I talenti

John_Morgan_The_parable_of_the_talents_640 - Copia

 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:  «Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.  Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.  Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro.  Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.  Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.  Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”.  Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».

 

 

 

 

Sono  i talenti di Dio.    Sono i suoi.     Li mette nelle tue mani.    Per farti compiere       la missione  che ti ha dato.

E tu,   che ci fai ?

 

   5   talenti.

Ci credi.     Ti butti. Ti lanci. Ti muovi.     Li fai andare. Li fai fare.     E ti precedono. Prima di te,  più di te,  nonostante te.      E crescono   e vanno dove vuole Dio.        Come vuole Dio. Quanto vuole Dio.      Più di quanto pensavi.  Più di quanto volevi.     Più di quanto osavi.   Più di te.     E sei, nella gioia di Dio.

 

    2   talenti.

Nelle tue mani.  E le fai diventare le mani di Dio.    E li porti a chi ha fame, a chi ha sete, a chi ha freddo,  nel cuore e nell’anima.   A chi non ce la fa.   E ti aspetta. E aspetta Dio. E diventano tanti.  Tante mani di Dio.    Nella gioia  di Dio.

 

   1   talento.

Lo metti in una buca.   Lo sotterri.    Lo nascondi.     E nascondi Dio,  e anche te.      Non fai,   non ti muovi, non ti sposti, non osi.  Non ti schiodi.    Ti chiudi.    E chiudi Dio,    e anche te.                                                                                                                    Hai paura.    Di un padrone  con il cuore duro.      Ma è il tuo cuore, che è duro.   E ti fa paura.

 

Non sei nella gioia.

Non sei  nella gioia di Dio.

 

 

 

 

 

 

 

La lapidazione

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 In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.  Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.  Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più». 

 

 

 

 

L’accusa.      Il dito puntato.     È un pugnale, una lama, una spada,   puntata al cuore.   Ferisce il cuore. Colpisce al cuore.

E dietro al dito puntato,  c’è la pietra.     È la pietra del tuo cuore indurito.  Del tuo cuore pietrificato.   Tagliente, aguzzo, calcificato.

Ti serve qualcuno,   a cui tirarlo.   Perché te ne vuoi  separare.    Non lo puoi avere.  Non lo vuoi tenere.   Perché ti fa male.

Lo tiri a qualcuno,   perché lo devi giustificare.    Lo devi far servire.    Lo devi usare.     Così ti senti  liberato,  giustificato,  santificato.

Gesù ti dice, che quel dito,   è  puntato anche contro il cielo.   E lo devi riportare al suo posto.   Verso di te.   Verso quel cuore indurito.  Isolato,   privato del suo Dio.

 

E il dito di Gesù,  non è rivolto contro nessuno.   È rivolto verso la terra.    Indica la parte umile, semplice, povera,     dove il tuo cuore deve stare.   E scrive.

Scrive per la donna,   ma anche per te,   un messaggio in quella terra,  in quella povertà,  in quella semplicità.

Scrive le parole di Dio,   le scrive nel tuo cuore.  Le incide nel tuo cuore umile.   Le parole di Dio, che solo in lui,  puoi scoprire.     E solo  lui,  ti può dire.

Il tuo peccato è stato cancellato dal dito di Dio.   Solo lui lo può fare.  Solo il suo amore. Non il tuo odio.

 

Ora ti puoi alzare.   Ora puoi andare.

Il tuo cuore ferito,  è stato risanato.

E il tuo cuore indurito,  è caduto.

A terra.

 

 

 

 

 

 

 

Il fico sterile

parabola_higuera_infertil - Copia (2)

In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».

 

 

 

 

Come il fico.     È il peccato,  che ti ha inaridito il cuore.    Te lo hai indurito, seccato, stecchito.   Chiuso.

Ha fatto morire  tutti i frutti,  alla radice.   Ti ha bruciato le radici.

 

Ma sei lì,  ancora.  Sei ancora nella terra.    E il Padre, che ti ha piantato,  vigila su di te.    E il Figlio,  si prende cura di te.

Lascia che sia lui,  a scavare intorno,  la terra.    Ad entrare nella tua terra buia, fredda, malata.   Lascia che sia lui, ad aprirla.   Lascia che sia lui,  a liberarla.

Lascia entrare in quella terra aperta,  in quelle zolle,    il suo corpo il suo sangue,           che possono   nutrire,  sanare, guarire,   le tue radici.

 

E quella linfa,  arriva al tronco,  e lo riporta in vita.    E arriva ai rami, e diventa frutto.    Frutto di Dio.

Per te,   e per gli altri.

 

Ecco la conversione.

 

 

 

 

 

 

 

 

Il seminatore

20110710 Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia. Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti». Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: «Perché a loro parli con parabole?». Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono.  Così si compie per loro la profezia di Isaìa che dice:“Udrete, sì, ma non comprenderete, guarderete, sì, ma non vedrete.  Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile,  sono diventati duri di orecchi  e hanno chiuso gli occhi, perché non vedano con gli occhi, non ascoltino con gli orecchi e non comprendano con il cuore e non si convertano e io li guarisca!”. Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono! Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno».

 

 

A quale terreno assomiglia il tuo cuore?

È insensibile e impenetrabile come la strada.   Duro come la pietra.   Non vuole capire, non vuole vedere,  non vuole sentire.

Oppure è gentile solo in superficie,  solo in apparenza,  solo per convenienza, solo per l’occasione.  Ma in profondità è inaridito, seccato, pietrificato.   Pieno di sassi.  Senza acqua, senza radici,  senza vita.

Oppure è soffocato dalle spine e dai rovi,  delle paure e dei timori.  Contagiato, vanificato, ferito, nascosto,  dalle paure e dai timori.

Per diventare un terreno buono,  metti il tuo cuore nelle mani del Signore.  Lui  è l’agricoltore.  Lui lo ripara, lo dissoda, lo ara.  Lo ripulisce, lo guarisce, lo cura.

Gesù  è il seminatore. Quando semina la sua parola,  allora il tuo cuore la riconosce.  Si apre,  la ascolta,  la accoglie.  La custodisce e germoglia.  E  da il frutto.   Il frutto del Padre.  E ritorna al Padre.

E anche tu ritorni al Padre.  Nei fatti, con i fatti.  Dopo che hai fatto quello che il Padre desidera.  E dopo che hai compiuto, quello per cui sei stato mandato.