Corpus Domini

Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?».  Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi».  I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua. Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio». Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.

 

 

 

Qual è,  il tuo pane?            Di che,  ti nutri?

 

Il pane finto.

Il tuo pane,   è quello che pensano gli altri.   Quello che vogliono gli altri.  Quello che dicono gli altri,   di te.    Non ti basta,  mai.     Ti fa male,  sempre.                                                      Il tuo pane,  sono le cose.    Sono di plastica.   E ti fanno diventare di plastica.  Finto, falso,  vuoto.    Senza vita.

 

Il pane vero.

È Gesù,  il pane vero.   Il pane del cielo.  Il pane vivo.

Nell’ Eucarestia.   Gesù  ha preso  il pane.   E lo ha detto lui, proprio lui.  In modo chiaro, sicuro,  preciso.

Questo è, il mio corpo.    Non è facciamo finta che..,  non è assomiglia a.., non è come se.   È,   il mio corpo.    È vero,  è davvero.  È sicuro.   È, ora.

Ha preso il vino  e ha detto:   Questo è,  il mio sangue.   Questo è, ora.   Questo è ancora.  E lo fate ancora.  E si rinnova ancora.   E diventa  vero ancora.   Diventa  vero ogni volta. Sempre.

 

Lo ha fatto,  per restare con te.   Per vivere in te. E tu in lui.    Con il suo cuore, vivo e vero.   Che batte con il tuo cuore.

 

Quel pane  fa diventare anche te,   pane.

Pane del cielo.  Pane vivo.  Pane vero.

Per te.

E per gli altri.

 

 

 

 

 

 

Sono proprio io!

In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano [agli Undici e a quelli che erano con loro] ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto [Gesù] nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».

 

 

 

Gesù viene,    con il suo corpo risorto.

E per te,   è vero?

 

Non è vero.

Per te ci sta. Ma per finta.     Per te ci sta. Ma per forma.   Perché ci sta. Ma per norma.      Per te, è un pensiero.    È un ricordo.  Una immagine.  Una sensazione. Una suggestione.   Per te non ci sta.    E non è vero.

 

È vero.

Te lo dice Gesù.    Sono proprio io !

Tocca le sue ferite.   Sono proprio le sue.                                                                                Guarda il suo corpo.   È proprio carne e ossa.

L’immagine,   non ha carne e ossa.                                                                                           Il pensiero,   non ha carne e ossa.                                                                                     L’emozione,   non ha carne e ossa.

Chiede da mangiare.

Il ricordo,   non mangia.                                                                                                      Una immagine,  non mastica.                                                                                                   Una sensazione,   non condivide il proprio pane.

 

È proprio lui!

Era tutto previsto.                                                                                                                     Ora,  lo hai visto.                                                                                                                  Ora, lo sai.                                                                                                                          Ora,  lo puoi  portare.                                                                                                                Agli altri.