Il Re della gloria

A00000000902YR (1)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?. E il re risponderà loro: In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me. Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. Anch’essi allora risponderanno: Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?. Allora egli risponderà loro: In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

 

 

 

Il  Re della gloria  viene ora,  nascosto nei piccoli.   Viene a trovarti sulla tua strada,           e  ti viene incontro, quando incontri  i piccoli.

È li che ti aspetta.  È li che ti vuole.  In una relazione di amore.  Per farti entrare nella relazione di amore tra il Padre e lui.   Nell’amore che si incarna.

L’amore vero  è concreto.  Si manifesta.  Si vede.

Non gli dai solo il pane,  all’affamato.   Lo guardi negli occhi  e senti la sua privazione,       la sua umiliazione,  il suo vuoto.   Riempi il suo cuore .  Nutri il suo cuore.  E anche il tuo.

Non gli dai solo da bere,  all’assetato.  Il tuo amore entra nelle crepe  del suo cuore inaridito.   Irriga,  ricolma,  riempie le crepe  del suo cuore spaccato.  Privato. Isolato, asciugato, corroso.   Gli ristori l’anima.  Anche la tua.

Non gli dai solo i vestiti.  Ricopri la nudità della sua anima. Riporti dignità,  nella sua anima.  Ridai calore, onore, al suo corpo e alla sua anima.  Anche alla tua.

Non gli dai  solo un riparo,  allo straniero.  Sei le braccia di Dio che lo accolgono. Che abbracciano il suo cuore solo, escluso, abbandonato.  Lo fai sentire a casa.   Diventi suo fratello, in Dio.   E lui per te.

Non lo vai solo a visitare,  se è malato.  Lo fai sentire vivo.  Lo fai sentire sano.  Se guardi  il suo cuore,   se metti i tuoi occhi nei suoi,  se sorridi con lui.   Gli guarisci il cuore.        Gli risani l’anima.  Anche la tua.

Non lo vai  solo a trovare,  se è carcerato.   Apri  il suo cuore imprigionato.  Metti il suo cuore, al di sopra della colpa.   Lo fai diventare più importante della colpa.  E lo liberi dalle  catene del suo male.   E anche dal tuo.

Non  lo dai  solo a lui.   Lo dai a Dio,  al Re dei Re,  al Re della gloria.   È lui che ti guarda con i suoi occhi.  È lui che mette i suoi occhi nei tuoi.  È lui che ti tende  la mano e prende la tua mano  nella sua.   È lui che si lascia portare,  ma porta te,  su di lui  e con lui,  nel  regno del Padre.  Fin da ora.

Rimani fuori  dal regno di Dio,  fin da ora.  Se incontri  l’altro  solo con l’intenzione,  con il pensiero, con la parola.

Se il piccolo lo scansi, lo eviti, lo elimini. Se per te è un impiccio, un fastidio, un inciampo.

Se lo ascolti solo per forza, per forma, per norma. Se non ti riguarda, se non entra nel tuo cuore.

Se lo curi con fatica, con insofferenza, per apparenza.

Non è lui,  che non vuoi, che non sopporti, che non ami.  È il Re dei Re che rifiuti,  che neghi,  che umili.  È il Re dei Re che elimini dalla tua vita.   Ed elimini la tua vita  dalla sua, e dal suo regno.

Ma sei ancora in tempo.  Muoviti ora.  Gesù te lo chiede adesso.  Vai a cercare il Re, tra i piccoli.

È lì, nei nascosti, in quelli che nessuno vede, che nessuno considera, che nessuno vuole.

Nei  deboli che non hanno voce, che non hanno forza.  Che non hanno posto.

Nei fragili,  malati.   Scartati,  umiliati,  dimenticati.

Negli indifesi,  manipolati, usati, calpestati.

Negli  esclusi,   emarginati, isolati.   Relegati,  rifiutati.

Nascondono  il Re dei Re.   Se li ami,  li curi,  li  difendi,  con i fatti,  con il cuore e con l’anima,   hai amato   il Re dei Re.

E lui,  già da ora ti dice:  Vieni benedetto dal Padre mio,  ed entra nel regno di Dio.

Già da ora.

 

 

 

 

La porta stretta

In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.  Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».

 

La porta del Regno di Dio è piccola e stretta. Ci passi solo, se sei:

–           magro. Non  gonfio,  rigonfio, tronfio, solo di te.  Non  sformato  da cose inutili, vane, vuote . Non dilatato  dalle arie che ti dai.  Non ostacolato, bloccato dalle armature che ti metti, che ti impediscono di passare.

–           piccolo. Non grandioso, non potente, onnipotente. Non altezzoso, non imperioso.  Senza corona, senza trono, senza addobbi.  Senza gioielli, senza vestiti sfarzosi, senza oggetti preziosi  che tieni sulle mani e nelle tasche,  e che vuoi portare con te.

–           umile.  Ti devi abbassare,  per passare.  Devi chinare la testa. Ti devi piegare.  Non ci puoi passare a cavallo.  A cavallo della tua superbia, dall’alto della tua superbia.

–           povero. Rivestito di essenza, di sostanza. Senza dipendere da quello che hai.  Vero. Senza maschere, senza paraventi, senza aggiunte.

–           solo.  Ci passi da solo.  Ci entra  solo una persona alla volta.  Perché la scelta di Dio è solo tua,  la responsabilità del rifiuto è solo tua.  Non la puoi scaricare sugli altri. Non la puoi attribuire agli altri. Non la puoi delegare agli altri.  Sei tu che conti. Sei tu che scegli, sei tu che passi, sei tu che entri nel Regno di Dio.

Per passare da quella porta, serve un passaporto, un biglietto convalidato. Il biglietto è essere come Gesù, è la fede.  Non pensare di entrare con un biglietto comprato, falsificato, fasullo. Non pensare di entrare se sei un cristiano per finta, per forma, per scena. Di avere il diritto solo per l’appartenenza. Di avere il consenso solo per la presenza. Che  basta l’apparenza.

Il biglietto  è convalidato dalle opere.  Se le tue sono opere di ingiustizia,  se fai male al prossimo,  se lo ignori, lo rifiuti, lo usi, allora lo fai anche a Gesù. Non riconosci Gesù nel  prossimo. E lui non ti riconoscerà.  Bussa  finché  sei in tempo.  Inutile bussare,  inutile rivendicare, quando la tua vita è finita, quando il tuo tempo è scaduto, quando la porta è chiusa.

La strada del dolore è la strada stretta. È il dolore che ti svuota da tutte le arie, da tutti i pesi inutili. È il dolore che ti leva la corona dalla testa. È il dolore che ti obbliga a scendere da cavallo e a camminare a piedi. Solo il dolore ti fa abbassare la testa di fronte a Dio.  E la solitudine del deserto, ti strappa gli anelli, le collane e i gioielli di cui ti vantavi. Il dolore ti trasforma, ti fa morire  e ti fa rinascere. Ti fa vivere la Pasqua. Ti fa vivere la croce. Ti fa sperimentare Gesù Cristo, vivo e vero.

Allora ti accorgi che quella porta stretta è la croce. La porta del cielo, è la porta di Gesù. È Gesù stesso.

Allora scopri che quelli che sembravano i primi, i più felici, i riusciti, gli osannati, quando passano dalla porta larga, si sgonfiano. Quello che li aveva riempiti, li lascia, li abbandona, li svuota e si ritrovano piccoli, magri, poveri, ultimi e soli.

Quelli che sembravano gli ultimi, sfortunati, debilitati dal dolore, provati, consumati, bruciati, svuotati, quando passano dalla porta stretta, dalla croce di Gesù, si riempiono. Vengono ricolmati  di beni, consolati, guariti. Vengono innalzati alla presenza di Dio. Vicino a Dio, di fronte a Dio, tu per tu con Dio. Diventano figli di Dio. In compagnia degli angeli e dei santi.

E sono salvati.