mette il suo dito,  sul tuo cuore.     E ci scrive.  E ci stampa.  E ci imprime,  il suo volto.  È lui, la nuova legge.    È il suo cuore,  la nuova legge.    E non è più legge.    È cuore.   Il cuore di Dio.

 

Chi di voi è senza peccato.     Guarda dentro di te.   Guarda il tuo peccato.    Assomigli  a lei.   Sei come lei.   Sei lei.

Chi di voi è senza peccato.      Sei pieno di gemme,  del tuo amante.   Sei adornato di gemme,  del tuo amante.   Sei ricoperto di gemme,  del tuo amante.   Che ti ha portato via  da Dio.

Getti per primo la pietra contro di lei.    Quelle gemme,  devi gettare.   Quelle gemme, devi strappare.    Quelle gemme,  devono cadere,  per terra.    Insieme al tuo peccato.

Getti per primo la pietra contro di lei.      E anche la pietra,  che avevi in mano,   ti cade. Cade per terra.  Cade da sola.   Insieme al tuo peccato.   E cade anche la pietra dal tuo cuore.    E non è più di pietra.

 

Donna dove sono? Nessuno ti ha condannato?        Se ne sono andati.    Davanti al loro peccato.  Davanti al tuo peccato.     Non lo sanno affrontare. Il loro peccato e il tuo.  Non lo possono affrontare,  il loro peccato e il tuo.     Solo Dio,  lo può fare.

Neanche io ti condanno.    Io che sono Dio,  io che posso farlo.    Non ti condanno. Capisco il tuo cuore.   Mi prendo cura del tuo cuore.    Conta il tuo cuore.    Più del tuo peccato.

Va e d’ora in poi non peccare più.        Ma d’ora in poi,  non ci cascare più .  Non ti far prendere più.  Non ti fare incastrare più.     Dal male.

Va e d’ora in poi non peccare più.        Non lasciare più, il tuo Dio.  Non lo abbandonare. Non lo tradire.   Non lo sostituire, con il male.     Non fare prendere il suo posto, al male.  Non ci mettere al suo posto,  il male.       Non ti fare  più male.

 

Ecco   il perdono di Dio.

 

 

 

 

 

 

Il perdono

In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.  Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.  Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello»

 

 

Allora il servo  prostrato a terra  , lo supplicava dicendo:   “ Abbi pazienza con me,   e ti restituirò ogni cosa”.      Il padrone ebbe compassione di quel servo,  lo lasciò andare e   gli condono il debito.            E tu,    lo chiedi  il perdono ?

 

Non ci pensi proprio.

Non lo chiedi proprio.  Il perdono.     Non ci sta proprio. Non esiste proprio.    Non ti serve. Non lo vuoi.   Non ce l’hai.       Figurati  se lo dai.

Lo chiedi per finta.    Lo fai per finta.   Per farlo vedere. Per farti vedere.   E lo dai per finta.

E non lo chiedi a Dio.     Te lo sei aggiustato tu,  il debito con lui.    Te lo sei condonato tu.    Te lo sei levato tu. Te lo sei cancellato tu.     E hai cancellato pure Dio.   Così non te lo richiede più.   E non ti condanna più.      Ma ti sei condannato  tu.   Da solo.

 

Lo chiedi a Dio.

Ce lo sai  che hai un debito,  con Dio.   Lo riconosci  il tuo debito,  a Dio.     E vai da lui.

Non era in grado di restituirlo.         Non ce la fai a colmarlo.    Non ce la fai  a ripararlo.  Non ce la fai a ripagarlo.     Lo hai fatto  a Dio.

Prostrato a terra.       E ti inginocchi davanti a Dio.    E ti abbassi davanti a Dio.    E ti getti ai piedi di Dio.       Lo riconosci  che è Dio.

lo supplicava.    E lo invochi. Lo supplichi.  Con il cuore. Con tutto il cuore. Ci metti il cuore.

il padrone ebbe compassione.      Il tuo cuore ha toccato il cuore di Dio.    E ha pietà  di te.

e gli condonò il debito.       E ti dona.  E ti condona.   E ti perdona.  Il tuo debito.      E  non  ci sta più.  E non ti pesa più.     E non te lo chiede più.

 

Appena uscito trovò uno che  gli doveva 100 denari.      Sei tanto felice.  Sei troppo felice. Hai incontrato Dio.    Il tuo debito te lo ha levato Dio.      E non lo vedi più,  il debito del tuo fratello.  E non ci sta più.  E non conta più.    Neppure il suo.

Prostrato a terra, lo pregava.      Ti supplica  come hai fatto tu,  con Dio.     Ti prega  come hai fatto tu,   con Dio.    E lo perdoni come ha fatto Dio,  con te.     E gli condoni  quello che ti ha condonato Dio,   a te.

Abbi pietà di me e ti restituirò.          Non serve più.  Che te lo ridà.     Te lo ha dato Dio.      Ti ha colmato Dio.     Sei pieno di Dio. Sei colmo di Dio.   Ti basta Dio.

 

E ti stacchi  da quel debito.  Lo lasci andare.     Lo passi a Dio.  Lo metti nelle mani di Dio.  Lui,  lo conosce il suo cuore.      Lui sa che fare.  Lascia fare a Dio.  Ci pensa Dio.

E ce la fai a perdonare.                                                                                                       Con il cuore di Dio.

 

 

 

 

 

 

Il grano e la zizzania

In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponètelo nel mio granaio”». Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami». Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata». Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:  «Aprirò la mia bocca con parabole,  proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo». Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!».

 

 

Il grano  e  la zizzania.        E tu,  che sei ?

 

Sei  zizzania.

Il nemico di Dio,   ti ha seminato.     Ti ha spezzato, ti ha spaccato.  Ti ha separato  da Dio. E sei diventato  divisione.   Anche in te.

Ti ha messo apposta   in mezzo al grano        Ti fa sembrare grano.   Ma non sei grano.  L’inganno  ti riveste.     E sei diventato  inganno.   Anche per te.

Dormivi.   Hai chiuso gli occhi. Non l’hai visto.   Non ti sei accorto.     E lo hai lasciato fare.  E lo hai lasciato andare.     E non lo puoi  fermare.     Ma Dio, si.

 

Sei  grano.

Eri zizzania.       Hai messo Gesù,  nelle tue parti spezzate.    E sono tornate intere.            Eri zizzania.       Hai messo Gesù,  nelle tue radici.     E sono tornate vere.                       Eri zizzania.       Hai messo Gesù,  nel tuo cuore.   Sono nate le spighe.  E sei diventato grano.

 

Sei grano.           Sei  il seme buono,    che viene da Gesù.                                                    Sei grano.           Hai  Gesù  nelle radici.    Che ti sostiene.                                                  Sei il grano.        Hai  Gesù  nelle foglie.    Che ti riveste.                                                         Sei grano.           Hai  Gesù  nelle spighe.    Che ti riempie.

Sei grano.           E ti riconoscono gli angeli.    Perché Gesù  è in te.                                       Sei grano.           E ti riconoscono gli altri.      Perché Gesù  è in te.                                      Sei pane.            E nutri gli altri.     Con Gesù,  che è in te.

 

Sei pane,    per gli altri.                                                                                                             E  per te.

 

 

 

 

 

 

Amate i vostri nemici

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:  «A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro. E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.  Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».

 

 

Amate i vostri nemici.    Fate del bene  a quelli che vi odiano.                                                 E tu,  lo fai ?

 

Non  ci stai.

Non li ami.   Non ce la fai.  Non puoi.   Il male che ti hanno fatto,  ti è finito in fondo al cuore. Ti si è incollato  nel cuore.    E non se ne vuole andare.

Il male che ti hanno fatto,   ti ha spezzato il cuore.   Ti ha cancellato il cuore.   Non lo senti più,  il cuore.    E non ce la fai più  ad amare.

 

C i stai.

Stai  dalla parte di Dio.    Solo lui,  è più grande del loro male.    Solo lui,  è più grande       del loro odio.

Stai dalla parte di Dio.    E il cuore non ti fa  più male.    E non ti tocca più,  il loro odio.

Stai dalla parte di Dio.   E senti solo, l’amore di Dio.   Ti riempi  del suo amore.  E ce la fai ad amare.

Stai dalla parte di Dio.    Guardi,  con gli occhi di Dio  .   E ami,  con il cuore di Dio.

 

E ce la fai,    a  perdonare.

 

 

 

 

 

 

Amerai il Signore, tuo Dio

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In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». 
Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

 

 

 

E tu,    ami Dio ?

 

Nessuno mi ama.   Non è vero.       Ti ama Dio.     E ti sembra, poco?   Di più non c’è. Più di quello che pensi.   Più di quello che speri.  Più di quello che vuoi.     Di più.

 

Ama Dio.

Amalo anche tu.    Con quell’amore. Di quell’amore. In quell’amore.    E ti fa battere  il cuore.    E ti fa palpitare il cuore. Per lui.       E ti fa rinascere il cuore.   In lui.

 

Ama il prossimo.

E  Dio ti porta  all’altro.     E lo porti all’altro, che ti sta vicino.   Quando non lo lasci solo. Quando lo sorreggi,  lo consoli, lo ripari.    Quando non ce la fa.  Quando non sa. Quando non può.

Quando è malato.   Quando è debole. Quando è calpestato.     Quando  è  scartato.       Ti prendi cura di lui.  Come parte di te.     Perché  fa parte di te.

 

Perché,  fa parte di Dio.

 

 

 

 

 

 

 

Andate nella vigna

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:  «Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”. Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.  Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

 

 

 

E tu,     quante ore hai lavorato,   nella vigna del Signore?

 

Sei abituato  a contare.   A calcolare.  A verificare.  A misurare.   A pesare tutto.    Anche gli altri.   Anche te.

E se qualcuno ha più di te,   ti offendi.     Ti arrabbi. Ti danni. Ti rosichi.  Ti ribelli.     Anche a Dio.    Per te  Dio vale di meno,  dei soldi.  E di te.

 

Ma Dio   non conta le ore.     Per lui conta la qualità. La sostanza. Il cuore.   Conta il Si. Se rispondi alla sua chiamata.   Se scegli. Decidi. Ti muovi. Fai.   Vai da lui. Stai con lui. Fai con lui,   le sue opere.

I primi,   che guardano con il cuore   a quello che gli spetta, a quello che gli è dovuto,    a quello che hanno voluto.    Sono gli ultimi.

Gli ultimi,   che guardano con il cuore a Dio,  e non a quello che gli spetta.    E a quello che Dio  ha voluto.      Sono i primi.

 

La paga, il premio,   è Dio stesso.

Uguale per tutti.    Intero per tutti.

Unico  per tutti.

 

 

 

 

 

 

 

Amate i vostri nemici

02-1 - Copia

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:  «Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle. Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

 

 

 

 

Se qualcuno,    ti fa del male.

 

Quel male,      ti  ferisce  il cuore.       Lo brucia,   lo rode,  lo corrode.    Lo buca.                       Non va via.

 

Non ci cascare.        Non lo fare,   anche tu.         Non lo  rifare.    Non  lo contraccambiare.    Non  cambia.   Non passa.       Ritorna  più forte.   Diventa  più grande.      E  non va via.

 

 

Mettilo,   nelle mani di Dio.    Nelle sue braccia.       Solo lui lo vince.   Solo lui lo può levare. Solo lui    ti può guarire.         Solo lui   ti può liberare.      E lo manda via.

 

E ti riempie   con il suo Amore.

Con quell’Amore,    puoi guardare,    il tuo nemico.

 

E scopri  che,

non è più,    un nemico.

 

 

 

 

 

 

 

Le beatitudini.

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In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.  Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

 

 

 

Non sei   sfigato.      Non sei  sfortunato.          Sei beato.

 

Se sei povero.       Se non hai niente.   Se ti senti niente.   Se non vuoi niente.     Hai  Dio.   È il tutto.

Se sei nel pianto.       Se le lacrime,  ti hanno soffocato.    Ti hanno offuscato.      Hai Dio, che ti consola.      Che piange le tue lacrime,  e le asciuga.

Se hai  fame,   e sete di giustizia.         Se ti è mancata.     Se te l’hanno levata.    Se te l’hanno calpestata.         Hai Dio.   È la giustizia vera.     L’unica  che ti può colmare.   L’unica   che ti può saziare.

Se sei puro di cuore.  Se sei mite.     Se fai la pace.   Se hai misericordia.       Dio è con te.    Il suo amore,   te lo fa fare.     Il suo amore, te la può dare.    Il suo amore ti fa diventare,  un raggio,   del suo volto.

Se sei perseguitato.      Calpestato, umiliato, accusato,   perché ami la verità e la giustizia. Perché non sai stare senza.    Non vuoi vivere senza .       Sei con Dio.   Lui è la Verità. Totale,  assoluta,  eterna.

Se sei insultato,   condannato,   eliminato.       Se ti mettono in croce,   per Gesù.     Perché hai scelto lui,   più di ogni cosa.    Più di loro.   Più di te.        Ti sceglie Dio.            Ti glorifica Dio.    Ti santifica Dio.

 

E stai  con lui,

nel suo Regno.

Beato.

 

 

 

 

 

 

 

Il tuo prossimo.

buon-samaritano - Copia In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».  Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».

 

 

 

C’è un uomo,   colpito  picchiato, ferito.      Usato, schiacciato, calpestato.    Finito, sfinito, abbandonato.    Buttato, gettato, scartato.

E tu, che fai?

 

Come il  sacerdote  del tempio.     Passi oltre.  Tiri dritto.       Lo eviti.   Lo scansi.          Non ti interessa.     Non ti tocca.   Non c’entra con te.    Non c’entra con Dio.

Come il levita.     Lo vedi.     Ma non lo vuoi.    È un fastidio.    È un inciampo.    È un ostacolo,   tra te  e Dio.

Come il samaritano.      Ti fermi.     Ti tocca il cuore.   Gli  vai vicino.   Tocchi quelle ferite,   entri in quelle ferite.   Fasci quelle ferite.     Ed entri  nelle tue.    E tocchi  le ferite di Gesù.

 

Ti fai carico di lui.    Diventi una parte di lui.  E lui una parte di te.      Ti prendi cura di lui.    E ti prendi cura  di te.    È lui che cura te.

 

Sei  il prossimo,   per lui.

E lui  è il prossimo,   per te.

E tra voi,   c’è Dio.

 

 

 

 

 

 

 

La lapidazione

adultera

 In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.  Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.  Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più». 

 

 

 

 

L’accusa.      Il dito puntato.     È un pugnale, una lama, una spada,   puntata al cuore.   Ferisce il cuore. Colpisce al cuore.

E dietro al dito puntato,  c’è la pietra.     È la pietra del tuo cuore indurito.  Del tuo cuore pietrificato.   Tagliente, aguzzo, calcificato.

Ti serve qualcuno,   a cui tirarlo.   Perché te ne vuoi  separare.    Non lo puoi avere.  Non lo vuoi tenere.   Perché ti fa male.

Lo tiri a qualcuno,   perché lo devi giustificare.    Lo devi far servire.    Lo devi usare.     Così ti senti  liberato,  giustificato,  santificato.

Gesù ti dice, che quel dito,   è  puntato anche contro il cielo.   E lo devi riportare al suo posto.   Verso di te.   Verso quel cuore indurito.  Isolato,   privato del suo Dio.

 

E il dito di Gesù,  non è rivolto contro nessuno.   È rivolto verso la terra.    Indica la parte umile, semplice, povera,     dove il tuo cuore deve stare.   E scrive.

Scrive per la donna,   ma anche per te,   un messaggio in quella terra,  in quella povertà,  in quella semplicità.

Scrive le parole di Dio,   le scrive nel tuo cuore.  Le incide nel tuo cuore umile.   Le parole di Dio, che solo in lui,  puoi scoprire.     E solo  lui,  ti può dire.

Il tuo peccato è stato cancellato dal dito di Dio.   Solo lui lo può fare.  Solo il suo amore. Non il tuo odio.

 

Ora ti puoi alzare.   Ora puoi andare.

Il tuo cuore ferito,  è stato risanato.

E il tuo cuore indurito,  è caduto.

A terra.