Deposto

ok madre

Venuta ormai la sera, poiché era la Parascève, cioè la vigilia del sabato, Giuseppe d’Arimatèa, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anch’egli il regno di Dio, con coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, gli domandò se era morto da tempo. Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. Egli allora, comprato un lenzuolo, lo depose dalla croce, lo avvolse con il lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro.

 

 

 

Gesù, deposto dalla croce, è tra le braccia di sua madre.

In quell’abbraccio,  ci sono tutti i figli  innocenti, morti, finiti.   I figli  perduti, separati, strappati, dalle braccia delle loro madri.  I figli privati del calore  del cuore delle madri.   E ci sono le madri che li piangono ancora. Che li cullano ancora. Che li amano ancora.

In quell’abbraccio, ci sono tutti i mariti uccisi.  Annullati, cancellati, rubati, dalle braccia delle loro spose . E ci sono le spose che li consolano ancora. Gli parlano ancora. Li abbracciano ancora.

Ci sono tutti i padri, malati.  Consumati tra le braccia delle loro figlie.  Scomparsi dalle braccia delle loro figlie.  E ci sono le figlie che  li sognano ancora. Li ammirano ancora. Li cercano ancora.

Ci sono le lacrime di sangue, che sono state versate.  Tutti i cuori che sono stati bucati e spezzati.  Tutto il dolore che è uscito.

Metti tutto, nell’abbraccio di Gesù e Maria.  Lasciati abbracciare anche tu, con loro, in loro, da loro.

E quel gelo,  verrà riscaldato.

Quel vuoto,  sarà riempito.

Quella lacrima,  sarà asciugata.

 

 

 

 

 

 

 

Le donne di Gerusalemme

stazione9 - Copia

 Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”.Allora cominceranno a dire ai monti: ‘‘Cadete su di noi!’’, e alle colline: ‘‘Copriteci!’’.  Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?

 

 

 

 

Gesù incontra le donne.

In loro,  ci sono tutte le mamme,  e tutti i loro figli.    C’è la fatica che fanno.  Le lacrime che versano.

C’è   il loro cuore di madri,  ferito, dilaniato, sfinito.   Ci sono tutte le spade, che gli trapassano il cuore.

C’è tutta l’angoscia  per il loro figlio malato.  Tutta la paura  per il loro figlio perduto. Per il suo cuore ferito.

C’è tutto il terrore   di vederlo schiacciato.   Da una croce.  Dal peso della vita. Di vederlo caduto.  Di non vederlo rialzato.

C’è   il tuo cuore di madre.   C’è  il cuore  di tuo figlio.   Prendilo e mettilo in quel Figlio.           Il Figlio di Dio.   Prendilo e mettilo in quel cuore santo,  nel cuore di Dio.

In lui,  sopporterà tutte le croci.   In lui si alzerà,  se sarà caduto.   Con lui rinascerà,           se sarà finito.

Dagli la vita di nuovo.  Dagli il Figlio di Dio.

La vita eterna.

 

 

 

 

 

 

Dico a te, alzati!

In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla.  Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei.  Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre. Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.

 

 

Quando sei nella morte.  Quando ti hanno spezzato, distrutto, usato, dominato.  Quanto ti senti sfinito, diviso, ferito.  Quando il tuo cuore si è chiuso. Si è seccato, inaridito, indurito. Quando il tuo cuore non ha più vita. Quando non lo senti più. Quando non lo cerchi più. Quando non lo trovi più.  Quando  lo hai perso.  Quando è morto.  Rimani solo,  vedovo di te stesso.

È allora che il Signore passa.  Il Signore passa nella tua vita. In quel momento, su quella strada.  Lui c’è. Ti viene incontro e ti guarda.  Il Signore conosce e guarda il tuo dolore. Lui è l’unico che lo conosce fino in fondo. Lui è l’unico che può guardarlo fino in fondo.

Ti viene incontro. E ti dice: “Non piangere!”. Non avere paura, non ti disperare. Perché ora c’è lui che può raccogliere quelle lacrime,  c’è lui che può asciugare quelle lacrime.  Ora c’è lui che può raccogliere quel dolore.

Il Signore tocca quella bara, tocca il tuo cuore, tocca quelle parti chiuse in te, tocca quella parte nascosta, dispersa, persa, morta in te. Il signore tocca la tua morte.  Il Signore la tocca. Dio in persona.

E ti dice: “Ragazzo, dico a te, alzati!”.    Dico a te!. Propongo a te.  A te e non a un altro. Sei  chiamato in prima persona. Sei riconosciuto, sei convocato da Dio. Proprio tu.  “A te dico, alzati!”   Alzati,  riprendi a vivere, respira di nuovo, rialzati da dove sei caduto.  Sveglia il tuo cuore, fai battere il tuo cuore, riscalda il tuo cuore.  Esci dalla  morte ed entra nella vita.  È il Signore che parla e la sua parola si realizza.  In lui e con lui,  tutto è possibile. Lui è Dio.

Hai  incontrato Dio. Quel dolore è servito ad incontrare Dio.  Ti ha fatto sentire la sua presenza,  la sua tenerezza.   Ti ha fatto scoprire che lui vince la morte. Che solo lui vince la morte. Che solo lui ti fa risorgere.  Perché lui è il Signore.

Ora puoi lodarlo, glorificarlo. Puoi annunciare a tutti che Dio è  venuto tra noi.