Tu sei il Cristo

In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti». Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno. E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana!  Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini». Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».

 

 

 

E tu,   come la pensi?                                                                                                  Secondo Dio,    o secondo gli uomini?

 

Secondo gli uomini.

Pensi  come gli uomini.    Conta  quello che pensano  gli uomini.    Più di Gesù.               Fai,   quello che vogliono  e dicono gli uomini.    Non Gesù.

Parti dal basso.     Stai ancora in basso. Sei rimasto in basso.    E ci tiri in basso,         anche Gesù.    Dove stai tu.

E gli corri dietro.   Perché non ti piace, quello che dice.     Per farglielo cambiare.            Per non farglielo fare.      Non lo deve fare. Perché non lo faresti tu.    Deve fare,          quello che vuoi tu.

 

Secondo Dio.

Parti dall’alto.   Lo vedi dall’alto, dalla parte di Dio.   E allora lo sai, chi è Gesù.                  È il Cristo.    Il Figlio di Dio.  Mandato dal Padre.

Conta la volontà del Padre,   più della tua.                                                                       Fa la volontà del Padre,   non la tua.                                                                                                                                                                                                                              E te lo dice lui,    quello che devi fare.       Non lo dici tu.
E ti porta lui,   dove devi andare.     Non lo sai,  tu.

 

Solo lui,   ti può salvare.
Non lo puoi fare,   tu.

 

 

 

 

 

 

 

 

La vite e i tralci

ok

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.  Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

 

 

 

Gesù,  sono diventata   io la vite,   io il tralcio,  io l’uva.   Ho fatto diventare mia,  l’uva.  Sono diventa   anche l’agricoltore.   Mi sono gestita,  mi sono curata,  mi sono potata,        a mio uso e consumo,  a mio comodo.  A modo mio.   Ho sbagliato tutto.

Tu sei la vite. Io sono il tralcio.  Tu sei l’albero, io sono il ramo.

Ecco,  come tralcio, come ramo,  in te devo stare. Innestata in te.  Le mie radici sono in te.  Le mie origini sono in te.  Sono parte di te.

Senza di te,  non ci posso stare.  Senza di te,  non mi posso tenere.  Senza di te,  non mi posso nutrire.

La linfa viene da te.   Sei tu.   È il tuo corpo e il tuo sangue,  nell’eucaristia.   È il tuo Spirito.  È lo Spirito Santo che viene da te,  e passa in me.  Se lo lascio passare,  se lo lascio fare, se mi faccio fare,  diventa frutto.  Diventa uva.  Diventa opera,  opera di Dio.

Senza di te,  posso seccare.  Posso marcire.  Posso morire.  Non posso fare niente. Nessun frutto.   Nessun fatto,  nessuna opera  vera di Dio.   Tutto è solo  opera mia.   Tutto è finto,  tutto è falso,  tutto è vuoto.   L’uva  è rovinata.  Gli acini  acerbi.  Seccati, inariditi, deformati.  Avvelenati.

L’agricoltore non sono io.  È il Padre. È lui che ha piantato la vite. È lui che mi ha dato te, suo Figlio. È lui che ha voluto me, con te, in te.   È lui che conosce  il quando, il come e il perché della cura.  È lui che fa la potatura.

Lui taglia, leva,  quello che mi blocca, quello che mi frena, quello che mi ostacola.  Quello che impedisce alla linfa di passare. Lo leva e mi fa portare  frutti  nuovi e più di prima.

Ecco cosa  devo fare.  Devo  stare, rimanere, in te.  E tu rimani in me.

E insieme rimaniamo nei frutti,  nei fatti,  nelle opere.

Le opere del Padre,  per i suoi figli.