Non ci segue

Gesù con i discepoli - Copia (2) - Copia

In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi. Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.  Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».

 

 

 

Non dipende da te.    Non decidi tu,  dove deve andare  lo Spirito.     Non lo comandi tu,      lo Spirito Santo.     Non ti appartiene. Non è di tua proprietà.   Non è tuo.   Tu, sei suo.

L’altro non ti segue.  Ma fa del bene.     Non sta con te.  Non fa parte di te.  Non è come te.  Non è in te.    È quello lo scandalo,  per te.

 

Guarda la tua mano.   Cosa ha rubato.  Cosa ha usato.  Cosa ha  sfregiato.

Il tuo piede.    Dove  si è sporcato.    Dove ha  inciampato.   Se si è fermato.

Il tuo occhio.    Cosa ha invidiato.  Chi  ha  scartato.  Chi ha umiliato.  Se  si è chiuso.        Questo è lo scandalo che è,   in te.

È il marcio,  la ruggine,   che ti consuma,  che ti corrode.       Quello che ti divide,                ti separa,  ti allontana da Dio.     Quello che allontana anche gli altri,  da Dio.

 

Taglia.  Leva.  Lascia andare.  Lascia stare.    Ciò che non è di Dio.

Scaccialo via.   Prima che scacci,  te.

Taglialo via.    Prima che tagli,   te.

Gettalo via.   Prima che getti,   te.

Scegli  Dio.

 

 

 

 

 

 

 

 

Il primo posto

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In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo. Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».  E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

 

 

 

Quale è il tuo posto?

Essere il primo.   Essere davanti.  Essere sopra.  Essere di più.   Al primo posto.

Perché Gesù lo  vuoi,  sopra a tutti.    E stai con lui per salire anche tu,  sopra a tutti.  Perché Gesù lo vuoi,  più grande di tutti.   E stai con lui per diventare anche tu,  grande, davanti a tutti.    Più grande,  di tutti.

Gesù lo vuoi  per te, come te, in te,   per questo non lo capisci.   Per questo non lo vuoi.  Per questo non lo senti.

Gesù te lo fa vedere, quale è il suo posto.     Dove sta lui,  e dove devi stare anche tu.

In quel bambino.   Nell’abbraccio di quel bambino.

Nella piccolezza.  Nella tenerezza,  nella delicatezza.   Nella fragilità, nella precarietà, nella sincerità.    Nella innocenza,  nella trasparenza,  nella verità,  del cuore.

Nell’abbandono,  tra le braccia del Padre.   Nell’abbandono  dell’abbraccio,  tra il Figlio e      il Padre.  Nell’amore tra il Figlio e il Padre.  Nell’unione tra il Figlio il Padre.    Nella Trinità.

Ecco dove sta Gesù.   Ecco dove tu devi stare.

Ecco il tuo posto.

 

Solo allora  il tuo cuore,  si aprirà.

E  diventerà il posto,   anche per gli altri.

 

 

 

 

 

 

 

 

Chi dite che io sia

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In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti».  Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno. E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.  Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini». Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».

 

 

 

E tu,  chi dici che io sia?      Lo chiede anche te, Gesù.

Come Pietro,  puoi dire: Sei il Cristo.  Ma poi, davanti ai fatti,  nei fatti,  quando c’è la prova, quando c’è la croce,   che fai, che dici?

Pensi secondo gli uomini.     Vuoi essere ammirato, venerato, osannato.   Riconosciuto, applaudito,  ricercato,  dagli uomini.   Ti arrabbi  e rifiuti Gesù e anche te,  se sei accusato, condannato, rifiutato,  dagli uomini.   Perché gli altri contano più di Dio.  Al posto di Dio.  Sono il tuo Dio.

Pensi secondo Dio.      Come Gesù.  Ti affidi al Padre,  ti fidi del Padre,  fai la volontà     del Padre. Questo conta più di tutto,  prima di tutto,  sopra a tutto.   Conta più della tua vita.  Prima della tua vita.  Sopra la tua vita.   Perché è la tua vita.

Questo significa,  perdere la propria vita.   Perdere una vita solo tua,   solo per te.         Che appartiene solo a te .  A tuo uso e consumo.   Chiusa, sterile, vuota.  Chiusa agli altri, e a Dio.   E chiusa,  anche a te stesso.

Se segui Gesù,  se sei con Gesù,   devi essere come lui.     A fatti,  nei fatti.

Se  fai i fatti,    gli uomini ti rifiutano,  e ti mettono in croce,    perché non gli appartieni,    non sei di loro, non sei per loro,  non sei come loro.    Perché sei di Dio.

La croce è  il simbolo, il segno, la prova,  che sei di Dio.

È Gesù,  che prendi su di te.    Portalo con te,  sulla tua strada.

E lui ti prenderà su di sé.    E ti porterà con sé.

Incontro al Padre.

 

 

 

 

 

 

 

 

Prendi la tua croce

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 Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».

 

 

 

 

 

Gesù,  non la voglio la croce.    Non la voglio vedere,  non la voglio toccare.  Non ci deve stare.   Né per te,  né per me.

Non lo voglio portare.   Non posso, non ci riesco, non ce la faccio.  Mi pesa, mi schiaccia, mi abbassa.   Mi umilia, mi condanna, mi inchioda.    Mi fa morire.

No Gesù,  non la voglio.   Non voglio morire su quella croce, per quella croce.  Non ci voglio stare.   Non lo voglio fare.

 

Ma come faccio Gesù  a seguirti,  senza la croce?

Come faccio ad essere come te, con te,  senza la mia croce?   Senza la mia ferita. Senza la ferita degli altri.

Come faccio ad entrare nella tua croce,   senza la mia croce.    Come faccio a capire       la tua croce,  senza la mia croce.     Come faccio a farmi salvare,  senza la mia croce.

Ecco Gesù,  l’ho presa su di me.   Ecco Gesù, la porto, ora.  Con te. Come te.  Per te.

E tu Gesù,  fai entrare la mia croce,  nella tua.    Me, in te.   E mi salvi.

Mi sembrava di perdere la vita,  invece l’ho trovata.

Quella  viva,  quella vera,  quella intera.

La vita eterna.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Apriti

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In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. 
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.  E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

 

 

 

Sei tu,  il sordomuto.   Hai chiuso gli orecchi,  hai chiuso la bocca.  Non vuoi ascoltare.  Non puoi ascoltare.  Non sai ascoltare.

Non vuoi parlare.  Non puoi dire.  Non sai cosa dire.  Meglio non dire.

Ti sei fatto sordomuto.   Ti sei isolato, deprivato, allontanato.  Non vuoi essere toccato.  Per non essere ferito.

 

Vai  dal Figlio di Dio.   Lascia che le sue mani tocchino le tue orecchie  e la tua bocca.      E anche a te dice:  Apriti.

Apriti.   E sentirai cose,  che orecchio umano non ha mai udito.

Apriti.   E dirai cose,  che non hai mai saputo.

Apriti.   E il tuo cuore si riempirà di cose,  che non hai mai sperato.

 

Entra il tuo Dio.    Il tuo Signore.  Il tuo Creatore.

Entrano i tuoi fratelli,  in lui.

E anche tu,  con lui.