Emmaus

Ed ecco, in quello stesso giorno [il primo della settimana] due dei [discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo.  Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto».  Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.  Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro.  Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?».
Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

 

 

Mentre conversavano e discutevano insieme,   Gesù in persona,  si avvicinò e camminava con loro.     Ma i loro occhi   erano impediti a riconoscerlo.                                                    E i tuoi,  come sono ?

 

Non lo vedi.

Ti si sono chiusi gli occhi.  Hai chiuso gli occhi.    Non è come volevi. Non è come dicevi. Non è come pensavi.    È di più.  Di te.

Ti si è chiuso il cuore. Hai chiuso il cuore.  Ti sembra che ti ha lasciato. Che se n’è andato. Che non ci sta più.     E sta lì.  Con te.

Ti si è isolato il cuore.   Lo hai isolato.     Te l’hanno detto. Te lo hanno ridetto,  che è vivo. Ma non lo hai visto tu.  Non sei tu.      Ci stai solo tu.  Non ci sta Gesù.

 

Lo vedi.

Stolti e lenti di cuore.    Lo scuoti tu, il mio cuore, Gesù.  Tocchi il mio cuore.   E torna vivo. Spiegò loro.                 Ora è tutto chiaro. Era già chiaro. Era già scritto.  Ma non lo vedevo. Che il Cristo patisse,   per entrare nella sua gloria.      Dovevi passare dalla morte,   per arrivare  alla resurrezione.  Per entrare nella tua gloria.   Quella  conta.

Resta con noi.     Non te ne andare.  Non mi lasciare.     Senza di te,   non ci posso stare. Perché si fa sera.   Si fa buio. Viene la notte.  Ho paura.  Senza di te, non ce la posso fare. Il giorno è ormai al tramonto.     Il sole se n’è andato . Non te ne andare anche tu.   Diventa tu,  il mio sole.     Sei tu,  il mio sole.  E le tenebre vanno via.

 

Ed egli entrò,  e rimase con loro.         Ed entri nel mio cuore.   E rimani nel mio cuore.   Prese il pane.                Ecco,  l’Eucarestia.    Sei tu.  Sei proprio tu.    Solo tu, lo puoi fare. Lo spezzò e lo diede a loro.        Ecco cosa mi dai.  Il tuo corpo risorto.   Per stare con me. Dentro di me. Parte di me.  Per sempre.

E lo riconobbero.   E l’ Eucarestia,   mi apre gli occhi.    Mi fa vedere. Mi fa sentire.  Chi sei. Davvero  il Signore è risorto!      Che sei,  il Signore.   Che sei risorto  Davvero.    Intero. Davvero  il Signore è risorto!      E mi apre il cuore.   E mi arde il cuore. E mi batte il cuore. Con il tuo.

Davvero il Signore è risorto.      E corro a dirlo a tutti.   E vado a dirlo a tutti. Che sei risorto. Davvero.   E che ti ho incontrato.    Di persona.  In persona.   Vivo e vero.

 

Non mi hai,  mai lasciato.                                                                                                          E   ti ho ritrovato.

 

 

 

 

 

 

 

Tommaso

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.  Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

 

 

Gesù disse a Tommaso.   “Metti qui il tuo dito  e guarda le mie mani.  Tendi la tua mano e mettila nel mio fianco;    e non essere incredulo, ma credente!”    Gli rispose Tommaso: “Mio Signore e mio Dio!”.       E tu,   le vedi ?

 

Non le vedi.

Manco le vedi,  le ferite.    Figurati,  se le tocchi.       Le fai tu,  agli altri.

Non ci metti il dito.    Ci metti tu,  il chiodo, su quella mano.   Lo pianti tu,  il chiodo,            su quella mano.   Ancora.

Non ci metti la mano.   Ci metti  la lancia.    La pianti tu,  la lancia,  sul suo costato.           Gli trafiggi tu,  il cuore.   Ancora.       Ma hai trafitto il tuo.  Ora.

 

Le vedi.

Sei risorto, Gesù.        Ma sono rimaste  le ferite.   Perché?                                                    Sei risorto, Gesù.        Per farmele vedere. Per farmele toccare.  Per farmici entrare.

Metti qui il tuo dito.       Il mio dito,  nel buco dei chiodi.   E lo sento, che è vuoto.  Che     non ci stanno più i chiodi.     Ora ci sono io,  che l’ho riempito.

Metti qui il tuo dito.         E lo sento che è lì,  che devo mettere la mia ferita.  Il mio dolore.    E guarisce.   Nella tua.  Con la tua.                                                                                       Guarda le mie mani.      E ci metto le ferite dei miei fratelli.   Quelli che non sanno dove metterle.    Quelli che non ce la fanno,  nemmeno a metterle.     Nelle tue.

Tendi la tua mano.              La mia mano tesa.   Non più,  a chiedere agli altri.    Ma, a te.     E mettila nel mio fianco.     La mia mano,  al posto della lancia.     La mia mano, entra nel buco della lancia.         Al posto della lancia.   Ora, ci sono io.

E mettila nel mio fianco.      E passa,  da quella ferita,  e arriva al tuo cuore.   La mia mano tocca il tuo cuore.     E lo sente  che è vivo.    E lo sente che batte.  E lo sente che palpita. Di amore. Per me.                                                                                                                   E mettila nel mio fianco.      E dentro al tuo, ci metto il mio cuore.  Ferito.Spezzato.Trafitto.  E ci metto tutti i cuori   feriti, spezzati, trafitti.     Tutti i pezzi dei cuori. Dispersi.    Nel tuo. Guariscono.

 

Mio Signore, e mio Dio!       Ecco, ora lo so,  chi sei.    Solo Dio  lo può fare.                         Mio Signore, e mio Dio!       Ora lo so.  Che sei venuto a fare.    A prendere su di te,  tutto il mio male.                                                                                                                               Mio Signore. e mio Dio!       Ora lo so.  Che vuoi fare.      Lo vuoi guarire.  Lo vuoi sanare. Mi vuoi salvare.

 Mio Signore, e mio Dio!      Ora lo so,  che mi ami.   Quanto mi ami.   Quanto  non osavo sperare.                                                                                                                                 Mio Signore, e mio Dio!       E mi si piegano le ginocchia.   E  cado ai tuoi piedi.   E mi trovo ai tuoi piedi.     E li,  voglio stare.

 

Perché davanti a me.   Ci sta Dio.                                                                                            Il mio Signore.   E il mio Dio!

 

 

 

 

 

 

È risorto !

Dopo il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l’altra Maria andarono a visitare la tomba.  Ed ecco, vi fu un gran terremoto. Un angelo del Signore, infatti, sceso dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come folgore e il suo vestito bianco come neve. Per lo spavento che ebbero di lui, le guardie furono scosse e rimasero come morte.  L’angelo disse alle donne: «Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: “È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete”. Ecco, io ve l’ho detto». Abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli.  Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno».

 

 

So che cercate  Gesù,  il crocifisso.    Non è qui.   È risorto.                                                   È per te,  è vero ?

 

Non è vero.

Ti fanno credere che il Figlio di Dio,  è morto. Ed è rimasto morto.  Per non fartelo cercare.

Ti fanno credere che anche Dio,   è morto.   Così, non li può toccare. Non li può disturbare. E possono fare,  quello che gli pare.

Ti hanno levato   la resurrezione.    Te l’hanno nascosta. Oscurata.   Te l’hanno svuotata. Perché è l’unica cosa  che chi li può fermare.     È l’unica cosa  che non possono avere.  È l’unica cosa,  che li fa svanire.      È l’unica cosa,  che li fa sparire.

 

È  vero.

Gesù,  con Maria vengo da te,  al sepolcro.

Ed ecco ci fu un grande terremoto.    Trema la terra. Si scuote la terra. Sussulta la terra. Lo sente la terra.     Che sei  Dio.                                                                                             Un angelo del Signore  scese dal cielo.    Come folgore,  come il lampo, come un fulmine, di luce.     Si scuote il cielo.  Si apre il cielo.  Lo sente il cielo.    Che sei  Dio.

Rotolò la pietra.    La sposta, la leva, la scardina. La porta via, la pietra.  Non chiude più, non copre più.  Non blocca più.  Non lo ferma.  Dio.                                                           Colui che cercate,  il crocifisso.  Non è qui.     Non lo cercate più, qui.   Non sta più, qui.     Non lo trovate, qui.                                                                                                                    È risorto.      Gesù,  non sei più crocifisso.   Gesù, non sei più deposto.    Sei risorto.      Sei risorto davvero.  Se risorto intero.    Con il tuo corpo, vero.

 

Salute a voi.    Mi vieni incontro.   La tua voce.   E il mio cuore balza, sobbalza, sussulta.  Esulta.   Davanti al suo Dio.                                                                                                   E si avvicinarono.      E mi getto ai tuoi piedi.   E ti adoro,  e ti onoro.    Sei tu,  il Signore.     Sei tu,  Dio.    Dio vivo. Dio vero.                                                                                         Non temete.         Ed è finita  la paura.    E se ne va  la paura.   E non c’è più  paura.          E passa  la paura.    Ora ci sei tu,  Dio.

Andate ad annunciare ai miei fratelli.        Vado.  Corro Gesù.     Corro subito,  a dirglielo. Che sei vivo. Che sei vero.    Che sei Dio.       Che sei risorto.  Perché sei Dio.                    Là,  mi vedranno.        Si, glielo dico,  Gesù.      Che li vuoi vedere.  Che gli vuoi parlare.  Che li vuoi incontare.     E che li aspetti.

 

E risorgo  anche io,  Gesù.                                                                                                   Con  te.    E  con loro.

 

 

 

 

 

 

 

La croce

Quelli che passavano di lì lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Tu, che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi e gli anziani, facendosi beffe di lui dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! È il re d’Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui. Ha confidato in Dio; lo liberi lui, ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: “Sono Figlio di Dio”!». Anche i ladroni crocifissi con lui lo insultavano allo stesso modo…….   Gli altri dicevano: «Lascia! Vediamo se viene Elia a salvarlo!». Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito.   Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi, che erano morti, risuscitarono. Uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. Il centurione, e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, alla vista del terremoto e di quello che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Figlio di Dio!».

 

 

Stavano presso la croce di Gesù,  sua madre, la sorella di sua madre. Maria di Cleofa e Maria di Magdala.      E tu,  ci stai sotto la croce ?

 

Non ci stai.

Non ci stai,  sotto la croce.  E non ci stai, sopra.     Ci metti gli altri,  sulla croce.

Ma la tua anima,   l’hai appesa, sospesa, impiccata.   A un altro albero.    Per 30 denari.

 

Ci stai.

Gesù,   ci sto sotto la croce.   E ci sto sopra.  Ci sto dentro.   Con te.

Mi ci hanno attaccato.      Mi ci hanno appiccicato. Mi ci hanno legato. Mi ci hanno lasciato   Mi ci hanno inchiodato.    E mi hanno trafitto, e mi hanno spezzato, le mani, i piedi, il cuore. Per non farmi amare,  te.

E si fanno beffe di me.     E ridono di me. E mi prendono in giro.   Ma prendono in giro, te.    E mi scherniscono.          E mi insultano. E mi riempiono di sputi.    Ma ricadono  su di te.

E mi umiliano.    Scendi da quella croce. Mi dicono.  Rifiuta, rinnega, liberati, della croce.   Ma rifiutano te.  E Dio.                                                                                                             E mi sfidano.     Chiama il tuo Dio. Fai scendere lui, a liberarti.  Così lo vediamo anche noi. Ma sfidano te.   E Dio.

 

Davvero era Figlio di Dio.       Il tuo si, Gesù,   il tuo ultimo respiro,   apre il Paradiso.            Davvero era Figlio di Dio.       E si squarcia il velo del tempio.    E si vede, chi eri.  Dio. Davvero era Figlio di Dio.       E trema la terra.    E si sente,  chi eri.  Dio.

Davvero era Figlio di Dio.       E si spezzano le rocce.   E si spacca il male.  E si sbriciola, davanti a Dio.    Lo fa solo Dio.                                                                                        Davvero era Figlio di Dio.       E si aprono i sepolcri.      E la morte svanisce.  E la morte sparisce.    Lo fa  solo Dio.                                                                                           Davvero era Figlio di Dio.       E resuscitano i morti.  E resuscitano i corpi.  I corpi dei santi. Lo fa solo Dio.

 

Davvero,  era Figlio di Dio !                                                                                                    Ora lo so ,  anche io.

 

 

 

 

 

 

Passione di Gesù

Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: «Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare». E, presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a provare tristezza e angoscia. E disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me». Andò un poco più avanti, cadde faccia a terra e pregava, dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi via da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!».  Poi venne dai discepoli e li trovò addormentati. E disse a Pietro: «Così, non siete stati capaci di vegliare con me una sola ora? Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». Si allontanò una seconda volta e pregò dicendo: «Padre mio, se questo calice non può passare via senza che io lo beva, si compia la tua volontà». Poi venne e li trovò di nuovo addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti. Li lasciò, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole. Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: «Dormite pure e riposatevi! Ecco, l’ora è vicina e il Figlio dell’uomo viene consegnato in mano ai peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino».

In quel tempo Gesù comparve davanti al governatore, e il governatore lo interrogò dicendo: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Tu lo dici». E mentre i capi dei sacerdoti e gli anziani lo accusavano, non rispose nulla.  Allora Pilato gli disse: «Non senti quante testimonianze portano contro di te?». Ma non gli rispose neanche una parola, tanto che il governatore rimase assai stupito. A ogni festa, il governatore era solito rimettere in libertà per la folla un carcerato, a loro scelta. In quel momento avevano un carcerato famoso, di nome Barabba. Perciò, alla gente che si era radunata, Pilato disse: «Chi volete che io rimetta in libertà per voi: Barabba o Gesù, chiamato Cristo?». Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia. Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: «Non avere a che fare con quel giusto, perché oggi, in sogno, sono stata molto turbata per causa sua». Ma i capi dei sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a chiedere Barabba e a far morire Gesù. Allora il governatore domandò loro: «Di questi due, chi volete che io rimetta in libertà per voi?». Quelli risposero: «Barabba!». Chiese loro Pilato: «Ma allora, che farò di Gesù, chiamato Cristo?». Tutti risposero: «Sia crocifisso!». Ed egli disse: «Ma che male ha fatto?». Essi allora gridavano più forte: «Sia crocifisso!». Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto aumentava, prese dell’acqua e si lavò le mani davanti alla folla, dicendo: «Non sono responsabile di questo sangue. Pensateci voi!». E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli». Allora rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso. Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la truppa. Lo spogliarono, gli fecero indossare un mantello scarlatto, intrecciarono una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero una canna nella mano destra. Poi, inginocchiandosi davanti a lui, lo deridevano: «Salve, re dei Giudei!». Sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. Dopo averlo deriso, lo spogliarono del mantello e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero via per crocifiggerlo.  Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la sua croce. Giunti al luogo detto Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», gli diedero da bere vino mescolato con fiele. Egli lo assaggiò, ma non ne volle bere. Dopo averlo crocifisso, si divisero le sue vesti, tirandole a sorte. Poi, seduti, gli facevano la guardia. Al di sopra del suo capo posero il motivo scritto della sua condanna: «Costui è Gesù, il re dei Giudei».  Insieme a lui vennero crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra. Quelli che passavano di lì lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Tu, che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi e gli anziani, facendosi beffe di lui dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! È il re d’Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui. Ha confidato in Dio; lo liberi lui, ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: “Sono Figlio di Dio”!». Anche i ladroni crocifissi con lui lo insultavano allo stesso modo. A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Costui chiama Elia». E subito uno di loro corse a prendere una spugna, la inzuppò di aceto, la fissò su una canna e gli dava da bere. Gli altri dicevano: «Lascia! Vediamo se viene Elia a salvarlo!». Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito. Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi, che erano morti, risuscitarono. Uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. Il centurione, e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, alla vista del terremoto e di quello che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Figlio di Dio!».

 

 

E tu,   davanti a quel calice,   davanti a quel dolore,   che fai ?

 

Te ne vai.

Fuggi,   a gambe levate.   Con gli occhi di fuori. Con il cuore di fuori.   Più lontano che puoi. Cerchi aiuto.   Chiedi, gridi, invochi.    Ma non risponde nessuno.  Ma non ti sente nessuno.

Neghi.    Non ci sta. Non è vero.  Non può essere. Non esiste.  Non è per me. Non sono io. E non ci sta nessuno.   Neppure tu.

Te la prendi  con Dio.    Non me lo doveva dare.  Non me lo doveva fare.  Ce l’ha con me. Mi vuole male.   Non è buono.  Non è Dio.   Non lo voglio Dio.    E scappi,  pure da Dio.      E non ti rimane nessuno.   Neppure Dio.

 

Ci stai.

Ci stai tu, Gesù.    Davanti a quel calice.  Che è anche il mio.   Dentro al tuo, ci sta il mio.    Lo guardi tu, Gesù.    Il mio calice.      Lo guardi tu,  al posto mio.    Non ce la faccio io.        La senti tu, Gesù.     La mia angoscia.    La provi tu. Al posto il mio.  Non ce la faccio io.

Padre mio,  passi da me questo calice.    Lo chiedi  tu.  Al posto mio.  Non ce la faccio io. Però, non come voglio io,   ma come vuoi tu.      Si, Padre,  sto con te.   Dalla parte tua.  Non dalla mia.     Mi fido di te. Più di me.

 

Padre mio, se questo calice non può passare via senza che io lo beva, si compia la tua volontà.         Si.   Mi fido di te. Mi affido a te.   Non a quel dolore.     Ma se mi porta da te.     Tu conti di più,  di quel dolore.

Si compia  la tua volontà.     E allora ti dico,  di si.    Si, ci sto.    Si, sto con te.   Si, in te.    Sì, lo voglio.  Si, lo scelgo.       Che si compia,   la tua volontà,  in me.

Si compia la tua volontà.      Si. Ci sto.    Anche  davanti al dolore.   E non è più un dolore.                                                 Si. Ci sto.   Anche  sulla mia croce,  e  non è più  una croce.                                                 Si. Ci sto.   Anche  davanti alla morte. E non è più una morte.                                                Si. Ci sto.   Anche  dentro il sepolcro. E non è più un sepolcro.

 

Il mio si,   dentro  al  Si,  di Gesù.   Sulla croce.                                                                        E trema la terra.   E i sepolcri si aprono.   E resuscitano i morti.

E anche io.