Se uno viene a me

In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:  «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.   Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.   Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.   Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.  Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

 

 

“Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.”                             E tu,   chi ami  di più ?

 

Altro.

Hai un altro  nel tuo cuore.  Non Gesù.    Ci hai messo un altro  prima di lui.   Ci hai messo un altro, più di lui.    Ci hai messo un altro, al posto di lui.      Al posto di Dio.

E vai dietro a un altro.   Ti fai portare da un altro. Lasci fare a un altro.  Ti lasci fare da altro.   E fai la volontà di un altro.     Non di Gesù.

E a Gesù,  lo fai venire lui, da te.   Deve fare, come vuoi tu.   Quello che vuoi tu.  Perché lo vuoi tu.    È lui il tuo discepolo. Non tu.    Ma Gesù è Dio.    E Dio è di più.   Sei tu,  che hai scelto un’altra strada.  Che hai lasciato la strada.   Che hai preso un’altra strada.  Lontano da Dio.   Ancora. Ora. Per sempre.

 

 

Gesù.

Gesù è Dio.   E Dio è di più.  È di più di tutti.  È sopra di tutti. È prima di tutti.     Anche di te.

 

Se uno viene a me.     Se vai da Gesù, non ci vai per finta.  Non ci vai per gioco.  Non ci vai per poco.     È una cosa seria.

Se uno viene a me.     È il tuo si.    Si, con te.  Si, ci sto. Si, lo voglio. Si, vero. Si, davvero. Si, sicuro. Si, sempre.   Si, per sempre.

Colui che non porta la propria croce.    Si, anche se ci sta la croce.  Si, anche se ho paura della croce.   Si, anche se non la reggo la croce.    Si, anche se non lo voglio la croce.

E non viene dietro a me.     Si,  anche se mi pesa  la croce.   Si, anche se mi schiaccia la croce.    Si, anche mi butta a terra,  la croce.    Ma ci stai tu.  E la tieni tu.

Non può essere mio discepolo.        Si,  perché ci sei tu.   Sì,  perché dentro ci stai tu.  Si, perché lo sai tu.   Sì, perché mi porti tu.    Sì, perché sto con te.  Si,  perché sto come te. Si, perché vengo con te.  Dove vuoi tu.

 

Volendo costruire una torre.     Si,  perché è il tuo progetto.    Si,  perché sto dentro al tuo progetto    Si, perché faccio il tuo progetto.  Si, perché si compie il tuo progetto.  Il progetto di Dio.

Volendo costruire una torre.     Il tuo progetto. Me lo dico.  Chi lo ha detto che lo devo fare. Che lo faccio a fare.  Perché lo devo fare.   Chi me lo fa fare.   E lo lascio. Subito.   E non lo faccio.

Volendo costruire una torre.      Me lo dico.   E se non sono capace.  E se non ce la faccio. E se non si può fare.  E se non viene bene.  E se non lo faccio bene.  E se non si fa bene. E se non ci riesco.    E mi fermo a metà.  E non lo finisco.

Volendo costruire una torre.      Ma tu mi dici.   Ci sto qua io.  Ci penso io.  Te lo dico io. Te lo insegno io.   Ti do la forza io.   Mi ci metto io, che sono Dio.   E ce la fai.  E arrivi fino in fondo.   E lo finisci.

Partendo per la guerra.    E se faccio la guerra a qualcuno.  Metto prima Dio. Metto davanti Dio. A me.   Alla mia guerra. Alla mia rabbia.    Conta di più Dio. Della mia guerra.   Vale di più Dio. Della mia rabbia.

Manda dei messaggeri.   E non è il progetto di Dio. E non mi conviene. E non mi interessa. E non ce la faccio.  E non lo voglio. E non si fa.   E non ci sta.   E non ci sta più la guerra. Ci sta la pace.

 

Decide Dio.     E io sto con lui.    Io sto in lui.   Io sto, per lui.   Vivo, per lui.    Vale più lui, di me.   Vale più lui, della mia vita.     È lui la mia vita.  È lui la mia vita eterna.

E sei suo discepolo.

 

 

 

 

 

 

 

Prenda la sua croce

In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno.  Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!». Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.  Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?  Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni».

 

 

“Se qualcuno vuole venire dietro a me,   prenda la sua croce  e mi segua.”                             E tu, la prendi?

 

Non ci pensi proprio.

Non se ne parla proprio.    Non ci deve stare proprio. La croce.   Non deve essere la tua. Figurati se la prendi.

La croce ci può stare per gli altri.    Va bene per gli altri.      E ce li metti tu.  Se non fanno come vuoi tu.

La croce   la vuoi levare anche a Gesù.    Non ci deve stare in croce. Non ci deve andare. Lo vuoi staccare. La vuoi cancellare.   Così diventa come te.       E non ti può salvare.

 

La prendi.

Non la prendevi.      Ma ci metti Dio.    E la prende lui,  per te.                                              Non la portavi.         Ma ci metti Dio.    E la porta lui,  con te.

 

Se qualcuno   vuole venire dietro a me.       Se lo vuoi seguire,  devi fare come lui.  Te lo insegna lui. Te lo fa vedere lui.   Lo fa lui,  prima di te.

Rinneghi se stesso.     Si deve rompere il tuo castello,   per fare posto al castello di Dio.  Si deve rompere il tuo progetto.   Per fare posto al progetto di Dio.  Per te.

Prenda la sua croce.     La tua croce, il tuo dolore,   è quello che ti rompe.   Che ti spezza. Se la prendi,   entra in quella di Gesù.     La porta lui, con te.     E pesa di meno.  E conta  di meno.   E fa male di meno.

E mi segua.      È il tuo si,  al Padre.       Si,  ci sto.   Sì, vengo.   Si, lo faccio.     Quello  che hai preparato  per me.   Quello che vuoi,  da me.

 

Chi vuol salvare la propria vita,   la perderà.          Non cambio strada.  Non giro l’angolo.     Non scappo via.       Perché perdo la mia vita vera.   Quella che ha pensato Dio,  per me.

Chi perderà la propria vita,  per causa mia.        E passo attraverso gli insulti.   E passo attraverso gli sputi.   E passo attraverso i rifiuti.     Con Gesù.  Per Gesù.

La troverà.       Ma non la perdo la faccia.  Ma non la perdo la vita.   Andiamo insieme verso la resurrezione.    E la ritroverò alla fine, la vita.     Ma sarà di più.     Sarà   la mia vita vera. La mia vita intera.    La mia vita eterna.

 

È una vita al cubo.                                                                                                                     Fin da ora.

 

 

 

 

 

 

 

Essere mio discepolo

In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:  «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.  Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.  Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.  Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

 

 

 

Chiunque di voi,   non rinuncia  a tutti i suoi averi,    non può essere mio discepolo.              E tu,    cosa  dai ?

 

Niente.

Non ti ci sprechi.    Non ti ci metti. Non ti ci butti.  Non ci stai proprio.     Figurati  amare.

Per te,   conta poco.     Ci stai, per poco.  Non più di tanto.     Perché  ti puoi stancare. Figurati  rinunciare.

Per te, la strada è tua.   Non ti deve ostacolare. Non ti deve impedire.  Non ti deve fermare. Figurati  seguire.

 

Tutto.

Gesù è Dio.     Dio è tutto.     E per te,  è tutto.

Per te,   conta  di più.     Di più  di tutti.    Più di te.                                                                 Per te,   viene prima.     Prima di tutti.    Prima di te.                                                           Per te,   è davanti.     Davanti a tutto.   Davanti a te.                                                                A te,    ti ha dato tutto.      E gli dai  tutto.    Anche te.

E non  lo lasci.   E non  lo molli.     E non lo lasci andare.   E non te lo fai scappare.              A qualunque  costo.                                                                                                                 A tutti  i costi.

E lo segui,  fino infondo.                                                                                                            Fino,   in Paradiso.

 

 

 

 

 

 

Tu sei il Cristo

In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti». Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno. E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana!  Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini». Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».

 

 

 

E tu,   come la pensi?                                                                                                  Secondo Dio,    o secondo gli uomini?

 

Secondo gli uomini.

Pensi  come gli uomini.    Conta  quello che pensano  gli uomini.    Più di Gesù.               Fai,   quello che vogliono  e dicono gli uomini.    Non Gesù.

Parti dal basso.     Stai ancora in basso. Sei rimasto in basso.    E ci tiri in basso,         anche Gesù.    Dove stai tu.

E gli corri dietro.   Perché non ti piace, quello che dice.     Per farglielo cambiare.            Per non farglielo fare.      Non lo deve fare. Perché non lo faresti tu.    Deve fare,          quello che vuoi tu.

 

Secondo Dio.

Parti dall’alto.   Lo vedi dall’alto, dalla parte di Dio.   E allora lo sai, chi è Gesù.                  È il Cristo.    Il Figlio di Dio.  Mandato dal Padre.

Conta la volontà del Padre,   più della tua.                                                                       Fa la volontà del Padre,   non la tua.                                                                                                                                                                                                                              E te lo dice lui,    quello che devi fare.       Non lo dici tu.
E ti porta lui,   dove devi andare.     Non lo sai,  tu.

 

Solo lui,   ti può salvare.
Non lo puoi fare,   tu.

 

 

 

 

 

 

 

 

Se qualcuno vuole venire dietro a me

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In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno.  Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!». Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.  Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?  Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni».

 

 

 

E tu,    lo sgridi, Gesù?

 

Non è  quello che vuoi,  tu.      Non dice quello che vuoi tu.    Non fa quello che vuoi tu.  Non deve andare così.  Non può andare così.        La croce  non ci deve stare.

 

Ti senti tradito.    Ti senti abbandonato.  Ti senti oscurato.       La strada non è la tua.      Va per un altro verso.     Un verso che non conosci. Che non hai pensato.

 

Non è  la tua strada.    È la strada di Dio.     Non è la tua volontà. È la volontà del Padre. È quella che conta.    È quella che ti aspetta.    È quella che devi fare.

Fino in fondo.  Fino alla meta.   Con lui vicino.     Lui sa perché. Lui sa come.

 

E tu,   lo saprai  alla fine.

Quando tutto  è compiuto.

E vedrai   il suo Volto.

 

 

 

 

 

 

 

 

Discepolo

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In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:  «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.  Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.  Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.  Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

 

 

 

E tu,     dove lo metti Gesù?

 

Prima,  tu.       Prima,  quello che sei.    Prima,  quello che hai.    Prima,  quello che vuoi. Poi,   Gesù.

Di più,  gli altri.        Di più,  tutti gli altri.    Di più,  l’affetto degli altri.    La stima degli altri.  Poi,   Gesù.

Davanti,  tu.     Davanti,   a tutto.    Davanti,   a tutti.      Dietro,  Gesù.

 

Segui  Gesù.

Lui,  prima.         Lui,   di più.        Lui   davanti.        È un’impresa.       Non è   da poco,   non è per finta,    non è per gioco.

È vera.       Sicura,  ferma,  concreta.      Intera,  compiuta,  completa.     Fino in fondo.     Fino alla fine.     Con lui,    e come  lui.           È  la sua impresa.    È  la tua impresa.

 

Lui davanti,     e  tu  dietro.

E sei suo discepolo.

 

 

 

 

 

 

 

 

Chi dite che io sia

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In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti».  Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno. E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.  Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini». Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».

 

 

 

E tu,  chi dici che io sia?      Lo chiede anche te, Gesù.

Come Pietro,  puoi dire: Sei il Cristo.  Ma poi, davanti ai fatti,  nei fatti,  quando c’è la prova, quando c’è la croce,   che fai, che dici?

Pensi secondo gli uomini.     Vuoi essere ammirato, venerato, osannato.   Riconosciuto, applaudito,  ricercato,  dagli uomini.   Ti arrabbi  e rifiuti Gesù e anche te,  se sei accusato, condannato, rifiutato,  dagli uomini.   Perché gli altri contano più di Dio.  Al posto di Dio.  Sono il tuo Dio.

Pensi secondo Dio.      Come Gesù.  Ti affidi al Padre,  ti fidi del Padre,  fai la volontà     del Padre. Questo conta più di tutto,  prima di tutto,  sopra a tutto.   Conta più della tua vita.  Prima della tua vita.  Sopra la tua vita.   Perché è la tua vita.

Questo significa,  perdere la propria vita.   Perdere una vita solo tua,   solo per te.         Che appartiene solo a te .  A tuo uso e consumo.   Chiusa, sterile, vuota.  Chiusa agli altri, e a Dio.   E chiusa,  anche a te stesso.

Se segui Gesù,  se sei con Gesù,   devi essere come lui.     A fatti,  nei fatti.

Se  fai i fatti,    gli uomini ti rifiutano,  e ti mettono in croce,    perché non gli appartieni,    non sei di loro, non sei per loro,  non sei come loro.    Perché sei di Dio.

La croce è  il simbolo, il segno, la prova,  che sei di Dio.

È Gesù,  che prendi su di te.    Portalo con te,  sulla tua strada.

E lui ti prenderà su di sé.    E ti porterà con sé.

Incontro al Padre.

 

 

 

 

 

 

 

 

Prendi la tua croce

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 Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».

 

 

 

 

 

Gesù,  non la voglio la croce.    Non la voglio vedere,  non la voglio toccare.  Non ci deve stare.   Né per te,  né per me.

Non lo voglio portare.   Non posso, non ci riesco, non ce la faccio.  Mi pesa, mi schiaccia, mi abbassa.   Mi umilia, mi condanna, mi inchioda.    Mi fa morire.

No Gesù,  non la voglio.   Non voglio morire su quella croce, per quella croce.  Non ci voglio stare.   Non lo voglio fare.

 

Ma come faccio Gesù  a seguirti,  senza la croce?

Come faccio ad essere come te, con te,  senza la mia croce?   Senza la mia ferita. Senza la ferita degli altri.

Come faccio ad entrare nella tua croce,   senza la mia croce.    Come faccio a capire       la tua croce,  senza la mia croce.     Come faccio a farmi salvare,  senza la mia croce.

Ecco Gesù,  l’ho presa su di me.   Ecco Gesù, la porto, ora.  Con te. Come te.  Per te.

E tu Gesù,  fai entrare la mia croce,  nella tua.    Me, in te.   E mi salvi.

Mi sembrava di perdere la vita,  invece l’ho trovata.

Quella  viva,  quella vera,  quella intera.

La vita eterna.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Seguimi

Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio. Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio».  Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».

 

Gesù ti chiama. Seguilo,  senza se, senza ma, e senza però.

Lo segui, ma se va a Gerusalemme, non ci stai.  Se c’entra la croce, la sofferenza, non ci stai.  Non lo vuoi, non gli apri la porta del tuo cuore, della tua casa.  Non vuoi avere a che fare con il dolore, e così lo allontani, lo eviti, lo metti fuori.  Ma con il dolore hai messo fuori il tuo cuore, e  hai allontanato il Salvatore.

Lo segui, dovunque vada, nella sua dimora. Ma Gesù non ha dimora.  Se lo vuoi seguire, non mettere radici, non fare il nido, non cercare un rifugio, un nascondiglio, una tana.  Non stare seduto, bello, tranquillo, beato, protetto, comodo.  Non adagiare il capo sui cuscini, non dormire tra due cuscini.

Perché se lo vuoi seguire, devi posare il capo solo su di lui, devi basarti su di lui.  Devi andare dove ti porta, dove ti chiama, dove ti aspetta e dove tu non sai. E dove tu non vuoi.

Lo segui, ma prima devi andare a seppellire tuo padre.  Gesù deve aspettare, non è ora. Non è il momento. Te lo ha chiesto nel momento sbagliato.  Prima devi fare altre cose. Altre cose più importanti. Più importanti di lui.

Non  vi è nulla più importante di lui. Tutto quello che non segue lui, diventa inutile, insignificante, senza senso, senza scopo, senza meta, senza vita, morto. Lascia che i morti seppelliscano i morti.  Tu lascia quello che è morto, e rivolgiti al Signore della vita. Vai ad annunciare la vita. Vai ad annunciare a tutti che è venuto il Regno di Dio in terra. Così segui Gesù.

Lo segui, ma prima devi andare a dirlo ai tuoi, devi andare da loro, a riferirlo a loro, a farti dare il consenso, l’approvazione, la benedizione da loro.  Non decidi da solo, sei ancora dipendente, succube, vincolato alla tua famiglia. La tua famiglia è ancora quella della terra. Dio non lo senti come Padre e la tua famiglia non è la famiglia di Dio, non è la famiglia del cielo. Appartieni ancora alla terra.

Gesù ti ha chiamato ad arare il suo campo e tu hai messo mano all’aratro.  Non puoi voltarti indietro, girare l’aratro e rovinare la zolla. Quello è il terreno di Dio, quella è la zolla di Dio, quello è il seme di Dio.

Non appartieni più a te stesso.  Ora appartieni a Dio.

In modo totale, completo, assoluto, eterno.