Il Cireneo.

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 Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la sua croce.

 

 

 

A che serve il mio dolore, Signore?  Perché il mio dolore?  Mi pesa, mi schiaccia, mi tortura.  Mi ferisce, mi finisce, mi fa morire.

A chi serve il mio dolore, Signore?  Tutti lo evitano, lo scansano, lo negano. Ne hanno paura. Fa paura.  Ma io non posso scappare.  Dove posso andare?

Da te, Gesù.  Vicino a te mentre porti la croce.  Insieme a te, a portare la tua croce.  Tu mi aspetti li.  Sai tutto di me.  Conosci il mio dolore. Lo hai fatto tuo. È diventato il tuo.  Lo porti insieme a me. Lo condividi con me.  Tu stai portando anche la mia croce.

Come il Cireneo, mi guardi e mi  dai il posto vicino a te.  Posso stare con te a portare la croce, a portare la tua croce, attraverso la mia, con la mia, nella mia.

Ecco Signore, che cosa è il dolore!  È stare con te!  Ecco, a cosa serve!  A portare un pezzetto della tua croce. A portare con te la croce. A portare per un po’ la tua croce.   Ecco Signore, a chi serve!   Al mondo,  a tutti gli uomini.   A salvare  gli uomini!

Come il Cireneo,   stiamo tutti e due sotto la croce, Gesù.  La mia è la tua croce.   La portiamo insieme.  Posso sentire il tuo braccio insieme al mio. Posso vedere il tuo viso vicino al mio. Posso incontrare il tuo sguardo, nel mio.   Nel  tuo sguardo  vedo il  paradiso, il Padre e  lo Spirito Santo.

La Trinità entra nei miei occhi, nel mio dolore.  E non è più dolore.  La croce non è più croce.  La morte non è più morte.

In te, Gesù, la mia croce  è diventata la mia risurrezione.

La mia vita.   La vita eterna.

 

 

 

 

Il calice amaro

Uscì e andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». Poi si allontanò da loro circa un tiro di sasso, cadde in ginocchio e pregava dicendo: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». Gli apparve allora un angelo dal cielo per confortarlo. Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione».

 

A volte anch’io Gesù, non ce la faccio ad affrontare il dolore  degli altri. Giro la testa, chiudo gli occhi, distolgono lo sguardo. Per non vedere, per non capire, per non agire. Mi lascio andare e divento passivo, amorfo, insensibile, addormentato.

Poi me lo ritrovo davanti il mio calice amaro, tutto ripieno di dolore, angoscia, colpa, umiliazione, male, tutto mescolato. Non posso più girare la faccia, è dentro di me, e non posso più scappare.

Tu invece, sei li, davanti al dolore, al tuo dolore e anche al mio. Sai tutto quello che ti aspetta, lo vedi, lo vivi. Vivi  l’angoscia del dolore, la disperazione per il dolore, la solitudine nel dolore.  La vivi per me, con me, al mio posto.  Prima di me.    Quel calice amaro è davanti a te.  Tu, come me, vorresti allontanarlo, rifiutarlo, ripudiarlo, negarlo, per me.

Ma mi insegni come fare, dentro al dolore.  I tuoi occhi, il tuo cuore, sono rivolti al Padre,  nel Padre,  con il Padre.  È lì  che devo guardare, è lì che devo puntare.

Al Padre posso aprire il cuore.  Posso dirgli: ‘Padre, non ce la faccio, non posso, non voglio.  Padre non darmi  questa prova,  levala,  portala via,  lontano da me,  non scegliere me.  Mi pesa troppo, mi schiaccia, mi leva il respiro, mi fa morire.’

Posso mettere il mio dolore  nei tuoi occhi che guardano il Padre, nel tuo cuore che è unito a Lui, nel tuo amore per Lui e dire con te:   Padre,  sia fatta non la mia,  ma la tua volontà.

Non so perché, non so come, non so quando. Ma so che la tua volontà  vale  più di ogni cosa. Anche di me.  La tua volontà è l’unica cosa che conta.  La tua volontà è più importante anche della mia vita. È più importante anche della mia  morte. Viene prima di tutto.  Mi fido di te.  Quello che conta è che sia fatta la tua volontà.   E io  la scelgo.  Io la voglio.  Io la amo,  più di  me stesso.

È quel dolore che scatena quell’offerta.  È quel dolore che fa scaturire quell’offerta.  È la scelta per il Padre.

Questa è la salvezza,  questa è la vita.  Questo è quello che vale più del dolore.  Questo è quello che vale più della morte.   Questo è quello che vince la morte.

 

 

 

Viene dal Padre

 

 

 

 

Lo Spirito Santo procede dal Padre, viene dal Padre. E’  l’Amore tra il  Padre e il Figlio, è l’unità del Padre e del Figlio. Viene su di noi e ci porta l’Amore del Padre e del Figlio, ci fa partecipare di quell’amore e di quella unità. È solo in quella dimensione divina che possiamo amarci e diventare un corpo solo e un’anima sola.

Viene e ti fa conoscere Dio, ti parla di Lui, ti nutre di Lui. Ti fa amare il Padre e ti dona la salvezza del Figlio. Ti rivela le verità nascoste e il piano di salvezza di Dio.

Ti fa conoscere anche te stesso, ti svela i segreti del tuo cuore, ti risana le ferite più nascoste. Ridà vita alle parti più seccate, ridà  dignità alle parti soffocate. Ti fa essere quello che sei veramente, ti dà la forza di poterlo esprimere. Ti fa conoscere il progetto di Dio nella tua vita e ti da gli strumenti e il coraggio per portarlo avanti.

Ti dà l’essenza di te stesso, così che non la devi più cercare altrove o negli altri. Ti fa capire il senso della tua vita,  le radici vere  del dolore, la causa delle tue angosce. Risana, riscalda, ristora, consola il  tuo cuore. E lo rinnova e lo fa risorgere. Ti dà la gioia, ti dà la pace anche con te stesso.

È lo Spirito Santo di Dio che viene su di te, in te e per te. È il fuoco di Dio che può cambiare ogni cosa. Ogni cosa veramente. È l’essenza stessa di Dio che si offre a te, che è davanti a te, nella sua dolcissima luce e mistero.

Apri il tuo cuore, la tua mente, la tua anima e spalanca le tue braccia. E digli: “Vieni!”.