Amatevi, come io ho amato voi.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché i l servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».

 

 

 

E tu,   lo ami l’altro?       Come Gesù,  ti ha amato?

 

No.

Non vuoi.   Non puoi.  Non ce la fai.    Non lo faresti mai.    Non lo vuoi vedere,   l’altro.   Non lo vuoi sentire.  Non ti ci vuoi accostare.  Non ci vuoi avere a che fare.     Figurati,  amare!

 

Si.

Con il tuo amore, no.   Ma con l’amore di Gesù, si.  Puoi.  L’amore di Gesù è un’altra cosa. È di più,  è molto di più.    È il cuore di Dio . È Dio in persona.    È lo Spirito Santo.

È una forza di amore.  È una tempesta di amore.   È una valanga di amore.   Ti travolge,   ti porta,  ti sposta,   da dove stai,  all’altro.

E ti ritrovi vicino all’altro,  con il cuore nuovo.   Con il cuore di Gesù.   E lo vedi in modo nuovo.  Con gli occhi di Gesù.

 

Se  ami,  chi  ti sta vicino.

Arriva anche,  al lontano.

Se sei unito,  a chi ti sta vicino.

Arriva anche,   il lontano.

 

È  il frutto  dell’ Amore.

 

 

 

 

 

 

La vite e i tralci

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.  Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

 

 

 

Gesù,  sono diventata   io la vite,   io il tralcio,  io l’uva.   Ho fatto diventare mia,  l’uva.  Sono diventa   anche l’agricoltore.   Mi sono gestita,  mi sono curata,  mi sono potata,        a mio uso e consumo,  a mio comodo.  A modo mio.   Ho sbagliato tutto.

Tu sei la vite. Io sono il tralcio.  Tu sei l’albero, io sono il ramo.

Ecco,  come tralcio, come ramo,  in te devo stare. Innestata in te.  Le mie radici sono in te.  Le mie origini sono in te.  Sono parte di te.

Senza di te,  non ci posso stare.  Senza di te,  non mi posso tenere.  Senza di te,  non mi posso nutrire.

La linfa viene da te.   Sei tu.   È il tuo corpo e il tuo sangue,  nell’eucaristia.   È il tuo Spirito.  È lo Spirito Santo che viene da te,  e passa in me.  Se lo lascio passare,  se lo lascio fare, se mi faccio fare,  diventa frutto.  Diventa uva.  Diventa opera,  opera di Dio.

Senza di te,  posso seccare.  Posso marcire.  Posso morire.  Non posso fare niente. Nessun frutto.   Nessun fatto,  nessuna opera  vera di Dio.   Tutto è solo  opera mia.   Tutto è finto,  tutto è falso,  tutto è vuoto.   L’uva  è rovinata.  Gli acini  acerbi.  Seccati, inariditi, deformati.  Avvelenati.

L’agricoltore non sono io.  È il Padre. È lui che ha piantato la vite. È lui che mi ha dato te, suo Figlio. È lui che ha voluto me, con te, in te.   È lui che conosce  il quando, il come e il perché della cura.  È lui che fa la potatura.

Lui taglia, leva,  quello che mi blocca, quello che mi frena, quello che mi ostacola.  Quello che impedisce alla linfa di passare. Lo leva e mi fa portare  frutti  nuovi e più di prima.

Ecco cosa  devo fare.  Devo  stare, rimanere, in te.  E tu rimani in me.

E insieme rimaniamo nei frutti,  nei fatti,  nelle opere.

Le opere del Padre,  per i suoi figli.