Non basto io?

 

 

 

 

 

 

Devi essere il primo, prima dell’altro. Devi essere il migliore, sempre.  Sennò  non sei bravo.

Devi essere perfetto, senza sbagli, senza difetti, senza colpa.  Sennò significa che non sei capace.

Devi essere sempre felice,  perché sennò diventi sgradevole e gli altri si rattristano e  ti criticano.

Devi essere sempre sano, perfettamente sano, così sei sempre disponibile.

Devi dire sempre di sì, così non li metti a disagio.  Devi essere come ti vogliono, così gli piaci e  ti cercano.

Si sono messi al posto di Dio e tu devi essere come loro. Li devi assecondare, li devi confermare.

Anche tu devi essere come Dio, al posto di Dio. Il primo assoluto, il perfetto, senza fragilità, senza umanità, senza malattia. Devi bastare a te stesso. Così basti a loro. Così diventi  il loro  specchio, a loro uso e consumo.

Se non ce la fai, se non ci riesci, ti senti fallito, incapace, inutile. Non sai più chi sei.

 

Non sei come Dio.  Sei la sua creatura.  Sei te stesso, semplice, fragile,  debole.  Sei più vero e più te stesso,  quando sei insicuro, incapace, povero, malato.

Solo allora,  puoi incontrare veramente Dio.

Solo allora,  ti basta Dio.

 

 

 

 

 

 

Che c’entra Dio con la mia vita di tutti i giorni?

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Che c’entra Dio con la mia vita?

Tutto.  Tutto.   Non è una parte,   è tutta la tua vita.   Senza di Dio tu non saresti mai nato!   Lui ti ha fatto.   Lui ha fatto il sole, la luna, le stelle, il mondo, per farti vivere.

 

Ma che c’entra con le cose di tutti giorni?

Se Dio non ti da il sole, tutti giorni,  non hai la luce,  vivi nel buio, nel freddo, nel grigiore, nella mancanza dei colori.

Se Dio non ti dà l’aria che respiri, tutti giorni,  rischi di morire.  Non puoi vivere neppure per un’ora, neppure per  pochi minuti.

Se Dio non ti da l’acqua, tutti giorni,   tutto si secca e tutto muore, anche il tuo corpo.

Se Dio non fa nascere e crescere le piante che ti nutrono, tutti giorni,   non avresti nulla da mangiare.

Se Dio non ci fosse,  non ci sarebbe l’armonia nel tuo corpo, dove ogni cellula  sa dove andare e come muoversi.   Tutti i giorni, i  tuoi occhi non riuscirebbero a vedere, i tuoi orecchi a sentire, le tue mani a muoversi,  i tuoi piedi a camminare.

 

Se Dio non ci fosse,   non ci sarebbe la tua vita di tutti giorni.

 

 

 

 

 

Che c’entra Dio con me?

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Che c’entra Dio con me?  

Non mi conosce, non l’ho mai visto,  non l’ho mai incontrato.   Lui sta lassù,  in alto,  per conto suo.  Io sto quaggiù, per conto mio.   Siamo troppo distanti.  Come fa a vedermi? Sono troppo piccolo per lui.  Sono troppo lontano per lui, sono troppo insignificante per lui.

Può un padre e una madre dimenticarsi del figlio? Può stargli lontano? Può separarsene?

Dio è venuto prima di tuo padre di tua madre. Dio ti ha pensato, voluto e amato prima di loro. Ti conosce dall’inizio dei tempi,  fin dall’eternità.  Sa tutto di te. Sei nella mente di Dio da sempre e per sempre.

Sei in Dio  e il suo amore è in te.

 

SALMO 138
Signore, tu mi scruti e mi conosci, *
tu sai quando seggo e quando mi alzo.
Penetri da lontano i miei pensieri, *
mi scruti quando cammino e quando riposo.
Ti sono note tutte le mie vie; †
la mia parola non è ancora sulla lingua *
e tu, Signore, già la conosci tutta.

 

Alle spalle e di fronte mi circondi *
e poni su di me la tua mano.
Stupenda per me la tua saggezza, *
troppo alta, e io non la comprendo.

 

Dove andare lontano dal tuo spirito, *
dove fuggire dalla tua presenza?
Se salgo in cielo, là tu sei, *
se scendo negli inferi, eccoti.

 

Se prendo le ali dell’aurora *
per abitare all’estremità del mare,
anche là mi guida la tua mano *
e mi afferra la tua destra.

 

Se dico: «Almeno l’oscurità mi copra *
e intorno a me sia la notte»,

 

nemmeno le tenebre per te sono oscure, †
e la notte è chiara come il giorno; *
per te le tenebre sono come luce.

 

Sei tu che hai creato le mie viscere *
e mi hai tessuto nel seno di mia madre.

 

Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio; †
sono stupende le tue opere, *
tu mi conosci fino in fondo.

 

Non ti erano nascoste le mie ossa †
quando venivo formato nel segreto, *
intessuto nelle profondità della terra.

 

Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi *
e tutto era scritto nel tuo libro;
i miei giorni erano fissati, *
quando ancora non ne esisteva uno.

 

Quanto profondi per me i tuoi pensieri, *
quanto grande il loro numero, o Dio!
Se li conto sono più della sabbia, *
se li credo finiti, con te sono ancora.

 

Scrutami, Dio, e conosci il mio cuore, *
provami e conosci i miei pensieri:
vedi se percorro una via di menzogna *
e guidami sulla via della vita.

 

 

 

 

 

A che mi serve Dio?

 

 

 

 

A che mi serve Dio?    Che ci guadagno?

 

L’interesse innanzitutto.  Tutto deve servire,  deve portare soldi, vantaggi, benefici.  Tutto  in funzione tua.   Tutto al tuo servizio.

Se una cosa non è utile,  non ti serve,   non esiste.   Non deve esistere.   Non ti deve disturbare.   Non ti deve ostacolare.    Anche Dio deve essere a  tuo uso e consumo.  Anche Dio deve servire te.

 

Dio non è tuo.  Sei  tu,  suo.   Non è lui,  che deve servire a te.    Sei tu,  che servi a lui.  Sei nato  per qualcosa di importante.   Sei nato per compiere la missione che ti ha dato. Nessuno la può fare  al posto tuo.    Nessuno la può compiere  al posto tuo.   Solo tu. Per questo sei nato.

 

Ci guadagni,   Dio.      E ti sembra poco?

E ci guadagni,   te stesso.     E ti sembra poco?

 

 

 

 

 

 

 

Perchè la sofferenza?

        

                 Perché   la sofferenza? 

 

Quando sei nella sofferenza,     sei come un ferro nella brace.    Bruciato dal fuoco,       che si scioglie per il fuoco,    che si confonde  con il fuoco.

Sei li  incastrato,   e urli di dolore,    perché nessuno ti ascolta,  perché nessuno ti salva. Non riesci ad uscire,   non riesci a capire,   non riesci a vedere.

 

Cosa  fare?

Puoi odiare il mondo intero,   e diventare ancora più fuoco   e ancora più rovente.    Oppure puoi metterti nelle mani di Dio.   Nonostante il dolore,  nonostante il fuoco.

Allora il fabbro,  ti solleva e ti lavora.    Quello che prima  era rigido, freddo, rozzo,   diventa cesellato, adornato, raffinato.    Delicato,  originale,  unico,  irripetibile.      Un’opera d’arte.

 

Ora  non sei più  informe, anonimo, grezzo.     Ora sei diventato  l’opera di Dio,   il segno di Dio,  la forma di Dio.

Un’opera d’arte,  di Dio.

E  un’opera d’arte,  per te.     E per gli altri.