Mandato da Dio

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Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa». Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

 

 

Come Giovanni.

Sei  stato mandato da Dio,   per essere suo testimone.    Per fare luce  a lui.    Non sei tu  la luce.   Non ti mettere al posto della luce.

Non oscurare la  luce,  con la tua.   Non nascondere la sua luce,  per la tua.                     Non assoggettare la sua luce, alla tua.

Sei voce.    Per lui.  Per dargli  voce.   Ma non sei tu la parola.  Non sei tu il contenuto. Non sei tu  il Signore.

Sei segno.  Con il battesimo,  sei segno  di quello che verrà.  Di quello che farà Gesù.

Ma  tu sei la conseguenza.   Lui è la sostanza.   Lui è la partenza.   Lui è l’essenza.        Lui  non è un segno.  Lui è  il fatto.

Lui  è il Signore.   Il Figlio di Dio.  E’ Dio.    E’ il Tutto.

E tu ci sei, ci stai,  sei,    se sei in lui,  con lui  e per lui.

Ecco  chi sei.

 

 

 

 

 

Giovanni

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Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio. Come sta scritto nel profeta Isaìa: «Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via. Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri», vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

 

 

 

Prepara la via del Signore.  La sua via.  La sua strada.

La  sua.  Non la tua.   Non come la pensi,  vuoi tu.   Non come la vogliono gli altri.           Non  come fanno gli altri.

La strada di Dio.   È solo  sua.  È lui che la percorre, per arrivare a te.

L’hai riempita,  soffocata,  nascosta,  con i tuoi cieli.   L’hai umiliata,  denigrata,  falsata, con le tue storture.  L’hai abbassata,  sotterrata,  con i tuoi buchi  e i tuoi vuoti.

Come Giovanni,  la strada di Dio  la trovi  se fai deserto.  Se fai tacere ciò che ti stordisce. Se non ti nutri  di ciò che ti  sfinisce.   Non ti metti i vestiti d’oro.  Ti levi i gioielli,  gli anelli degli altri dei.

La  strada di Dio  la trovi,  se ti immergi nella sua acqua.  Se lavi il cuore.  Se lavi l’anima.

La   trovi,   se accorri,  corri  incontro   a   Dio  che viene.   Non è  uno qualunque.             È  il tuo Creatore,   il tuo Signore.  Il Signore del cielo della terra.

È  Dio  allora, che si fa strada nel tuo cuore.   Diventa lui   la strada.

E tu  diventi il grido,   di gioia.

 

 

 

 

Vegliate!

 

 vergini-sagge-e-stolteIn quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».

 

 

 

 

 

L’amore è attesa.  L’amore è desiderio. L’amore è sospiro. L’amore è sogno dell’incontro. È braccia tese.  È sguardo acceso, è occhi protesi,  a un incontro.

Sei opera di Dio,  plasmato dalle sue mani.  Amato,  pensato da Dio.  Inviato da Dio con un compito,  qui.  Ma non sei solo.

Dio viene.  Squarcia il cielo e scende.  Viene da te, lui per primo.  Ti viene incontro per primo.  Con il Figlio, nel Figlio.  Per incontrarti  nell’amore vero.  Nel sospiro, nello sguardo, nell’attesa.

Non sai come,  non sai dove,  non sai quando.  È misterioso,  divino,  profondo.  Perché non è un momento tuo.  È di Dio.  È suo.

Se dormi non lo vedi.  Non lo senti.  Non lo vuoi.  Non ci stai.   Se dormi,  hai chiuso gli occhi  e il cuore.  Ti sei annullato.  Ti sei negato.  Ti sei oscurato.

Apri  gli occhi.  Veglia, scruta.   Attendi.  Tendi gli orecchi.  Protendi il cuore.   È il tuo Signore che viene.  E tu non puoi stare senza di lui.  Non puoi perderlo.  Vivi per lui.

Veglia.  Lo aspetti con la lampada accesa dell’amore per lui.  Lo attendi con  l’amore.

Lo attendi con il desiderio,  con il sospiro.

Lo attendi  con le braccia tese.

Lo attendi  con  il suo volto,   negli occhi .

 

 

 

 

Il Re della gloria

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?. E il re risponderà loro: In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me. Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. Anch’essi allora risponderanno: Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?. Allora egli risponderà loro: In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

 

 

 

Il  Re della gloria  viene ora,  nascosto nei piccoli.   Viene a trovarti sulla tua strada,           e  ti viene incontro, quando incontri  i piccoli.

È li che ti aspetta.  È li che ti vuole.  In una relazione di amore.  Per farti entrare nella relazione di amore tra il Padre e lui.   Nell’amore che si incarna.

L’amore vero  è concreto.  Si manifesta.  Si vede.

Non gli dai solo il pane,  all’affamato.   Lo guardi negli occhi  e senti la sua privazione,       la sua umiliazione,  il suo vuoto.   Riempi il suo cuore .  Nutri il suo cuore.  E anche il tuo.

Non gli dai solo da bere,  all’assetato.  Il tuo amore entra nelle crepe  del suo cuore inaridito.   Irriga,  ricolma,  riempie le crepe  del suo cuore spaccato.  Privato. Isolato, asciugato, corroso.   Gli ristori l’anima.  Anche la tua.

Non gli dai solo i vestiti.  Ricopri la nudità della sua anima. Riporti dignità,  nella sua anima.  Ridai calore, onore, al suo corpo e alla sua anima.  Anche alla tua.

Non gli dai  solo un riparo,  allo straniero.  Sei le braccia di Dio che lo accolgono. Che abbracciano il suo cuore solo, escluso, abbandonato.  Lo fai sentire a casa.   Diventi suo fratello, in Dio.   E lui per te.

Non lo vai solo a visitare,  se è malato.  Lo fai sentire vivo.  Lo fai sentire sano.  Se guardi  il suo cuore,   se metti i tuoi occhi nei suoi,  se sorridi con lui.   Gli guarisci il cuore.        Gli risani l’anima.  Anche la tua.

Non lo vai  solo a trovare,  se è carcerato.   Apri  il suo cuore imprigionato.  Metti il suo cuore, al di sopra della colpa.   Lo fai diventare più importante della colpa.  E lo liberi dalle  catene del suo male.   E anche dal tuo.

Non  lo dai  solo a lui.   Lo dai a Dio,  al Re dei Re,  al Re della gloria.   È lui che ti guarda con i suoi occhi.  È lui che mette i suoi occhi nei tuoi.  È lui che ti tende  la mano e prende la tua mano  nella sua.   È lui che si lascia portare,  ma porta te,  su di lui  e con lui,  nel  regno del Padre.  Fin da ora.

Rimani fuori  dal regno di Dio,  fin da ora.  Se incontri  l’altro  solo con l’intenzione,  con il pensiero, con la parola.

Se il piccolo lo scansi, lo eviti, lo elimini. Se per te è un impiccio, un fastidio, un inciampo.

Se lo ascolti solo per forza, per forma, per norma. Se non ti riguarda, se non entra nel tuo cuore.

Se lo curi con fatica, con insofferenza, per apparenza.

Non è lui,  che non vuoi, che non sopporti, che non ami.  È il Re dei Re che rifiuti,  che neghi,  che umili.  È il Re dei Re che elimini dalla tua vita.   Ed elimini la tua vita  dalla sua, e dal suo regno.

Ma sei ancora in tempo.  Muoviti ora.  Gesù te lo chiede adesso.  Vai a cercare il Re, tra i piccoli.

È lì, nei nascosti, in quelli che nessuno vede, che nessuno considera, che nessuno vuole.

Nei  deboli che non hanno voce, che non hanno forza.  Che non hanno posto.

Nei fragili,  malati.   Scartati,  umiliati,  dimenticati.

Negli indifesi,  manipolati, usati, calpestati.

Negli  esclusi,   emarginati, isolati.   Relegati,  rifiutati.

Nascondono  il Re dei Re.   Se li ami,  li curi,  li  difendi,  con i fatti,  con il cuore e con l’anima,   hai amato   il Re dei Re.

E lui,  già da ora ti dice:  Vieni benedetto dal Padre mio,  ed entra nel regno di Dio.

Già da ora.

 

 

 

 

I talenti

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due. Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo. Il padrone gli rispose: Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti».

 

 

 

Te li ha dati Dio Padre,  i talenti.  Sono i suoi beni.  I beni di Dio. Li ha messi nelle tue mani. Secondo il suo piano di salvezza,  pensato  per te.   Per farti parte  del suo piano di salvezza,  per te.

Come il primo e il secondo servo,  vivi Dio  come Padre.  E ricevi dalle sue mani i talenti, come un dono.  Nella gioia.   Ti brillano gli occhi, perché sai quanto valore hanno.

E li spendi, li impegni, li usi.  Sai che dentro c’è  Dio,  il Figlio di Dio, lo Spirito di Dio, l’amore di Dio,  che li fa crescere, che li fa muovere, che li fa passare.  E li metti nelle mani degli altri.  E li fai  diventare dono per gli altri.

Quando ritorna il Padre,  sei tu a mettere  nelle sue mani i suoi beni,  e i tuoi  che hai guadagnato,  in lui, con lui e per lui.   I tuoi occhi brillano, con gli occhi del Padre.  Negli occhi del Padre.  E prendi parte alla gioia del Padre.

Come il terzo servo,  vivi Dio non come un padre,  ma come un padrone.  Hai paura. Paura di Dio.   Sei chiuso  all’amore  di Dio.

Sei preso, imprigionato,  soffocato,  incatenato  dalle regole,  dalle norme,  dalle leggi.   Bloccato, impedito,  rinchiuso  dalle norme, dalle leggi.   Quel talento non può essere toccato.

Lo metti in un buco.  E lo nascondi.  In quel buco  hai messo il tuo cuore.  In quel buco hai nascosto il tuo cuore.   Sepolto, sotterrato,  soffocato,   il tuo cuore.   E il cuore di Dio.        Il bene di Dio,  l’amore di Dio.   Dio stesso.

Pigro.  Fermo.  Stai fermo, non fai niente.  Non ti muovi,  non ti pronunci.  Non prendi posizione.   Sei indifferente. Così nessuno può dirti niente.

Quel buco è solo tuo.  Il talento è solo tuo.  Così te ne sei impadronito,  impossessato.     Ti sei fatto padrone tu,  del bene di Dio.   Di Dio.

Quando ritorna Dio,  riporti il tuo talento inutile.   Non è servito, come te.  Ti verrà tolto perché è sprecato nelle tue mani.   Perché ha bloccato il progetto di Dio.

Nel buco ci sei già.   Ma puoi tirarti fuori.  Con l’aiuto di  Gesù.   Puoi scavare e dissotterrare il tuo cuore.   E il bene di Dio.  Per realizzare la missione che ti ha dato Dio.  Per  fare la  volontà di Dio.

E non sarai più inutile.   E non sarai più servo.

Ma figlio,  di Dio Padre.

 

 

 

 

Il tempio di Dio

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Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

 

 

È il tempio di Dio. Quello vero, quello vivo, quello santo. Non è di pietra.

È il corpo di Gesù. È la carne e il sangue di Gesù. È il corpo risorto di Gesù.

È il corpo mistico di  Gesù.  Il tempio di Dio.  Dove ci sei anche tu,  con il battesimo.  Come un mattone,  unito ai tuoi fratelli, gli altri mattoni.  Tutti fondati  su Gesù.  Tutti uniti, dallo Spirito Santo.

Tu sei il tempio di Dio.  Entra dentro e guarda.  Se lo hai riempito di cose che non sono di Dio.   Se lo hai fatto diventare un mercato di cose tue.  Se lo hai usato, barattato, venduto.  Se lo hai scambiato con monete.  Se ne hai fatto bancarelle dei tuoi interessi, dei tuoi comodi, dei tuoi vantaggi.  Se le tue bancarelle sono diventate più importanti di Dio.

Se è diventato una cosa,  un mezzo,  un’occasione,  un ritrovo.  Un luogo di chiasso,  di confusione, di caos, di distrazione.  Dove non c’è più di Dio.  Svuotato di Dio.

Allora fai come Gesù.    Prendi una corda e comincia scacciare tutto ciò,  dal tempio.  Getta a terra tutto il denaro.  Rovescia le tue bancarelle.  E porta via il tuo mercato.

Lascia entrare Gesù, a farlo con te.  Lui lo sa fare, lui lo può fare.

Lascia che lo zelo per la casa di Dio ti divori.  Lascia che l’adorazione, la venerazione che hai per il tuo Signore,  ti prenda, ti laceri, ti spezzi, ti consumi.  Ti accenda come un fuoco,  e ti divori.  Lasciati  accendere dal fuoco dello Spirito Santo, e lasciati fare.

Lasciati fare  Tempio di Dio.  Dove  adori  il tuo Signore, nel silenzio, nell’intimità, nella verità, nell’umiltà.

Lasciati fare Santuario di Dio. E lascia sgorgare l’acqua dello Spirito Santo. Lascia scorrere quell’acqua verso i tuoi fratelli.   Lascia che diventi albero, frutto, azione, opera, cibo e medicina.

Per te,  e  per loro.

 

 

 

 

Lo risusciterò

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In quel tempo, Gesù disse alla folla:   «Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.  E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno.  Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».

 

 

 

 

Non sei solo, non sei perso, non sei dimenticato.   Non sei mai stato solo, non sei mai stato disperso,  non sei mai stato abbandonato.

Dio Padre è con te,  sempre.  Il Padre ti ha voluto.  Il Padre ti ha pensato.  Fin dall’inizio  del mondo.   Ti ha dato al Figlio.

Il Figlio di Dio ti ha preso con sé,  sulle sue braccia.  E ti ha portato anche quando non lo sapevi.  Non ti ha lasciato mai.   Perché questa è la volontà del Padre.   Per salvarti,  per liberarti da ciò che ti fa male e ti distrugge.  Per farti rinascere, con lui e per lui,  a una vita eterna, divina, sacra.

La volontà del Padre, di Dio Padre,  è che tu vada incontro al Figlio.  Che tu lo vuoi, che lo vivi,  che tu lo senti.   Vuole che tu lo veda.

Tu sei lì,  attaccato la tua croce, legato alla tua croce e Gesù è lì, vicino a te, affianco a te.  Sta dando la sua vita, per te.  Guardalo,  metti i tuoi occhi nei suoi.  Il tuo cuore nel suo.   Il tuo sangue, nel suo.

Guardalo,  è il Figlio di Dio, venuto per te.  Solo lui ti può salvare.  Solo lui ti può dare la vita eterna.  Se lo riconosci il Figlio di Dio,  se ti lasci portare da lui,  lui ti porterà in Paradiso.  Dal padre.

E lì, tu stesso, con i tuoi occhi,  vedrai  il volto di Dio.  Tu stesso, e non un altro. Contemplerai Dio.

Nell’ultimo giorno,  verrà il Figlio di Dio,  a riprenderti tutto intero.  Con il tuo corpo,  la tua pelle,  la tua carne,  il tuo cuore,  i tuoi occhi,   e ti porterà dal Padre.   Tutto intero.  Insieme ai tuoi cari,   tutti interi,  potrai vivere con Dio.

E gioire per l’eternità.

 

 

 

 

 

Beati voi

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In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

 

La strada per la santità. È concreta.  Gesù te la indica.

Beato te,  se sei povero in spirito. Perché hai rinunciato al tuo trono, al tuo mantello regale, al tuo oro, al tuo incenso,  per avere il tuo Signore, come unico Re.  Sarai nel suo Regno.  Nel Regno dei cieli.

Beato te,  che sei nel pianto.  Perché sarai consolato da Dio. Sarai abbracciato da Dio. Sentirai la sua tenerezza.  Sentirai battere il suo cuore per te. Proverai la gioia di Dio. Ritroverai la gioia,  in Dio.

Beato te,  mite, perché ci metti l’amore.  Ci metti Dio.  In lui ogni ferita, frattura, finisce, guarisce, sparisce.

Beato te,  che hai fame e sete di giustizia,  perché hai scelto la verità, l’onestà, il rispetto.  Hai scelto di Dio.  Sarai saziato da Dio. Dalla giustizia di Dio.  Che sa tutto, sistema tutto, riempie tutto.

Beato,  se hai misericordia,  perché hai  il cuore di Dio.

Beato,  se sei puro di cuore,  sincero, chiaro, vero.  Perché con gli occhi puri,  potrai vedere il volto di Dio.

Beato te,  se porti la pace,  perché ti dimostri  figlio di Dio.

Se sei perseguitato per la giustizia,   è il segno che appartieni a Dio e al Regno dei cieli.

Beato te, se ti insultano, ti rifiutano, ti umiliano,  ti calpestano,  perché  sei  testimone di Gesù, con la tua vita.  Quello è il segno che lo sei veramente.  Sei come Gesù.

I santi del cielo sono  con te,   vicino a te,  tifano per te.  E ogni volta che fai queste cose  e che le porti a termine,  ti applaudono,  danzano e cantano per la gioia.

Perché stai lodando,   insieme al loro,   il tuo Signore.

 

 

 

 

 

Amerai

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In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». Gli rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

 

 

Facile dirlo.  È più difficile farlo.  Amare Dio.  Farsi amare da Dio.

Amare Dio.  È mettere il proprio cuore davanti a Dio.   È metterlo nelle sue mani.             Nel suo cuore.  Per lasciarlo battere lì.  E lasciarlo battere forte, sempre.  Come una  danza, come un canto.

Farsi amare da Dio.   È lasciarsi fare.   È lasciarsi svuotare da ciò che non serve,  non conta, non vale.  È lasciarlo riempire solo da lui.  È farlo diventare suo.

È  allora che senti il cuore di Dio che batte per te. È allora che lo senti rispondere. Lo senti rispondere al battito del tuo cuore.  Alla danza, al canto, al ritmo, del tuo cuore.

È l’amore di Dio che riempie il tuo cuore.  È l’amore  di Dio che si riversa dal suo cuore,  al tuo cuore.   È  tanto grande, che  lo colma, deborda,  tracima, esce fuori e  passa,  e incontra, il cuore dell’altro.

Quello che dai all’altro  non è il tuo amore,  è l’amore di Dio che ti ha dato lui.  È lui che passa attraverso di te, nell’altro.  E lo incontra.  E lo ama e lo salva.  E lo cura.

Il tuo prossimo  la sente la diversità tra il tuo amore e  l’amore di Dio.

Perché il tuo è il tuo,  e quello che viene da Dio,  è lo Spirito Santo.

 

 

 

 

Il tributo a Cesare

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In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi. Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

 

 

Usare Gesù.   Farlo diventare moneta. Volerlo, come moneta.  Venderlo, come moneta.  Metterlo a disposizione,  a condizione,  a consumo.   Metterlo al servizio.

Metterlo sotto.  Metterlo sotto ricatto, metterlo sotto scacco.  Metterlo sotto il potere, sotto il denaro,  con il denaro.

Gesù è Dio.   Le cose di Dio,  sono solo di Dio.   Non appartengono al mondo.

Le cose di Dio,   hanno l’immagine di Dio,  il volto di Dio, impresso in loro.   È stampato in loro.   C’è solo il volto di Dio.   Non c’è il volto di nessun altro.  Neppure il tuo.                     Il Signore  è l’unico Signore.   È l’unico Dio,  di tutte le sue cose.  Di tutte le cose.

Non confondere,   non mescolare,  non amalgamare,   le cose di Dio con le cose del mondo.   Per nascondere il male,  per farlo diventare bene,  per giustificarlo, esaltarlo, lodarlo.

Solo in Gesù,   le cose di Dio  toccano le cose degli uomini.  Per salvarli, per liberarli, santificarli.

In Gesù,  c’è il volto del Padre.   Se sei in lui,  con lui,  e come lui,  allora il tuo cuore tocca il cuore di Dio.   Entra,  in lui.

E diventa   una cosa di Dio.