È risorto !

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.  Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».  Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.  Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.  Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

 

 

 

Ti dicono che  Gesù è risorto.       E tu,   corri al sepolcro?

 

Non corri.

Non corri,   non ti muovi neppure.     Non ti palpita il cuore.  Non ti è mai palpitato.   Te ne  stai al chiuso, isolato, pietrificato.   Trincerato nelle tue convinzioni.      Per te è tutto finito,   è tutto perduto.    Perché lo pensi a modo tuo.  Lo vuoi a modo tuo.    Lo fai tuo.

 

Corri.

Corri,  con il cuore in gola.  Con il fiato corto.   Con le gambe che volano.   Ti porta il cuore. Ti palpita il cuore.  Ci hai messo il cuore.     E corre lui,  più di te.

 

Il sepolcro  è aperto.    La pietra che lo chiudeva,  è rotolata via.    Anche tu non sei più chiuso.   La pietra che ti bloccava  il cuore e l’anima,   è stata spostata.

Il sepolcro  è vuoto.     Dentro,  non c’è più la morte.   Anche in te,  non c’è più la morte. Non vince più la morte.    E tu, non sei più un sepolcro.

I teli e le bende.     Sono i resti.    Sono i segni del dolore.    Sono stati toccati,  riempiti, trapassati, da Dio.     Il Figlio di Dio li ha segnati,  impressi, impregnati,  del suo sangue.    E li ha sigillati,   con il suo corpo risorto.

Anche in te,    sono rimasti i segni del dolore.   Le tue bende sono passate, trapassate,    si sono riempite dell’immagine  di Cristo risorto.

E sono deposte.  E non servono più.

 

Gesù  è risorto!

E risorgi anche tu,  con lui.

 

 

 

 

 

 

 

È risorto!

S.-Giovanni-Apostolo-10_thumb3 - Copia

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

 

 

Come Maria, l’amore ti porta da Gesù. Non puoi stare senza. Non ce la fai. Non lo hai lasciato mai. Lo hai seguito sul calvario.  Lo hai amato sulla croce.  Lo hai pianto sotto la croce. Hai raccolto il suo sangue che scendeva dalla croce.

Sei andata per prima al sepolcro, appena hai potuto. Per stargli vicino, per non lasciarlo solo. Vedi la pietra spostata, la tomba spalancata. Lui non è più lì.  Lo cerchi ancora. Con più forza, con più disperazione, perché hai paura che te l’hanno portato via, che te lo hanno nascosto, che te lo hanno rubato.

L’amore si fa più intenso, la tensione più forte. Tanto forte che ti lancia, ti spinge  a fare il primo annuncio agli apostoli. Per ritrovarlo insieme.

Come Pietro e Giovanni puoi correre con il fiato in gola, con il cuore impazzito dalla paura e dalla gioia, dal dolore e dalla speranza, di rivedere, di ritrovare il Signore.

Come Pietro puoi entrare. Il sepolcro, il posto della morte, è vuoto.  Svuotato dalla morte.  Liberato dalla morte.  Senza più la morte.

Puoi toccare con mano le bende, e il sudario.  Sono rimaste solo loro.  Sono rimasti solo i segni, solo i resti, solo il ricordo della morte.  Sono deposte, perché non servono più, non servono ai vivi.

Come Giovanni,  puoi fermarti all’entrata e guardare con gli occhi dell’anima.  Quel sepolcro si è riempito dello Spirito Santo di Dio. È stato vinto, aperto, spalancato da Dio. È esploso di luce, di grazia, di vita,  di Dio.

Come Giovanni,  puoi fare entrare nei tuoi occhi, nel tuo cuore quella luce, lo Spirito Santo.  Allora ricordi che tutto era già stato scritto, tutto era già stato annunciato.  Allora capisci. Allora senti.

Quella è la Risurrezione.  Gesù è risorto.  Il Figlio di Dio è stato glorificato dal Padre.   Ha portato anche il suo corpo nella gloria.

Doveva morire per risorgere. Doveva succedere.  Era il piano di salvezza di Dio.  Il suo piano di amore.

Per portare anche te, da lui.

Per far risorgere anche te, con lui.

 

 

 

 

 

Svegliati, tu che dormi!

Da un’antica «Omelia sul Sabato santo»   (PG 43, 439. 451. 462-463)

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 «Svegliati, tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti illuminerà.

        Io sono il tuo Dio, che per te sono diventato tuo figlio; che per te e per questi, che da te hanno avuto origine, ora parlo e nella mia potenza ordino a coloro che erano in carcere: Uscite! A coloro che erano nelle tenebre: Siate illuminati! A coloro che erano morti: Risorgete! A te comando: Svegliati, tu che dormi! Infatti non ti ho creato perché rimanessi prigioniero nell’inferno. Risorgi dai morti. Io sono la vita dei morti. Risorgi, opera delle mie mani! Risorgi, mia effige, fatta a mia immagine! Risorgi, usciamo di qui! Tu in me e io in te siamo infatti un’unica e indivisa natura.

        Per te io, tuo Dio, mi sono fatto tuo figlio. Per te io, il Signore, ho rivestito la tua natura di servo. Per te, io che sto al di sopra dei cieli, sono venuto sulla terra e al di sotto della terra. Per te uomo ho condiviso la debolezza umana, ma poi son diventato libero tra i morti. Per te, che sei uscito dal giardino del paradiso terrestre, sono stato tradito in un giardino e dato in mano ai Giudei, e in un giardino sono stato messo in croce. Guarda sulla mia faccia gli sputi che io ricevetti per te, per poterti restituire a quel primo soffio vitale. Guarda sulle mie guance gli schiaffi, sopportati per rifare a mia immagine la tua bellezza perduta.

        Guarda sul mio dorso la flagellazione subita per liberare le tue spalle dal peso dei tuoi peccati. Guarda le mie mani inchiodate al legno per te, che un tempo avevi malamente allungato la tua mano all’albero. Morii sulla croce e la lancia penetrò nel mio costato, per te che ti addormentasti nel paradiso e facesti uscire Eva dal tuo fianco. Il mio costato sanò il dolore del tuo fianco. Il mio sonno ti libererà dal sonno dell’inferno. La mia lancia trattenne la lancia che si era rivolta contro di te.

        Sorgi, allontaniamoci di qui. Il nemico ti fece uscire dalla terra del paradiso. Io invece non ti rimetto più in quel giardino, ma ti colloco sul trono celeste. Ti fu proibito di toccare la pianta simbolica della vita, ma io, che sono la vita, ti comunico quello che sono. Ho posto dei cherubini che come servi ti custodissero. Ora faccio sì che i cherubini ti adorino quasi come Dio, anche se non sei Dio.

        Il trono celeste è pronto, pronti e agli ordini sono i portatori, la sala è allestita, la mensa apparecchiata, l’eterna dimora è addobbata, i forzieri aperti. In altre parole, è preparato per te dai secoli eterni il regno dei cieli».

 

 

 

Corri al sepolcro

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

 

Ecco il momento della fede, ecco il posto della fede, ecco il centro della fede.  Maria, che amava Gesù, va al mattino presto, al sepolcro. Aveva aspettato tutta la notte, lo aveva pensato tutta la notte, era stata con lui anche nella notte. Va da lui quando ancora era buio e vede un fatto nuovo, inaspettato. La pietra del  sepolcro era stata tolta. Non c’è più quello che chiude, che incastra nel dolore, non c’è più quello che copre la morte, nasconde la morte. Si è aperta la porta sulla morte.

Anche lei continua a pensare in modo umano, lo hanno portato via e non sappiamo dove lo hanno messo. E va a dirlo ai discepoli. Ecco l’annuncio. Qualcosa di straordinario  è successo. Qualcosa di inaspettato, qualcosa di impensato.

Corrono tutti e due, Pietro Giovanni. Ma Giovanni di più. Innamorato di Dio. Il cuore gli pulsa, lo porta, lo lancia verso il Signore, verso il suo Dio. Corre, come attirato, come chiamato, come voluto da Dio. Giovanni giunge per primo, ma è talmente forte quello che prova, quello che lo aspetta che non ce la fa ad entrare. Aspetta, si prepara, si dispone, si propone al suo Dio.

Pietro, più pratico, entra e vede e tocca i  teli e il sudario. È sorpreso, tocca con mano i resti, i segni, i simboli di quella sorpresa. Il Signore non c’è più, ma ci sono i segni della sua morte, le vesti della sua morte. Come se si fosse spogliato di quella morte. Come se si fosse liberato della sua morte. Come se avesse vinto la morte.

Allora anche Giovanni entra e vede. Guarda quel fatto, si lascia toccare da quel fatto, si lascia trapassare da quel fatto. Gli arriva al cuore, gli tocca il cuore, gli apre il cuore. Allora capisce, allora crede.

Non avevano capito, non avevano pensato una cosa così grande. La meraviglia di Dio era lì, era lì che tutto era concentrato, era lì che tutto era proiettato. Nella vittoria piena e definitiva sul male e sulla morte. Nel trionfo della vita piena e vera, glorificata nel Padre.  Solo  Dio  poteva pensarla. Solo un amore così grande poteva volerla. Solo un Figlio di Dio poteva realizzarla.

Quello era veramente il Signore. Quello era veramente il Figlio di Dio.

 

 

 

Una cosa sola.

 

 

 

 

Essere un cuore solo e un’anima sola. Essere uniti. Condividere il dolore di chi soffre. In particolare, oggi, di chi soffre per la mafia.

Basta parlare della mafia quando i morti ci sono già stati!  Basta prendersela con la popolazione perché non reagisce, con la povera gente che la subisce. Basta con i depistaggi culturali. Basta nascondersi dietro i paraventi e le maschere!

La morte per mafia non è solo fisica,  è  psicologica e riguarda tutti quelli che le vivono a fianco. È la morte della propria dignità, della propria libertà, del proprio onore, della propria umanità. È l’essere lasciati soli a morire. È il tacere per sopravvivere, per non essere uccisi, per non essere minacciati, per salvare la vita dei propri cari.

È l’essere schiacciati da una violenza terribile, da un teschio sociale, che si è infiltrato in tutto, che respiri in ogni cosa, che è presente in ogni angolo. È una tortura quotidiana che non risparmia nessuno, che può rovinare la tua famiglia, il tuo lavoro, il tuo futuro. È l’essere derubati dei tuoi soldi, con il pizzo, con le tangenti, con gli appalti. E’ essere derubati della verità.  Questa morte psichica  è  presente tutti i giorni  e riguarda tanta gente. E’ una strage di massa.

Di chi è la responsabilità?  I veri responsabili sono  quelli che si alleano con lei, che la cercano, che la assecondano, che se ne servono, che non la toccano.  Sono quelli  che la usano, che la vogliono viva e  fiorente,  per dominare e usare le persone.  E per usarle meglio,  le cose non devono cambiare.  Le persone devono rimanere  nel bisogno, nella povertà, nella necessità,  per costringerle a  chiedere ogni cosa a loro. Le persone devono vivere  nella paura, nel terrore, per non farle pensare. Devono rimanere  schiave  per servire meglio i loro padroni.

I responsabili  si sono fatti padroni della vita e della morte, del bene e del male. Sono i nuovi assassini del Figlio di Dio.

Ma Dio non muore! Nessuno può farlo morire. Nessuno può vincerlo.  Dio  ha già vinto tutto il peccato del mondo e la morte. Sulla sua croce ha sconfitto tutto il male,  il male assoluto. Lui è l’unico vero Dio, Lui è il Bene che nessuno potrà mai toglierci.  Quello che da la vita a tutto il nostro essere, quello che ci fa risorgere. Quello che ci dona lo Spirito  di Verità che farà luce su tutto e sanerà tutte le ferite.