Epifania

Gentile_da_Fabriano_-_Adorazione_dei_Magi_-_Google_Art_Project_(detail) - Copia

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”».  Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».  Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.

 

 

 

E tu, che fai?

Come i re Magi,   cerchi il Figlio di Dio.    Per andare da lui.   Per inchinarti  davanti a lui.  Per adorare solo lui.

O, come Erode,   non sopporti che ci sia un re,  più grande di te.     Non lo vuoi,  più di te. Non lo vuoi,  sopra a te.     Non lo vuoi adorare.  Lo vuoi eliminare, cancellare, negare. Perché  vuoi essere tu,   il solo,   unico re.

 

Come i re Magi,    metti ai suoi piedi:

L’oro.     Perché è il  tuo Re.   L’unico, vero Re.  Il Re dei Re.

L’incenso.    Perché è il tuo Signore.  L’unico, vero Signore.     Il tuo Dio.  L’unico, vero Dio.

La mirra.   Perché è il tuo  Salvatore.   Che con la sua morte,   ti salva da tutto il male,    per sempre.    L’unico,  vero Salvatore.

 

Ecco chi è,    quel bambino.

Ecco chi è,    Gesù.

È   il Signore .

 

Metti ai suoi piedi,     il tuo cuore.

 

 

 

 

 

 

 

 

Se non vedo, non credo.

La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi”. Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: “Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi”.Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dissero allora gli altri discepoli: “Abbiamo visto il Signore!”. Ma egli disse loro: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò”.  Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. Poi disse a Tommaso: “Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!”. Rispose Tommaso: “Mio Signore e mio Dio!”. Gesù gli disse: “Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!”. Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli.

 

I discepoli si erano chiusi, rintanati, nascosti, per timore. Avevano paura. Gesù entra nella loro paura, nella loro chiusura e dice: “Pace a voi”. Basta soffrire, basta tristezza, basta straziare il cuore. È lui la Pace. E mostra le mani e il fianco. Mostra le ferite sul suo corpo glorioso.

Perché ci sono ancora le ferite, se è risorto, se è tornato in vita? Perché non si sono rimarginate, cancellate? Perché  rappresentano la passione e la morte,  e senza morte non c’è resurrezione. Perché in quelle ferite, in quelle piaghe, c’è tutto il nostro dolore, che è diventato parte di quel corpo glorioso. Ci siamo noi in quelle ferite.

Solo il Figlio di Dio poteva prendere  nelle sue piaghe,  tutto il nostro male, tutto il nostro dolore più profondo, che ci ha  bucato e squarciato il cuore. Ora ce le mostra e ci mette in relazione con loro. In quel corpo glorificato sono accolte, risanate, trasformate. In quel corpo le ferite hanno un senso e partecipano della resurrezione. Sono quelle ferite che ce lo fanno riconoscere.

Ricevete lo Spirito Santo“. È il Padre che, per mezzo del Figlio suo, ci dona lo Spirito Santo. Lo Spirito di Dio. Viene da Lui, da Dio stesso.

Tommaso non c’è. Non ha visto il Signore. Non può vederlo perché deve vedere e toccare, per credere. Forse anche tu pensi che  solo ciò che si vede e si tocca è vero. Se esiste solo ciò che  puoi misurare e riprodurre in laboratorio, allora anche l’amore non esiste. Puoi vedere, toccare, pesare l’amore di tua moglie o riprodurre in laboratorio l’affetto di tuo figlio? Ci sono cose che sperimenti senza vedere o toccare. Ne vedi solo gli effetti,  ma non la sostanza. Così anche Dio.

Gesù ritorna per incontrare Tommaso. Lo invita a mettere il dito nei buchi dei chiodi e la mano nel costato. È quello che chiede a te. Anche tu devi mettere il dito, devi entrare in quella ferita, nella tua ferita, nel tuo male, nella piaga del corpo del Signore. Devi toccare l’impronta del chiodo, il vuoto del chiodo, per ricordarti che non c’è più. Devi mettere la mano nel suo costato, dentro la parte squarciata e il cuore ferito. Devi toccare il sangue e l’acqua che sgorga dal suo cuore,  per farti rigenerare, per farti salvare. Devi sentire e provare anche tu, che quello è veramente il corpo del Signore!

Ora che lo hai sperimentato non puoi più, non credere, ma diventi credente. Ora puoi dire: “Mio Signore e mio Dio“. Si, sei proprio tu, il mio Dio. Il mio Signore, il mio tutto, il mio centro, il mio inizio, la mia meta.

 

“Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto.” Non chiedere a Dio una prova certa o un segnale concreto, attendibile, verificabile, della sua esistenza.  Non lo fa, perché saresti obbligato, condizionato, costretto a riconoscerlo, a subirlo. Non lo fa, perché  ti leva la libertà di cercarlo, di trovarlo, di sceglierlo. Non lo fa,  perché  ti ama veramente, ti rispetta.

E ti aspetta a braccia aperte.