Cristo Re

In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto».  Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male».  E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

 

 

I capi deridevano Gesù dicendo: “Ha salvato altri! Salvi se stesso, se lui è il Cristo di Dio, l’eletto”… I soldati dicevano: “Se tu sei il re dei giudei, salva te stesso”. Sopra di lui c’era anche una scritta: “Costui è il re dei giudei”.                 E il tuo re,   chi è ?

 

Tu.

Non lo vuoi Gesù,  più di te.    Non lo vuoi sopra a te.    Figurati come Re.   E lo fai tu, il re.   Il re di Gesù.

E lo incoroni con le tue spine.    Ci metti le tue spine. La tua corona di spine.  E lo sfregi.    Così non è più Re.      E sei tu.  Il solo re.

E lo levi,  come  Re.     Non ci deve stare come Re.     Non ci deve stare nessuno.  Sopra di te.    Così sei tu il re.  Il re di Gesù.     Ma Gesù è Dio.   E Dio è il Re di tutto.   Pure di te.

 

 

Cristo Re.

Gesù è il Re.    Il Re dei Re.    Il Re da sempre. Il Re per sempre.    Il Re di tutte le cose.

Lui ci stava prima  di tutte le cose.  Tu ci stavi prima?  No. Lui si.    In lui sono state fatte tutte le cose.   E in te? No.  In lui si.     In lui ci stanno tutte le cose.   E in te? No.  In lui si.     In vista di lui sono state fatte tutte le cose.   E in te? No. In lui si.    Da lui vengono e a lui ritornano tutte le cose.    E a te?  No.    A lui si.         Ecco  chi è  il Re.

 

Il Cristo di Dio.     Poteva starsene la, dove stava.    Ma non ti lascia solo.   E il Padre l’ha mandato qua.    Per salvarti.

Salvi se stesso.      Lui non ha bisogno di essere salvato.     Ma tu si.   Hai bisogno di qualcuno che ti salvi, dal tuo male.   Che ti tira fuori, dal male.    Che ti levi, il tuo male.

Salvi se stesso.    Gesù ha preso le tue spine.   Le ha fatte entrare nel suo capo.  Le ha toccate con il suo sangue divino.      E non sono più spine.  E non fanno più male.

Salvi se stesso.     Gesù ha preso la tua croce.   Si è fatto attaccare alla tua croce.   Sta sulla tua croce.      E non è più croce.   E non fa più male.

 

Se tu sei il Cristo.      Per te non è Dio.  Per te, non è il Cristo.   Per te è solo un uomo, come te.     E per salvarsi, deve scendere dalla croce.   Come te.

Salva te stesso e noi.     Se lo fai scendere.  Non ti può salvare.    Se lo fai scendere. Non vuoi essere salvato.     Se lo fai scendere.  Non puoi essere salvato.

Salva te stesso e noi.     Se lo fai scendere. Non salva più nessuno.   Se lo fai scendere, non ci sta più il Salvatore.    Se lo fai scendere. Non ci sta più il Signore.

Salva te stesso e noi.     Se lo fai scendere.   Non si apre più il cielo.  Non sale più la terra.  Non si ricongiungono, la terra il cielo.  Non si incardinano, la terra il cielo.   Su quella croce.

 

Non hai timore di Dio.    Lo riconosci che è Dio.   Che è più di te.  Che non è te.  Che non è come te.    E lo rispetti.   Dio.

Abbiamo meritato per le nostre azioni.       Lo riconosci il tuo male.   Lo vedi il tuo male. Ci sta il tuo male.     Lo senti,   che ti fa male.

Egli invece non ha fatto nulla di male.     Lo riconosci che in lui,  non ci sta il male.   Che lui è innocente.  È immacolato.  È Santo.      È il Santo di Dio.

Ricordati di me.      Lo riconosci che lui,  ti può salvare.       E ti metti in lui.    E stai  in lui.

Quando entrerai nel tuo regno.       Lo riconosci che lui è il Re.   Il tuo Re.   Il tuo Signore. Lo riconosci che ha un Regno.    Che ci sta un Regno.  Il suo Regno.    Il Regno di Dio.

 

Oggi con me sarai nel paradiso.      Ed ecco il Re,  lo apre il suo Regno.    Lo apre a te.

E sei  in paradiso.   Già da ora.

 

 

 

 

 

 

 

 

La Passione

Al mattino, i capi dei sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo portarono via e lo consegnarono a Pilato. Pilato gli domandò: «Tu sei il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». I capi dei sacerdoti lo accusavano di molte cose. Pilato lo interrogò di nuovo dicendo: «Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!». Ma Gesù non rispose più nulla, tanto che Pilato rimase stupito.  A ogni festa, egli era solito rimettere in libertà per loro un carcerato, a loro richiesta. Un tale, chiamato Barabba, si trovava in carcere insieme ai ribelli che nella rivolta avevano commesso un omicidio. La folla, che si era radunata, cominciò a chiedere ciò che egli era solito concedere. Pilato rispose loro: «Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». Sapeva infatti che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. Ma i capi dei sacerdoti incitarono la folla perché, piuttosto, egli rimettesse in libertà per loro Barabba. Pilato disse loro di nuovo: «Che cosa volete dunque che io faccia di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». Ed essi di nuovo gridarono: «Crocifiggilo!». Pilato diceva loro: «Che male ha fatto?». Ma essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!». Pilato, volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.
Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la truppa. Lo vestirono di porpora, intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo. Poi presero a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!». E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui. Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.   Costrinsero a portare la croce di lui un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo. Condussero Gesù al luogo del Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», e gli davano vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese.  Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse ciò che ognuno avrebbe preso.  Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. La scritta con il motivo della sua condanna diceva: «Il re dei Giudei». Con lui crocifissero anche due ladroni, uno a destra e uno alla sua sinistra.  Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso scendendo dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano beffe di lui e dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!». E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano.
Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Ecco, chiama Elia!». Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere». Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.
Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!».

 

 

Nella Passione  di Gesù,    tu,  chi sei ?

 

Quello che lo mette in croce.

 

Sei Giuda.      Lo hai tradito.    Lo hai messo tu, nelle mani dei soldati.   Glielo hai dato tu. Glielo hai consegnato tu.    Lo hai venduto tu. Lo hai svenduto tu.   Per 30 denari.   E hai tradito, anche te.

Sei Pilato.        Te ne sei lavato le mani.    Non hai preso posizione.   Non ti sei schierato. Non ti sei sprecato.   Non ti sei scoperto.  Non ti sei mosso      Non ci sei stato,  per lui.     E per te.

Sei la folla.        Hai detto quello che ti dicono di dire.  Hai fatto quello che ti dicono di fare. Ti confondi con gli altri.    Ti mescoli con gli altri . Diventi altri.    Ma la voce è la tua.   E lo condanni.  Lui,  e te.

 

Sei il soldato che lo flagella.      Gli sfregi il corpo.   Con la tua violenza.  Gliela metti dentro le carni.   Gliela imprimi nelle sue carni.  Gliela stampi nelle sue carni.   Gli piaghi tutte le sue carni.      Ma sei tu,  la piaga.     E la porta su di sé.

Sei il soldato che gli mette  la corona di spine.           Gli sfregi il capo.   Gli sfregi il volto.  Gli riempì il capo di spine.   Gli trafiggi il capo di spine.       Ma sei tu,  la spina.   Che si è conficcata in lui.     E ti ha preso  su di sé.

Sei il soldato che lo oltraggia.        Gli fregi il cuore.   Sfregi  il tuo Signore.   Ti inginocchi,  per finta.  Lo adori per finta.  Ti inchini per finta.      Lo prendi in giro.  Ridi di lui.   Lo riempi, di sputi.    Ma sei tu,  lo sputo.    E ti ha preso  su di sé.

Sei il soldato che lo inchioda.       Gli metti i chiodi  sulle mani.    Lo trafiggi  con i chiodi. Con i tuoi chiodi.     Lo trapassi con i chiodi.  Con i tuoi chiodi.       Ma sei tu,   il chiodo.       E ti ha preso  su di sé.

Sei lo scriba che lo sfida.         E sfregi la sua divinità.     Deve fare  quello che vuoi tu.  Deve fare vedere a te,  che è Dio    Deve provare a te,  che è Dio.    Decidi tu,  se è Dio. Tu conti più di Dio.   Lo sfidi Dio. Lo insulti.     Ma sei tu,  l’insulto.   E ti ha preso su di sé.

 

 

Quello che lo ama.

 

Sei la Veronica.         Non ce la fai a stare a guardare.   Corri da lui.    In ginocchio da lui.     E lo guardi in volto.    Il tuo volto, nel suo.    Il suo volto, nel tuo.  Con un velo lo asciughi. Con il tuo cuore,  lo asciughi.      E si è stampato il suo volto,  sul velo.    E si è stampato   il suo volto,  nel tuo cuore.    Ancora. Ora.

Sei il Cireneo.          Ecco la croce. La tua croce.   Te la ritrovi sulle spalle.  Te la mettono sulle spalle.   Non ce la fai a reggerla.     Mettila,  dentro la croce di Gesù.    E diventa la croce di Gesù.    E la porti con lui. E la porti per lui. E la porti in lui    E ti porta dove da lui. Dal Padre.   Ancora. Ora.

Sei il buon ladrone.       Ti ritrovi in croce.  Inchiodato sulla tua croce.  Crocifisso sulla tua croce.   Gesù  è a fianco a te.   In croce come te.  In croce con te.    Solo lui ti può capire. Solo lui ti può salvare.     Glielo chiedi.  Lo implori.     E ti porta in paradiso.  Con sé.

 

Sei il centurione.        Stai sotto la croce.  E  lo vedi che succede.   È mezzogiorno,  e si oscura il sole.  E viene il buio.  Si fa buio, su tutta la terra. Per tre ore.   Tutta la terra e tutto il cielo,  si gelano davanti al Figlio di Dio,  che soffre.     Piangono  il loro Dio.  Gemono per il loro Dio.     Sono in ginocchio   davanti  al Figlio di Dio.   Che muore.

E si squarcia il velo del tempio in due.      Non c’è più  quello che separa l’uomo da Dio.  Gesù con la sua morte  ha riaperto il cielo.   Ha spalancato il cielo.    Ha riunito il cielo e la terra,  in lui.      E ha spalancato i tuoi occhi.   E il tuo cuore.     E ora lo vedi,   e ora lo sai.  E ora lo senti.      Che davvero Gesù,   è il Figlio di Dio !

Sei Giuseppe di Arimatea.      Non lo lasci sulla croce.   Non ce lo tieni.  Non lo abbandoni sulla croce   . Te lo fai dare.  Te lo vai a prendere.     Lo fai scendere.  Lo fai discendere.    Lo fai adagiare,   tra le braccia di sua madre.       E lo puoi piangere.  E lo puoi consolare. E lo puoi abbracciare.     E lo adori.  E lo onori.  E lo profumi.       E lo ripari.

 

Con la sua morte  Gesù,                                                                                                      ha fatto morire la morte   e tutto il tuo male,                                                                       che ha preso su di sé.

 

 

 

 

 

Passione

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In quel tempo, tutta l’assemblea si alzò; condussero Gesù da Pilato e cominciarono ad accusarlo: «Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il nostro popolo, impediva di pagare tributi a Cesare e affermava di essere Cristo re». Pilato allora lo interrogò: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». Pilato disse ai capi dei sacerdoti e alla folla: «Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna». Ma essi insistevano dicendo: «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a qui». Udito ciò, Pilato domandò se quell’uomo era Galileo e, saputo che stava sotto l’autorità di Erode, lo rinviò a Erode, che in quei giorni si trovava anch’egli a Gerusalemme.  Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. Lo interrogò, facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla. Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano nell’accusarlo. Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato. In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici tra loro; prima infatti tra loro vi era stata inimicizia. Pilato, riuniti i capi dei sacerdoti, le autorità e il popolo, disse loro: «Mi avete portato quest’uomo come agitatore del popolo. Ecco, io l’ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in quest’uomo nessuna delle colpe di cui lo accusate; e neanche Erode: infatti ce l’ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. Perciò, dopo averlo punito, lo rimetterò in libertà». Ma essi si misero a gridare tutti insieme: «Togli di mezzo costui! Rimettici in libertà Barabba!». Questi era stato messo in prigione per una rivolta, scoppiata in città, e per omicidio. Pilato parlò loro di nuovo, perché voleva rimettere in libertà Gesù. Ma essi urlavano: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Ed egli, per la terza volta, disse loro: «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque, lo punirò e lo rimetterò in libertà». Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano. Pilato allora decise che la loro richiesta venisse eseguita. Rimise in libertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere.  Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù. Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”. Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!”, e alle colline: “Copriteci!”. Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?». Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori. Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno».  Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte. Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei». Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».  Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò. Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: «Veramente quest’uomo era giusto». Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto. Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo.

 

 

 

È ancora così,  Gesù.     Sei ancora condannato.

 

Gesù,      stai dalla parte  del giusto condannato.      Perché lì sta Dio.   Sei  venuto a stare con lui,  nella verità.       A portare le sue catene,   che gli hanno messo   gli ipocriti, i falsi,      i potenti,  che odiano la verità.   E odiano Dio.

 

Gesù,     stai dalla parte del tradito,   venduto, usato.     Perché lì sta Dio.    Sei  venuto a compensarlo   con il tuo bacio vero.    Con il tuo amore vero.  Che non tradisce mai.

 

Gesù,      stai dalla parte   dell’umiliato,   dell’offeso,  del rifiutato.     Perché lì  sta Dio.   Sei venuto a ridargli  la dignità e l’onore.   L’onore del Figlio di Dio.   Sei venuto a farlo,  re.

 

Gesù,     stai dalla parte del  frustato.    Di chi è colpito,   ferito,  calpestato.    Violentato.     Di chi è oltraggiato,  nel corpo e nell’anima.      Perché lì sta Dio.     Sei  venuto ad entrare in quelle ferite.   Solo tu,  le puoi capire.  Solo tu,  le puoi vedere.   Solo tu,  le puoi guarire.

 

Gesù,      stai con chi è oppresso,   schiacciato da una croce ingiusta, pesante,   che non ce la fa  a  portare.     Perché  lì sta Dio.    Sei venuto a prenderla   su di te.    A portarla tu, al suo posto.    A portarla con lui.   Spalla a spalla.    Per non lasciarlo solo.   E  andare con lui,  in paradiso.

 

Gesù,      stai con chi casca per terra.    Perché non ce la fa più.    Non ha più la forza. Casca sotto il peso del dolore,   della sofferenza,   dell’angoscia.       Perché lì sta Dio.    Sei  venuto a tirarlo su.   A rialzarlo.   Con te,  e in te.     A dargli la tua forza.   E  la potenza   del Figlio di Dio.

 

Gesù,       stai con chi è messo in croce.     Crocifisso, perché è giusto,   perché è vero, perché è tuo.     Lì sta Dio.     Sei venuto a prenderti  il dolore dei chiodi   sulle tue mani,   sei venuto a farti bucare  i piedi,  e il costato.   Per stare al posto suo.   E far diventare santa quella croce.  E  santo anche lui.

 

Gesù,       stai con chi sulla croce,    si sente abbandonato da Dio.    Con chi si sente perduto,  dimenticato,  smarrito.      Lì sta Dio.      Sei  venuto a stare con lui,    in quella disperazione.      E sei venuto ad invocare  il Padre per lui.    Al posto suo.    E a  metterlo nelle mani del Padre.

 

Gesù,       stai con  l’innocente   che muore sulla croce.      Perché lì sta Dio.     Sei venuto a morire  con lui.   Per lui.      E  per tutti.    Per vincere la morte.     Per far morire la morte.   Per vincere il male che  fa  morire.     Per salvare tutti  gli uomini,   dal male e dalla morte.

 

Era  con te,   sulla croce.

Ora lo porti con te,  in paradiso.

Subito.

 

 

 

 

 

 

 

Coronato di spine

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Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la truppa. Lo vestirono di porpora, intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo. Poi presero a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!». E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui. Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo. 

 

 

 

Gesù è coronato di spine.

In lui,  ci sei tu,  umiliato.  Quando ti rubano la dignità.  Quando la violano,  quando la cancellano.

Ci sei tu,  che sei disprezzato, odiato, oltraggiato. Tu,  che sei  calpestato,  evitato, ripudiato.   Tu,  che sei  schernito, deriso, beffato.

Ci sei tu,  quando ti usano, come un oggetto.  Quando ti sfruttano, come un oggetto. Quando  si impadroniscono di te, come un oggetto.  Quando  ti sfigurano,   ti sfregiano,     ti  tagliano,   il cuore e l’anima.

Ci sei tu,   quando ridono di te.   Quando ti coprono di porpora falsa.  Quando ti mettono una corona finta.  Fatta di spine.

 

Gesù,   il Figlio di Dio, il Re dei re,   le ha prese su di sé,  quelle spine.   Lui prima di te,   con te,  per te.

In lui, nella sua carne,  sono diventate,  lacrime di sangue.   Il sangue  del Figlio di Dio.

Che salva da tutte le spine.

 

 

 

 

 

 

Il nostro male.

 C’erano là anche i sommi sacerdoti e gli scribi, e lo accusavano con insistenza. Erode, con i suoi soldati, lo insultò e lo schernì, poi lo rivestì di una splendida veste e lo rimandò a Pilato. Frattanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo schernivano e lo percuotevano, lo bendavano e gli dicevano: «Indovina: chi ti ha colpito?». E molti altri insulti dicevano contro di lui……Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra….Il popolo stava a vedere, i capi invece lo schernivano dicendo: «Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto». Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dell’aceto, e dicevano:[37]«Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso».  …Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!». 

 

 

 

Chi siamo nella passione di Gesù?   Qual è il male che abbiamo dentro?

Siamo quelli che lo vogliono morto?  Che isolano,  bersagliano e vogliono eliminare chi non la pensa come loro, chi li mette in crisi.

Siamo quelli che lo tradiscono per 30 denari?   Che lo vendono  per altri  idoli.

Siamo quelli che lo giudicano e lo condannano?  Quelli che stanno sempre con il dito puntato contro gli altri.  Quelli che accusano senza pietà.  Giudici di tutto e di tutti.

Siamo Pilato che si lava le mani?  Che non vuole prendere mai posizione. Che pensa principalmente ai propri interessi. Che cerca di accontentare gli altri,  il popolo, la gente,  per timore di non essere accettato.

Siamo i flagellatori che lo legano alla colonna,  che insultano, sputano su ciò che è buono?  Quelli che frustano, aggrediscono, calpestano.  Siamo quelli  che si sentono padroni della vita dell’altro.  Siamo i vigliacchi che si sentono forti davanti alla persona inerme,  che non può reagire,  che non si difende.

Siamo quelli che gli  mettono la corona di spine e lo prendono in giro?  Perché noi ci sentiamo i veri re, quelli che dominano e non sopportano che qualcuno sia al di sopra di loro.  Quelli che non vogliono neppure sentire parlare di Dio perché sono al centro dell’universo.

Siamo quelli che gli mettono la croce sulle spalle?  Quelli che caricano con pesi insopportabili gli altri e anche noi stessi.  Quelli che opprimono, soffocano.   Quelli che mettono la propria colpa sulle spalle degli  innocenti.

Siamo quelli che crocifiggono Dio?  Lo inchiodano ai loro modi di pensare, alle loro regole chiuse, alle loro impostazioni predefinite. Quelli senza cuore, senza pensiero, che eseguono solo quello che altri hanno deciso. Quelli che pensano solo alla loro convenienza e a spartirsi le vesti, nella noncuranza totale del dolore.

Siamo il ladrone crocifisso, ostile, ostinato,  chiuso a chi lo può salvare?

Siamo quelli che lo sfidano, e si fanno beffe di Dio?

Siamo quelli che lo uccidono perché li oscura,  perché  è più importante di loro.   Quelli che lo fanno morire per avere tutto lo spazio,  tutto il potere,  tutto il giudizio sul mondo.

 

Quelli che lo vogliono eliminare anche negli altri,   per non essere i soli a morire,  dentro.