Attenti al lupo.

 

 

 

 

Gesù continua ad usare la similitudine delle pecore per mettere in luce l’atteggiamento da ‘lupo’ dei farisei. Loro lo assalgono, lo vogliono sbranare perché si dice ‘il Cristo’, l’Unto del Signore, il consacrato, il Messia, il Figlio di Dio. La verità è che erano carichi di invidia, non sopportavano che qualcuno poteva  avere più potere di loro, che qualcuno poteva  mettere in discussione la loro superiorità, il loro giudizio, le loro regole. Loro si facevano chiamare giudici e ‘dei’ ed erano i padroni indiscussi su tutto. Erano loro gli dei. Non c’era posto per un altro dio, per il Figlio di Dio. Gesù gli dice che i miracoli lo testimoniano, ma proprio questi li mettono in crisi, loro non li facevano. Sanno che è vero, che è più forte di loro, per questo lo vogliono uccidere. Per continuare a comandare.

Persone così, onnipotenti, invidiose, gelose, ipocrite, false, ti fanno credere di essere gli unici veri pastori. Vogliono gestire il tuo cuore, vogliono portarti sulla loro strada. Ma ti stanno rubando la tua identità, la tua dignità. Sono ladri. Ladri che entrano dalla finestra, in modo subdolo. Vengono a rubare, a rapire, a distruggere le parti positive di te, per invidia, gelosia,  perché non sei come loro. Per farti come loro.

Fai fatica ad affrontarli perché non riesci ad essere cattivo come loro, incosciente, incapace, assassino.

Solo Gesù riesce ad affrontare la cattiveria, il male, l’ipocrisia che c’è in loro.  Metti la tua vita nelle mani di Gesù, il vero Pastore. Impara a conoscerlo, ascolta la sua voce e seguilo.

Se sei con Lui, nessuno potrà farti del male e distruggerti, nessuno diventerà padrone della tua vita. La tua vita non andrà mai perduta e diventerà eterna. Se sei con Lui, nessuno potrà portarti via,  disperderti, rubarti, strapparli al Lui.

Perché è Dio Padre che ti ha dato a Lui. Il Padre, il Creatore, il Principio di tutte le cose, è il più grande di tutti, è più forte di tutti. Più forte di ogni male. E niente e nessuno potrà mai rubare o strappare dalle sue mani, i suoi figli.

È il Padre che, nel Figlio, con il Figlio e attraverso il Figlio, è il tuo Pastore.

 

 

 

Il tuo pastore.

 

 

 

 

Io sono il buon Pastore”, dice Gesù.   Ma il tuo pastore chi è?   Chi è quello a cui fai riferimento?   Quello a cui guardi,  da cui vai,  a cui chiedi, quando non sai che fare?  Quello a cui ti affidi, nelle cui mani hai messo la tua vita?

Chi è quello che domina la tua vita, che segui in modo automatico, senza pensare, senza reagire, senza sentire.  Chi è quello che non puoi contraddire, quello senza il quale ti senti nulla?

Quello è il tuo pastore. Può essere una persona, o anche la gente, l’opinione degli altri. Può essere il denaro, i soldi, il potere, il possesso, il dominio, il successo.  Può essere la rabbia, il dolore, l’angoscia, la paura, quello che ti porta dove non vuoi andare, che ti fa fare quello che non vorresti fare, che ti fa sentire quello che non vuoi sentire.

Non sono pastori, sono mercenari. Il mercenario non è capace di guidarti, perché non gli appartieni. Non ti conosce veramente, non gli importa di te  perché pensa solo a se stesso, alla sua convenienza e al suo guadagno e ti usa. Non darà mai la sua vita per te. Lo riconosci quando c’è un pericolo, quando hai bisogno, quando arriva “il lupo”, il male, il pericolo, la distruzione, la malattia, la morte. Allora scappa, non lo trovi più, rimani da solo.

Gesù è il buon Pastore,  perché ti conosce in profondità. Lui ti ha creato.  È l’unico e vero pastore, perché sa chi sei,  si prende cura di te e conosce la strada giusta per te. Conosce la strada che porta al Padre. Sa dove andare per le strade misteriose della volontà di Dio. Le strade di Dio non sono le nostre, ma il Figlio le conosce perché è Lui stesso Dio e perché conosce il Padre.

 

Ma perché Gesù ci considera pecore? Perché proprio questo simbolo? Usa questa similitudine, dopo aver guarito il cieco nato, per spiegare ai farisei che cosa voleva dire con: Sono venuto perché coloro che non vedono, vedano e coloro che vedono, diventino ciechi.” Usa il simbolo della pecora perché assomiglia al cieco. Non è stupida, è molto intelligente e molto preziosa, è umile, ma ha la caratteristica di “farsi portare”, di appoggiarsi a qualcun altro, alle altre pecore, per andare avanti, come il cieco. Il cieco va dove lo portano.

Ecco la fede. È affidarsi, è lasciarsi portare come la pecora dal pastore.  E’ lasciarsi guidare, ma dal Signore tuo Dio. Da chi conosce il senso, la missione della tua vita, da chi ti ha formato, preparato, forgiato per quella missione. Da chi ti ha dato quella missione. Solo lui ne conosce il sentiero misterioso, il significato e la meta. Se ti affidi, se ti lasci portare, se sei come il cieco, allora vedi. Allora puoi vedere l’invisibile,  l’essenza,  il senso delle cose, i colori della vita,  puoi conoscere Gesù in modo profondo, vero e vivo.

Se invece non sei cieco, come i farisei, se pensi di vedere, di capire tutto.  Se  quello che pensi tu, vale più di ogni cosa, se  che quello che dici tu, non può essere messo in discussione. Se il tuo giudizio è assoluto, totale, indiscutibile. Se  il tuo sguardo, la tua ottica è il centro del mondo e dell’universo, allora significa che non potrai mai vedere quello che conta veramente, l’invisibile, l’Altro da te, l’inconoscibile, l’infinito, l’eterno, il Signore Dio. Non puoi vederlo perché il peccato della superbia te lo impedisce, è quello che ti rende cieco.

Scegliere Gesù, come  l’unico, vero, autentico Pastore, significa seguirlo, appoggiandosi al lui come un cieco, fidarsi di lui, mettere il proprio cuore in lui e lasciarsi portare su strade sconosciute e misteriose. Significa fondarsi sulla sua vita donata, sulla sua fedeltà, sulla sua obbedienza al progetto di salvezza.

Allora entrerai in una dimensione nuova, sconosciuta, misteriosa. Entrerai  nella dimensione divina, eterna.  E  in Gesù, con Gesù e per Gesù, andrai  incontro al Padre.